domenica 19 marzo 2017

TRA DUBBI E SOSPETTI



Questo libro è un romanzo di fantasia liberamente ispirato all’evento storico che ha segnato un’epoca ma che potrebbe anche non essere mai accaduto. I nomi dei principali protagonisti del racconto sono stati inventati con lo scopo di poter interagire con molti personaggi dell’epoca realmente esistiti.
Fatta questa doverosa precisazione vorrei sottolineare che tutte le notizie scientifiche riguardanti le date dei lanci, i nomi degli astronauti e ogni altro dato tecnico riferito alle missioni Apollo sono assolutamente veritiere.
Nonostante siano passati quasi cinquant’anni dal primo storico sbarco lunare del 20 luglio 1969 tutte le perplessità su quell’indimenticabile missione spaziale non sono affatto scomparse e ancora oggi nessuno può dimostrare con assoluta certezza che l’uomo sia davvero arrivato sulla Luna.
La tesi del complotto lunare ha iniziato a diffondersi con un certo clamore già nel lontano 1975 dopo la pubblicazione del libro di Bill Kaysing “We never went to the Moon” (“Non siamo mai andati sulla Luna”, pubblicato in Italia solo nel 1997).
La suggestiva ipotesi non appariva assurda né infondata ma era stata presa seriamente in considerazione solo nel corso degli ultimi anni quando il perfezionamento delle conoscenze tecnologiche aveva alimentato ulteriori dubbi su molti aspetti di quelle missioni causando imbarazzanti silenzi tra i vertici dell’ente spaziale americano.
I complottisti sono sempre più convinti che sia stata solo una straordinaria messa in scena per riaffermare la supremazia tecnologica ed il prestigio degli Stati Uniti, ma pur disponendo di numerosi indizi fino ad oggi non sono mai riusciti a fornire le prove inconfutabili a sostegno della loro teoria.
La NASA, per contro, ha assunto la posizione dominante di chi non deve dimostrare più nulla a nessuno, asserendo che le immagini mostrate in mondovisione a seicento milioni di persone devono essere considerate come prove sufficienti. Se ci trovassimo ad analizzare un qualsiasi esperimento scientifico la cosa più semplice e risolutiva per sgomberare ogni possibile dubbio sarebbe quella di ripetere la prova.
Invece, inspiegabilmente, dopo l’ultima missione lunare avvenuta nel lontano dicembre del 1972 non ci sono stati altri sbarchi e questo fatto appare ancor più strano se si pensa che in soli tre anni, tra il 1969 ed 1972, ben dodici astronauti con sei diverse missioni Apollo sarebbero ufficialmente sbarcati sulla Luna.
Allora non esistevano i personal computer, non c’erano le macchine fotografiche digitali, le mappe in 3D e nemmeno i GPS satellitari eppure il comandante dell’Apollo 11 era sceso sulla Luna improvvisando l’atterraggio mediante l’utilizzo dei comandi manuali di emergenza come se stesse guidando un go-kart. Si tenga inoltre presente che il computer allora utilizzato dalla NASA aveva una potenza pari a 2 megahertz, cioè mille volte inferiore a quella che adesso è a disposizione su un qualsiasi telefono cellulare.
A tutto questo si deve poi aggiungere che le analisi computerizzate delle fotografie hanno evidenziato una serie così lunga di grossolani errori di esposizione, di ombre divergenti e di tali incongruenze da far ritenere obiettivamente molto improbabile che fossero state scattate sulla Luna, se non altro per il fatto che nessun rullino di celluloide poteva sopportare il terrificante sbalzo termico dai -100 gradi delle zone in ombra fino ai +130° delle zone esposte al Sole.
Con il passare del tempo tutte le domande rimaste senza risposte sono diventate sempre più numerose e molti cominciano a chiedersi come sia possibile che i numerosi satelliti messi in orbita nello spazio riescano ad inviare meravigliose fotografie a colori con dettagli nitidissimi persino da Marte ma non siano in grado di poter eseguire nemmeno una fotografia sgranata della famosa bandiera americana piantata sul suolo lunare. Eppure la Luna è lontana solo 400.000 chilometri dalla Terra mentre la distanza tra la Terra e Marte è di oltre 56 milioni di chilometri, cioè ben centoquaranta volte maggiore.
Tutti questi pesanti sospetti recentemente si sono ulteriormente rafforzati quando è stata diffusa la clamorosa notizia che per un banale errore sono stati irrimediabilmente cancellati i nastri originali del primo sbarco sulla Luna con la conseguenza che d’ora in poi potranno essere visionate solo le copie del principale elemento di prova dell’autenticità della missione lunare.
Negli stessi giorni in cui veniva diffusa questa incredibile notizia il presidente Barack Obama, forse per distogliere l’attenzione e per spegnere sul nascere le inevitabili polemiche, era corso ai ripari annunciando con un comunicato ufficiale che molto presto, “forse già nel 2019”, gli americani torneranno sulla Luna.
La mia personale sensazione è che in realtà gli Stati Uniti stiano solo cercando di prendere tempo e che nonostante l’enorme progresso tecnologico ancora oggi nessun uomo sia in grado di superare indenne le radiazioni letali delle fasce di van Allen e quindi di poter sbarcare sulla Luna.

