giovedì 26 novembre 2015

COMPLOTTISTA A CHI?



















Recenti studi scientifici realizzati da psicologi e sociologi statunitensi e britannici hanno chiarito che, al contrario di quanto tradizionalmente affermato dagli stereotipi diffusi dai media, le persone etichettate come ‘teorici della cospirazione‘ siano più equilibrate rispetto a chi accetti supinamente le versioni ufficiali dei fatti contestati. Forse anche perché il loro parere ha smesso di essere espressione della  maggioranza, i commentatori anti-cospirazione tendono a tradire una forte rabbia ed ostilità:  “Lo studio ha dimostrato che i soggetti che supportano la versione ufficiale dei fatti relativi al primo sbarco sulla Luna  si esprimano generalmente in modo più ostile nel tentativo di persuadere chi la pensi in modo diverso da loro“. Si è inoltre appurato che gli avversatori delle teorie del complotto, oltre che fortemente ostili, sono anche più tendenti al fanatismo. I cosiddetti cospirazionisti, invece, non pretendono di avere una teoria del tutto esplicativa degli eventi: “Coloro che sostengono che gli sbarchi sulla Luna siano stati in realtà una cospirazione governativa, non mirano a promuovere una specifica teoria esaustiva, ma solo a smentire la versione ufficiale“. Il libro Conspiracy Theory in America , del politologo Lance DeHaven-Smith, pubblicato dalla University of Texas Press, spiega come mai la gente non gradisca essere definita complottista. L’espressione, infatti, venne ampiamente utilizzata e diffusa dalla CIA per diffamare tutti quelli che osavano sollevavare dubbi sulla versione ufficiale dell’assassinio di JFK, sullo sbarco sulla Luna e infine anche sulle Torri gemelle di New York.“La campagna della CIA per diffondere l’espressione ‘teoria del complotto‘ ebbe l’obiettivo di rendere oggetto di scherno e di ostilità  chi non credeva alle versioni ufficiali e si è rivelata una delle iniziative di propaganda di maggior successo di tutti i tempi”. Paradossalmente il termine “teoria del complotto” dovrebbe invece indicare  proprio   la reale cospirazione posta in essere dalla CIA. La psicologa Laurie Manwell della University of Guelph  in un articolo pubblicato sulla rivista America Behavioral Scientist (2010), asserisce che “le persone anti-complottiste non sono in grado di ragionare con lucidità su tali apparenti crimini contro la democrazia proprio per effetto della loro incapacità di elaborare informazioni che siano in conflitto con una linea di pensiero che è stata loro inculcata precedentemente“. Il professor Steven Hoffman dell’Università di Buffalo aggiunge che gli individui avversi alle teorie cospirative, piuttosto che prendere atto della realtà dei fatti, cercano informazioni che confermino le loro convinzioni preesistenti facendo ricorso a meccanismi irrazionali per evitare di confrontarsi con informazioni contrastanti. L’estrema irrazionalità di chi attacca le ‘teorie della cospirazione’ è stata abilmente esposta anche dai docenti di comunicazione della Boise State University Ginna Husting e Martin Orr. In un articolo del 2007 hanno scritto: “Se io ti definisco complottista, mi importa ben poco se tu stia effettivamente dibattendo di una cospirazione realmente esistente o se hai semplicemente sollevato una questione che preferisco non vedere. Attraverso questa etichetta ti sto strategicamente escludendo dalla sfera in cui i dibattiti possono generare dei conflitti”. Ma ora, grazie a internet, chi mette in dubbio le versioni ufficiali non è più escluso dal dibattito pubblico. Dopo 46 anni di dominio la campagna ordita dalla CIA per soffocare il dibattito pubblico con la scusa del complottismo non sembra più funzionare. Negli studi accademici, così come nei commenti postati sotto alle notizie, le voci che sostengono la possibilità del complotto sono ormai più numerose e più razionali di quelle che continuano a supportare le versioni ufficiali. Per cui c’è poco da meravigliarsi se i cosiddetti ‘anti-complottisti’ appaiano sempre di più come una setta di ostili, paranoici individui manovrabili.




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sabato 21 novembre 2015

MATERIALMENTE INCREDIBILE , CIOE' NON CREDIBILE !


