giovedì 23 febbraio 2017

MOON HOAX



La tesi del complotto lunare ha iniziato a diffondersi con un certo clamore già nel lontano 1975 dopo la pubblicazione del libro di Bill Kaysing “We never went to the Moon”(“Non siamo mai andati sulla Luna”, pubblicato in Italia solo nel 1997). La suggestiva ipotesi non appariva assurda né infondata ma era stata presa seriamente in considerazione solo nel corso degli ultimi anni quando il perfezionamento delle conoscenze tecnologiche aveva alimentato ulteriori dubbi su molti aspetti di quelle missioni causando imbarazzanti silenzi tra i vertici dell’ente spaziale americano. I complottisti sono sempre più convinti che sia stata solo una straordinaria messa in scena per riaffermare la supremazia tecnologica ed il prestigio degli Stati Uniti, ma pur disponendo di numerosi indizi fino ad oggi non sono mai riusciti a fornire le prove inconfutabili a sostegno della loro teoria.





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martedì 21 febbraio 2017

IL GIORNO DELLA VERITÀ è arrivato


Non è solo un romanzo.
E' la storia che nessuno aveva mai osato scrivere e sta conquistando i lettori grazie ad un passaparola inarrestabile. 
E' il libro che rivela i retroscena del falso sbarco sulla Luna
E' una storia Emozionante e indimenticabile  che vi trascinerà alla scoperta del più gigantesco inganno mai realizzato nella storia dell'umanità
Dopo 50 anni di silenzi e di bugie  il giorno della verità è finalmente arrivato.

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venerdì 17 febbraio 2017

I FILMATI INEDITI DELLA NASA



La scena è molto divertente ma tutti i dubbi e i sospetti che riguardano le missioni Apollo sono ancora attuali e a distanza di 48 anni dal primo presunto sbarco sulla Luna nessuno può affermare con certezza che l’uomo sia veramente sceso sulla Luna. Qui di seguito ci sono 22 validi motivi per poterne legittimamente dubitare 

