sabato 30 gennaio 2016

ERA IMPOSSIBILE FINGERE LO SBARCO?


Molti sono convinti che le missioni sulla Luna siano state reali e affermano che sarebbe stato impossibile ricreare gli stessi effetti realistici sulla Terra. Invece è esattamente l'opposto e questo video di soli 3  minuti lo dimostra meravigliosamente bene. 


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giovedì 28 gennaio 2016

LE IMPENETRABILI FASCE DI VAN ALLEN




La configurazione "tradizionale" delle fasce di Van Allen: una fascia interna più piccola, una regione vuota, una fascia esterna più grande 


Le fasce di Van Allen, le due cinture di radiazioni che circondano il nostro pianeta, sono di grande importanza non soltanto dal punto di vista scientifico ma anche per le attività spaziali, visto che rappresentano una minaccia sia per i satelliti che per gli esseri umani (anche se le uniche occasioni nelle quali degli astronauti le hanno interamente attraversate sono state le missioni Apollo dalla 8 alla 17).
Quelle storiche missioni sono state le uniche volte nelle quali degli esseri umani hanno lasciato la cosiddetta orbita terrestre bassa, un "viaggio" che però è effettuato con frequenza dai satelliti, che possono essere seriamente danneggiati dalle radiazioni. Riuscire a proteggere in modo efficiente gli astronauti fu uno dei problemi più complessi che la NASA si trovò ad affrontare nella preparazione delle missioni Apollo.
Dagli anni '50 ad oggi l'idea che ci eravamo fatti delle fasce (che prendono il nome da James Van Allen, l'astrofisico che ne dimostrò l'esistenza) è stata più o meno sempre la stessa: una fascia interna, più piccola, posta a circa 1.000 km dalla superficie terrestre; una più grande, che arriva fino a 60.000 km; e una zona "vuota" fra queste due aree, larga circa 4.000 km. Ma i dati inviati da due sonde della NASA mostrano che la storia è molto più complicata di così.


Quando si guarda agli elettroni a più alta energia (superiori a 1 megaelettronvolt) la fascia interna sembra scomparire 

"La forma delle fasce è in effetti piuttosto differente in base a quale tipo di elettroni si stia guardando", afferma Geoff Reeves del Los Alamos National Laboratory, primo autore di uno studio in merito pubblicato su Journal of Geophysical Research. "Gli elettroni a diversi livelli di energia sono distribuiti in modo diverso in queste regioni".
L'analisi dei dati delle due sonde della NASA ha infatti permesso di vedere come la configurazione delle fasce di radiazioni (fascia più piccola, spazio vuoto, fascia più grande) sia diversa da quella della loro visione "tradizionale": in effetti, la loro forma può variare da una singola e ininterrotta fascia a una esterna più piccola con una interna più grande, fino ad una condizione nella quale la fascia più piccola non c'è. Per rendersi conto di queste differenze è necessario considerare separatamente gli elettroni in base al loro livello energetico.


Quando si considerano gli elettroni a più bassa energia (circa 0,1 megaelettronvolt) la fascia interna appare più grande di quella esterna  

"È come ascoltare parti diverse di una canzone", spiega Reeves. "La linea di basso suona diversamente dalle parti vocali; queste ultime suonano diversamente rispetto alle percussioni e così via". In questo caso, i dati hanno mostrato come la fascia esterna sia più grande quando si considerano gli elettroni a più alta energia, mentre quella interna supera l'altra per estensione se si guarda agli elettroni ad energia più bassa. Se invece si prendono in considerazione soltanto gli elettroni alla più alta energia misurata (1 megaelettronvolt), la fascia interna scompare completamente.


Durante una tempesta geomagnetica, la regione "vuota" fra le due fasce potrebbe essere riempita di elettroni, creando un'unica fascia ininterrotta  

La situazione viene resa ancor più complessa dalle tempeste geomagnetiche, che si verificano quando il materiale fuoriuscito dal Sole a causa di un'espulsione di massa coronale viene convogliato verso la magnetosfera della Terra. In questo caso vengono "rimescolate le carte", con un aumento o una diminuzione del numero di elettroni energetici presenti nelle fasce, che comunque dopo un po' ritornano alla loro configurazione precedente. Ma i dati delle sonde hanno permesso di rilevare come le tempeste geomagnetiche siano in grado di "riempire" la regione posta fra le due fasce di Van Allen.

