mercoledì 26 agosto 2015

46 ANNI DI SILENZI




Nonostante siano ormai passati quarantasei anni dal primo storico sbarco lunare del 20 luglio 1969 tutte le perplessità su quell’indimenticabile missione spaziale non sono affatto scomparse e ancora oggi nessuno può  dimostrare  con assoluta certezza  che l’uomo sia davvero sceso sulla Luna.
La tesi del complotto lunare ha iniziato a diffondersi con un certo clamore già nel lontano 1975 dopo la pubblicazione del libro di Bill Kaysing  “We never went to the moon” (Non siamo mai andati sulla luna, pubblicato in Italia solo nel 1997). La suggestiva ipotesi non appariva assurda né infondata ma era stata presa seriamente in considerazione solo nel corso degli ultimi anni quando il perfezionamento delle conoscenze tecnologiche aveva alimentato ulteriori dubbi su molti aspetti di quelle missioni causando imbarazzanti silenzi tra i vertici dell’ente spaziale americano. I complottisti sono sempre più convinti che  sia stata solo una straordinaria messa in scena per riaffermare la supremazia tecnologica ed il prestigio degli Stati Uniti ma pur disponendo di numerosi indizi fino ad oggi non sono mai riusciti a fornire le prove inconfutabili a sostegno della loro teoria. La NASA, per contro, ha assunto la posizione dominante di chi non deve dimostrare più nulla a nessuno asserendo che le immagini mostrate in mondovisione a seicento milioni di persone devono essere considerate come prove sufficienti. Se ci trovassimo ad analizzare un qualsiasi esperimento scientifico la cosa più semplice e risolutiva per sgomberare ogni possibile dubbio sarebbe quella di ripetere la prova. Invece, inspiegabilmente, dopo l’ultima missione lunare avvenuta nel lontano dicembre del 1972  non ci sono stati altri sbarchi e questo fatto appare ancor più  strano se si pensa che in soli tre anni, tra il 1969 ed 1972,  ben dodici astronauti con sei diverse missioni Apollo sarebbero ufficialmente sbarcati sulla Luna. Allora non esistevano i personal computer, non c’erano le macchine fotografiche digitali, le mappe in 3D e nemmeno i GPS satellitari  eppure il comandante dell’Apollo11 era sceso sulla Luna improvvisando l’atterraggio mediante l’utilizzo dei comandi manuali di emergenza come se stesse guidando un go-kart. Si tenga inoltre  presente che  il computer allora utilizzato dalla NASA aveva una potenza pari a 2Mhz, cioè inferiore a quella che adesso è a disposizione su un qualsiasi telefono cellulare.
A tutto questo si deve poi aggiungere che le analisi computerizzate delle fotografie hanno evidenziato una serie così lunga  di  grossolani errori di esposizione, di ombre divergenti  e di tali incongruenze da far ritenere obiettivamente  molto improbabile  che fossero state scattate sulla Luna, se non altro per il  fatto che nessun rullino di celluloide poteva sopportare il terrificante sbalzo termico dai  -100 gradi  delle zone in ombra fino ai +130° delle zone esposte al sole.  Con il passare del tempo tutte le domande rimaste senza risposte sono diventate  sempre più numerose e molti cominciano a chiedersi come sia possibile che i numerosi  satelliti messi in orbita nello spazio riescano ad inviare meravigliose fotografie a colori con dettagli nitidissimi persino da Marte ma non sono in grado di poter eseguire nemmeno una fotografia sgranata della famosa bandiera americana piantata sul suolo lunare. Eppure la luna è lontana solo 400.000 chilometri dalla Terra  mentre la distanza tra la Terra e Marte è di oltre 56 milioni di chilometri, cioè ben centoquaranta volte maggiore. Tutti questi pesanti sospetti recentemente si sono ulteriormente rafforzati quando è stata diffusa la clamorosa notizia che per  un banale errore sono stati irrimediabilmente cancellati  i nastri originali del primo  sbarco sulla Luna con la  conseguenza che d’ora in poi potranno essere visionate solo le copie del principale elemento di prova dell’autenticità della missione lunare. Negli stessi giorni in cui veniva  diffusa questa incredibile  notizia il presidente Barak Obama, forse per distogliere l’attenzione e per spegnere sul nascere le inevitabili polemiche, era corso ai ripari annunciando  con un comunicato ufficiale che molto presto, “forse già nel 2019”, gli americani torneranno sulla Luna.
La mia personale sensazione è che in realtà gli Stati Uniti stiano solo cercando di prendere tempo e che nonostante l’enorme progresso tecnologico ancora oggi nessun uomo sia in grado di superare indenne le radiazioni letali delle fasce di Van Allen e quindi di poter sbarcare sulla Luna.
Si dice che la verità sia tanto più difficile da raccontare quanto più a lungo essa viene taciuta ma il tempo scorre inesorabile e sono convinto che il muro di omertà costruito negli anni sia destinato a crollare rivelando al mondo il  gigantesco inganno.




                                            Il romanzo è disponibile in formato digitale su:

Il romanzo è disponibile in formato cartaceo su



martedì 18 agosto 2015

LA DIMOSTRAZIONE CHE LE FOTO SONO FALSE




La luce del sole si diffonde sempre in maniera uniforme sia sulla superficie terrestre che sulla Luna. Le immagini del primo sbarco sulla Luna del 20 luglio 1969 contraddicono però questa inderogabile legge universale e sono la prima evidenza del gigantesco inganno. Basta prendere il fotogramma originale di questa immagine della NASA e ridurre gradualmente la luminosità sullo schermo del computer per rendersi conto che la fonte luminosa non può essere il sole. Il cono d’ombra che si crea ai lati dimostra in maniera evidente che sono state utilizzate  delle lampade ad incandescenza. 



