sabato 19 agosto 2017

OLTRE OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO





Dal 20 luglio 1969 sono ormai trascorsi oltre 48 anni eppure stranamente ancora oggi nessuno può affermare, oltre ogni ragionevole dubbio, che l’uomo sia davvero sceso sulla Luna.
Nei vari siti sul web chi è convinto che lo sbarco sia avvenuto davvero cerca sempre di poter screditare le ragioni dei complottisti con affermazioni generiche e rassicuranti che in genere sono le seguenti:

1)    Se i russi avessero scoperto l’inganno  non sarebbero certo stati zitti
2)    Ci sono ore ed ore di immagini trasmesse in diretta televisiva
3)    Ci sono centinaia di fotografie in bianco e nero e a colori
4)    Hanno lasciato gli specchi solari sul suolo lunare
5)    Hanno portato 22 kg di rocce lunari




In realtà nessuna di queste argomentazioni è sufficiente per eliminare i dubbi e le perplessità sulle missioni Apollo e nessuna di queste può quindi rappresentare una prova inoppugnabile.
1)    Per quanto riguarda i russi è evidente che nel momento della massima esaltazione  della potenza americana da parte della stampa e delle televisioni di tutto il mondo, si erano trovati nella scomoda posizione dei perdenti e pur sospettando il gigantesco inganno non avevano in mano le prove necessarie per poter smentire la missione Apollo di fronte ad un’opinione pubblica entusiasta ed orgogliosa.
2)    Le immagini televisive non possono certo essere considerate una prova dello sbarco, anzi al contrario, potrebbero rappresentare  esattamente l’opposto. Basta osservare il modo in cui gli astronauti saltellano, le scintille che lasciano ipotizzare l’utilizzo di sottili cavi metallici, la sabbia che ricade sul suolo senza sviluppare una traiettoria più ampia nonostante la gravità sia 1/6 di quella terrestre. Che poi i nastri del primo sbarco lunare siano stati persi diventa un’ulteriore mancata prova.
3)    Per le centinaia di fotografie vale lo stesso discorso dei filmati. Gli astronauti avrebbero avuto il modo di certificare la loro esatta posizione scattando delle fotografie alle stelle, ai pianeti ed alle costellazioni mediante un semplice treppiede che consentisse alla macchina fotografica di utilizzare tempi di esposizione più lunghi. Invece hanno fotografato solo paesaggi banali e sempre uguali, bandiere, rover e scarponi per poi completare l’opera con la sagoma dell’impronta lunare con i solchi talmente scolpiti che sarebbe possibile realizzare solo utilizzando la sabbia umida e non certo sulla Luna.  Inoltre l’esposizione e la luminosità delle immagini scattate dall’Apollo 11 sono completamente diverse da quelle scattate nelle missioni successive. Anche in questo caso le fotografie sembrano rappresentare più una prova dell’inganno piuttosto che confermare gli sbarchi.
4)    Sul suolo lunare ci sono degli specchi che ancora oggi vengono utilizzati per misurare la distanza della Luna grazie al tempo di percorrenza di un raggio laser inviato  dalla Terra. Questo è un fatto certo, ma poiché anche il altre precedenti missioni spaziali senza equipaggi umani (sia americane che russe), furono posizionati dei riflettori laser questo significa che non può essere considerata una prova  inoppugnabile che l’uomo sia sceso sulla Luna.
5)    Nella missione Apollo 11 sarebbero stati raccolti circa 22 kg di rocce lunari. Per anni la Nasa ha raccontato che sulla Terra non esistono rocce con tali caratteristiche ma recentemente invece i ricercatori dell’Eidgenössische Technische Hochschule Zürich hanno dimostrato senza ombra di dubbio che in alcuni campioni prelevati in Antartide la composizione isotopica dell’ossigeno terrestre e di quello lunare sono esattamente identiche. Quindi nemmeno le rocce lunari costituiscono una prova dell’avvenuto sbarco sulla Luna.
In sostanza questo significa che a distanza di 48 anni nessuno può dire di avere in mano delle prove incontestabili.
E allora la domanda è la seguente:
A chi è dovuto l’onere della prova, a chi afferma di essere andato sulla Luna o a chi invece nega che gli sbarchi siano avvenuti?