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giovedì 21 gennaio 2016

OPERAZIONE LUNA


«Qualche anno fa è cominciato a circolare  uno strano documentario realizzato da Arte France Point du Jour che riguardava  la  storia delle missioni Apollo. Sul web questo filmato esiste ancora e lo puoi vedere integralmente. La cosa strana é che sono state raccolte testimonianze straordinarie di personaggi famosi come l’ex consigliere per la sicurezza nazionale Henry Kissinger e Vernon Walters, direttore della CIA tra il 1972 ed il 1976,  nonché  Alexander Haig, capo di stato maggiore dell’esercito ed infine Donald Rumsfeld, segretario della difesa. Nelle interviste del documentario tutti confermano e giustificano le motivazioni del gigantesco inganno e quelle testimonianze risultano tutte assolutamente convincenti.»
«Stai scherzando?»
«No, è tutto vero, solo che poi nei titoli di coda si scopre che il documentario è una finzione e che i protagonisti si sono prestati alla recita solo per prendersi gioco dei complottisti e ingannare lo spettatore. Nel filmato alcuni personaggi come  Dimitri Muffley, ex agente del KGB sovietico, Ambrose Chapel, ex agente della CIA nonché Eve Kendall, segretaria  del presidente Nixon, sono stati interpretati da attori poco conosciuti.»
«Ma che senso ha? Mi sembra una cosa così stupida che…»
«Condividuo la tua stessa perplessità. Io però non sottovaluto mai la stupidità apparente e sono convinto che se alcuni personaggi così prestigiosi si sono prestati a fare questo giochetto dovevano sicuramente avere anche un valido motivo per farlo. Penso che tutto questo sia stato attentamente pianificato per riuscire a disinnescare l’effetto devastante di alcune interviste, registrate all’insaputa dei veri protagonisti, dove essi confermavano il ruolo della CIA nelle finte missioni Apollo. Se ci rifletti attentamente hanno fatto una cosa di un’astuzia notevole. Hanno mostrato alcuni dei principali personaggi dell’epoca come Kissinger e Rumsfeld che nelle interviste confermavano la decisione del presidente Richard Nixon di ricorrere all’inganno pur di arrivare sulla Luna prima dei sovietici e poi alla fine hanno rivelato che tutto ciò che avevano affermato era stata solo una recita cinematografica. Così quella parte di verità inserita in un documentario dichiarato falso dagli stessi intervistati perde inevitabilmente tutta la propria forza e credibilità. Inoltre gli attori che impersonavano molti dei personaggi storici ormai scomparsi costituivano un’ulteriore evidenza che l’intero documentario non poteva che essere falso, esattamente come la teoria del complotto. Semplicemente geniale, non trovi?»



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http://www.youcanprint.it/fiction/fiction-thriller-storica/il-giorno-della-verit-9788892647862.html









