sabato 24 giugno 2017

UNA VERITÀ DIFFICILE DA ACCETTARE


Nonostante siano ormai passati quarantasette anni dal primo storico sbarco lunare del 20 luglio 1969 tutte le perplessità su quell’indimenticabile missione spaziale non sono affatto scomparse e ancora oggi nessuno può dimostrare con assoluta certezza che l’uomo sia davvero sceso sulla Luna. La tesi del complotto lunare ha iniziato a diffondersi con un certo clamore già nel lontano 1975 dopo la pubblicazione del libro di Bill Kaysing “We never went to the moon” (Non siamo mai andati sulla luna, pubblicato in Italia solo nel 1997). La suggestiva ipotesi non appariva assurda né infondata ma era stata presa seriamente in considerazione solo nel corso degli ultimi anni quando il perfezionamento delle conoscenze tecnologiche aveva alimentato ulteriori dubbi su molti aspetti di quelle missioni causando imbarazzanti silenzi tra i vertici dell’ente spaziale americano. I complottisti sono sempre più convinti che sia stata solo una straordinaria messa in scena per riaffermare la supremazia tecnologica ed il prestigio degli Stati Uniti ma pur disponendo di numerosi indizi fino ad oggi non sono mai riusciti a fornire le prove inconfutabili a sostegno della loro teoria. La NASA, per contro, ha assunto la posizione dominante di chi non deve dimostrare più nulla a nessuno asserendo che le immagini mostrate in mondovisione a seicento milioni di persone devono essere considerate come prove sufficienti. Se ci trovassimo ad analizzare un qualsiasi esperimento scientifico la cosa più semplice e risolutiva per sgomberare ogni possibile dubbio sarebbe quella di ripetere la prova. Invece, inspiegabilmente, dopo l’ultima missione lunare avvenuta nel lontano dicembre del 1972 non ci sono stati altri sbarchi e questo fatto appare ancor più  strano se si pensa che in soli tre anni, tra il 1969 ed 1972,  ben dodici astronauti con sei diverse missioni Apollo sarebbero ufficialmente sbarcati sulla Luna. Allora non esistevano i personal computer, non c’erano le macchine fotografiche digitali, le mappe in 3D e nemmeno i GPS satellitari eppure il comandante dell’Apollo11 era sceso sulla Luna improvvisando l’atterraggio mediante l’utilizzo dei comandi manuali di emergenza come se stesse guidando un go-kart. Si tenga inoltre presente che il computer allora utilizzato dalla NASA aveva una potenza pari a 2Mhz, cioé inferiore a quella che adesso è a disposizione su un qualsiasi telefono cellulare. A tutto questo si deve poi aggiungere che le analisi computerizzate delle fotografie hanno evidenziato una serie così lunga di grossolani errori di esposizione, di ombre divergenti e di tali incongruenze da far ritenere obiettivamente molto improbabile che fossero state scattate sulla Luna, se non altro per il fatto che nessun rullino di celluloide poteva sopportare il terrificante sbalzo termico dai -100 gradi delle zone in ombra fino ai +130° delle zone esposte al sole.  Con il passare del tempo tutte le domande rimaste senza risposte sono diventate sempre più numerose e molti cominciano a chiedersi come sia possibile che i numerosi satelliti messi in orbita nello spazio riescano ad inviare meravigliose fotografie a colori con dettagli nitidissimi persino da Marte ma non sono in grado di poter eseguire nemmeno una fotografia sgranata della famosa bandiera americana piantata sul suolo lunare. Eppure la luna è lontana solo 400.000 chilometri dalla Terra mentre la distanza tra la Terra e Marte è di oltre 56 milioni di chilometri, cioè ben centoquaranta volte maggiore. Tutti questi pesanti sospetti recentemente si sono ulteriormente rafforzati quando è stata diffusa la clamorosa notizia che per un banale errore sono stati irrimediabilmente cancellati i nastri originali del primo sbarco sulla Luna con la conseguenza che d’ora in poi potranno essere visionate solo le copie del principale elemento di prova dell’autenticità della missione lunare. Negli stessi giorni in cui veniva diffusa questa incredibile notizia il presidente Barak Obama, forse per distogliere l’attenzione e per spegnere sul nascere le inevitabili polemiche, era corso ai ripari annunciando con un comunicato ufficiale che molto presto, “forse già nel 2019”, gli americani torneranno sulla Luna. La mia personale sensazione è che in realtà gli Stati Uniti stiano solo cercando di prendere tempo e che nonostante l’enorme progresso tecnologico ancora oggi nessun uomo sia in grado di superare indenne le radiazioni letali delle fasce di Van Allen e quindi di poter sbarcare sulla Luna. Si dice che la verità sia tanto più difficile da raccontare quanto più a lungo essa viene taciuta ma il tempo scorre inesorabile e sono convinto che il muro di omertà costruito negli anni sia destinato a crollare rivelando al mondo il gigantesco inganno.  