                                            Il romanzo è disponibile in formato digitale su:

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lunedì 17 agosto 2015

NEMMENO UNA POSSIBILITA' SU UN MILIONE




Nonostante siano ormai passati quarantotto anni dal primo storico sbarco lunare del 20 luglio 1969 tutte le perplessità su quell’indimenticabile missione spaziale non sono affatto scomparse e ancora oggi nessuno può  dimostrare  con assoluta certezza  che l’uomo sia davvero sceso sulla Luna.
La tesi del complotto lunare ha iniziato a diffondersi con un certo clamore già nel lontano 1975 dopo la pubblicazione del libro di Bill Kaysing  “We never went to the moon” (Non siamo mai andati sulla luna, pubblicato in Italia solo nel 1997). La suggestiva ipotesi non appariva assurda né infondata ma era stata presa seriamente in considerazione solo nel corso degli ultimi anni quando il perfezionamento delle conoscenze tecnologiche aveva alimentato ulteriori dubbi su molti aspetti di quelle missioni causando imbarazzanti silenzi tra i vertici dell’ente spaziale americano. I complottisti sono sempre più convinti che  sia stata solo una straordinaria messa in scena per riaffermare la supremazia tecnologica ed il prestigio degli Stati Uniti ma pur disponendo di numerosi indizi fino ad oggi non sono mai riusciti a fornire le prove inconfutabili a sostegno della loro teoria. La NASA, per contro, ha assunto la posizione dominante di chi non deve dimostrare più nulla a nessuno asserendo che le immagini mostrate in mondovisione a seicento milioni di persone devono essere considerate come prove sufficienti. Se ci trovassimo ad analizzare un qualsiasi esperimento scientifico la cosa più semplice e risolutiva per sgomberare ogni possibile dubbio sarebbe quella di ripetere la prova. Invece, inspiegabilmente, dopo l’ultima missione lunare avvenuta nel lontano dicembre del 1972  non ci sono stati altri sbarchi e questo fatto appare ancor più  strano se si pensa che in soli tre anni, tra il 1969 ed 1972,  ben dodici astronauti con sei diverse missioni Apollo sarebbero ufficialmente sbarcati sulla Luna. Allora non esistevano i personal computer, non c’erano le macchine fotografiche digitali, le mappe in 3D e nemmeno i GPS satellitari  eppure il comandante dell’Apollo11 era sceso sulla Luna improvvisando l’atterraggio mediante l’utilizzo dei comandi manuali di emergenza come se stesse guidando un go-kart. Si tenga inoltre  presente che  il computer allora utilizzato dalla NASA aveva una potenza pari a 2Mhz, cioè inferiore a quella che adesso è a disposizione su un qualsiasi telefono cellulare.
A tutto questo si deve poi aggiungere che le analisi computerizzate delle fotografie hanno evidenziato una serie così lunga  di  grossolani errori di esposizione, di ombre divergenti  e di tali incongruenze da far ritenere obiettivamente  molto improbabile  che fossero state scattate sulla Luna, se non altro per il  fatto che nessun rullino di celluloide poteva sopportare il terrificante sbalzo termico dai  -100 gradi  delle zone in ombra fino ai +130° delle zone esposte al sole.  Con il passare del tempo tutte le domande rimaste senza risposte sono diventate  sempre più numerose e molti cominciano a chiedersi come sia possibile che i numerosi  satelliti messi in orbita nello spazio riescano ad inviare meravigliose fotografie a colori con dettagli nitidissimi persino da Marte ma non sono in grado di poter eseguire nemmeno una fotografia sgranata della famosa bandiera americana piantata sul suolo lunare. Eppure la luna è lontana solo 400.000 chilometri dalla Terra  mentre la distanza tra la Terra e Marte è di oltre 56 milioni di chilometri, cioè ben centoquaranta volte maggiore. Tutti questi pesanti sospetti recentemente si sono ulteriormente rafforzati quando è stata diffusa la clamorosa notizia che per  un banale errore sono stati irrimediabilmente cancellati  i nastri originali del primo  sbarco sulla Luna con la  conseguenza che d’ora in poi potranno essere visionate solo le copie del principale elemento di prova dell’autenticità della missione lunare. Negli stessi giorni in cui veniva  diffusa questa incredibile  notizia il presidente Barack Obama, forse per distogliere l’attenzione e per spegnere sul nascere le inevitabili polemiche, era corso ai ripari annunciando  con un comunicato ufficiale che molto presto, “forse già nel 2019”, gli americani torneranno sulla Luna.
La mia personale sensazione è che in realtà gli Stati Uniti stiano solo cercando di prendere tempo e che nonostante l’enorme progresso tecnologico ancora oggi nessun uomo sia in grado di superare indenne le radiazioni letali delle fasce di Van Allen e quindi di poter sbarcare sulla Luna. Si dice che la verità sia tanto più difficile da raccontare quanto più a lungo essa viene taciuta ma il tempo scorre inesorabile e sono convinto che il muro di omertà costruito negli anni sia destinato a crollare rivelando al mondo il  gigantesco inganno.




                                            Il romanzo è disponibile in formato digitale su:

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