Si dice che la verità sia tanto più difficile da raccontare quanto più a lungo essa viene taciuta ma il tempo scorre inesorabile e sono convinto che il muro di omertà costruito negli anni sia destinato a crollare rivelando al mondo il gigantesco inganno.



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venerdì 17 marzo 2017

LA TEMPERATURA SULLA LUNA


Da sempre noi siamo abituati erroneamente a considerare lo spazio cosmico come un “vuoto” assoluto sebbene nella realtà questo spazio sia attraversato costantemente da poderose radiazioni solari che risultano milioni di volte più violente di quelle che noi riceviamo sulla Terra. Invece sulla Luna, non essendoci l’atmosfera che trattiene il calore, gli oggetti si scaldano solo per irradiazione o per riflessione ma comunque mai per diffusione. Questo fatto determina che sulla Luna lo scarto di temperatura fra le zone illuminate e quelle in ombra sia molto più forte che non sulla Terra. Le temperature sulla Luna possono così raggiungere i 100° al sole mentre nelle zone all’ombra  si raggiungono facilmente i 130° sotto zero. Se pensiamo a cosa si prova d’estate, uscendo dall'acqua bagnati, nel passare dal sole all’ombra (dove lo scarto sarà al massimo di 10-15° centigradi), diventa difficile immaginare come abbiano fatto gli astronauti sulla Luna a transitare continuamente dal sole all’ombra senza accusare nessun problema nonostante uno scarto di irradiazione termica di oltre 200 gradi.  La NASA ci racconta che all’interno le tute sarebbero state appositamente refrigerate, ma se le tute fossero state davvero refrigerate, non appena gli astronauti passavano all’ombra sarebbero dovuti rimanere immediatamente congelati perché ancora oggi non si conosce nessuna tecnologia in grado di raffreddare l'interno di una tuta, chiusa ermeticamente, senza un qualunque compressore e decompressore che possa trasformare e dissipare il calore nel vuoto atmosferico. Contrariamente a ciò che la gente comune può pensare, gli oggetti che sono riscaldati non si possono raffreddare nello spazio. Infatti caldo e freddo non esistono nel vuoto dello spazio e quindi sulla Luna tutti gli oggetti che sono all’ombra non si raffreddano perché lo spazio è freddo ma solo perché le molecole dell’oggetto rallentano a causa della resistenza che deriva dalla collisione con altre molecole e questo succede continuamente finché  viene trovato un punto di equilibrio che si raggiunge solo a condizione che l’oggetto sia al riparo della radiazione diretta o indiretta del sole. Il vuoto dello spazio costituisce quindi per tutti gli oggetti un isolante perfetto ma essi impiegano comunque molto tempo per potersi raffreddare dopo che sono stati tolti dall’esposizione alla luce irradiata dal sole. La luce proveniente dalla superficie della Luna è in buona parte costituita dalla luce solare riflessa che ha la stessa composizione della luce solare ma con un’intensità leggermente accentuata determinata dalle lunghezze d’onda più lunghe. La Luna assorbe la maggior