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sabato 17 giugno 2017

DIALOGANDO CON UN DEBUNKER



Ancora oggi la maggioranza della popolazione mondiale è convinta che si possa andare sulla Luna con un ammasso informe di cartone, scotch e domopak, una tutina refrigerata non si sa come e dopo scii  tipo moon boot. Navigando sui vari siti web capita spesso  di leggere feroci commenti e terribili scambi di battute tra complottisti e anticomplottisti riguardo le missioni lunari del programma Apollo. 
Volendo generalizzare si può dire che in linea di massima tutti i debunker che popolano il web su questo argomento (cioè tutti quelli che credono che l'uomo sia andato sulla Luna)  si dividono in due grandi categorie.
La prima, piuttosto banale,  è quella di coloro che nel replicare alle tue affermazioni iniziano con una risata denigratoria di compatimento e proseguono poi mettendoti di fronte alla tua abissale ignoranza scientifica (“Sei forse laureato in astrofisica?") prima di concludere con l’invito a dedicarti ad attività più consone alle tue limitate competenze.
La seconda categoria anti-complottista è invece più interessante ed è quella di coloro che controbattono alle tue perplessità sciorinando una cultura fisico-scientifica enciclopedica. Essi disquisiscono con profonda competenza di ambienti a gravità ridotta, di riflettori laser, di radiazioni ionizzanti, di moti inerziali, di magnetosfere, di attriti statici e dinamici e di tante altre cose di straordinario interesse.
Peccato solo che tanto genio scientifico vada sperperato nel tentativo di giustificare fotografie della NASA come quella qui sopra (AS11-40-5922), in cui compare un modulo lunare visibilmente composto di carta da pacchi, mazze di scopa e tendine economiche  tenute insieme con lo scotch. Questo dà luogo a discussioni surreali e divertenti. Ecco qui di seguito un fantastico esempio di un dialogo tra un ingenuo complottista ed un esimio debunker riguardo il modulo lunare dell’Apollo 11.
Il dialogo è più o meno questo.
“Come spieghi che in questa foto il modulo lunare sembri realizzato con mazze di scopa?”
“Devi considerare che il modulo utilizza combustibile ipergolico, che genera un’accensione spontanea attraverso il semplice contatto col comburente. Non è dunque necessario alcun meccanismo di accensione e ciò ha consentito di dismettere le pompe di alimentazione, che avrebbero rischiato di andare in avaria”.
“Va bene, ma come mai il modulo sembra fatto con mazze di scopa?”.
“Cioè, tu  devi capire che tutto  dipende dalla diversa massa dei propellenti utilizzati, che erano stati distribuiti nei due serbatoi per consentire una ripartizione simmetrica del peso, il che consente di variare la direzione della spinta fino a un massimo di 6 gradi rispetto all’asse verticale, mentre la forza può essere regolata in un intervallo compreso tra i 4,7 e 43,9. Nella foto puoi vedere i quattro gruppi motore adibiti al controllo dell’assetto, i sistemi di regolazione termica e le antenne per le comunicazioni in banda S, in speciale lega d’alluminio."
“Ok, però io continuo a vedere solo delle mazze di scopa…!”
“Purtroppo la tua scarsa preparazione scientifica ti impedisce di capire che il modulo possedeva una spinta RCS di 16×440 N, era dotato di propellente N2O4/UDMH, con impulso specifico Isp pari a 290 s (2.84 kN•s/kg), una spinta in ascesa di 16 kN e due batterie elettriche da 28-32V e 296 A-h, 56.7 kg ognuna. Ti è chiaro adesso?”.
“No, per dire la verità  a me sembra  fatto solo di domopack e mazze di scopa!”
“Scusami, adesso devo andare a preparare la mia tesi sul decadimento dei bosoni di Higgs in leptoni tau. Alla prossima, e studia un po’, mi raccomando…”