1.     Gli astronauti affondano gli stivali nella polvere lunare lasciando impronte profonde mentre invece il LEM da 14 tonnellate non affonda nella sabbia lunare nemmeno di un centimetro. Come mai?
2.   Nelle comunicazioni radio durante l’allunaggio gli astronauti hanno detto che il LEM ha sollevato un bel po’ di polvere eppure i piedi di appoggio sono nelle fotografie risultano lucentissimi. Come mai? 
3. I potentissimi motori retrorazzi che sono stati accesi pochi secondi prima dell'allunaggio per frenare la discesa del LEM raggiungevano una temperatura di oltre 2500 gradi e avrebbero dovuto provocare un piccolo cratere. Il Modulo Lunare Apollo a pieno carico pesava circa 14 tonnellate e al momento dell'allunaggio, sottraendo il combustibile utilizzato per la discesa, lo si può stimare con un peso compreso tra le 10 e le 7 tonnellate, ovvero l'equivalente sulla Luna di poco più di 1 tonnellata. Tuttavia dalle foto NASA non appaiono segni evidenti sul terreno e in particolare non risulta né il più piccolo cratere al di sotto del reattore, né un minimo sprofondamento della base del modulo lunare nella sabbia: sabbia che invece viene sollevata facilmente dagli astronauti che pesano meno del decimo del modulo lunare. Si noti che nelle foto dell'allunaggio dell'Apollo gli astronauti sporcano di sabbia i quattro piedi della base solo lavorando nelle sue prossimità per liberare il Rover dall'imballaggio. Come mai la superficie tra le zampe del LEM risulta invece perfettamente immacolata?
4. E come hanno fatto le pellicole fotografiche, delle emulsioni professionali, a resistere a sbalzi di temperatura continui da -100 gradi all'ombra a +130 al sole, quando la nota rivista di fotografia Reflex ha dimostrato che basta lasciare delle pellicole analoghe per poche ore in una automobile esposta al sole per renderle inutilizzabili?
5. Perché dalla Luna gli astronauti non hanno mai fatto una sola fotografie per immortalare le stelle visto che in assenza di atmosfera avrebbero potuto essere enormemente più nitide rispetto agli stessi scatti eseguiti dalla Terra? Questa sicuramente avrebbe potuto essere considerata una prova decisiva e avrebbe spazzato via ogni dubbio. Invece in tutte e sei le missioni lunari Apollo stranamente tutti i dodici astronauti che hanno camminato sulla Luna si sono dimenticati di farle. Come mai?
6.     Perché nelle fotografie l'ombra del LEM si allunga fino all'orizzonte se in base ai calcoli eseguiti le ombre dovevano essere lunghe solo 6.4 metri?
7.     L’ombra proiettata dal LEM prima dell’allunaggio e fotografata dallo stesso appare di dimensioni tali da poter essere teoricamente vista dalla Terra con un buon telescopio ottico. Come mai?
8.     Se la fonte di illuminazione è il sole l’illuminazione della superficie lunare dovrebbe risultare sempre uniforme mentre invece risulta chiaramente più intensa in alcune zone e meno intensa in altre. Come mai?
9.     Le macchine fotografiche erano montate all’altezza del petto delle tute degli astronauti. Pertanto l’astronauta non riusciva a vedere cosa stava fotografando. Ciò nonostante le immagini riuscirono, erano messe a fuoco perfettamente e furono scattate senza tagliare la testa ai compagni di missione. Come mai?
10.Durante tutte le prove di volo con il modulo lunare effettuate sulla Terra, Neil Armstrong non è mai stato in grado di atterrare senza subire avarie e tre dei cinque prototipi precipitarono distruggendosi al suolo.
11. La ripresa dall'esterno, invece, non è un filmato su pellicola, ma una trasmissione televisiva, effettuata usando la telecamera e il trasmettitore autonomo montati sul Rover (la jeep lunare) e telecomandati da Terra calcolando l’anticipo necessario a compensare il tempo di viaggio del segnale di comando. Trattandosi di ripresa televisiva trasmessa direttamente dalla Luna verso la Terra, la presenza di un astronauta non era necessaria. E allora come mai non è stata utilizzata per continuare a mandare immagini fisse magare del cielo stellato? Hanno pensato di fissare dei riflettori in grado di riflettere dei raggi laser inviati dalla terra per calcolare l’esatta distanza terra-luna e si sono dimenticati di portarsi dietro un cannocchiale fisso?
12. Come è stato possibile che gli astronauti abbiano lasciato impronte identiche sulla Terra e sulla Luna nonostante la differenza di gravità, nonostante la differenza della composizione chimica del suolo lunare, e nonostante la mancanza di umidità che sulla terra costituisce la principale ragione della plasticità di un sedimento? Infatti sulla sabbia lunare formata da una componente arida chiamata regolite è di fatto impossibile lasciare orme e quindi le impronte non possono essere né nette né distinguibili mentre invece sulla Terra è generalmente la tensione superficiale dell'acqua, contenuta anche in piccola percentuale nella sabbia o nelle polveri, a ostacolare lo scivolamento dei granelli di sabbia l’uno sull'altro. Come mai?
13.Che fine ha fatto il filmato originale del primo sbarco sulla Luna? L’amministrazione della NASA, dopo tre anni di ricerca, ha ammesso che non si trovano più i filmati originali dello sbarco sulla luna del lontano 20 luglio 1969 ma ha aggiunto che sono state fatte alcune copie. Com’è possibile perdere l’originale del più importante evento del secolo scorso?
14.Aldrin è diventato un alcoolizzato mentre Armstrong in tutta la sua vita ha rilasciato solo tre interviste nonostante venisse considerato da tutti come un eroe nazionale. Come mai tutto questo riserbo?