Se ci trovassimo di fronte ad un esperimento scientifico, di fronte a eventuali dubbi e perplessità, la prova spetterebbe certamente a chi afferma di avere eseguito con successo l’esperimento scientifico e verrebbe comunque richiesto di ripeterlo.
Invece da quando nel 1975  Bill Kaysing  ha accusato la Nasa di avere realizzato un gigantesco inganno (con il suo celebre  libro “We never went to the Moon” -“Non siamo mai andati sulla Luna”) nessuno ha mai fatto ritorno. Anzi nessun astronauta  si è mai allontanato più di 643 chilometri (missioni shuttle) mentre la missione Orion non è ancora in grado di portare gli astronauti nemmeno oltre l’orbita bassa a 5.000 chilometri di distanza. La missione, iniziata nel 2005, è stata infatti spostata nel 2015, poi nel 2017, poi nel 2021 ed ora nel 2023 per impossibilità di poter schermare la navicella in modo che possa garantire la sicurezza degli astronauti dalle radiazioni delle fasce di van Allen.
A proposito, visto e considerato che la Luna è distante 400.000 chilometri, qualcuno mi sa spiegare come sia stato possibile che tra il 1969 ed il 1972 ben 6 missioni Apollo siano riuscite ad attraversare le fasce di van Allen senza problemi ed arrivare fino sulla Luna mentre invece oggi, con la tecnologia immensamente più avanzata,  la missione Orion non sia in grado di farlo?

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giovedì 10 agosto 2017

ALTRO CHE MARTE...



Oggi L’America e la Nasa non vogliono solo arrivare su  Marte e sui  satelliti più vicini (con equipaggi umani a bordo!) ma vogliono esplorare lo spazio profondo e andare addirittura oltre il sistema solare fino a raggiungere altre galassie. L’ambizione potrebbe apparire del tutto legittima e perfino realistica se uno non si rendesse conto della realtà dei fatti facendo un semplice ragionamento.



  • Marte è distante dalla Terra 56 milioni di chilometri.
  • La Luna  è distante dalla Terra 400.000 chilometri.
  • La stazione spaziale internazionale orbita attorno alla Terra alla distanza di soli 380 chilometri.
  • Dal 1972 nessun uomo ha mai superato l’orbita bassa (ma in realtà le missioni Apollo erano una finzione) e nessun equipaggio si è mai allontanato dalla Terra oltre i 643 chilometri con le missioni Space Shuttle.
  • Dal 2005 la missione Orion cerca di mandare un equipaggio a soli 5.000 chilometri dalla Terra ed è costretta a rinviare la missione perché le schermatura della navicella non riescono a garantire  la sopravvivenza contro le radiazioni cosmiche delle fasce di van Allen




Se uno potesse riflettere sui dati di fatto si renderebbe conto dell’assurdità di ciò che viene lasciato credere dalla Nasa.
Insomma ci vogliono far credere che sia fattibile che un equipaggio possa andare su Marte a 56 milioni di chilometri di distanza (misurata nel punto dell’orbita più vicina, che poi sarebbe 401 nel punto più lontano e 221 nel punto medio) con un viaggio alla velocità di 58.000 km/h che durerebbe alcuni mesi mentre invece ancora oggi nessuno è in grado di andare oltre i miseri  643 chilometri dalla Terra!

E’ come ipotizzare che un bambino di tre mesi possa vincere una maratona di 40 chilometri.






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martedì 8 agosto 2017

UN'ULTIMA DOMANDA...


DOMANDE E RISPOSTE

D. Nel 1969 esisteva già il personal computer?
R. Il computer installato a bordo del modulo lunare utilizzato per la missione Apollo 11 era costituito da un processore che aveva una frequenza di clock di circa 2 MHz, con la Ram che non superava i 64 kb. In sostanza le prestazioni erano migliaia di volte inferiori a quelle oggi esistenti su un comune cellulare. L’Apollo Guidance Computer (AGC) era una “scatola” grande quanto un odierno Hard Disk che come input riceveva dagli astronauti dei semplici comandi numerici da 0 a 9 :  gli astronauti digitavano tre cifre sulla tastiera per scegliere il comando da eseguire e poi una seconda terna per indicare la modalità con la quale il comando doveva essere eseguito. Il codice era convertito poi a mano in un linguaggio che il computer interpretava grazie alla mitica carta bucherellata. Sembra incredibile eppure per la navigazione orbitale la Nasa forniva a tutti gli astronauti dei regoli calcolatori per fare "i conti a mano" in caso di blackout di strumenti elettronici e un sestante per potersi orientare nello spazio con le stelle proprio come facevano gli antichi navigatori.