parte della luce solare incidente poiché ne viene riflesso solo il 7% (l’albedo visuale 0,07). La temperatura della superficie lunare, causa l’assenza di atmosfera e la bassissima conduttività termica del suolo lunare, ha oscillazioni di circa 270ºC nell’arco di un giorno lunare e raggiunge i 130 ºC, quando è esposta al Sole mentre precipita fino -140 ºC all’ombra. Per la Luna compiere una rotazione intorno al proprio asse e una rivoluzione intorno alla Terra, richiede lo stesso intervallo di tempo (ovvero un mese). Ogni punto della sua superficie, quindi, resta illuminato per 14,5 giorni, raggiungendo in media una temperatura superficiale di 100 gradi, mentre nella lunga notte Lunare essa scende, sempre in media, fino a -130 gradi. L'atmosfera, sulla Luna, è praticamente assente e non può quindi uniformare la temperatura come accade sulla Terra. La temperatura di un corpo non è costante e quindi anche per la Luna non è possibile stabilire un unico valore come misura della temperatura. Questo avviene innanzitutto perché la temperatura varia da zona a zona poiché la superficie della Luna non è liscia ne uniforme ed è quindi  esposta in modo diverso alla luce solare. In secondo luogo perché la temperatura anche nello stesso punto oscilla nel tempo. E’ per questo che, in genere, si riportano erroneamente i valori della temperatura ottenuti facendo la media aritmetica di temperature ottenute in momenti e in zone diverse. Invece bisognerebbe sempre considerare che, al contrario di ciò che avviene sul nostro pianeta, la temperatura lunare al livello della superficie subisce grandi variazioni tra le zone illuminate dal Sole e le zone in ombra e questi notevoli sbalzi termici sono in gran parte dovuti alla totale assenza di un’atmosfera che impedisce l’irradiazione del calore in prossimità della superficie e impedisce quindi la mitigazione dei raggi solari. Per questi motivi la temperatura sulla Luna subisce drastici cali nel passaggio dalle zone che ricevono la luce del Sole alle zone buie, e viceversa. Riguardo al presunto sbarco lunare dell’Apollo 11 nessuno ha mai saputo spiegare perché durante il viaggio di andata e ritorno era stato studiato un sistema che consentisse alla navicella di ruotare su se stessa impedendo così il surriscaldamento dovuto ai raggi solari mentre una volta sceso sulla superficie lunare il LEM era rimasto saldamente ancorato al suolo senza possibilità di sfuggire ai raggi solari per tutta la durata dello sbarco e cioè per ben 21 ore e 37 minuti. Se osserviamo le immagini di allora si può notare come il LEM fosse rivestito con una specie di carta stagnola simile alla carta da forno domopack ed era fissato con nastro adesivo. Sembra incredibile poter credere ad una simile eventualità eppure nell’immaginario collettivo la televisione di allora era riuscita nell’impresa di far sembrare vera la più inverosimile delle bugie e questa convinzione è talmente radicata nella memoria storica che resiste e sfugge ad ogni dimostrazione logica.





