sabato 22 settembre 2018

PAROLA D'ORDINE : SPOSTARE L'ATTENZIONE



I dubbi ed i sospetti sempre più imbarazzanti sulle presunte missioni lunari non si sono mai placati e allora la Nasa ricorre metodicamente al vecchio trucco mediatico di spostare l’attenzione dell’opinione pubblica mediante annunci e proclami sempre più eclatanti. Pazienza se poi questi proclami risultano impossibili da realizzare o se i tempi annunciati vengono regolarmente disattesi perché in fondo il solo scopo è quello di distrarre e di spostare l’attenzione. Infatti la Nasa nell’ultimo periodo ha intensificato in maniera significativa i comunicati stampa in cui vengono annunciate missioni spaziali sempre più straordinarie  che quasi ogni giorno risaltano con titoli cubitali sui  giornali e sul web. Che poi si tratti sempre di aria fritta non ha molta importanza perché il messaggio di fondo che deve essere assimilato da tutti è che la Luna ormai è stata conquistata 50 anni fa e che ora si deve guardare ad obiettivi e sogni ancora più grandi. Naturalmente nell’arte della disinformazione metodica non può mancare il supporto di Paolo Attivissimo, ossia il principale sostenitore della versione ufficiale fornita dalla Nasa in merito all’autenticità degli sbarchi sulla Luna. Ecco ad esempio con quali toni trionfalistici riporta il comunicato di Spacex  per annunciare le imminenti missioni spaziali che dovrebbero portare dei passeggeri sulla Luna.
Siamo emozionati nell’annunciare che SpaceX è stata contattata per portare due privati cittadini a volare intorno alla Luna verso la fine dell’anno prossimo. Hanno già versato un acconto significativo per effettuare una missione lunare. Come gli astronauti Apollo che li hanno preceduti, queste persone viaggeranno nello spazio portando con sé le speranze e i sogni di tutta l’umanità, spinte dallo spirito umano universale di esplorare. Prevediamo di effettuare esami sulle condizioni di salute e di forma fisica e iniziare l’addestramento più avanti quest’anno. Anche altri equipaggi hanno espresso forte interesse e ci aspettiamo che altri ancora ne seguiranno. Ulteriori informazioni sugli equipaggi verranno rese pubbliche quando gli equipaggi stessi ne approveranno la pubblicazione e quando saranno stati confermati i risultati degli esami riguardanti salute e forma fisica. Cosa più importante, vorremmo ringraziare la NASA, senza la quale questo non sarebbe possibile. Il programma Commercial Crew della NASA, che ha fornito la maggior parte dei finanziamenti per lo sviluppo della Dragon 2, è un facilitatore essenziale di questa missione. Inoltre verrà utilizzato il razzo Falcon Heavy, sviluppato con fondi propri di SpaceX. Il Falcon Heavy effettuerà il primo volo di collaudo quest’estate e, una volta che avrà avuto successo, sarà il veicolo più potente a raggiungere l’orbita dopo il razzo lunare Saturn V. Con una spinta al decollo di 2.267.000 kg, il Falcon Heavy ha due terzi della spinta di un Saturn V e più del doppio della spinta del lanciatore più grande attualmente in uso. Più in là quest’anno, nell’ambito del programma Commercial Crew della NASA, lanceremo il nostro veicolo spaziale Crew Dragon (Dragon Version 2) verso la Stazione Spaziale Internazionale. Questa prima missione dimostrativa avverrà in modalità automatica, senza persone a bordo. Una missione successiva, con equipaggio, è prevista per il secondo trimestre del 2018. SpaceX ha attualmente un contratto per effettuare in media quattro missioni Dragon 2 dirette alla Stazione ogni anno: tre per trasporto cargo e una per il trasporto di un equipaggio. Effettuando anche missioni con equipaggi privati, cosa che la NASA ha incoraggiato, scendono i costi a lungo termine per il governo e si acquisisce esperienza sull’affidabilità dei voli, fornendo benefici sia alle missioni governative, sia a quelle private. Quando le missioni operative della Crew Dragon saranno operative per conto della NASA, SpaceX lancerà la missione privata in un viaggio per circumnavigare la Luna e tornare sulla Terra. Il decollo avverrà dalla storica rampa 39A del Kennedy Space Center vicino a Cape Canaveral – la stessa rampa di lancio usata dal programma Apollo per le sue missioni lunari. Questo offre l’occasione a degli esseri umani di tornare nello spazio profondo per la prima volta in 45 anni; viaggeranno più velocemente e più lontano nel Sistema Solare di chiunque li abbia preceduti. Progettato dall’inizio per trasportare persone, il veicolo spaziale Dragon ha già una lunga storia di volo. Queste missioni si fonderanno su questa storia, estendendola alle attività delle missioni spaziali nello spazio profondo: una tappa importante mentre lavoriamo per raggiungere il nostro obiettivo finale di portare esseri umani su Marte.”