Sulla Luna Armstrong e Aldrin hanno lasciato la parte inferiore del Lem, zaini, soprascarpe, guanti, caschi, telecamere, due macchine fotografiche, un cassetto di strumenti e utensili vari, una antenna tv, il sismografo, il raccoglitore di campioni lunari, un telemetro a raggi laser, la bandiera americana, la targa- ricordo con le firme dei tre astronauti dell’Apollo 11 e del Presidente Nixon, una piccola scatola di alluminio contenente un dischetto di silicone di 3,75 centimetri di diametro: al suo interno erano stati miniaturizzati, sotto il titolo “messaggi di buona volontà” da tutto il mondo, i messaggi del Papa (una dedica in latino di Paolo VI e il Salmo ottavo della Bibbia), di 73 Capi di Stato (tra cui il Presidente della Repubblica italiana Giuseppe Saragat), una breve dichiarazione dei Presidenti americani che hanno approvato il programma spaziale (Eisenhower, Kennedy, Johnson e Nixon), i nomi dei deputati e senatori USA che hanno fatto parte delle commissioni parlamentari per lo spazio, i nomi di tutti i direttori e vicedirettori della NASA dalla sua fondazione.Secondo la NASA, le prime immagini televisive dell'uomo sulla Luna vennero trasmesse a terra da un "sistema televisivo non convenzionale", ovvero non compatibile con il normale sistema NTSC (che viene tutt'ora usato in America). Fu quindi necessario, ci dicono, riprendere con una seconda telecamera … lo schermo televisivo "speciale" sul quale apparivano - nitidissime, pare, per chi le vedeva - le immagini in arrivo dalla Luna.Ecco come noi avremmo finito per vedere quelle immagini offuscate e un po' "spettrali" - ma non per questo meno affascinanti - che tutti ricordiamo.(Il maligno qui può suggerire che ci sia invece un motivo tecnico molto preciso, per cui sarebbe stata scelta l'opzione della "doppia ripresa". Riprendendo delle immagini pre-registrate da un monitor de-interlacciato, se ne raddoppia la durata, e si ottiene quindi quell'effetto di "rallentatore" che caratterizza tutti i filmati "lunari", e che siamo invece istintivamente portati ad attribuire alla minore gravità del satellite. Basta infatti prendere un qualunque filmato lunare, e proiettarlo a doppia velocità, per veder scomparire quel "magico" effetto di leggerezza di cui sembrano godere tutti gli astronauti della NASA.)Naturalmente, sempre secondo la NASA, quelle preziose immagini in arrivo dalla Luna vennero comunque catturate su nastro magnetico, e messe da parte a futura memoria. In quel periodo in effetti si iniziavano ad usare i primi nastri magnetici da due pollici, detti "ampex", per registrare le trasmissioni televisive, che fino a quel giorno erano state solo in diretta.Ma è proprio qui che la storia comincia a fare acqua da più parti. Prima di tutto, non si capisce bene perché la NASA abbia voluto sviluppare addirittura un sistema televisivo apposito, "non compatibile" con le TV di tutto il mondo, quando, da una parte, c'erano già le riprese a 16 mm. a garantire le immagini "di qualità", mentre per la diretta TV una normalissima immagine a 525 linee avrebbe soddisfatto la platea mondiale molto di più di ciò che abbiamo visto tutti quella notte.(Sempre per il maligno, diventa invece facile suggerire come questo "escamotage" spieghi perché nessun altro osservatorio al mondo sia mai stato in grado di ricevere un solo fotogramma di quelli provenienti dalla Luna).Ma la cosa più clamorosa è la faccenda della "perdita" del nastro originale. Questo tipo di materiale infatti, per essere conservato nel tempo, va protetto e mantenuto in un ambiente sterile, a temperatura e umidità costanti, in modo da rallentarne al massimo il naturale processo di degrado. E' anche buona regola, nel caso di riprese di valore storico eccezionale come queste, farne un certo numero di copie, da conservare saggiamente in luoghi ben distanti l'uno dall'altro. Se un terremoto dovesse distruggere l’originale che sta nel Maryland, ad esempio, c'è sempre la copia che era conservata a Langley, o viceversa.Ma la cosa più saggia di tutte - obbligatoria, anzi, in questo caso - sarebbe stata quella di procedere appena possibile a digitalizzare il nastro, trasformando in permanenti tutte quelle informazioni che sono invece destinate al deperimento naturale, trattandosi di nastro analogico. E' un'operazione che si sarebbe potuta, e dovuta, fare in tutta tranquillità già da oltre dieci anni. Invece, nessuno pare ci abbia pensato.In ultimo, non avrebbe guastato usare all'umanità la cortesia di mostrarci, anche soltanto una volta, queste famose immagini lunari "di altissima qualità", la cui memoria invece pare destinata a scomparire insieme a quei pochissimi che sono ancora vivi fra quei pochi che le videro al momento degli allunaggi.
In altre parole, è scomparso il nastro più importante della storia umana, senza che nessuno lo abbia mai visto. E la cosa più paradossale è che una notizia del genere non faccia in realtà notizia! 