mercoledì 20 gennaio 2016

GLI STRANI EROI AMERICANI


In quei giorni di esaltazione collettiva e di orgoglio nazionale americano celebrato da tutti i media a livello mondiale chi avrebbe mai creduto ai russi ? Erano nella classica e scomoda posizione dei perdenti e se avessero sollevato dubbi e sospetti ( allora non avevano nessuna prova in mano) avrebbero solo peggiorato la loro reputazione e quindi rimasero in silenzio. Nel mondo scientifico però vige una regola universale ed è questa: in caso di esperimento scientifico, se qualcuno solleva un dubbio o se contesta l'esito del risultato , affinchè esso venga avvalorato è necessario ripeterlo alla presenza di chi lo contesta. Se dunque consideriamo lo sbarco sulla Luna come un esperimento scientifico nel momento in cui numerosi ricercatori indipendenti dal 1974 in poi hanno sollevato pesanti dubbi sull'autenticità degli sbarchi, che cosa fa invece l'America? Nulla e si limita a considerare come complottismo tutto ciò che contraddice la versione ufficiale della Nasa. A distanza di quasi 50 anni nessun astronauta al mondo si è mai allontanato dall'orbita terrestre bassa a poco più di 400 km dalla terra mentre la Luna dista quasi 400.000 chilometri, cioè una distanza mille volte maggiore. Poichè i complottisti crescono di numero ad un certo punto sembrava che la Nasa volesse affidare ad uno scienziato americano (James Osberg) il compito di smantellare tutte le accuse. Osberg aveva accettato volentieri la proposta ma poi stranamente la Nasa ci ha ripensato giustificando tale decisione dicendo che questa spesa sarebbe stata considerata uno spreco di denaro pubblico! Sembra assurdo soprattutto se si considera che le missioni Apollo sono costate oltre trenta miliardi di dollari e che per la pubblicazione James Osberg avrebbe chiesto solo un rimborso spese di 15.000 dollari. Non è  plausibile allo stesso modo  come non lo è il fatto che i nastri originali del primo sbarco siano scomparsi. Se poi si considera che  che nel 1969 non esistevano i microchip, le mappe 3D, i satelliti GPS, le macchine fotografiche digitali eppure per sei volte in tre anni ben dodici astronauti americani avrebbero camminato sulla Luna i dubbi aumentano. Si tenga presente inoltre che scienziati come Terry Virts ( stazione spaziale  internazionale)  e Kelly Smith (missione Orion)  nelle interviste hanno escluso che un uomo possa superare le fasce di van Allen e che attualmente l'orbita terrestre bassa viene considerato il massimo punto di sopravvivenza nello spazio. Inoltre c'è l'intervista ad Alan Bean ( astronauta di Apollo 12) che dichiara di non sapere  nemmeno se e quando hanno attraversato le fasce durante la missione lunare. Infine si consideri come  i cinesi siano arrivati con una sonda sulla Luna nel dicembre 2013 cioè ben  41 anni dopo la presunta ultima missione Apollo 17. Si deve poi considerare che tra il 1972 ed 2013 il progresso tecnologico ha fatto un balzo così enorme che la tecnologia di allora fa semplicemente sorridere. Eppure i cinesi, che hanno conoscenze tecnologiche almeno pari se non superiori a quelle americane ed hanno inoltre una capacità di spesa quasi illimitata ammettono che non saranno in grado di progettare uno sbarco sulla luna con un cinese a bordo prima del 2030, cioè 17 anni dopo esserci arrivati senza equipaggio. Si aggiunga infine che il presidente George Bush aveva promesso già  nel 2004 che l'America sarebbe ritornata sulla Luna entro dieci anni e che poi "stranamente" la promessa è stata dimenticata. La stessa cosa è accaduta nel 2009 quando è stato il presidente Barack Obama ad annunciare  con grande enfasi (salvo poi rimangiarsi "stranamente" la parola) che l'America sarebbe presto ritornata sulla Luna, "forse già nel 2019". In sostanza nel 1969 c'erano riusciti sei volte in tre anni ma con la tecnologia avanzatissima di oggi invece hanno bisogno di dieci anni per andarci? Si tenga  presente inoltre  che parliamo dell'America, il Paese che ha inventato Hollywood ed il cinema, la Patria delle più grandi menzogne nella storia dell'umanità (come ad esempio le famose armi chimiche di Saddam Hussein) e che non gode certo di condotte irreprensibili quando ci sono in ballo miliardi di dollari a prescindere che si tratti di petrolio o di viaggi sulla luna. Dovremmo quindi fidarci di ciò che affermano?




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lunedì 18 gennaio 2016

COME SONO STATE FALSIFICATE LE IMMAGINI DALLA LUNA





Tratto dal romanzo storico 
IL GIORNO DELLA VERITÀ
pubblicato da Youcanprint  - aprile 2017