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giovedì 9 marzo 2017

LE TRACCE DEL ROVER





Osservando queste immagini è inevitabile porsi la seguente domanda :
Come mai non si vedono le tracce delle ruote del Rover lunare né davanti né dietro ai pneumatici  mentre  invece si vedono molto bene le impronte delle suole degli astronauti?
Appare divertente analizzare le imbarazzanti risposte dei difensori dell’autenticità degli sbarchi che si arrampicano sugli specchi con giustificazioni così improbabili da suscitare tenerezza.
Le principali giustificazioni sono le seguenti:
1)    Il rovere era estremamente leggero perché pesava un sesto del peso sulla Terra.
2)    Gli astronauti spesso lo spostavano sollevandolo a braccia perché era più comodo rispetto ad eseguire un inversione di marcia con  raggio di sterzata ampio
3)    Le tracce del rover sono invisibili perché coperte dalle impronte degli astronauti che spesso scendevano dal veicolo e ci giravano intorno.
Obiezione1)
Bisogna allora considerare che il rover lunare presente nelle missioni dell’Apollo 15-16-17 era lungo 3,10 metri largo 1,83 e pesava 209 kg sulla Terra. Considerato che sulla Luna c’è un sesto della gravità terrestre il peso effettivo sulla superficie lunare risultava di 34.83 kg , comunque superiore a quello di un astronauta completamente equipaggiato con tuta e zaino ( 170kg. Sulla Terra equivalenti a 28,33 sulla Luna).Quindi tale giustificazione fa acqua da tutte le parti.
Obiezione 2)
Sul fatto che gli astronauti scendessero  dal rover per sollevarlo anziché proseguire la corsa con un raggio di sterzata ampio mi sembra talmente inverosimile  che non serve nemmeno commentare.
Obiezione 3)
Non è vero che gli astronauti abbiano inavvertitamente cancellato le impronte delle ruote camminandoci sopra. Come si può chiaramente vedere nelle immagini non ci sono tracce di scarponi  davanti e dietro le ruote per cui ci sono solo due possibilità : o il rover è stato calato dall’alto ed in questo caso è evidente che non si trovavano sulla Luna oppure gli astronauti le hanno cancellate di proposito utilizzando una scopa.

A questo punto ci rimane una sola certezza. Se anche prendessimo per buone le assurde giustificazioni del rover che pesava troppo poco per poter  lasciare impronte profonde e ben visibili qualcuno dovrà poi spiegare come mai quelle impronte così poco visibili e profonde riappaiono magicamente nelle presunte immagini trasmesse nel 2009 dal satellite LRO (Lunar Reconnaissance Orbiter) e portate dalla Nasa quale prova inoppugnabile dell’autenticità degli sbarchi. Insomma, bisognerebbe credere che le impronte del rover sono quasi invisibili nelle fotografie scattate sulla Luna  a pochi metri di distanza mentre appaiono scolpite e nitidissime nelle fotografie scattate dal satellite a circa 25 km di distanza dal suolo lunare. Un'ultima domanda : visto  che la Nasa è così brava da inviare satelliti nello spazio  che scattano migliaia di fotografie perfino da Marte, era tanto difficile programmare  una quota più bassa dei 25 km di altezza in maniera che le telecamere potessero immortalare una volta per tutte la bandiera americana?  