15. Stanislav Pokrovsky, nel 2007 ha analizzato, con quattro metodi differenti, i filmati del primo stadio del Saturn V dopo il lancio dell’Apollo 11. Ha rilevato una velocità reale che, al massimo, equivarrebbe alla metà (1,2 km/s) di quella dichiarata dalla NASA (2,4 km/s). Ha concluso che sulla Luna si sarebbero potute portare al massimo 28 tonnellate anziché 46, e sarebbe stato possibile compiere solo un’orbita intorno alla Luna, ma non allunare con uomini e poi tornare sulla Terra. Nel 2008 Pokrovsky ha ritenuto di aver stabilito la ragione per cui una velocità più elevata sarebbe stata impossibile: problemi con la superlega Inconel X-750, usata nel motore F-1, che non sarebbe stato sufficientemente studiata a quel tempo. La stima della spinta del motore F-1 avrebbe dovuto essere diminuita del 22,5% per via di cambiamenti che, secondo Pokrovsky, derivano dalle alte temperature e dalle deformazioni plastiche di quel materiale. A partire da questi assunti ha rilevato la stessa velocità rilevata negli altri suoi studi. Pokrovsky sostiene che la stima della velocità del Saturn V sarebbe “la prima prova diretta dell’impossibilità dell’allunaggio dell’Apollo” e che quindici specialisti con qualifiche scientifiche hanno fatto una peer review del suo articolo sul tema e che le loro annotazioni, anche se seguite, non avrebbero cambiato i risultati finali. Come mai nessuno è stato in grado di smentire questi dati scientifici?
16. L'energia dei raggi gamma a cui gli astronauti erano esposti durante il passaggio attraverso le fasce di Van Allen, che si trovano tra Terra e Luna, sarebbe stata talmente alta, che gli astronauti non sarebbero stati in grado di sopravvivere. Questo in particolar modo durante quel periodo, quando si erano verificate forti eruzioni solari.  Inoltre i due astronauti hanno esposto il loro volto per oltre due ore e mezza al sole senza riportare nemmeno un minimo rossore nonostante l’assenza di atmosfera ed una temperatura esterna di +130 gradi. Come mai?
17. A causa del vuoto sulla Luna le tute spaziali avrebbero dovuto dare l'effetto di essere gonfiate mentre risultano sempre piene di grinze. Inoltre per dissipare l’enorme calore durante l’esposizione al sole nella passeggiata lunare le tute dovevano essere refrigerate ma ancora oggi non esiste un compressore e decompressore che sia in grado di disperdere il calore nel vuote circostante. Come hanno fatto?
18.  Il LEM dopo la risalita e l’aggancio al Columbia restò in orbita lunare per circa 3 o 4 mesi e si presume si sia schiantato sul suolo lunare. Una volta terminato il programma di voli sulla Luna, tutti i piani di costruzione nonché i microfilm relativi, in particolar modo quelli relativi ai razzi Saturn V, il modulo lunare e il rover, sono stati distrutti con l’assurda motivazione della mancanza di un finanziamento per la costruzione di un apposito archivio climatizzato dove poterli custodire. La Nasa si difende affermando che esistono delle copie su microfilm che vengono conservati in locali con apposita climatizzazione del National Space Science Data Center ma per ragioni di sicurezza e di conservazione non sono consultabili da nessuno. Strano vero?
19.Tutte le cineprese complessivamente utilizzate nelle sei missioni vennero abbandonate sulla luna per problemi di peso. Pertanto nessuno potrà mai conoscere quale miracoloso sistema fosse stato utilizzato per schermare la pellicola di celluloide Kodak in maniera che non si sciogliesse alla temperatura di +130 gradi e non si rompesse a -100 gradi. Gli astronauti sulla superficie lunare restarono infatti in piena luce esposti a lungo ai raggi ultravioletti senza gli schermi di protezione UV abbassati e nelle riprese successive alla passeggiata lunare, all'interno della navetta, gli astronauti non presentavano né scottature, né abbronzature, né rossore. Come mai?
20.L'accensione dei razzi di frenatura del modulo lunare causa un livello di rumore di 140 dB. Pertanto i collaboratori del centro di controllo non sarebbero mai stati in grado di seguire i discorsi tra gli astronauti. Tutti sanno che il suono non può diffondersi a causa della mancanza di atmosfera sulla Luna ma all'interno del modulo lunare poteva avvenire senz'altro perché veniva trasmesso direttamente attraverso le parti metalliche. E allora com’è stato possibile poter ascoltare perfettamente il dialogo con Houston poco prima dell’allunaggio?
21.Sul satellite ci sono effettivamente le prove che l'uomo è atterrato: ci sono sicuramente le orme degli scarponi degli astronauti (non c'è atmosfera e dunque non c'è vento), c'è il modulo lasciato sul suolo lunare al momento del decollo, c'è l'altro modulo utilizzato per muoversi tra le dune e che campeggia in molte foto e filmati. Infine c'è la bandiera americana lasciata a futura memoria. Basterebbe dunque dimostrare che queste cose si trovano proprio sulla luna e non ci sarebbe teoria del complotto che reggerebbe ulteriormente. Eppure al momento sulla terra non esiste un telescopio in grado di fotografare il suolo ad altissima risoluzione tanto da individuare oggetti lunghi 2-3 m. Perché' non rivolgono il bellissimo telescopio Hubble verso le zone di allunaggio per vedere le "cosine" che gli astronauti hanno lasciato lassù'. Perché è stato scelto per l’allunaggio proprio il lato oscuro della luna per le missioni? A quanto sostenuto dai giornali da sempre e dalla Nasa, le 4 missioni Apollo allunate sono sbardate tutte su lati "precessivi" della Luna cioè non del tutto osservabili dalla terra e questo alimenta la teoria che nessuno è andato sulla luna, e che dalla terra non si può dimostrare il contrario con osservazioni telescopiche.
22. La Luna si trova ad una distanza media dalla Terra di 384.400 km, circa 1000 volte maggiore rispetto la distanza dall’orbita terrestre bassa situata a soli 380 chilometri dalla Terra. Durante un’intervista televisiva a fianco di Samantha Cristoforetti, il capitano della Stazione Spaziale Internazionale, Terry Virts, ha dichiarato che la NASA sta progettando di costruire un razzo SLS per carichi pesanti che sarà molto più grande di quelli esistenti oggi e questo sarà in grado di portare uomini a bordo anche al di là dell’orbita terrestre il punto oltre il quale attualmente non siamo in grado di andare. Considerato che l’orbita terrestre più alta arriva a 35.000 chilometri e che la Luna è distante 400.000 di fatto ha ammesso che l’uomo non è ancora in grado di poter andare sulla Luna. Come mai nessuno lo ha mai smentito?