Tutte le comunicazioni in diretta tra l’Apollo 11 e la sala controllo di Houston nel Texas sono avvenute solo durante i primi  quindici minuti  dopo il lancio dalla base di Cape Canaveral in Florida e immediatamente dopo veniva invece  attivato un  ponte radio che attraverso le grandi antenne di Goldstone in California, di Honeysuckle e di Parkes in Australia avrebbe rimandato le comunicazioni alla sala di controllo. In realtà la ricezione della trasmissione televisiva dallo spazio risultava  piuttosto complessa e macchinosa. La Luna infatti è distante circa 400.000 km e poiché gli astronauti avrebbero avuto a disposizione solo un trasmettitore TV alimentato a batterie con una piccola antenna parabolica di un metro di diametro era evidente che il segnale sarebbe arrivato sulla Terra debolissimo. Per riuscire a trasmettere le immagini  la NASA aveva quindi deciso di utilizzare il bianco e nero al posto del colore e di trasmettere le immagini a 320 linee di risoluzione anziché le solite 520 previste dallo standard televisivo statunitense NTSC. In questo modo la qualità delle immagini si sarebbe ridotta da trenta fotogrammi al secondo a dieci. Queste modifiche però comportavano una serie di problemi tecnici perché sarebbe stato necessario convertire il segnale televisivo fuori standard con quello comunemente utilizzato e questo poteva avvenire solo riprendendo con una telecamera le immagini captate dalla Luna direttamente dal monitor presso le stazioni riceventi terrestri. Fatto questo, il segnale sarebbe stato pronto per la distribuzione via satellite ma solo per i Paesi che utilizzavano già lo standard NTSC, mentre per tutti gli altri si doveva procedere con un’ulteriore conversione. L’inviato della CNN da Houston aveva spiegato  nei minimi particolari tutto questo complesso sistema di  trasmissione e quasi scusandosi aveva avvertito i telespettatori che le immagini provenienti dalla Luna sarebbero giunte sugli schermi con una notevole perdita di qualità. Secondo la NASA quelle preziose immagini in arrivo dalla Luna vennero catturate su nastri magnetici e messe da parte a futura memoria. In quel periodo furono utilizzati i primi nastri magnetici da due pollici, in gergo chiamati  “ampex”. Questi servivano per poter registrare le trasmissioni televisive che fino ad allora potevano essere mandate solo in diretta ma è proprio qui che la storia comincia a fare acqua da tutte le parti. Prima di tutto non si capisce bene perchè la NASA abbia sentito la necessità di sviluppare un sistema televisivo apposito e stranamente  “non compatibile” con le TV di tutto il mondo. Allora  infatti c’erano già le riprese a 16mm che potevano garantire delle immagini di buona  qualità mentre per la diretta TV potevano essere facilmente distribuite le immagini a 525 linee che avrebbero comunque soddisfatto la platea mondiale risultando di qualità molto superiore rispetto a ciò che invece è stato mostrato in quella notte.Con questo semplice escamotage nessun altro osservatorio al mondo è stato in grado di ricevere un solo fotogramma di quelli provenienti dalla Luna e così facendo il gioco di prestigio è perfettamente riuscito perché  tutto è nella mente di chi guarda. Interessante vero?





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domenica 17 gennaio 2016

MENZOGNE E BUGIE


Questo video spiega molto bene degli aspetti ancora oggi poco conosciuti sulla prima missione lunare dell'Apollo 11. Al minuto 06:30 ad esempio l'astronomo Richard West, dell'osservatorio europeoe e commentatore per la televisione danese , spiega che la Nasa aveva fornito un manuale di oltre mille pagine per poter seguire meglio  le varie fasi della missione. In sostanza quella era una specie di sceneggiatura del film che stavano osservando alla televisione e le numerose incongruenze che poi sono emerse lasciano perplessi.




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venerdì 15 gennaio 2016

I CINESI SONO STUPIDI E GLI AMERICANI SONO DEI GENI.


La Cina è riuscita a far scendere una sonda sulla Luna nel dicembre 2013 .La missione ha avuto successo anche se il rover lunare con potente dual core al plutonio si è rotto dopo poche ore a causa del freddo intenso ( -150 Gradi circa durante la notte lunare) . Gli scienziati cinesi hanno spiegato che nonostante il successo è impensabile riuscire a mandare un astronauta sulla Luna prima del 2030 e questo nonostante la tecnologia attuale sia enormemente più evoluta di quella del 1969. Sorge allora il dubbio se siano gli scienziati cinesi ad essere troppo stupidi oppure se invece siano quelli americani ad essere  troppo intelligenti visto che già nel 1969 erano riusciti a mandare uomini sulla Luna. Ma se è davvero così bisognerebbe porsi questa domanda : è possibile che la civiltà americana abbia raggiunto il suo apice nel 1972 e che da allora in poi tutta la conoscenza tecnologica accumulata si sia misteriosamente dissolta fino al punto che oggi non sia nemmeno in grado di superare l'orbita terrestre bassa a soli 380 chilometri dalla Terra? La risposta è no? Beh, allora  un po' mi dispiace perchè questo significa che sulla Luna gli americani non ci sono mai andati.