Cavoli sembrano davvero intenzionati a farlo no?  Quasi quasi saremmo tentati di crederci se non fosse però per alcuni piccoli dettagli. Per esempio…
1)    Nel 2009 infatti Barak Obama aveva promesso che ben presto (forse già nel 2019!) gli americani sarebbero tornati sulla Luna.
2)    Nel 2016 Donald Trump annunciava invece che gli americani non sarebbero tornati sulla Luna perché hanno altri obiettivi ancora più ambiziosi
3)    Nel 2007 la Google istituiva un premio di 30 milioni di dollari per la prima società privata in grado di inviare sulla Luna (entro il dicembre 2009)  un robot senza equipaggio capace di trasmettere delle immagini in diretta da uno dei 6 luoghi degli allunaggi. Il premio è stato prorogato al 2011 poi al 2013, poi al 2015 e poi al 31/12/2017.
4)    Nel febbraio 2018 la stessa società Google ha annunciato che il premio è stato annullato in quanto nessuna delle 32 società iscritte è riuscita a raggiungere l’obiettivo, anzi non è partito proprio nessun razzo nonostante fossero stati prenotati 5 lanci (da notare che la Nasa aveva imposto il divieto di sorvolo sui siti degli allunaggi considerandoli alla stregua di siti archeologici!)
5)    Nel 2005 la Nasa annunciava che entro il 2011 sarebbe stata realizzata la missione Orion per consentire ai 4 astronauti a bordo di raggiungere l’orbita terrestre media a soli 5.000 chilometri dalla Terra.
6)    Nel febbraio 2015 però lo scienziato americano della Nasa Kelly Smith spiegava che purtroppo non erano ancora in grado di realizzare le schermature adeguate della navicella per garantire la sicurezza degli astronauti contro i raggi cosmici e le radiazioni presenti nelle fasce di van Allen (ma allora come hanno fatto nel 1969?)
7)    Nel dicembre 2013 i cinesi sono riusciti a far scendere la sonda Chang’e 3 sul suolo lunare ma il suo avanzatissimo motore dual core al plutonio ha smesso di funzionare quasi subito a causa del freddo intenso della notte lunare.
8)    I responsabili delle missioni spaziali cinesi hanno comunicato che intendono mandare un astronauta cinese sulla Luna ma che non saranno in grado di realizzare questa missione prima del 2030 (cioè 61 anni dopo gli americani!)
Quanto sopra riportato non sono illazioni, sospetti o supposizioni ma fatti certi facilmente riscontrabili da chiunque. A mio modesto avviso la tattica utilizzata dalla Nasa appare evidente, cioè far credere che ormai sia possibile andare su Marte già entro il 2023, spedire un razzo in orbita lunare con un carico di  otto semplici cittadini pieni di soldi, raggiungere e catturare degli asteroidi entro il 2020 nonché realizzare dei palloni gonfiati da utilizzare come stazioni orbitanti al posto della ormai superata Stazione Spaziale internazionale.
La cosa più strabiliante di tutte è che la gente continua a credere a queste assurde bugie dimenticandosi invece l’unica cosa certa e cioè che dal 1972 in poi (dall'ultima presunta missione dell’Apollo 17) nessun astronauta, di qualsiasi  nazione al mondo, ha mai oltrepassato l’orbita terrestre bassa a soli 643 chilometri dalla Terra mentre la Luna è distante 383.000 chilometri dalla Terra. E poi vorrebbero farci credere che nel 2023 gli astronauti americani sbarcheranno su Marte a 56 milioni di chilometri dalla Terra. Forse a Hollywood  si tanno già preparando...