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martedì 7 marzo 2017

NESSUN UOMO E' MAI SCESO SULLA LUNA


Da sempre noi siamo abituati erroneamente a considerare lo spazio cosmico come un “vuoto” assoluto sebbene nella realtà questo spazio sia attraversato costantemente da poderose radiazioni solari che risultano milioni di volte più violente di quelle che noi riceviamo sulla Terra. Invece sulla Luna, non essendoci l’atmosfera che trattiene il calore, gli oggetti si scaldano solo per irradiazione o per riflessione ma comunque mai per diffusione. Questo fatto determina che sulla Luna lo scarto di temperatura fra le zone illuminate e quelle in ombra sia molto più forte che non sulla Terra. Le temperature sulla Luna possono così raggiungere i 100° al sole mentre nelle zone all’ombra  si raggiungono facilmente i 130° sotto zero. Se pensiamo a cosa si prova d’estate, uscendo dall'acqua bagnati, nel passare dal sole all’ombra (dove lo scarto sarà al massimo di 10-15° centigradi), diventa difficile immaginare come abbiano fatto gli astronauti sulla Luna a transitare continuamente dal sole all’ombra senza accusare nessun problema nonostante uno scarto di irradiazione termica di oltre 200 gradi.  La NASA ci racconta che all’interno le tute sarebbero state appositamente refrigerate, ma se le tute fossero state davvero refrigerate, non appena gli astronauti passavano all’ombra sarebbero dovuti rimanere immediatamente congelati perché ancora oggi non si conosce nessuna tecnologia in grado di raffreddare l'interno di una tuta, chiusa ermeticamente, senza un qualunque compressore e decompressore che possa trasformare e dissipare il calore nel vuoto atmosferico. Contrariamente a ciò che la gente comune può pensare, gli oggetti che sono riscaldati non si possono raffreddare nello spazio. Infatti caldo e freddo non esistono nel vuoto dello spazio e quindi sulla Luna tutti gli oggetti che sono all’ombra non si raffreddano perché lo spazio è freddo ma solo perché le molecole dell’oggetto rallentano a causa della resistenza che deriva dalla collisione con altre molecole e questo succede continuamente finché  viene trovato un punto di equilibrio che si raggiunge solo a condizione che l’oggetto sia al riparo della radiazione diretta o indiretta del sole. Il vuoto dello spazio costituisce quindi per tutti gli oggetti un isolante perfetto ma essi impiegano comunque molto tempo per potersi raffreddare dopo che sono stati tolti dall’esposizione alla luce irradiata dal sole. La luce proveniente dalla superficie della Luna è in buona parte costituita dalla luce solare riflessa che ha la stessa composizione della luce solare ma con un’intensità leggermente accentuata determinata dalle lunghezze d’onda più lunghe. La Luna assorbe la maggior parte della luce solare incidente poiché ne viene riflesso solo il 7% (l’albedo visuale 0,07). La temperatura della superficie lunare, causa l’assenza di atmosfera e la bassissima conduttività termica del suolo lunare, ha oscillazioni di circa 270ºC nell’arco di un giorno lunare e raggiunge i 130 ºC, quando è esposta al Sole mentre precipita fino -140 ºC all’ombra. Per la Luna compiere una rotazione intorno al proprio asse e una rivoluzione intorno alla Terra, richiede lo stesso intervallo di tempo (ovvero un mese). Ogni punto della sua superficie, quindi, resta illuminato per 14,5 giorni, raggiungendo in media una temperatura superficiale di 100 gradi, mentre nella lunga notte Lunare essa scende, sempre in media, fino a -130 gradi. L'atmosfera, sulla Luna, è praticamente assente e non può quindi uniformare la temperatura come accade sulla Terra. La temperatura di un corpo non è costante e quindi anche per la Luna non è possibile stabilire un unico valore come misura della temperatura. Questo avviene innanzitutto perché la temperatura varia da zona a zona poiché la superficie della Luna non è liscia ne uniforme ed è quindi  esposta in modo diverso alla luce solare. In secondo luogo perché la temperatura anche nello stesso punto oscilla nel tempo. E’ per questo che, in genere, si riportano erroneamente i valori della temperatura ottenuti facendo la media aritmetica di temperature ottenute in momenti e in zone diverse. Invece bisognerebbe sempre considerare che, al contrario di ciò che avviene sul nostro pianeta, la temperatura lunare al livello della superficie subisce grandi variazioni tra le zone illuminate dal Sole e le zone in ombra e questi notevoli sbalzi termici sono in gran parte dovuti alla totale assenza di un’atmosfera che impedisce l’irradiazione del calore in prossimità della superficie e impedisce quindi la mitigazione dei raggi solari. Per questi motivi la temperatura sulla Luna subisce drastici cali nel passaggio dalle zone che ricevono la luce del Sole alle zone buie, e viceversa. Riguardo al presunto sbarco lunare dell’Apollo 11 nessuno ha mai saputo spiegare perché durante il viaggio di andata e ritorno era stato studiato un sistema che consentisse alla navicella di ruotare su se stessa impedendo così il surriscaldamento dovuto ai raggi solari mentre una volta sceso sulla superficie lunare il LEM era rimasto saldamente ancorato al suolo senza possibilità di sfuggire ai raggi solari per tutta la durata dello sbarco e cioè per ben 21 ore e 37 minuti. Se osserviamo le immagini di allora si può notare come il LEM fosse rivestito con una specie di carta stagnola simile alla carta da forno domopack ed era fissato con nastro adesivo. Sembra incredibile poter credere ad una simile eventualità eppure nell’immaginario collettivo la televisione di allora era riuscita nell’impresa di far sembrare vera la più inverosimile delle bugie e questa convinzione è talmente radicata nella memoria storica che resiste e sfugge ad ogni dimostrazione logica.