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mercoledì 15 febbraio 2017

SUI LUOGHI DI APOLLO 17?


Articolo interessante apparso su focus del mese di febbraio 2017 (pag.81).
Sono ormai passati già dieci anni  da quando è stato istituito il premio Lunar x price e fino ad oggi nulla è ancora accaduto. Si accettano scommesse sul fatto che anche questa volta troveranno il pretesto per annullare la missione.
Questa è la cronistoria del premio LUNAR X PRICE
Nel 2007 la Google ha istituito il concorso scientifico internazionale denominato Lunar x prize con un premio di 30 milioni di dollari da assegnare alla prima organizzazione privata che fosse riuscita a mandare un robot sulla Luna in uno qualunque dei sei luoghi storici delle missioni Apollo. Una volta allunato il robot avrebbe dovuto percorrere almeno 500 metri sul suolo lunare trasmettendo a Terra in diretta delle immagini ad alta risoluzione. La società tedesca Part Time Scientist aveva aderito all’iniziativa dichiarando che avrebbe inviato il suo robot Asimov sui luoghi dell’ultimo allunaggio, quello di Apollo 17 e sembrava che finalmente questo evento avrebbe fatto chiarezza una volta per tutte sui dubbi degli sbarchi sulla Luna. Invece la NASA ha inviato alla Google una “raccomandazione” affinchè nel bando di partecipazione venisse inserito il divieto di attraversamento e di sorvolo su tutte le sei zone degli allunaggi per un raggio di almeno 2 chilometri. Questa raccomandazione deve essere stata molto convincente visto che la Google l’ha immediatamente recepita modificando il bando. Se guardiamo sul web (https://it.wikipedia.org/wiki/Google_Lunar_X_Prize) si scopre che hanno cancellato ogni riferimento alla raccomandazione/proibizione della Nasa, come se ognuno dei partecipanti potesse liberamente scegliere il luogo lunare da esplorare con il robottino e da cui inviare le immagini in diretta. A questo punto non si può non pensare male  visto che la Nasa avrebbe avuto tutto l’interesse di poter dimostrare al mondo l’autenticità dei sei presunti sbarchi  lunari e la sua giustificazione fa acqua da tutte le parti. La Nasa infatti ha affermato che tale divieto serve a salvaguardare i 6 siti storici da possibili contaminazioni esterne che comprometterebbero irrimediabilmente i reperti tutt’ora presenti sul suolo lunare. Vorrebbero insomma  farci credere che una sonda automatica senza equipaggio a bordo che orbiti nello spazio infinito senza l’ausilio di motori che non emettono alcun gas di scarico, che non scenda a terra e che si limiti ad eseguire filmati o fotografie  del suolo lunare da meno di 2 km di altezza  possa provocare un  inquinamento ambientale simile a quello provocato da una coda di macchine con il motore acceso in centro città. 