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giovedì 19 novembre 2015

QUANTI CREDONO ALLO SBARCO SULLA LUNA?
































Il fatto che a distanza di 46 anni dal primo sbarco lunare non ci siano ancora prove certe inoppugnabili appare quanto mai evidente da alcuni recenti sondaggi. 
Ecco un estratto da pag.62 del libro di Paolo Attivissimo :  
“Luna? Sì, ci siamo andati!”. 

"Un sondaggio condotto nel 2006 dalla Dittmar Associates fra i giovani adulti americani ha indicato che il 27% di loro ha dubbi sulla realtà degli sbarchi e che il 10% del campione complessivo ritiene che sia “altamente improbabile”che ci siano stati realmente degli sbarchi lunari umani. Il già citato sondaggio Zogby ha sottolineato che la fascia d’età fra i 18 e i 29 anni è quella nella quale l’accettazione della realtà storica delle missioni lunari è meno diffusa.Nel Regno Unito, un sondaggio via Internet, svolto nel 2008 su un campione di 1000 persone in occasione del lancio del film X-Files: IWant to Believe, ha indicato che il 35% dei partecipanti ritiene che gli allunaggi Apollo furono una finta. Un altro rilevamento, effettuato nel 2009, ha invece stimato che i lunacomplottisti britannici sono il 25%. In Germania, Der Spiegel lanciò nel 2001 un sondaggio online che negli anni ha totalizzato più del 46% di voti in favore delle tesi di messinscena. Altri rilevamenti a partecipazione volontaria (basati quindi su campioni che non rispecchiano necessariamente la media della popolazione) danno percentuali variabili dal 45 al 62% fra i francofoni, del 40% in Svezia e del 49% in Russia. In genere chi crede alle teorie di complotto si adopera più della media per far conoscere le proprie idee, per cui queste cifre vanno prese con un pizzico di cautela, ma sono comunque degne di riflessione."




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lunedì 16 novembre 2015

CHIEDO TROPPO ?