Mi vengono in mente le parole di Mark Twain :
E’ più facile ingannare la gente che convincere loro di essere stati ingannati

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martedì 18 settembre 2018

BUGIARDI CRONICI




Dal 20 luglio 1969 sono trascorsi oltre 49 anni eppure stranamente ancora oggi nessuno può affermare, oltre ogni ragionevole dubbio, che l’uomo sia davvero sceso sulla Luna.
Nei vari siti sul web chi è convinto che lo sbarco sia avvenuto davvero cerca di poter screditare le ragioni dei complottisti con affermazioni generiche e rassicuranti che in genere sono le seguenti:

1)    Se i russi avessero scoperto l’inganno non sarebbero certo stati zitti
2)    Ci sono ore ed ore di immagini trasmesse in diretta televisiva
3)    Ci sono centinaia di fotografie in bianco e nero e a colori
4)    Hanno lasciato gli specchi solari sul suolo lunare
5)    Hanno portato 22 kg di rocce lunari

In realtà nessuna di queste argomentazioni è sufficiente eliminare i dubbi e le perplessità sulle missioni Apollo e nessuna di queste può quindi rappresentare una prova inoppugnabile.
1)    Per quanto riguarda i russi è evidente che nel momento della massima esaltazione della potenza americana da parte della stampa e delle televisioni di tutto il mondo, si erano trovati nella scomoda posizione dei perdenti e pur sospettando il gigantesco inganno non avevano in mano le prove per poter smentire la missione Apollo di fronte ad un’opinione pubblica entusiasta ed orgogliosa.
2)    Le immagini televisive non possono certo essere considerate una prova dello sbarco, anzi al contrario, potrebbero rappresentare esattamente l’opposto. Il modo in cui gli astronauti saltellano, le scintille che lasciano ipotizzare l’utilizzo di sottili cavi metallici, la sabbia che ricade sul suolo senza sviluppare una traiettoria più ampia nonostante la gravità sia 1/6 di quella terrestre. Che poi i nastri del primo sbarco lunare siano stati persi diventa un’ulteriore mancata prova.
3)    Per le centinaia di fotografie vale lo stesso discorso dei filmati. Gli astronauti avrebbero avuto il modo di certificare la loro esatta posizione scattando delle fotografie alle stelle ed ai pianeti ed alle costellazioni mediante un semplice treppiede che consentisse alla macchina fotografica di utilizzare tempi di esposizione più lunghi. Invece hanno fotografato solo paesaggi sempre uguali, bandiere, rover e scarponi per poi completare l’opera con la sagoma dell’impronta lunare con i solchi talmente scolpiti che sarebbe possibile realizzare solo con la sabbia umida e non certo sulla Luna dove non esiste né aria né umidità.  Inoltre l’esposizione e la luminosità delle immagini scattate dall’Apollo 11 sono completamente diverse da quelle scattate nelle missioni successive. Anche in questo caso le fotografie sembrano rappresentare più una prova dell’inganno piuttosto che confermare gli sbarchi.
4)    Sul suolo lunare ci sono degli specchi che ancora oggi vengono utilizzati per misurare la distanza della Luna grazie al tempo di percorrenza di un raggio laser inviato dalla Terra. Questo è un fatto certo, ma poiché anche in altre precedenti missioni spaziali senza equipaggi umani (ad esempio le missioni russe di Lunochod 1 e 2) furono lasciati dei riflettori laser questa non può essere considerata una prova inoppugnabile che l’uomo sia sceso sulla Luna.
5)    Nella missione Apollo 11 sarebbero stati raccolti circa 22 kg di rocce lunari. Per anni la Nasa ha raccontato che sulla Terra non esistono rocce con tali caratteristiche ma recentemente invece i ricercatori dell’Eidgenössische Technische Hochschule Zürich hanno dimostrato senza ombra di dubbio che la composizione isotopica dell’ossigeno terrestre e di quello lunare sono esattamente identiche. Quindi nemmeno le rocce lunari costituiscono una prova dell’avvenuto sbarco sulla Luna.
In sostanza questo significa che a distanza di 49 anni nessuno può dire di avere in mano delle prove incontestabili. E allora la domanda è la seguente: l’onere della prova spetta a chi afferma di essere andato sulla Luna o a chi invece nega che gli sbarchi siano avvenuti?