Con il denaro hanno comprato il silenzio degli astronauti e con lo stesso denaro adesso cercano di allontanare il giorno della verità. La cosa più triste è che in realtà la NASA si comporta come se la Luna fosse una sua esclusiva proprietà. Sta di fatto che sono passati quasi 10 anni da quando è stato istituito il premio nel 2007 e ancora oggi nessuna sonda è riuscita nell’impresa di allunare e di inviare immagini dalla Luna. Eppure  tra il 1969 ed il 1972 ci sarebbero state ben 6 missioni americane a far scendere sulla Luna non solo le sonde ma persino 12 astronauti che  avrebbero realizzato le storiche imprese  senza nemmeno l’ausilio di satelliti  GPS, personal computer, disegni in 3D , autocad, macchine fotografiche digitali ecc. Non c’è nessun dubbio, c’è proprio da crederci!



martedì 14 febbraio 2017

IL GIORNO DELLA VERITÀ


Questo libro è un romanzo di fantasia liberamente ispirato all’evento storico che ha segnato un’epoca ma che potrebbe anche non essere mai accaduto. I nomi dei principali protagonisti del racconto sono stati inventati con lo scopo di poter interagire con molti personaggi dell’epoca realmente esistiti.
Fatta questa doverosa precisazione vorrei sottolineare che tutte le notizie scientifiche riguardanti le date dei lanci, i nomi degli astronauti e ogni altro dato tecnico riferito alle missioni Apollo sono assolutamente veritiere.
Nonostante siano passati quasi cinquant’anni dal primo storico sbarco lunare del 20 luglio 1969 tutte le perplessità su quell’indimenticabile missione spaziale non sono affatto scomparse e ancora oggi nessuno può dimostrare con assoluta certezza che l’uomo sia davvero arrivato sulla Luna.
La tesi del complotto lunare ha iniziato a diffondersi con un certo clamore già nel lontano 1975 dopo la pubblicazione del libro di Bill Kaysing “We never went to the Moon” (“Non siamo mai andati sulla Luna”, pubblicato in Italia solo nel 1997).
La suggestiva ipotesi non appariva assurda né infondata ma era stata presa seriamente in considerazione solo nel corso degli ultimi anni quando il perfezionamento delle conoscenze tecnologiche aveva alimentato ulteriori dubbi su molti aspetti di quelle missioni causando imbarazzanti silenzi tra i vertici dell’ente spaziale americano.
I complottisti sono sempre più convinti che sia stata solo una straordinaria messa in scena per riaffermare la supremazia tecnologica ed il prestigio degli Stati Uniti, ma pur disponendo di numerosi indizi fino ad oggi non sono mai riusciti a fornire le prove inconfutabili a sostegno della loro teoria.
La NASA, per contro, ha assunto la posizione dominante di chi non deve dimostrare più nulla a nessuno, asserendo che le immagini mostrate in mondovisione a seicento milioni di persone devono essere considerate come prove sufficienti. Se ci trovassimo ad analizzare un qualsiasi esperimento scientifico la cosa più semplice e risolutiva per sgomberare ogni possibile dubbio sarebbe quella di ripetere la prova.
Invece, inspiegabilmente, dopo l’ultima missione lunare avvenuta nel lontano dicembre del 1972 non ci sono stati altri sbarchi e questo fatto appare ancor più strano se si pensa che in soli tre anni, tra il 1969 ed 1972, ben dodici astronauti con sei diverse missioni Apollo sarebbero ufficialmente sbarcati sulla Luna.
Allora non esistevano i personal computer, non c’erano le macchine fotografiche digitali, le mappe in 3D e nemmeno i GPS satellitari eppure il comandante dell’Apollo 11 era sceso sulla Luna improvvisando l’atterraggio mediante l’utilizzo dei comandi manuali di emergenza come se stesse guidando un go-kart. Si tenga inoltre presente che il computer allora utilizzato dalla NASA aveva una potenza pari a 2 megahertz, cioè mille volte inferiore a quella che adesso è a disposizione su un qualsiasi telefono cellulare.
A tutto questo si deve poi aggiungere che le analisi computerizzate delle fotografie hanno evidenziato una serie così lunga di grossolani errori di esposizione, di ombre divergenti e di tali incongruenze da far ritenere obiettivamente molto improbabile che fossero state scattate sulla Luna, se non altro per il fatto che nessun rullino di celluloide poteva sopportare il terrificante sbalzo termico dai -100 gradi delle zone in ombra fino ai +130° delle zone esposte al Sole.
Con il passare del tempo tutte le domande rimaste senza risposte sono diventate sempre più numerose e molti cominciano a chiedersi come sia possibile che i numerosi satelliti messi in orbita nello spazio riescano ad inviare meravigliose fotografie a colori con dettagli nitidissimi persino da Marte ma non siano in grado di poter eseguire nemmeno una fotografia sgranata della famosa bandiera americana piantata sul suolo lunare. Eppure la Luna è lontana solo 400.000 chilometri dalla Terra mentre la distanza tra la Terra e Marte è di oltre 56 milioni di chilometri, cioè ben centoquaranta volte maggiore.
Tutti questi pesanti sospetti recentemente si sono ulteriormente rafforzati quando è stata diffusa la clamorosa notizia che per un banale errore sono stati irrimediabilmente cancellati i nastri originali del primo sbarco sulla Luna con la conseguenza che d’ora in poi potranno essere visionate solo le copie del principale elemento di prova dell’autenticità della missione lunare.
Negli stessi giorni in cui veniva diffusa questa incredibile notizia il presidente Barack Obama, forse per distogliere l’attenzione e per spegnere sul nascere le inevitabili polemiche, era corso ai ripari annunciando con un comunicato ufficiale che molto presto, “forse già nel 2019”, gli americani torneranno sulla Luna.
La mia personale sensazione è che in realtà gli Stati Uniti stiano solo cercando di prendere tempo e che nonostante l’enorme progresso tecnologico ancora oggi nessun uomo sia in grado di superare indenne le radiazioni letali delle fasce di van Allen e quindi di poter sbarcare sulla Luna.
Si dice che la verità sia tanto più difficile da raccontare quanto più a lungo essa viene taciuta ma il tempo scorre inesorabile e sono convinto che il muro di omertà costruito negli anni sia destinato a crollare rivelando al mondo il gigantesco inganno. 