Un astronauta è un essere umano che viaggia nello spazio. I criteri per determinare il significato di "viaggio nello spazio" sono differenti nelle differenti culture dei singoli Paesi coinvolti. Negli Stati Uniti sono considerati astronauti coloro che superano un’altitudine di 50 miglia (circa 80 km) mentre in Russia per volo spaziale si intende una traiettoria orbitale (orbita geocentrica) che debba fare almeno un giro attorno alla Terra. Se consideriamo i dati ufficiali (aggiornati al 20 giugno 2011) secondo la definizione americana, sono andate nello spazio un totale di 529 persone e queste hanno complessivamente totalizzato oltre 30.000 giorni di permanenza (inclusi più di 100 giorni di passeggiate spaziali). Le persone che fino ad oggi hanno effettuato viaggi nello spazio provengono da 38 Paesi diversi. A vederla così sembrerebbe che lo spazio cosmico sia stato ormai conquistato dall’intraprendenza umana ma quasi tutti si dimenticano di sottolineare un aspetto importante. Sapete a che distanza dalla Terra sono volati gli Shuttle? Forse resterete delusi dal sapere che hanno volato in orbita terrestre bassa, cioè tra i 185 e i 643 km dalla Terra.  Sapete a che distanza massima dalla Terra è arrivata una navicella spaziale con equipaggi a bordo?  Il record appartiene alla navicella Gemini 11 che il 12/09/1966 raggiunse i 1.374 km di distanza dalla Terra. Adesso considerate pure che la Luna è distante dalla Terra 386.000 km. Gli Shuttle sono considerate le macchine spaziali più sofisticate mai realizzate nella storia dell’uomo . Tra il primo lancio avvenuto nel 12/4/1981 e l’ultimo del 21/02/2011 ci sono state ben 135 straordinarie missioni spaziali e tutte si sono concluse con successo ad esclusione delle due tragedie del Challenger (28/01/1986) e del Columbia (01/02/2003). In confronto ai modernissimi Shuttle le navicelle Apollo erano considerate macchine antidiluviane eppure nessuno degli Shutlle ha mai superato la quota di 643 Km di distanza dalla Terra. Stranamente  non solo gli Shuttle ma nessuna altra navicella al mondo, dopo il presunto sbarco sulla Luna,  si è mai avventurata oltre l’orbita terrestre bassa, quella che è compresa tra i 160 ed i 2000 km., che, guarda caso, è proprio il limite oltre il quale le fasce di van Allen diventano letali per la sopravvivenza dell’uomo. Non solo gli americani ed i russi, ma nessun altro astronauta si è mai avventurato oltre tale limite. Di studi sulle fasce di van Allen ce ne sono a centinaia con conclusioni di vario genere e spesso contrastanti tra loro. Quando però si vuole dimostrare qualcosa di scientifico, ove ci siano dubbi sui risultati, la cosa più saggia e risolutiva è quella di dimostrare i risultati asseriti ripetendo la prova. Invece, guarda caso, dal 1972 in poi nessun astronauta, di nessuna Nazionale al mondo, non solo non è mai mai tornato sulla Luna, ma non è nemmeno riuscito a superare quell’orbita terrestre bassa dove la nostra simpatica Samanta Cristoforetti ha trascorso sei mesi sulla Stazione orbitante internazionale (a soli 380 Km di distanza dalla Terra). Quindi vi chiedo una cortesia.  Voi siete assolutamente convinti che tra il 1969 ed il 1972 gli americani abbiano davvero mandato sei diverse missioni sulla Luna e che 12 astronauti ci abbiano camminato sopra saltellando allegramente passando da +130 gradi della zona al sole a -100 in quella all’ombra come se nulla fosse? Beh, io non lo sono per niente ma  non pretendo che ripetiate l’esperimento (tanto so già la risposta, cioè non si buttano via soldi per fare una cosa che si è già fatta, giusto?) ma mi basterebbbe che una missione con equipaggio a bordo arrivi almeno fino all’orbita terrestre alta dove ci sono le stazioni satellitari GPS posizionate a 35.790 km dalla Terra. In fondo questa è una distanza undici volte inferiore a quella della Luna ( 386.000 km) e non dovrebbe essere poi così difficile no?  Ecco, mi basterebbe questo, perché allora verrebbe finalmente dimostrato che l’uomo è in grado di superare indenni le fasce di Van Allen le cui radiazioni cosmiche  risultano particolarmente intense e letali tra i 14.500 km ed i 19.000 km dalla Terra. Se gli americani non vogliono farlo perché troppo impegnati a mandare sonde su Marte, mi accontento anche di una navicella russa, cinese, giapponese o indiana purchè abbia astronauti a bordo. Chiedo troppo? 



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giovedì 12 novembre 2015

QUALI SONO LE PROVE?