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giovedì 8 giugno 2017

UN'OFFESA ALL'INTELLIGENZA UMANA

L'unica immagine del cielo stellato scattata durante la missione dell'Apollo 16 il 21/4/1972

Tutti sanno che per poter fotografare le stelle dallo spazio è necessario dotarsi di una macchina fotografica fissata su un treppiede in maniera tale da poter eseguire degli scatti con il diaframma aperto e con tempi di esposizione lunghi per consentire alla debole luce delle stelle di impressionare la pellicola. Questo non è certo un mistero e lo sanno bene tutti i  fotografi del mondo. Eppure nelle sei missioni Apollo che sarebbero sbarcate sulla Luna nessun equipaggio era mai stato dotato di un piccolo treppiede su cui poter fissare le mitiche Hasselblad per poter eseguire le fotografie delle stelle e delle costellazioni più straordinarie, luminose ed emozionanti che essere umano avesse mai visto. In sostanza era tutto molto semplice, bisognava solo impostare la macchina fotografica con una messa a fuoco su infinito, un diaframma tutto aperto, una pellicola con sensibilità maggiore e programmare i tempi di esposizione in base a questa semplicissima formula : 600/60 mm = 10 secondi (dove 600 è un numero fisso mentre 60 mm è la focale dell’obiettivo Zeiss Biogon utilizzato per tutte le missioni Apollo). Sarebbe stata un’opportunità unica di poter immortalare la volta  celeste  in assenza di atmosfera e di pulviscolo ed inoltre quelle immagini non solo avrebbero documentato in maniera inconfutabile l’autenticità degli sbarchi lunari ma sarebbero state utilissime per avere la mappatura più dettagliata e precisa delle costellazioni più lontane e misteriose. La Nasa si giustifica (incredibilmente!) affermando che gli astronauti avevano il compito di riprendere i paesaggi lunari e di conseguenza avevano scelto di impostare tempi e diaframmi privilegiando questo tipo di immagini precludendo così  irrimediabilmente la possibilità di cogliere le stelle nel cielo visto che le stelle sono molto meno luminose rispetto alla aree illuminate dal sole. Ci sarebbe subito da obiettare che in ogni missione gli astronauti a camminare sul suolo lunare erano due e avrebbero quindi potuto fare sia le foto dei paesaggi lunari che delle costellazioni lontane. Ma se anche prendessimo per buona la penosa giustificazione della Nasa questa potrebbe essere presa in considerazione solo per la prima missione dell’Apollo 11 e non certo  per le successive cinque presunte missioni dell’Apollo 12-14-15-16-17. Insomma appare del tutto incredibile che dopo aver progettato una missione spaziale in tutti i minimi dettagli e dopo avere investito nel programma spaziale Apollo l’equivalente di 120 miliardi di dollari attuali, nessuno scienziato della Nasa avesse valutato la possibilità di inserire un semplice treppiede tra le attrezzature degli astronauti! Bisognerebbe quindi credere che hanno scattato centinaia e centinaia di immagini noiosamente ripetitive della bandiera, dell’impronta, degli scarponi, del Lem, dei crateri tutti uguali, del rover, delle rocce e dei sassi  mentre  l’unica immagine del cielo stellato (a bassissima risoluzione tra l'altro)  è quella che vedete qui sopra? E questa sarebbe un’immagine degna di questo nome? Vi sembra logico? E’ come se un turista  andasse a piazza san Pietro ed invece di fotografare la basilica si mettesse a scattare centinaia di foto della sua colazione. C’è da sorridere al pensiero che nelle successive missioni Apollo gli astronauti si siano portati dietro le cose più inverosimili come ad esempio  la piuma ed il martello (esperimento scientifico degno del circo Orfei), una mazza da golf con pallina regolamentare (già che c'erano potevano portarsi dietro anche una palla ovale da football americano), una statuetta da depositare sul suolo lunare in memoria degli astronauti scomparsi (piace molto far leva sullo spirito patriottico di ogni americano no?), una spilla d’oro, una fotografia con la foto di famiglia  inserita in una busta di plastica (nonostante al sole la temperatura superasse i 100 gradi!), una bibbia in miniatura (nel caso sulla Luna ci fosse qualcuno da convertire?), una specie di disco metallico con inseriti dati e codici del linguaggio provenienti dal pianeta terra, una targa dorata in cui si precisava, a scanso di equivoci, che erano venuti in pace a nome di tutta l’umanità (giusto precisarlo, visto che in quegli stessi giorni sulla Terra gli americani lanciavano il napalm sul Vietnam!) e naturalmente l’immancabile bandiera americana. Viene davvero da sorridere al pensiero che si siano dimenticati di fare l’unica cosa seria che potesse dimostrare dov’erano veramente. Già, ci sarebbe davvero da sorridere se non fosse per la tristezza che subentra al pensiero che ancora oggi molti si ostinano a credere ad una simile e vergognosa messinscena.