Se ci trovassimo di fronte ad un esperimento scientifico, di fronte a eventuali dubbi e perplessità, la prova spetterebbe a chi afferma di avere eseguito con successo l’esperimento scientifico o perlomeno verrebbe richiesto di ripeterlo.
Invece dal lontano 2 maggio del 1974, da quando Bill Kaysing ha accusato la Nasa di avere realizzato un gigantesco inganno con il suo celebre  libro “We never went to the Moon” -“Non siamo mai andati sulla Luna”, nessuno ha mai fatto ritorno. Anzi nessun astronauta  si è mai allontanato più di 643 chilometri dalla Terra mentre ancora oggi la missione Orion non è in grado di portare gli astronauti nemmeno oltre l’orbita media a soli 5.000 chilometri di distanza dalla Terra. La missione, iniziata nel 2005, è stata infatti spostata nel 2015, poi nel 2017, poi nel 2021 ed ora nel 2023 per impossibilità di garantire la sicurezza degli astronauti dalle radiazioni delle fasce di van Allen. Qualcuno sa spiegare come sia possibile che tra il 1969 ed il 1972 ben sei missioni Apollo siano riuscite ad attraversare le fasce di van Allen senza problemi ed arrivare fino sulla Luna (distante 400.000 chilometri) mentre invece oggi con la tecnologia immensamente più avanzata la missione Orion non è nemmeno in grado di arrivare a soli 5.000 chilometri dalla Terra?  
Mi vengono in mente le parole di Bill Kaysing durante una delle sue ultime interviste quando gli avevano  chiesto perché la Nasa continua a negare l'evidenza dell'inganno.
Le sue parole furono queste. 
"Quando cominci a mentire, poi devi farlo continuamente".


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giovedì 13 settembre 2018

LE CHICCHE DI PAOLO ATTIVISSIMO


Il 2 maggio del lontano 1974 un americano di nome Bill Kaysing osò per la prima volta mettere in dubbio tutti e sei gli sbarchi sulla Luna che sarebbero avvenuti tra il 1969 ed il 1972. Egli infatti scrisse un libro dal titolo eloquente (“We never went to the moon” – “Non siamo mai andati sulla Luna”) in cui evidenziò tutte le incongruenze tecniche delle missioni Apollo accusando apertamente la Nasa di aver falsificato gli sbarchi pianificando un gigantesco inganno. Il clamore iniziale venne rapidamente messo a tacere dai media nazionali e di fatto per un bel po’ di anni la teoria del complotto lunare venne considerata alla stregua di altre bizzarre teorie che in varie parti del mondo nascevano ciclicamente per poi dissolversi rapidamente. Le cose però cambiarono rapidamente con la diffusione dell’era digitale che consentì a milioni di persone di poter confrontare sul web ed analizzare al computer tutte le immagini degli sbarchi lunari. La teoria del complotto lunare (Moon Hoax) riprese così vigore e finalmente nel 1997 il libro di Bill Kaysing venne tradotto e pubblicato anche in Italia a distanza di 23 anni dalla prima versione americana. 



Se oggi si prova a fare una ricerca su Google si scopre che sulla teoria del complotto lunare esistono oltre 20.000 siti a dimostrazione che l’interesse per l’argomento non solo non si è mai affievolito ma risulta in continua crescita. Ovviamente se da un lato ci sono i complottisti (un brutto termine utilizzato per identificare chi non crede agli sbarchi sulla luna) dall’altro ci sono i cosiddetti debunkers, ossia quelli che si allineano alla versione ufficiale fornita dalla Nasa e dai media. Su questo argomento ognuno è libero di avere la propria opinione, tuttavia ciò che mi stupisce è che a distanza di quasi 50 anni dal primo presunto sbarco ancora oggi nessuno sia in grado di porre la parola fine a questa ipotesi di falsificazione. Eppure la tecnologia attuale, enormemente più progredita rispetto a quella del 1969, avrebbe dovuto garantirci la possibilità eliminare ogni dubbio, magari con un nuovo sbarco di astronauti oppure anche solo con l’invio di un robottino che fosse in grado di trasmettere delle immagini in diretta dai luoghi dei presunti allunaggi. Invece nulla di nulla e le uniche immagini inviate dalla sonda LRO lasciano intravvedere solo dei puntini sgranati obbligandoci a fare un atto di fede per credere che questi rappresentino davvero i resti del LEM. Tra i più attivi debunkers presenti sul web a difendere l’autenticità degli sbarchi lunari c’è un tale Paolo Attivissimo che in questi ultimi anni ha occupato ogni spazio possibile per cercare di demolire, molto spesso denigrando apertamente, ogni intervento dei complottisti dubbiosi e scettici. Per lui non ci sono dubbi, lui ha una risposta per tutto anche se il più delle volte finisce nel rendersi ridicolo di fronte al mondo ed è costretto ad arrampicarsi sugli specchi soprattutto da quando ha trovato pane per i suoi denti nel suo antagonista più autorevole, ossia il giornalista Massimo Mazzucco, autore del formidabile documentario “American Moon” con   cui mette a nudo in maniera impietosa tutte le falle della versione ufficiale. Nei suoi innumerevoli blog invece Paolo Attivissimo ricorda di aver scritto un libro (“Sì, ci siamo stati”) con cui dice di aver chiarito ogni dubbio sollevato a suo tempo da Bill Kaysing e che quindi sulla Luna ci siamo stati eccome.  