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martedì 7 febbraio 2017

L'INGANNO DEL SECOLO



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il falso sbarco sulla luna: IL GIORNO DELLA VERITÀ



NOTA FINALE DELL’AUTORE

Questo libro è un romanzo di fantasia liberamente ispirato all’evento storico che ha segnato un’epoca ma che potrebbe anche non essere mai accaduto. I nomi dei principali protagonisti del racconto sono stati inventati con lo scopo di poter interagire con molti personaggi dell’epoca realmente esistiti.
Fatta questa doverosa precisazione vorrei sottolineare che tutte le notizie scientifiche riguardanti le date dei lanci, i nomi degli astronauti e ogni altro dato tecnico riferito alle missioni Apollo sono assolutamente veritiere.
Nonostante siano passati quasi cinquant’anni dal primo storico sbarco lunare del 20 luglio 1969 tutte le perplessità su quell’indimenticabile missione spaziale non sono affatto scomparse e ancora oggi nessuno può dimostrare con assoluta certezza che l’uomo sia davvero arrivato sulla Luna.
La tesi del complotto lunare ha iniziato a diffondersi con un certo clamore già nel lontano 1975 dopo la pubblicazione del libro di Bill Kaysing “We never went to the Moon” (“Non siamo mai andati sulla Luna”, pubblicato in Italia solo nel 1997).
La suggestiva ipotesi non appariva assurda né infondata ma era stata presa seriamente in considerazione solo nel corso degli ultimi anni quando il perfezionamento delle conoscenze tecnologiche aveva alimentato ulteriori dubbi su molti aspetti di quelle missioni causando imbarazzanti silenzi tra i vertici dell’ente spaziale americano.
I complottisti sono sempre più convinti che sia stata solo una straordinaria messa in scena per riaffermare la supremazia tecnologica ed il prestigio degli Stati Uniti, ma pur disponendo di numerosi indizi fino ad oggi non sono mai riusciti a fornire le prove inconfutabili a sostegno della loro teoria.
La NASA, per contro, ha assunto la posizione dominante di chi non deve dimostrare più nulla a nessuno, asserendo che le immagini mostrate in mondovisione a seicento milioni di persone devono essere considerate come prove sufficienti. Se ci trovassimo ad analizzare un qualsiasi esperimento scientifico la cosa più semplice e risolutiva per sgomberare ogni possibile dubbio sarebbe quella di ripetere la prova.
Invece, inspiegabilmente, dopo l’ultima missione lunare avvenuta nel lontano dicembre del 1972 non ci sono stati altri sbarchi e questo fatto appare ancor più strano se si pensa che in soli tre anni, tra il 1969 ed 1972, ben dodici astronauti con sei diverse missioni Apollo sarebbero ufficialmente sbarcati sulla Luna.
Allora non esistevano i personal computer, non c’erano le macchine fotografiche digitali, le mappe in 3D e nemmeno i GPS satellitari eppure il comandante dell’Apollo 11 era sceso sulla Luna improvvisando l’atterraggio mediante l’utilizzo dei comandi manuali di emergenza come se stesse guidando un go-kart. Si tenga inoltre presente che il computer allora utilizzato dalla NASA aveva una potenza pari a 2 megahertz, cioè mille volte inferiore a quella che adesso è a disposizione su un qualsiasi telefono cellulare.
A tutto questo si deve poi aggiungere che le analisi computerizzate delle fotografie hanno evidenziato una serie così lunga di grossolani errori di esposizione, di ombre divergenti e di tali incongruenze da far ritenere obiettivamente molto improbabile che fossero state scattate sulla Luna, se non altro per il fatto che nessun rullino di celluloide poteva sopportare il terrificante sbalzo termico dai -100 gradi delle zone in ombra fino ai +130° delle zone esposte al Sole.
Con il passare del tempo tutte le domande rimaste senza risposte sono diventate sempre più numerose e molti cominciano a chiedersi come sia possibile che i numerosi satelliti messi in orbita nello spazio riescano ad inviare meravigliose fotografie a colori con dettagli nitidissimi persino da Marte ma non siano in grado di poter eseguire nemmeno una fotografia sgranata della famosa bandiera americana piantata sul suolo lunare. Eppure la Luna è lontana solo 400.000 chilometri dalla Terra mentre la distanza tra la Terra e Marte è di oltre 56 milioni di chilometri, cioè ben centoquaranta volte maggiore.
Tutti questi pesanti sospetti recentemente si sono ulteriormente rafforzati quando è stata diffusa la clamorosa notizia che per un banale errore sono stati irrimediabilmente cancellati i nastri originali del primo sbarco sulla Luna con la conseguenza che d’ora in poi potranno essere visionate solo le copie del principale elemento di prova dell’autenticità della missione lunare.
Negli stessi giorni in cui veniva diffusa questa incredibile notizia il presidente Barack Obama, forse per distogliere l’attenzione e per spegnere sul nascere le inevitabili polemiche, era corso ai ripari annunciando con un comunicato ufficiale che molto presto, “forse già nel 2019”, gli americani torneranno sulla Luna.
La mia personale sensazione è che in realtà gli Stati Uniti stiano solo cercando di prendere tempo e che nonostante l’enorme progresso tecnologico ancora oggi nessun uomo sia in grado di superare indenne le radiazioni letali delle fasce di van Allen e quindi di poter sbarcare sulla Luna.
Si dice che la verità sia tanto più difficile da raccontare quanto più a lungo essa viene taciuta ma il tempo scorre inesorabile e sono convinto che il muro di omertà costruito negli anni sia destinato a crollare rivelando al mondo il gigantesco inganno.