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venerdì 3 marzo 2017

PERCHÉ NESSUNO È MAI TORNATO SULLA LUNA?


PERCHÉ NESSUNO È MAI TORNATO SULLA LUNA?

Questa è la posizione della Nasa.

Secondo la Nasa l’America non è più tornata sulla Luna solo perché costa troppo in rapporto ai benefici che se ne deriverebbero. Le storiche missioni Apollo, oltre a rappresentare un traguardo simbolico di enorme portata, hanno apportato anche  straordinari risultati  scientifici, grazie ai quali la nostra conoscenza della Luna è enormemente aumentata. Mandare nuovamente degli uomini sul nostro satellite sarebbe però molto costoso, e ciò che potremmo scoprire oltre a ciò che già sappiamo non giustificherebbe un simile impegno economico. L'intero progetto Apollo costò agli Stati Uniti qualcosa come 20 miliardi di dollari, che adeguati all'inflazione corrispondono a 100 miliardi di dollari odierni. Si tratta di una cifra enorme, e sembra ancor più consistente se paragonata agli "appena" 18,5 miliardi richiesti dalla NASA  al Governo USA per il 2016. Il fiume di denaro investito sulle missioni lunari per poter battere l'URSS consentì di imprimere all’esplorazione spaziale un’accelerazione enorme, garantendo alla tecnologia aerospaziale di progredire molto più velocemente di quanto non sarebbe stato possibile nel suo corso "naturale". Investimenti di questo tipo oggi non sarebbero però giustificabili.

Questa invece è la triste verità

Per prima cosa bisogna considerare che i 100 miliardi di dollari (attualizzati al valore corrente) spesi per finanziare il sogno americano di arrivare sulla Luna prima dei russi riguardano l’intero progetto spaziale e pertanto nella spesa vanno inserite tutte le 6 missioni (presunte) con sbarco sul suolo lunare (Apollo 11-12-14-15-16-17), oltre a quella fallita dell’Apollo 13 e tutte le fasi dei lanci preparatori (Apollo 4-5-6-7-8-9 e 10). Quindi se dovessimo dividere il costo totale per il numero delle missioni eseguite, cioè 14, avremmo un importo di 7,14 miliardi a missione, una cifra ben inferiore a quanto concesso alla Nasa come finanziamento per il 2016, cioè 18,5 miliardi.