Quindi, dopo averlo scaricato gratuitamente sul web, ho letto attentamente questo mirabolante libro di Paolo Attivissimo scoprendo un’infinità di chicche davvero esilaranti. Sarebbe troppo lungo ribattere su ogni capitolo (ma  lo farò sicuramente in un’altra occasione) per cui per ora mi limito a riportare solo la parte relativa ai suoi suggerimenti (a pag.258) riguardo alle domande da fare ai lunacomplottisti.
Per chiarezza ho evidenziato con il colore beige il testo di Paolo Attivissimo e con il colore rosso i miei commenti.



12.3 Domande da fare ai lunacomplottisti
È forse opportuno qualche consiglio tattico preliminare. Uno dei modi più efficaci per mettere in crisi un lunacomplottista è chiedergli risposte tecnicamente documentate (cioè che citino fonti tecniche precise) alle seguenti domande senza cadere in contraddizione. Non accettate frasi come “lo sanno tutti che...”: chiedete fonti e documenti che comprovino le sue affermazioni. Senza documenti o dimostrazioni, le sue argomentazioni sono aria fritta.

Peccato che poi  Paolo Attivissimo predichi bene ma razzoli decisamente male,  come per esempio al punto 2.4  del suo libro dove spiega:“Ci sono pagine su pagine di documentazione sui calcoli che si resero necessari per dare il segnale di movimento della telecamera con il giusto anticipo, in modo da tenere conto del ritardo di trasmissione Terra-Luna”. Visto che queste documentazioni ci sono, perché non le menziona? Giusto per ricordarlo nel gennaio del 1967, solo un anno e mezzo prima dello sbarco sulla Luna,  l’Apollo 1 non riusciva nemmeno a comunicare con la torre di controllo che era a soli tre isolati di distanza.

Spesso il lunacomplottista ricorrerà all’attacco personale, chiedendovi se siete ingegneri aerospaziali o avete lauree specialistiche o altre credenziali che vi diano autorevolezza nel discutere della materia. Se le avete, ditelo. In ogni caso, mettete in chiaro che le vostre competenze individuali sono poco importanti, perché la realtà degli sbarchi sulla Luna ha il supporto dell’intera comunità tecnica e scientifica. Poi chiedete al lunacomplottista quali credenziali o supporti autorevoli ha lui. Non ne avrà.

E invece il qualificatissimo Paolo Attivissimo quali credenziali scientifiche ha? Quando parla dell’intera comunità scientifica a chi si riferisce? La curiosità è legittima visto che non ci sono scienziati autorevoli che si espongono in prima persona  e che sono disposti ad affermare che l’uomo è andato veramente sulla Luna

Non consentite cambi d’argomento: sono una tattica abituale. Siate serenamente inamovibili: avete fatto una domanda, avete diritto a una risposta. Ripetete la domanda, se è stata elusa, e sottolineate il fatto che il lunacomplottista ha tentato di eluderla. Se alla fine il lunacomplottista tenta un “Sì, ma...”, non mancate di far notare che quel “Sì” è un’ammissione di torto (e quindi, positivamente, di accordo) sullo specifico argomento.