D. Nel 1969 esistevano già i microprocessori?
R. No, allora esistevano solo dei grandi circuiti che permettevano il funzionamento di un rudimentale e macchinoso calcolatore elettronico che occupava un’intera stanza e si guastava in media almeno una volta al giorno . Questo era in grado di fornire le stesse prestazioni che oggi vengono svolte dalle comuni calcolatrici tascabili. Solo nel 1971, tre ingegneri elettronici dell’Intel (tra cui l’italiano Federico Faggin)  misero a punto il microchip. Fino al 1965 la Nasa assumeva personale qualificato in grado di fare i conteggi matematici a mano (come descritto nel film “Il diritto di contare” del 2016 diretto da Theodore Melfi)

D. Nel 1969 esisteva il disegno digitale CAD?
R. No. Le prime applicazioni commerciali del CAD si ebbero a partire dal 1972  e solo dal 1980 vennero sviluppati sistemi CAD per microcomputer con monitor a grafica raster,

D. Nel 1969 esistevano i satelliti GPS?
R. No. Il primo satellite del sistema di posizionamento globale (GPS) fu il Navstar 1 che venne lanciato il 22 febbraio 1978.

D. Nel 1969 esistevano le macchine fotografiche digitali?
R. No. Il primo prototipo viene realizzato solo nel 1975 e venne ideato da un ingegnere della Kodak, sfruttando un sensore CCD mentre la presentazione ufficiale di una macchina digitale si ha nel 1981 con la Sony Mavica  che registra le immagini su floppy disk. La prima macchina completamente digitale si ha nel 1988 con la Fuji DS-1 che registra le immagini su flash card  removibili

D. Nel 1969 esisteva già il fax?
R. No, la tecnologia del telefax divenne praticabile su larga scala solamente verso la metà degli anni 70  quando le tre tecnologie alla base (scanner, stampante e modem) hanno raggiunto un sufficiente livello di sviluppo

D. Nel 1969 esistevano le mappe della superficie lunare in 3D?
R. No. Allora  c’era solo una mappa in scala 1:5.000.000 ottenuta delle immagini della Luna scattate da un’altezza di 111 km durante la missione Apollo 8 del 1968 . Tali immagini non potevano riprodurre  dettagli inferiori a 20 metri e quindi risultavano del tutto insufficienti per individuare un luogo privo di asperità che fosse adatto all’allunaggio.


D. Dopo il 1972 quanti altri astronauti hanno superato l’orbita alta, cioè oltre i  35.786 km di distanza dalla Terra?
R. Nessun astronauta.

D. Dopo il 1972 quanti altri astronauti hanno superato l’orbita media che viene considerata  tra i 2.000 ed i 35.786 km di distanza dalla Terra?
R. Nessun astronauta.

D. Dopo il 1972 quanti altri astronauti hanno superato l’orbita bassa presente tra i 160 ed i 2.000 Km  di distanza dalla Terra?
R. Nessun astronauta si è mai allontanato oltre la distanza di 643 km dalla Terra che è il record raggiunto con le missioni dello Space shuttle a partire dal 1981e  fino al 2011. Nessun essere umano è mai stato in grado di superare l’orbita bassa.

D. Quanti astronauti sono stati in grado di superare indenni le fasce di van Allen?
R. Dopo il 1972 (ultima presunta missione Apollo) nessun essere umano ha mai attraversato le fasce di van Allen, le micidiali radiazioni cosmiche che diventano nocive  per l’uomo oltre i 700 km e diventano letali a partire dai 14.500 km. La Luna è distante 400.000 km e pertanto è inevitabile doverle attraversare.