Dopo aver lasciato i due astronauti sul Columbia il LEM restò in orbita lunare e si presume che si è schiantato sul suolo lunare dopo un paio di mesi. Le macchine fotografiche e le cineprese furono abbandonate sul suolo lunare, ufficialmente per non appesantire il LEM durante la ripartenza. Il rover rimase anch’esso sulla Luna.
Nel dicembre 1972, una volta concluso il programma Apollo e le missioni sulla Luna, tutti i piani di costruzione originali e cartacei, in particolar modo quelli relativi ai razzi Saturn V, al modulo lunare e al rover, vennero deliberatamente distrutti a causa della mancanza di un finanziamento per la costruzione di un apposito archivio.
I microfilm dei piani di costruzione del razzo Saturn V e del modulo lunare vennero conservati nei locali con adeguata climatizzazione del National Space Science Data Center. Per timore di possibili danneggiamenti però nessuno li ha mai potuti consultare. Nessuno ha mai potuto esaminare nemmeno i miracolosi filtri polarizzati che proteggevano le macchine fotografiche Hasselblad dalle temperature estreme che durante la passeggiata lunare oscillavano da +130 gradi al sole fino a -100 all’ombra. Nessuno potrà mai chiedere di visionare i nastri originali dello sbarco perché la NASA purtroppo ha dichiarato che sono stati persi o sovrascritti per errore. Dal 1972 ad oggi nessuno è mai stato in grado di arrivare sulla Luna, nemmeno le nazioni più evolute tecnologicamente e più ricche come la Cina , l’India , il Giappone e la Russia. Nessuno è stato in grado di realizzare una fotografia dei luoghi dell’allunaggio con una definizione adeguata per poter distinguere gli oggetti che sarebbero stati  lasciati sul luogo dello sbarco. A questo si deve aggiungere che durante un’intervista registrata sulla stazione spaziale internazionale (ISS) l’ingegnere americano Terry Virts, intervistato assieme a  Samanta Cristoforetti, ha dichiarato che la distanza dell’orbita terrestre bassa in cui loro si trovavano, ossia a 380 Km dalla Terra, era considerato il punto più lontano dove l’uomo poteva sopravvivere nello spazio. Per chi non lo sapesse la Luna è distante dalla Terra oltre 386.000 km. Nessuna delle cose appena dette può essere considerata una prova certa che l’uomo sia mai arrivato suulla Luna ma credo tuttavia che qualche dubbio sia più che legittimo.


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martedì 10 novembre 2015

LO STRANO SILENZIO DEI RUSSI





      
     La NASA non é nient’altro che un reparto militare “travestito” da civile e quando si é presentata l’occasione  di ricevere  un finanziamento  da trenta miliardi di dollari non é stata a guardare troppo per il sottile pur di  garantirsi tutta la segretezza necessaria. In questo senso ci sono state almeno una decina di morti piuttosto sospette su cui ancora adesso non é stata fatta chiarezza. Per quanto riguarda i russi invece sono convinto che avessero scoperto molto presto  di essere stati fregati ma di fronte all’opinione pubblica si trovavano nella scomoda posizione dei perdenti. Penso che    non avendo a disposizione le prove necessarie per poterlo dimostrare hanno deciso di adottare un atteggiamento di basso profilo per non peggiorare la situazione. Insomma hanno dovuto inghiottire il rospo masticando rabbia in silenzio. In realtà se ci pensi bene é piuttosto sorprendente che proprio in quegli anni sia stato svìluppato il programma spaziale congiunto Apollo-Soyuz e che negli anni seguenti la collaborazione si é consolidata fino a portare insieme nello spazio gli equipaggi russi e americani. È come se gli americani avessero comperato la loro complicità mettendo a disposizione dei russi le ultime preziose conoscenze tecnologiche che garantivano loro molte applicazioni concrete soprattutto in campo civile.
Non tutti i russi sono rimasti in silenzio e soprattutto negli ultimi anni hanno avanzato molti dubbi basati su ricerche scientifiche.
Stanislav Pokrovsky, nel 2007 ha analizzato, con quattro metodi differenti, i filmati del primo stadio del Saturn V dopo il lancio dell’Apollo 11. Ha rilevato una velocità reale che, al massimo, equivarrebbe alla metà (1,2 km/s) di quella dichiarata dalla NASA (2,4 km/s). Ha concluso che sulla Luna si sarebbero potute portare al massimo 28 tonnellate anziché 46, e sarebbe stato possibile compiere solo un’orbita intorno alla Luna, ma non allunare con uomini e poi tornare sulla Terra.
Nel 2008 Pokrovsky ha ritenuto di aver stabilito la ragione per cui una velocità più elevata sarebbe stata impossibile: problemi con la superlega Inconel X-750, usata nel motore F-1, che non sarebbe stato sufficientemente studiata a quel tempo. La stima della spinta del motore F-1 avrebbe dovuto essere diminuita del 22,5% per via di cambiamenti che, secondo Pokrovsky, derivano dalle alte temperature e dalle deformazioni plastiche di quel materiale. A partire da questi assunti ha rilevato la stessa velocità rilevata negli altri suoi studi. Pokrovsky sostiene che la stima della velocità del Saturn V sarebbe “la prima prova diretta dell’impossibilità dell’allunaggio dell’Apollo” e che quindici specialisti con qualifiche scientifiche hanno fatto una peer review del suo articolo sul tema e che le loro annotazioni non hanno cambiato i risultati finali.
Il teorico del complotto Juri Mukhin, nel suo libro “L’affare Luna negli USA” (2006, edito in lingua russa) accusa, oltre all’establishment statunitense, anche il Comitato centrale del Partito comunista sovietico e alcuni scienziati sovietici, per non aver denunciato la NASA, in una sorta di scambio di silenzi omertosi.
La Russia vuole aprire un'indagine per scoprire se gli americani hanno davvero mandato uomini sulla Luna con le missioni Apollo.Vladimir Markin, influente portavoce del Comitato Investigativo del governo russo, ha infatti pubblicato un esditoriale sulla Izvestija ( che è stato tradotto in inglese sul Moscow Times perchè non sfuggisse a nessuno), nel quale afferma che un'inchiesta potrebbe "rivelare nuovi retroscena su questi storici viaggi spaziali". In particolare Markin pensa che potrebbe capire meglio per quale ragione la Nasa abbia distrutto i preziosi filmati originali del primo allunagguio di Nei Amstromng e Buzz Aldrin avvenuito nel luglio del 1969, giustificando la decisione con la necessità di contenere i costi. I russi vorrebbero anche sapere che fine abbiano fatto le pietre lunari portate sulla Terra nel corso di svariate missioni e delle quali non si hanno più notizie. Usando una figura retorica per affermare quello che nega Markin ha scritto : "Non vogliamo sostenere che gli americani non siano andati sulla Luna e che abbiano semoplicemente girato un film sulla missione ma tutti questi reperti scientifici fanno parte del patrimonio dell'umanità e la loro scomparsa senza lasciare traccia rappresenta una perdita per tutti noi. In questo senso un’indagine potrebbe rivelare che cosa è realmente accaduto."