 


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giovedì 2 febbraio 2017

IL GIORNO DELLA VERITÀ

Una piccola anticipazione del romanzo (Cap.58)
Miami, 
lunedì 8 giugno 2009

Nell’aula semicircolare dell’università la lezione di fisica era giunta quasi al termine e Sara continuava ad osservare con perplessità la lunga sequenza di equazioni e di sigle incomprensibili proiettate sul grande schermo. 
Era arrivata a Miami il sabato sera e aveva utilizzato l’intera giornata successiva per smaltire gli effetti del fuso orario. Il silenzio era carico di attenzione ed una ventina di studenti erano concentrati a prendere appunti come se non potessero perdere nemmeno una parola di quella preziosa lezione. Sulla pedana leggermente rialzata il professore si muoveva con la disinvoltura di un grande attore ed il tono della sua voce sottolineava in maniera teatrale i passaggi più importanti della lezione. 
Aveva indubbiamente carisma e riusciva a mantenere alta l’attenzione degli studenti anche quando percepiva che la concentrazione si stava allentando. Sara se ne stava seduta un po’ in disparte osservando la scena con lo sguardo assorto nei propri pensieri. Era l’unica a non prendere appunti ed era piuttosto evidente che il suo interesse per quelle equazioni era molto relativo. Mancavano dieci minuti alle 11,00 e ormai attendeva solo che la lezione terminasse per poter intervistare quello strano professore universitario, l’unico della lista che aveva accettato la sua richiesta di intervista. 
Le luci si riaccesero e gli studenti cominciarono a raccogliere block notes, libri di testo e dispense per infilarli nelle borse capienti che portavano a tracolla come zaini. Sara attese che la sala fosse quasi completamente vuota e poi si diresse verso la cattedra dove lui la stava aspettando accanto allo schermo bianco. Era molto più giovane di quello che si era aspettata e questa constatazione inizialmente l’aveva un po’ spiazzata. Quando era partita dall’Italia si era sempre immaginata che quello stimato professore universitario dovesse per forza essere un vecchio e autorevole cattedratico in giacca e cravatta, magari con occhiali tondi e barba bianca ed invece quello che aveva di fronte aveva un aspetto così giovanile che non doveva avere più di quarant’anni. Lui fece un passo avanti come se le avesse letto nel pensiero e le porse la mano con un sorriso disarmante.
«Buongiorno e ben arrivata, sono il professor Harrison Brighton ed ho la fortuna di insegnare Fisica applicata in questa splendida facoltà.»
«Grazie di aver accettato la mia richiesta, professore. Mi chiamo Sara De Blasi e sono un’inviata del Corriere della Sera, un quotidiano italiano che in questa occasione collabora con il New York Times.»
«Sì, lo so, mi hanno già informato di tutto. Venga, possiamo parlare anche fuori da questi luoghi sacri del sapere. Le va di prendere un aperitivo?»
Lei si lasciò guidare camminando al suo fianco e qualche minuto dopo si ritrovarono all’aperto sotto un sole caldo che era improvvisamente sbucato oltre i giganteschi nuvoloni bianchi. Sara sembrava un po’ a disagio perché di certo non si era attesa un approccio così informale sull’argomento che le stava a cuore. Erano seduti ad un tavolo sotto un grande ombrellone e lei si guardava attorno un po’ incerta, come se stesse cercando il modo migliore per iniziare la conversazione. L’imbarazzo durò però solo un attimo perché poi decise di prendere in mano la situazione arrivando subito al dunque.
«Allora, professor Brighton, lei è sicuramente...»
«Mi chiami pure Harrison, non mi sono mai piaciuti i formalismi.»
«D’accordo professor Harrison, tra poco più di un mese ci saranno grandi festeggiamenti per celebrare il quarantesimo anniversario di quella straordinaria avventura ed io sono qui perché mi interessa il suo punto di vista sulle varie missioni Apollo ed in particolare su quella che ha consentito agli uomini di camminare sulla Luna il 20 luglio 1969.» 
«Lei lo crede davvero?»
Sara lo guardò stupita. 
«Lei pensa che non ci saranno delle celebrazioni ufficiali?»
«Non ho assolutamente detto questo. Anzi, sono sicuro che le faranno in grande stile perché l’America ha bisogno di queste cose e ne ha sempre avuto bisogno.»
«Mi scusi, temo di non seguirla...»
«Capisco la sua perplessità, d’altra parte non è una cosa facile da comprendere.» 
«Cosa intende dire, potrebbe essere più diretto?»
«Vede, lei appartiene come me ad una generazione che non ha vissuto in prima persona lo svolgersi di quegli eventi straordinari ma, a differenza di me, lei non ha a sua disposizione le conoscenze tecniche necessarie per poterli valutare con distaccata obiettività. Immagino che lei sia nata dopo il 20 luglio del 69 giusto?»
«Sì, sono nata solo pochi mesi dopo. Perché me lo chiede?»
Lui le sorrise con complicità spostando di lato i capelli biondi che gli ricadevano sulla fronte. Per un attimo sembrò voler cambiare discorso e fissò il cellulare che lei aveva appoggiato sul tavolino accanto al suo taccuino. Senza chiedere il suo consenso lo prese in mano e lo osservò con attenzione prima di guardarla di nuovo negli occhi.
«È un bell’oggetto di design, vero? Un concentrato di tecnologia in pochi centimetri quadrati...»
Lei lo osservava sempre più sconcertata cominciando a temere che non fosse proprio una persona con tutte le rotelle al posto giusto.
«Saprebbe dirmi approssimativamente quanti megahertz di potenza ha il processore del suo cellulare?»
«Beh, no, non saprei proprio, non so nemmeno cosa sono i megahertz...»
«Non si preoccupi, glielo spiego io molto semplicemente. Deve sapere che qualsiasi processore esegue un ciclo di lavoro che comprende quattro fasi distinte e cioè l’acquisizione delle informazioni, la decodifica, l’esecuzione ed infine la riscrittura. Maggiore è il numero di cicli che il processore è in grado di completare nell’unità di tempo stabilita, cioè in un secondo, e maggiore sarà la frequenza di lavoro misurata in hertz. Il processore del suo cellulare ha esattamente 2 gigahertz che equilvalgono a 2.000 megahertz e tradotto in parole povere questo significa che il suo cellulare è in grado di eseguire ben due miliardi di cicli al secondo.»
«Sicuramente sarà come dice lei però non capisco dove vuole arrivare...»
«Stia tranquilla, non sono impazzito. Adesso le farò un’altra domanda, una domanda che è direttamente collegata al tema che le sta tanto a cuore...»
Sara lo osservò con interesse crescente. Aveva studiato la sua espressione e ne sapeva abbastanza di psicologia da poter escludere che fosse pazzo. Forse cercava solo far colpo su di lei ma in ogni caso aveva ottenuto tutta la sua attenzione.
«Immagino che lei si sia preparata adeguatamente sull’argomento del primo sbarco lunare...»
«Sì certo, anche se non posso dire di avere sufficienti conoscenze tecniche per comprendere la complessità della missione.»
«Se è per questo, solo pochi al mondo ne hanno... ma adesso comunque non ha nessuna importanza. Piuttosto la mia domanda è la seguente: lei sa che durante la fase di discesa sulla Luna il comandante dell’Apollo 11 ha dovuto azionare manualmente il computer di bordo per correggere la traiettoria ed evitare di schiantarsi sul suolo lunare?»
«Sì, e se non ricordo male fu proprio Neil Armstrong a prendersi questa grande responsabilità dimostrando molto sangue freddo.»