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mercoledì 13 gennaio 2016

LE FOTO SULLA LUNA SONO FALSE



In alcuni casi la Nasa, messa di fronte all'evidenza dei fatti, ha dovuto ammettere che alcune immagini sono state  manipolate. In sostanza si tratta di  veri e propri fotomontaggi come nell'immagine qui sopra, classificata AS11-40-5863-69, costruita assemblando e componendo altre immagini. Se lo  hanno fatto solo per questioni estetiche e rendere l'insieme più scenografico perché non ammetterlo subito? 


Nonostante siano ormai passati quarantasei anni dal primo storico sbarco lunare del 20 luglio 1969 tutte le perplessità su quell’indimenticabile missione spaziale non sono affatto scomparse e ancora oggi nessuno può  dimostrare  con assoluta certezza  che l’uomo sia davvero sceso sulla Luna.
La tesi del complotto lunare ha iniziato a diffondersi con un certo clamore già nel lontano 1975 dopo la pubblicazione del libro di Bill Kaysing  “We never went to the moon” (Non siamo mai andati sulla luna, pubblicato in Italia solo nel 1997). La suggestiva ipotesi non appariva assurda né infondata ma era stata presa seriamente in considerazione solo nel corso degli ultimi anni quando il perfezionamento delle conoscenze tecnologiche aveva alimentato ulteriori dubbi su molti aspetti di quelle missioni causando imbarazzanti silenzi tra i vertici dell’ente spaziale americano. I complottisti sono sempre più convinti che  sia stata solo una straordinaria messa in scena per riaffermare la supremazia tecnologica ed il prestigio degli Stati Uniti ma pur disponendo di numerosi indizi fino ad oggi non sono mai riusciti a fornire le prove inconfutabili a sostegno della loro teoria. La NASA, per contro, ha assunto la posizione dominante di chi non deve dimostrare più nulla a nessuno asserendo che le immagini mostrate in mondovisione a seicento milioni di persone devono essere considerate come prove sufficienti. Se ci trovassimo ad analizzare un qualsiasi esperimento scientifico la cosa più semplice e risolutiva per sgomberare ogni possibile dubbio sarebbe quella di ripetere la prova. Invece, inspiegabilmente, dopo l’ultima missione lunare avvenuta nel lontano dicembre del 1972  non ci sono stati altri sbarchi e questo fatto appare ancor più  strano se si pensa che in soli tre anni, tra il 1969 ed 1972,  ben dodici astronauti con sei diverse missioni Apollo sarebbero ufficialmente sbarcati sulla Luna. Allora non esistevano i personal computer, non c’erano le macchine fotografiche digitali, le mappe in 3D e nemmeno i GPS satellitari  eppure il comandante dell’Apollo11 era sceso sulla Luna improvvisando l’atterraggio mediante l’utilizzo dei comandi manuali di emergenza come se stesse guidando un go-kart. Si tenga inoltre  presente che  il computer allora utilizzato dalla NASA aveva una potenza pari a 2Mhz, cioè inferiore a quella che adesso è a disposizione su un qualsiasi telefono cellulare.
A tutto questo si deve poi aggiungere che le analisi computerizzate delle fotografie hanno evidenziato una serie così lunga  di  grossolani errori di esposizione, di ombre divergenti  e di tali incongruenze da far ritenere obiettivamente  molto improbabile  che fossero state scattate sulla Luna, se non altro per il  fatto che nessun rullino di celluloide poteva sopportare il terrificante sbalzo termico dai  -100 gradi  delle zone in ombra fino ai +130° delle zone esposte al sole.  Con il passare del tempo tutte le domande rimaste senza risposte sono diventate  sempre più numerose e molti cominciano a chiedersi come sia possibile che i numerosi  satelliti messi in orbita nello spazio riescano ad inviare meravigliose fotografie a colori con dettagli nitidissimi persino da Marte ma non sono in grado di poter eseguire nemmeno una fotografia sgranata della famosa bandiera americana piantata sul suolo lunare. Eppure la luna è lontana solo 400.000 chilometri dalla Terra  mentre la distanza tra la Terra e Marte è di oltre 56 milioni di chilometri, cioè ben centoquaranta volte maggiore. Tutti questi pesanti sospetti recentemente si sono ulteriormente rafforzati quando è stata diffusa la clamorosa notizia che per  un banale errore sono stati irrimediabilmente cancellati  i nastri originali del primo  sbarco sulla Luna con la  conseguenza che d’ora in poi potranno essere visionate solo le copie del principale elemento di prova dell’autenticità della missione lunare. Negli stessi giorni in cui veniva  diffusa questa incredibile  notizia il presidente Barak Obama, forse per distogliere l’attenzione e per spegnere sul nascere le inevitabili polemiche, era corso ai ripari annunciando  con un comunicato ufficiale che molto presto, “forse già nel 2019”, gli americani torneranno sulla Luna.
La mia personale sensazione è che in realtà gli Stati Uniti stiano solo cercando di prendere tempo e che nonostante l’enorme progresso tecnologico ancora oggi nessun uomo sia in grado di superare indenne le radiazioni letali delle fasce di Van Allen e quindi di poter sbarcare sulla Luna. 