La Nasa aveva dovuto ammettere già nel 2006 di non essere più in grado di rintracciare gli storici nastri girati nel 1969 durante la missione Apollo 11 ed un'inchiesta interna aveva appurato che questi erano stati cancellati per errore assieme ad altre 200 mila registrazioni per poter riutilizzare le cassette e risparmiare sul badget. E' vero che probabilmente anche alla Nasa lavorano dei cretini ma in tutto il mondo la spiegazione candidamente fornita dal centro di Houston era sembrata talmente sconcertante da risultare poco credibile. L'ente spaziale americano si era difeso affermando di avere comunque rielaborato le immagini di emittenti televisive come la CBS e di averne ricavato filmati persino più nitidi dell'oroginale ma i russi sospettano che l'operazione sia servita solo ab togliere di mezzo alcuni dettagli che avrebbero potuto rivelare qualcosa di molto imbarazzante se osservati con le tecnologie digitali oggi disponibili. Già nel 1969 l'allora Unione Sovietica aveva dubitato che la missione sulla Luna si fosse effettivamente svolta e Mosca aveva sempre sostenuto che gli Stati Uniti d'America non disponevano ancora della tecnologia necessaria per realizzare un'imopresa così complessa ma all'epoca dei fatti quelle insinuazioni erano sembrate solo il frutto dell'invidia e di un clima da guerra fredda . Oggi , dopo le sanzioni seguite alla crisi ucraina, sembra che quello stesso clima sia tornato riportando alla luce tutti i dubbi , i veleni ed i sospetti di allora e lo stesso Markin, dopo 46 anni di silenzi, afferma che presto potrebbe fare delle rivelazioni molto imbarazzanti su questo argomento. In particolare Vladimir Markin chiede di fare chiarezza sulle rocce lunari che hanno avuto una sorte alquanto strana. Già nel 1973 l’allora presidente americano Richard Nixon aveva deciso di donare dei piccoli frammenti lunari sigillati nel plexiglass a decine di Stati nel mondo ma ben 180 di questi reperti sono misteriosamente scomparsi. Alcuni sono stati ritrovati ma la cosa strana è che poi le analisi di verifica hanno riscontrato che essi in realtà erano solo frammenti di rocce terrestri ed allora i dubbi alimentano nuovi e inquietanti sospetti. Una cosa sola è certa: i reperti lunari donati al museo di Amsterdam da Amstrong e Aldrin in persona sono risultati dei falsi reperti lunari.