Chiedete invece a Paolo Attivissimo quali sono le prove inconfutabili, definitive e assolutamente certe dello sbarco sulla Luna. Non lo sono le rocce (in antartide hanno trovato meteoriti con caratteristiche perfettamente identiche  alle rocce lunari), non lo sono i filmati (che nel caso dell'Apollo 11 sono peraltro scomparsi), non lo sono le fotografie (che anzi dovrebbero essere considerate come prove contrarie visto che tutti i fotografi più famosi le hanno dichiarate false), non lo sono i riflettori  solari (visto che anche le sonde automatiche russe li hanno posati sulla superficie lunare). Queste dunque non possono essere considerate prove certe ed infatti il buon Paolo Attivissimo cerca di deviare l’argomento dicendo che poi ci sono anche le prove indirette (e quindi non sono nemmeno delle prove) del tipo “che se fosse stato un inganno i russi lo avrebbero denunciato” oppure che “alla Nasa lavoravano 400.000 persone ed è impossibile  che nessuno si sia accorto di nulla”.   

Non impantanatevi in discussioni sugli aspetti minuziosamente tecnici delle missioni lunari: non chiariscono affatto la questione per chi non è esperto. I complottisti amano insistere su dettagli insignificanti. Non controbattete con altri dettagli tecnici, ma rispondete chiedendo “E quindi?” in modo che il lunacomplottista debba spiegare perché il dettaglio tecnico sul quale sta elucubrando è così importante. Di solito non ci riuscirà, ma questo riporterà la discussione su temi più generali e comprensibili.

Fate invece a Paolo Attivissimo tutte le domande imbarazzanti che lui si è astenuto bene dal proporle. Ad esempio chiedetegli perché Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins si sono sempre rifiutati di  giurare di essere andati sulla Luna oppure  se è al corrente che in America giurare il falso sulla Bibbia significa finire in carcere. Chiedetegli pure come mai gli astronauti non hanno mai  fotografato la terra e le stelle posizionando la fotocamera hasselblad su un bel cavalletto, o come mai la Nasa abbia imposto il divieto di sorvolo sui siti di allunaggio ad eventuali missioni scientifiche internazionali previste nel concorso Google Lunar x prize (che stranamente è andato deserto, guarda caso), o come mai la missione americana Orion progettata fin dal 2004 per portare 4 astronauti in orbita media a soli 5000 km dalla Terra è stata rinviata al 2021 per poter risolvere il problema di schermare adeguatamente la navicella dalle radiazioni delle fasce di van Allen (mentre nel 1969 gli astronauti le attraversavano scorrazzando allegramente senza problemi).

Ricordate che il modo migliore per far vedere quant’è ridicolo il lunacomplottismo è lasciar parlare un lunacomplottista.
Buon divertimento.

Ricordate soprattutto che il modo migliore di far vedere quant’è ridicolo il debunker Paolo Attivissimo è di lasciarlo parlare liberamente. Infatti è divertente osservare come si arrampica sugli specchi per dimostrare che la bandiera che sventola sulla Luna nella missione Apollo 17 anche dopo che gli astronauti sono risaliti a bordo è dovuto alle prove di decompressione prima della ripartenza (eppure la bandiera era a più di 12 metri di distanza), oppure quando afferma che non si vedono le tracce del rover davanti e dietro le ruote perché gli astronauti erano abituati a scendere ed a sollevare il rover in quanto aveva un limitato raggio di sterzata (affermazione peraltro contraddetta dalle immagini) oppure, e questa è decisamente la migliore, quando afferma che i nastri originali del primo sbarco dell’Apollo 11 non sono andati persi ma sono stati volutamente sovrascritti perché “nastri del genere sono molto costosi, per cui se nessuno li richiede vengono riutilizzati, perché non si lasciano lì a marcire". Fantastico questo Paolo Attivissimo, bisogna riconoscere che ha davvero un talento innato per la comicità, forse dovrebbe dedicarsi maggiormente nell’arte di far divertire il pubblico. 


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lunedì 10 settembre 2018

A PENSAR MALE SI FA PECCATO...