«Già proprio così. All’interno della minuscola navicella era scattato l’allarme ed in quei drammatici secondi lui era riuscito a mantenere la calma e dopo aver escluso parzialmente il computer centrale e resettato il computer di bordo aveva impostato una nuova e perfetta traiettoria di discesa. Si ricorda che potenza aveva quel formidabile processore che in pochi secondi era riuscito a rielaborare tutti i dati?»
«No, non saprei proprio...»
«Allora glielo dico io. La potenza e quindi la velocità di quel formidabile computer era di soli 2 megahertz, cioè mille volte inferiore a quella che adesso è installata sul suo cellulare. Incredibile vero?»
«Dice sul serio o si sta prendendo gioco di me?»
«Non potrei essere più serio e lei ha perfettamente ragione a pensare che sia una cosa incredibile perché infatti non lo è per niente.»
«Non crede che il computer di bordo avesse solo 2 megahertz di potenza?»
«No, non ho detto questo. Ho detto solo che non è credibile poter correggere una rotta in tempi così rapidi e con un computer così primitivo. Il processore installato nel LEM dell’Apollo 11 non era dotato di alcun sistema operativo ma solo di un modesto software di gestione che dal punto di vista del tipo di programmazione oggi può essere paragonabile ad una piccola calcolatrice tascabile. Deve sapere inoltre che la memoria complessiva era di soli 36 kilobyte, una vera miseria se pensa che sul mio notebook adesso è installata una memoria da 1 gigabyte, cioè un valore ventinovemila volte più grande e che la memoria del suo bellissimo iPhone è di 512 megabyte, ossia quasi quindicimila maggiore. Tenga presente che a quei tempi non erano ancora stati inventati i microchip e che tra il 1969 ed il 1970 il processore CDC 7600, allora considerato il più potente del pianeta, era dotato di un sistema di raffreddamento inadeguato che mediamente si guastava almeno una volta al giorno.» 
«E quindi?»
«Ci dovrebbe arrivare per deduzione logica perché in realtà è tutto molto semplice: non è credibile che in quei pochi e convulsi secondi Neil Armstrong abbia resettato il rudimentale computer di bordo e rielaborato una mole infinita di informazioni riguardo velocità, inclinazione, gravità, potenza nonché decelerazione dei motori e sia riuscito poi ad impostare la correzione di rotta necessaria per evitare l’impatto disastroso sul suolo lunare. Dunque se questo fatto non è nemmeno ipotizzabile in quelle condizioni significa che anche tutto ciò che è accaduto dopo non può essere considerato credibile.»
«Mi sta dicendo che...»
«Io le sto solamente dando la possibilità di guardare gli eventi da un’altra angolazione superando tutte le convenzioni ed i luoghi comuni, lasciando la sua mente libera dai condizionamenti della televisione.» 
Lei lo guardava cercando di assimilare il reale significato di ciò che aveva appena ascoltato ma non aveva a disposizione il tempo necessario perché lui aveva ripreso a parlare e lo faceva con una calma ed una sicurezza quasi irritante.
«Come immagino lei sappia, tra il 1969 ed il 1972, ci sono state ufficialmente sei missioni lunari che in soli tre anni hanno portato ben dodici uomini a camminare sul suolo lunare e, se si esclude la missione dell’Apollo 13, sono tutte perfettamente riuscite. Prima di continuare l’argomento però credo che adesso lei dovrebbe porsi un’altra domanda importante.»
Si accese con calma una sigaretta e lei restò a fissare la sua prima boccata in un silenzio carico di attesa.
«Dunque, la domanda che lei dovrebbe porsi è la seguente: come mai dal lontano dicembre del 1972 fino ad oggi non solo gli Stati Uniti d’America ma nessun altro Paese al mondo è riuscito a mandare qualcuno sulla Luna? Eppure con tutti i progressi tecnologici avvenuti negli ultimi quarant’anni a quest’ora sulla Luna dovrebbe esserci un’immensa base spaziale collegata con voli regolari Terra-Luna e magari anche verso Marte. Rifletta pure con calma prima di rispondere.»
Lei si sentiva a disagio come nelle rare occasioni in cui non aveva saputo rispondere adeguatamente durante un esame all’università. 
«Senta, io non sono venuta fin qui per darle delle risposte ma solo per acquisire quelle informazioni che possono risultare utili al mio servizio giornalistico. Mi sembra di capire che lei sia piuttosto perplesso sulle missioni lunari e sembra quasi voler condividere il Moon Hoax, la teoria del complotto lunare. Se non ricordo male molti anni fa era stato pubblicato un libro che aveva suscitato un certo scalpore...»
«So a cosa si riferisce. Il titolo era piuttosto eloquente: “Non siamo mai stati sulla Luna”. È stato scritto da Bill Kaysing nel lontano 1975 e mi sembra che molti anni dopo sia stato pubblicato anche in Italia. Però adesso mi ascolti bene, Sara, perché io non mi sono mai lasciato suggestionare facilmente da teorie complottistiche o da macchinazioni di ogni genere. Io sono un ricercatore e poiché mi considero uno scienziato che studia seriamente la fisica applicata devo analizzare i fatti obiettivamente per giungere alle conclusioni logiche a prescindere dalla verità ufficiale.»
«Condivido la sua premessa, però se mi consente lei non può negare l’evidenza delle prove ed in questo senso ci sono state le riprese televisive che hanno mostrato gli astronauti americani camminare sulla Luna in diretta mondiale. Insomma, crede davvero che siano state invenzioni anche quelle?»
Lui sorrise e si appoggiò sullo schienale dandole l’impressione di essere perfettamente a suo agio.
«Lei fa la giornalista e certe cose dovrebbe ormai averle imparate. Le notizie e le informazioni che assorbiamo dai giornali, dalle riviste, dalla radio e dalla televisione sono sempre asservite al potere. Non ci stupiamo più se molti anni dopo scopriamo che alcuni avvenimenti che hanno fatto la nostra storia recente sono stati modificati o inventati di sana pianta dai mezzi di comunicazione di massa. Questa è la sola ed unica verità e non tutti sono disposti ad accettarla. I libri di storia sono scritti sempre da chi ha vinto la guerra e come immagino lei sappia, in guerra la verità è sempre la prima vittima...»
«Quelle erano solo missioni spaziali, non mi risulta ci sia stata nessuna guerra...»
«Lei crede? Tra le carte di mio padre ho trovato un articolo del New York Times pubblicato in prima pagina nel 1967. Il titolo era più o meno questo: “La corsa verso la Luna equivale ad una guerra. Per chi dovesse soccombere non ci sarebbe altro che miseria e dannazione.”»
Prima di continuare Harrison fece una lunga pausa, come se stesse valutando attentamente le parole da utilizzare. 
«Guardi che in quegli anni siamo stati molto vicini a lanciare i razzi contro le basi nucleari russe posizionate a Cuba ed in realtà la corsa per la conquista dello spazio è diventata una lotta senza esclusione di colpi proprio perché in ballo c’era la supremazia tecnologica, politica e militare da affermare nel mondo intero. L’America è uscita vittoriosa da questa guerra ma per farlo ha dovuto ricorrere a tutti i mezzi, compresi quelli non proprio convenzionali.»
Harrison aveva esposto il suo punto di vista con un tono di voce pacato e tranquillo ma la gravità di quei concetti sembravano ancora sospesi nell’aria. Si era appena acceso un’altra sigaretta quando il suo cellulare aveva interrotto il filo dei suoi ragionamenti ed una volta chiusa la comunicazione guardò l’orologio con una certa preoccupazione.
«Mi deve scusare ma adesso devo proprio andare. Se vuole potremmo riprendere la nostra conversazione nel tardo pomeriggio, al termine della mia lezione. Mi chiami pure a questo numero.» 
Le strinse la mano educatamente e poi si allontanò con passo sicuro senza mai voltarsi indietro.


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