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lunedì 9 novembre 2015

UN ROVER IMBARAZZANTE

Tratto dal libro di 
IL GIORNO DELLA VERITA’
http://www.lulu.com/shop/guido-travan/il-giorno-della-verit%C3%A0/paperback/product-22235357.html 
      «Pensa che mio padre ha passato la sua vita a studiare le fasce di Van Allen e per quello che ne so io era giunto alla conclusione che non fosse possibile superarle indenni a meno che l’astronave non avesse una corazza di due metri di spessore. Sai che spessore aveva invece l’interno della capsula dell’Apollo 11?»
«No, non ne ho proprio idea. »
 «In alcuni punti era separato dal vuoto circostante solo da tre millimetri! Ti rendi conto? E adesso questo Alen Bean ci racconta di non sapere nemmeno a che altezza sono situate le fasce di Van Allen!»
«Magari è solo un po’…volevo dire…insomma potrebbe avere l’alzheimer o qualcosa di simile…»
«No, non ha nessun sintomo di demenza senile né di altre malattie mentali. Si gode la vita, gioca a golf, fa lunghe camminate e conduce una vita tranquilla. Proprio per evitare situazioni imbarazzanti come queste la NASA ha “consigliato” gli astronauti di non rilasciare più interviste. Insomma il rischio  che potessero cadere in contraddizione era molto alto anche perché all’inizio era già accaduto.»
«Quando?»
«Durante la prima intervista rilasciata subito dopo la lunga quarantena, gli astronauti dell’Apollo 11 dichiararono di aver assistito al sorgere e al calare della Terra ed infatti su diverse immagini scattate sulla luna si può notare che il pianeta Terra si trova in una posizione diversa. Tale fatto però é del tutto impossibile visto e considerato che la Terra si trova al centro dell’orbita lunare. Appena si é accorta dell’errore la NASA aveva  diffuso un breve comunicato di rettifica in cui precisava che le osservazioni fatte degli astronauti non avvennero mentre erano sulla luna  bensì durante l’orbita intorno alla luna. Da quel giorno in poi la concessione delle rare interviste era stata subordinata al fatto di poter conoscere per iscritto e con largo anticipo tutte le domande che sarebbero state rivolte agli astronauti.»
«Non lo sapevo…»
«In questo modo avrebbero avuto il tempo necessario  per preparare meglio le risposte. Ritornando invece alle fasce di Van Allen devi sapere che fino ad oggi, dopo le sei missioni Apollo inviate tra il 1969 ed il 1972, sono state inviate sulla luna solo poche altre missioni e tutte senza equipaggi a bordo. La prima sonda è stata la sovietica Luna 9 nel 1966 a cui nel 1970 è seguita  Luna 16 che ha  riportato sulla Terra  alcuni piccolissimi frammenti di suolo lunare.  Solo molti anni dopo  è arrivata la sonda giapponese Hiten-Hagoromo che però si schiantò rovinosamente sul suolo lunare il 10 aprile 1993. Tredici anni dopo fu l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ad inviare  la sonda Smart-1 ma anche questa missione non ebbe un esito felice e precipitò sulla luna il 3 settembre 2006. Infine toccò all’India che il 14 novembre 2008 tentò senza fortuna di far scendere il modulo Aditya che però non resse  all’impatto con il suolo lunare. Il prossimo Paese a mandare una sonda sulla luna dovrebbe essere la Cina e sembra che la missione sia stata programmata per il dicembre del 20139. Come puoi constatare nessuna di queste sonde è riuscita a realizzare un atterraggio morbido e sai perché?»
Lei lo guardò sempre più incuriosita in attesa che continuasse.
«Perché ancora oggi nessuno dispone di un adeguato sistema di retrorazzi a spinta variabile indispensabili per riuscire ad evitare il contatto distruttivo con il suolo lunare.  Tieni presente  che parliamo della tecnologia avanzatissima dei giorni nostri e non di quella che c’era quarant’anni fa quando non erano ancora stati inventati i personal  computer, i  telefoni GPS, i navigatori satellitari, i tablet, le macchine fotografiche digitali e non esisteva  nemmeno la progettazione con disegno computerizzato in 3D, ecc. ecc.»