D. Cosa prevede la missione Orion a cui la Nasa lavora fin dal 2005?
R. La missione Orion prevede di mandare una navicella nello spazio nell’orbita media, a soli 5.000 km dalla Terra. Nonostante 17 miliardi di dollari spesi dalla Nasa a partire dal 2005 il lancio del razzo è stato rinviato al 2015, poi al 2017, poi al 2019, poi al 2021 ed ora non prima del 2023. Il motivo dei continui rinvii è conseguente all’impossibilità di realizzare le schermature della navicella in modo di poter garantire l’incolumità degli astronauti contro le radiazioni delle fasce di van Allen.

D. Cosa prevede il premio internazionale Lunar X Price?
R. La società Google nel 2007 aveva indetto un premio di 30 milioni di dollari alla prima società privata che fosse riuscita a mandare entro il 2009 un rover senza equipaggio su uno qualsiasi dei 6 presunti siti degli sbarchi lunari e fosse riuscita a far percorrere almeno 500 metri sulla superficie lunare trasmettendo in diretta le immagini dalla luna. Sono passati 12 anni da allora e nonostante decine e decine di società scientifiche si siano iscritte al premio nessuna è ancora riuscita a raggiungere l’obiettivo.

D. Durante la discesa del LEM verso la superficie lunare Neil Armstrong disattivò il computer centrale   e osservando la superficie dal minuscolo oblò laterale in pochi secondi riuscì a impostare manualmente tutti i dati riguardo velocità, inclinazione, spinta laterale e trasversale, gravità, decelerazione dei motori modificando la traiettoria impostata  per evitare l’impatto con il suolo che risultava diverso da ciò che avevano previsto.  Che potenza aveva lo  strumento di bordo utilizzato da Neil Armstrong?
R. La potenza di calcolo era equivalente ad una calcolatrice tascabile.

D. Al momento della ripartenza dal suolo lunare Buzz Aldrin con il suo corpo aveva inavvertitamente urtato un pulsante metallico a levetta e di fatto questo impediva la riaccensione dei motori. Come aveva risolto il problema il comandante dell’Apollo 11 Neil Armstrong?
R. Aveva inserito una comune matita nel foro ripristinando il contatto e riavviando così i motori grazie alla conducibilità della grafite contenuta nella mina.

D. Voi volete continuare a credere alle favole americane?
R. …


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giovedì 3 agosto 2017

LE MAGICHE IMMAGINI TELEVISIVE





Tratto dal romanzo storico 
IL GIORNO DELLA VERITÀ
pubblicato da Youcanprint  - aprile 2017

Tutte le comunicazioni in diretta tra l’Apollo 11 e la sala controllo di Houston nel Texas sono avvenute solo durante i primi  quindici minuti  dopo il lancio dalla base di Cape Canaveral in Florida e immediatamente dopo veniva invece  attivato un  ponte radio che attraverso le grandi antenne di Goldstone in California, di Honeysuckle e di Parkes in Australia avrebbe rimandato le comunicazioni alla sala di controllo. In realtà la ricezione della trasmissione televisiva dallo spazio risultava  piuttosto complessa e macchinosa. La Luna infatti è distante circa 400.000 km e poiché gli astronauti avrebbero avuto a disposizione solo un trasmettitore TV alimentato a batterie con una piccola antenna parabolica di un metro di diametro era evidente che il segnale sarebbe arrivato sulla Terra debolissimo. Per riuscire a trasmettere le immagini  la NASA aveva quindi deciso di utilizzare il bianco e nero al posto del colore e di trasmettere le immagini a 320 linee di risoluzione anziché le solite 520 previste dallo standard televisivo statunitense NTSC. In questo modo la qualità delle immagini si sarebbe ridotta da trenta fotogrammi al secondo a dieci. Queste modifiche però comportavano una serie di problemi tecnici perché sarebbe stato necessario convertire il segnale televisivo fuori standard con quello comunemente utilizzato e questo poteva avvenire solo riprendendo con una telecamera le immagini captate dalla Luna direttamente dal monitor presso le stazioni riceventi terrestri. Fatto questo, il segnale sarebbe stato pronto per la distribuzione via satellite ma solo per i Paesi che utilizzavano già lo standard NTSC, mentre per tutti gli altri si doveva procedere con un’ulteriore conversione. L’inviato della CNN da Houston aveva spiegato  nei minimi particolari tutto questo complesso sistema di  trasmissione e quasi scusandosi aveva avvertito i telespettatori che le immagini provenienti dalla Luna sarebbero giunte sugli schermi con una notevole perdita di qualità. Secondo la NASA quelle preziose immagini in arrivo dalla Luna vennero catturate su nastri magnetici e messe da parte a futura memoria. In quel periodo furono utilizzati i primi nastri magnetici da due pollici, in gergo chiamati  “ampex”. Questi servivano per poter registrare le trasmissioni televisive che fino ad allora potevano essere mandate solo in diretta ma è proprio qui che la storia comincia a fare acqua da tutte le parti. Prima di tutto non si capisce bene perchè la NASA abbia sentito la necessità di sviluppare un sistema televisivo apposito e stranamente  “non compatibile” con le TV di tutto il mondo. Allora  infatti c’erano già le riprese a 16mm che potevano garantire delle immagini di buona  qualità mentre per la diretta TV potevano essere facilmente distribuite le immagini a 525 linee che avrebbero comunque soddisfatto la platea mondiale risultando di qualità molto superiore rispetto a ciò che invece è stato mostrato in quella notte.Con questo semplice escamotage nessun altro osservatorio al mondo è stato in grado di ricevere un solo fotogramma di quelli provenienti dalla Luna e così facendo il gioco di prestigio è perfettamente riuscito perché  tutto è nella mente di chi guarda. Interessante vero?