Oggi la ricerca astronomica può contare sulla potenza e sulla precisione di telescopi estremamente più tecnologici in grado di esplorare molte zone dello spazio che si riteneva impossibile raggiungere. Fondamentalmente ci sono solo due tipologie di telescopi che scrutano il cielo. Il primo è il telescopio denominato Hubble Space Telescope (HST) che fu lanciato in  orbita terrestre bassa  nel 1990 ed è attualmente ancora operativo. Ha uno specchio di 2,4 metri di diametro e potendo operare al di fuori dalla distorsione dell' atmosfera terrestre gli consente di ottenere immagini a risoluzione estremamente elevata, con un disturbo molto inferiore rispetto a quello dei telescopi  a Terra. Il secondo tipo di telescopio si trova sulla Terra ed il più potente di essi è il Very Large Telescope (VLT) che viene considerato lo strumento ottico più avanzato al mondo. Si tratta di quattro telescopi principali equipaggiati con specchi primari di 8,2 metri di diametro e da quattro telescopi ausiliari mobili da 1,8 metri di diametro. Con questo sofisticato strumento, operativo fin dall’aprile del 1999,  gli astronomi possono vedere dettagli fino a 25 volte più piccoli rispetto a quelli osservabili con i singoli telescopi. Il VLT si trova all'osservatorio del Panaral su una montagna alta 2.635 metri nel deserto di Atacama, nel Cile  settentrionale. Come per la maggior parte degli osservatori mondiali, il posto è stato scelto per la lontananza da fonti di inquinamento luminoso  e l’assenza di umidità visto che sul Paranal non è mai piovuto a memoria d'uomo. Il VLTI è uno strumento talmente raffinato da essere in grado di ottenere immagini di qualità superiore persino del Telescopio Spaziale Hubble. Con il VLTI è possibile infatti osservare un oggetto grande 2 metri alla distanza che separa la  Terra dalla Luna  per cui dovrebbe poter rilevare i moduli di atterraggio lunari (il LEM aveva un diametro di 5 metri) lasciati sulla Luna dalle missioni Apollo. Un gruppo di scienziati europei si propone appunto di eseguire tale osservazione ma fino ad oggi non ha ancora ottenuto le necessarie autorizzazioni (che strano vero? Però è questo ciò che riportano i vari siti scientifici).



Le domande che ora emergono spontanee sono diverse  e le riassumo qui di seguito in ordine di importanza.

1.- Gli scienziati giustamente hanno realizzato tutti i centri astronomici di osservazione nei punti più alti e incontaminati del pianeta per eliminare il più possibile l’interferenza di umidità, polveri e inquinamento. Poi tra il 1969 ed 1972 sei missioni americane sbarcano sulla Luna  allontanandosi dalla Terra per quasi 400.000 chilometri, ed hanno l’opportunità straordinaria di riprendere le stelle e la Terra  in assenza di atmosfera. Scattano centinaia e centinaia di inutili immagini dell’impronta lunare, della bandiera e del Lem eppure non scattano nemmeno una misera fotografia della Terra e delle stelle.  Qualcuno sa spiegarmi perché?
 

2.- Visto che secondo la Nasa anche i migliori telescopi disponibili sulla terra non sono in  grado di riconoscere gli oggetti più piccoli di 50 metri, come è stato possibile programmare e progettare uno sbarco sulla Luna con quella specie di insetto metallico chiamato LEM se ancora oggi (né tantomeno nel 1969) nessuno è in grado di realizzare una mappa lunare abbastanza dettagliata da poter individuare e riconoscere un masso o un cratere di una decina di metri?


3.- Il LRO Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO) è una missione robotica lanciata grazie al razzo Atlas V il 18 giugno 2009 ed aveva il compito di mappare la superficie della Luna.   Ha trascorso i suoi primi 3 anni in una bassa orbita polare per raccogliere informazioni dettagliate mentre poi si è posizionato su un'orbita ellittica stabile sopra il polo sud lunare. Eppure, nonostante la tecnologia avanzatissima rispetto al 1969, ciò che il satellite è stato in grado di riprendere e inviare a Terra  dai presunti siti di allunaggio sono solo delle immagini indefinite e sgranate  che non dimostrano assolutamente nulla riguardo la veridicità degli sbarchi. Come mai allora le immagini che giungono da Marte sono a colori e dettagliatissime anche se Marte è distante dalla Terra 56 milioni di chilometri mentre invece la Luna è distante solo 380.000 chilometri? Perché nessuno è in grado di far abbassare la sonda LRO su un’orbita più bassa degli attuali 22 chilometri  di altezza per scattare delle immagini in grado di eliminare finalmente ogni residua perplessità sugli sbarchi?

Qualcuno tempo fa avrebbe detto : “A pensare male si fa peccato però quasi sempre ci si azzecca.”


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