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martedì 12 gennaio 2016

LO STRANO CASO DEL MODULO LUNARE





Ricerche condotte dagli scienziati della NASA dimostrano che la regolite sollevata dagli scarichi dei moduli lunari può fare il giro del satellite prima di posarsi nuovamente a terra. Questo interessante fenomeno può influire sugli attuali progetti per il ritorno sulla Luna. A Cape Canaveral, non molto lontano dalla piattaforma di lancio dello Shuttle, c’è un grosso buco nella recinzione. Il suo messaggio: attenzione alle rocce volanti. Phil Metzger esamina un foro nellla recinzione nei pressi del pad di lancio dello Shuttle
“I potenti scarichi dei razzi booster dello Shuttle scavano il terreno sottostante sparando via grossi pezzi di cemento” ci spiega il fisico Phil Metzger del KSC. “Durante alcuni lanci, massi di cemento che arrivano fino a mezzo metro di larghezza vengono catapultati a circa 500 metri di distanza, viaggiando abbastanza veloci da spezzare pali della luce e forare recinzioni in ferro.”
Questo non è un problema, finchè le persone e l’equipaggiamento sono tenuti a distanza di sicurezza. Ma, si domanda Metzger, cosa succederebbe se tutto ciò accadesse sulla Luna?La NASA ha in programma il ritorno sul nostro satellite entro il prossimo decennio con progetti per stabilire una permanenza duratura. Ci saranno avamposti, rover, depositi per lo stoccaggio ed equipaggiamento minerario. I veicoli spaziali atterreranno e ripartiranno ad oltranza – sollevando detriti che potrebbero volare molto più lontano delle rocce di Cape Canaveral. Metzger è già al lavoro per analizzare a fondo la problematica nei laboratori del Granular Mechanics and Surface Systems del KSC.
“Le rocce non sono un problema,” afferma. Le navi spaziali lunari saranno ben più piccole dello Shuttle e non avranno bisogno di così tanta energia per sfuggire alla gravità lunare. Filmati fatti dall’Apollo 6 circa i suoi atterraggi e partenze non hanno mostrato nulla di più grande di granelli di ghiaia rotolati via spinti dai gas di scarico del razzo. Ma è proprio su questi ultimi elementi che Metzger sta focalizzando l’attenzione: la “polvere lunare” (regolite)
Qui sulla Terra, nessuno presta molta attenzione a polvere o sabbia sollevate dai propulsori di lancio perchè “l’atmosfera rallenta rapidamente le particelle leggere, che cadono impotenti al suolo dopo pochi metri, ” ci spiega. Ma sulla Luna? “Non c’è nessuna atmosfera che rallenti le piccole particelle.” La sabbia fine può percorrere enormi distanze ad alta velocità, investendo tutto ciò che incontra lungo la sua traiettoria.Questa non è solo una teoria. Nel novembre del 1969, il Lunar Module dell’Apollo 12 atterrò a circa 200 metri dal Surveyor 3, una sonda robotica atterrata sulla Luna nell’aprile 1967. Gli astronauti dell’Apollo 12 camminarono fino al Surveyor3 per fotografarlo e per riportare alcuni reperti sulla Terra. Notarono subito che buona parte del Surveyor 3, che al momento del lancio era di colore bianco puro, si era scurito fino a diventare marrone – il risultato di 2 anni e mezzo di esposizione alle estreme condizioni lunari.