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martedì 1 agosto 2017

LE FASCE DI VAN ALLEN


E' ormai certo che nel corso dei decenni la NASA , con la scusa del "restauro" dei negativi originali ha ritoccato e manipolato  tutte le fotografie ed i filmati degli sbarchi lunari. Lo ha fatto nel tentativo di eliminare, nel limite del possibile, tutte le incongruenze che erano emerse sempre più numerose e quindi per renderli più credibili. Essa ha anche cercato di “ritoccare” le affermazioni di James van Allen sulle cinture magnetiche che circondano la Terra, da lui scoperte e che si chiamano oggi comunemente Fasce di van Allen. Jarrah White ha messo in rete alcuni articoli, dello scienziato del Iowa in cui egli descriveva in maniera impietosa gli effetti deleteri delle radiazioni nello spazio. Ecco le sue parole testuali.
“Le nostre misurazioni mostrano che il massimo livello di radiazioni, nel 1958, equivale da circa 10 a 100 roentgen per ora, in dipendenza nella proporzione, non ancora determinata, fra protoni ed elettroni. Dato che l’esposizione continuativa di un essere umano per due giorni a soli 10 roentgen fornirebbe solo una possibilità imprevedibile di sopravvivenza, le cinture radioattive rappresentano un ostacolo evidente al volo spaziale. A meno che non sia trovato un qualche modo praticabile di schermare i viaggiatori spaziali contro gli effetti della radiazione, i razzi spaziali con equipaggio possono al meglio decollare attraverso la zona libera da radiazioni sopra i poli.” (James A. van Allen–Scientific American– marzo 1959). Dopo la sua morte però la Nasa si è affrettata a divulgare precisazioni e rettifiche delle sue dichiarazioni affermando che queste radiazioni non sarebbero state letali ma quasi innocue per gli astronauti a bordo di astronavi. Peccato però che James van Allen non lo abbia mai detto e che ormai non potrà nemmeno obiettare qualcosa. Rimane tuttavia un dato di fatto  che la Nasa non può manipolare né ritoccare e cioè che dall'ultimo presunto sbarco lunare del dicembre 1972 con l'Apollo 17 nessun essere vivente al mondo è mai riuscito ad allontanarsi dalla Terra oltre l'orbita terrestre bassa dove c'è la stazione spaziale internazionale. L'orbita terrestre bassa è posizionata però  a soli  380 chilometri dalla Terra mentre la Luna è invece a 384.000 chilometri. Le fasce di van Allen diventano letali per gli esseri viventi tra i 14.000 ed i 17.000 chilometri. Serve aggiungere altro?


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