«In effetti è molto strano…»
«Già, rispetto ad allora il progresso ha fatto passi da gigante ma anche se oggi disponiamo di risorse tecnologiche avanzatissime che ci hanno permesso di realizzare il più sofisticato mezzo di trasporto che l’umanità abbia mai conosciuto, cioé lo Shuttle, riusciamo a fare solo qualche orbita attorno alla Terra. Insomma è davvero difficile poter credere di essere scesi sulla luna nel lontano 1969 con quella specie di giraffa metallica che appare nelle immagini più celebri dell’allunaggio. Tra l’altro risulta che tutte le prove di volo eseguite con il simulatore Lunar Landing Training Vehicle, non siano state proprio incoraggianti…»
«Perché?»
«Perché i numerosi test di collaudo eseguiti sui cinque  modelli di prova realizzati confermarono l’arretratezza delle conoscenze  tecniche e tre di questi precipitarono al suolo. Su uno di essi Neil Amstrong si salvò la vita espellendo il seggiolino automatico solo pochi istanti prima che fosse troppo tardi. Il prototipo del successivo modulo lunare non fu mai realmente collaudato e fu verificato solo con simulazioni al computer. Tieni presente che allora i computer non erano paragonabili a quelli attuali ed il disegno CAD era ancora rudimentale e quindi era impossibile realizzare le simulazioni realistiche di volo attraverso i programmi tridimensionali come invece avviene adesso nei corsi di addestramento dei piloti. In ogni caso qualsiasi simulazione non poteva essere realistica in quanto sulla Terra non è possibile riprodurre in alcun modo l’assenza di atmosfera e soprattutto nessuno poteva simulare realisticamente la gravità ridotta ad 1/6 che si trova sulla Luna. Come puoi immaginare appare piuttosto inverosimile accettare l’idea che tra il 1969 ed il 1972 ben dodici astronauti con sei diverse missioni spaziali siano riusciti ad andare sulla luna con quella tecnologia arcaica mentre nel 1986 e nel 2003, nonostante una tecnologia enormemente più sofisticata, si siano verificate le disastrose tragedie del Challenger e del Columbia in missioni spaziali peraltro molto più semplici.»
«Eppure la gente continua a crederci…»
«La gente preferisce credere in quello che più desidera. È sempre stato così e non c’è da meravigliarsi. In realtà nessuno ha un vero interesse a rivelare come siano andate veramente le cose ed a contestare la versione ufficiale della NASA. Una bugia raccontata e ripetuta più volte alla fine diventa una mezza verità.»
«Perché nessuno ha un vero interesse a raccontare la verità?»
«Perché direttamente o indirettamente l’America controlla ogni attività economica e scientifica e qualsiasi centro di ricerca che dovesse appoggiare la teoria del complotto lunare si troverebbe con i fondi di ricerca dimezzati senza una ragione apparente. In assenza di prove certe e incontestabili nessuno ha voglia di esporsi in prima persona e tutti continuano a far finta di credere che le missioni Apollo siano state reali.»




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giovedì 5 novembre 2015

IL MISTERO DELLE CROCI NASCOSTE



In tutte le macchine fotografiche Hasselblad 500 EL a contatto con la pellicola veniva inserita una lastra di vetro “Reseau” dotata di croci che servivano durante gli scatti a dare un riferimento per le inquadrature a chi guardava nel mirino. Queste croci, incise sul vetro e quindi sopra la pellicola, venivano necessariamente impresse su di essa e dovevano comparire quindi in tutte le fotografie realizzate sulla luna dal 1969 fino al 1972. Invece come puoi vedere in questa serie di foto i reticoli ottici in alcuni casi scompaiono misteriosamente dietro la bandiera e dietro la spalla sinistra dell’astronauta. 




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