Ma il lato del Surveyor 3 visibile dal LM fu investito dalla sabbia sollevata durante l’atterraggio riportandolo al colore originale. Per contro, “ogni catena, cavo, o braccetto che impediva al getto di sabbia l’impatto diretto, aveva lasciato incise ombre sulle zone sottostanti” asserisce Metzger. Dall’esaminazione dei reperti, gli scienziati hanno calcolato che le dimensioni delle particelle coinvolte nella formazione del getto sabbioso dovevano essere comprese tra 1 e 10 micrometri.
Anche le superfici “ripulite” furono tempestate da centinaia di microscopici crateri da impatto che oscillavano tra 30 e 60 micrometri di diametro causati da particelle più o meno della stessa dimensione che viaggiavano ad alta velocità. Oltretutto, la fine sabbiolina si era insinuata in piccole crepe e fessure, incluso l’interno della fotocamera del Surveyor.
Questa evidenza preoccupa Metzger perchè nei futuri avamposti lunari la regolite ad alta velocità potrebbe, nel tempo, rovinare la copertura riflettente del rivesimento di controllo termico, irruvidire la superficie delle finestre e altri strumenti ottici, compromettere la superficie dei pannelli solari e penetrare in connettori e altri meccanismi presenti nelle macchine per gli scavi e nelle tute spaziali, causando frizione o addirittura rottura dei meccanismi.
La domanda nasce spontanea. Perchè allora non atterrare abbastanza lontano dalle strutture affinchè la velocità delle particelle sabbiose cessi di essere pericolosa?
La risposta è tanto semplice quanto stupefacente. Le particelle di polvere accelerate dai razzi di atterraggio potrebbero teoricamente fare il giro della Luna!
Il team di Metzger ha analizzato i mini-crateri da impatto sul Surveyor 3, scoprendo che le particelle viaggiavano tra 400 e 1000 metri al secondo. “Infatti, dovrebbero aver viaggiato veloci come i gas di scarico del modulo lunare – circa 1-2 km al secondo.” Le particelle spinte a 1.7 km al secondo, parallele alla superficie, farebbero il giro della Luna per metà. Una spinta di 2 km al secondo, e i proiettili completerebbero il giro del nostro satellite. Se non ci sono montagne ad ostacolare il percorso, la sabbiolina sollevata dagli scarichi potrebbe sfrecciare attorno alla Luna “e atterrare di nuovo ai piedi del razzo,” afferma Metzger.
Attualmente, Metzger sta aiutando altri gruppi di ingegneri della NASA a capire come mitigare gli effetti degli atterraggi e delle partenze lunari. Una strategia potrebbe essere quella di costruire porti spaziali in luoghi dove montagne e colline fungono da dighe naturali per la polvere. Anche argini arificiali o altre strutture ingegnose potrebbero offrire una valida soluzione al problema.
“Ci stiamo lavorando.”, conclude Metzger. 
Fonte: http://science.nasa.gov/headlines/y2007/23nov_flyingmoondust.htm
Questo dovrebbe bastare a dimostrare due cose :
1)    La bandiera americana piantata a soli 12 metri dall’Apollo 11 sarebbe stata spazzata via dalla regolite sollevata dai retrorazzi al momento del decollo. Invece Neil Amnstrong  l’ha addirittura fotografata dal finestrino durante l’ascesa!
2) La regolite avrebbe dovuto investire violentemente la telecamera che ha eseguito le riprese comandata magicamente dalla Terra. Invece niente...tutto perfetto!





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