In secondo luogo si deve tener presente che negli anni ‘60 lo studio dello spazio era ancora agli albori e quindi su ogni cosa si doveva partire da zero o poco più. Oggi invece è disponibile una tecnologia costruttiva robotizzata che utilizza i potentissimi computer di ultima generazione mentre grazie alla nanotecnologia digitale e alle stampanti laser in 3d si è in grado di realizzare qualsiasi pezzo si rendesse necessario in tempi strettissimi. Avendo già a disposizione tutti i calcoli delle traiettorie spaziali sperimentate  in passato dovrebbe apparire uno scherzo poter mandare nuovamente una missione con equipaggio sulla Luna. Invece dal lontano 1972 non solo l’America, ma nessun’altra  missione al mondo con equipaggio a bordo, di nessuna nazionalità, si è mai allontanata dalla Terra oltre l’orbita terrestre bassa (a soli 380 chilometri dalla Terra!). Addirittura la Missione ORION, in programma nel 2015, poi spostata al 2017, poi spostata ancora al 2021, non è stata ancora in grado di risolvere i problemi di schermatura per poter superare indenni le fasce di van Allen, le micidiali radiazioni che circondano la terra a partire dai 700 chilometri. Si tenga presente che la missione Orion porterebbe l’equipaggio a soli 5.000 chilometri di distanza dalla Terra mentre la Luna dista ben 400.000 chilometri. Allora c’è una sola domanda che sorge spontanea: come avrebbero fatto gli americani nel 1969 a superare indenni le radiazioni di van Allen ed arrivare fino sulla Luna se oggi, con la tecnologia infinitamente più avanzata, non sono ancora in grado di allontanarsi dalla Terra nemmeno di 5.000 chilometri?




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Tra il 1969 ed il 1972 ben dodici astronauti con sei diverse missioni Apollo erano sbarcati sulla Luna. Dopo l’entusiasmo iniziale qualcuno però aveva cominciato a sollevare delle perplessità e con l’avvento di internet erano comparsi studi dettagliati che mettevano seriamente in dubbio la più grande missione spaziale di tutti i tempi. L’analisi delle fotografie aveva infatti evidenziato una serie di incongruenze molto difficili da giustificare costringendo la NASA ad imbarazzanti silenzi. Quando poi si era diffusa la clamorosa notizia che erano stati persi i nastri originali del primo sbarco lunare il presidente Obama era corso ai ripari annunciando alla nazione che l’uomo sarebbe ritornato sulla Luna nel 2019, a cinquant’anni esatti dal primo storico sbarco. Era stata un’abile mossa mediatica ma il presidente non poteva sapere che nel frattempo una brillante giornalista italiana, Sara De Blasi, aveva ricevuto una lettera di un ingegnere aerospaziale americano scomparso solo pochi mesi prima che lei nascesse. Quell’uomo era suo padre e nella lettera c’era la prova definitiva che l’uomo non era mai sceso sulla Luna.  Improvvisamente la vita di Sara si trasformerà in una corsa contro il tempo perché la CIA aveva compreso il pericolo e non si sarebbe fermata di fronte a nulla. Tra New York e Miami, Roma e Venezia i protagonisti ripercorrono le tappe di un emozionante viaggio che inizia con la promessa di John Kennedy di arrivare sulla Luna e si conclude ai giorni nostri rivelando ciò che la Nasa ha sempre cercato di occultare. 

mercoledì 1 marzo 2017

UNA DOMANDA IMBARAZZANTE

IMMAGINE 1. IL LEM dell'APOLLO 11 nella missione del 20 luglio 1969

IMMAGINE 2. La navicella della missione ORION in programma nel 2021



Osservate attentamente  le due immagini qui sopra  e poi rispondete istintivamente a questa semplice domanda: Quale delle due navicelle appare tecnologicamente più avanzata? 
Se avete risposto l'immagine 2 allora dovreste cercare di spiegare come mai il LEM dell'Apollo 11 rivestito con fogli di domopack e scotch adesivo sia stato in grado di superare indenne le radiazioni delle faasce di van Allen e invece la navicella ORION non sia ancora riuscita a superare i test  necessari per garantire l'incolumità degli astronauti.
Facendo un'analogia con l'automobilismo è come se  la Ferrari del 2016 non fosse in grado di competere per prestazioni e sicurezza con la Ferrari del 1969.







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