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martedì 6 giugno 2017

QUANDO NEIL ARMSTRONG SI È TRADITO



Tratto da romanzo storico
IL GIORNO DELLA VERITÀ
Pubblicato da Youcanprint - febbraio 2017

Digitò ancora alcuni tasti sul suo portatile finché apparvero altre immagini registrate. Si vedeva Neil Armstrong camminare sul suolo lunare e raccogliere un po’ goffamente dei reperti di piccole rocce lunari con una specie di racchetta metallica. Da Houston partivano continuamente le indicazioni su cosa raccogliere e la voce in diretta si era sentita distintamente: “Prendi anche quella alla tua sinistra…”. Armstrong l’aveva raccolta immediatamente e senza esitazioni.
«È stato in quel preciso istante che ho avuto la conferma dei miei sospetti.»
Sara lo guardava pendendo dalle sue labbra in attesa che continuasse. Non aveva le sue conoscenze tecniche ma non aveva alcun dubbio che Harrison sapesse il fatto suo.

«Hanno messo in scena un inganno gigantesco ma inevitabilmente hanno anche commesso una serie di errori grossolani. In base ai calcoli eseguiti la voce che partiva da Houston arrivava sulla Luna con circa 2,6 secondi di ritardo. Loro lo sapevano ed infatti in tutte le altre sequenze hanno rispettato rigorosamente questi tempi. In quel caso però Neil Armstrong evidentemente si è distratto ed eseguendo gli ordini istintivamente si è tradito...»

P.S. Si osservi il filmato da time 1:15 !



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lunedì 5 giugno 2017

SAMANTHA CRISTOFORETTI: BELLA, BRAVA E BUGIARDA



Tutti a osannare Samantha Cristoforetti, con interviste e riconoscimenti di ogni tipo, considerata da tutti i media come una specie di eroe nazionale, la donna delle meraviglie, bella, brava, simpatica, disinvolta, intelligente, motivata, parla diverse lingue  e può vantare un curriculum vitae straordinariamente ricco fatto di lauree e master di ogni genere.
Una specie di italico genio insomma e peraltro primeggiando in un mondo scientifico quasi esclusivamente maschile pur essendo donna, sposata e perfino mamma. Una specie di fenomeno ineguagliabile che nelle interviste parla e gesticola con un entusiasmo contagioso. A guardare i risultati conseguiti pare dotata di un’intelligenza quasi sovrumana e forse anche per questo ciò che dice nella video-intervista  appare del tutto fuori luogo,  un clamoroso e maldestro tentativo di arrampicarsi sugli specchi raccontando bugie che appaiono  tanto evidenti quanto vergognose.
Qui di seguito viene riportato integralmente ciò che si vede nel filmato-intervista rilasciato mentre era sulla stazione spaziale internazionale  a 380 km di distanza dalla Terra. (da time 0:46)

"Se da una parte questi esperimenti ci permettono di comprendere a livello fondamentale come funziona il nostro corpo ed in generale hanno delle implicazioni importanti per quanto riguarda la salute, la medicina e la vita sulla Terra, d’altro canto ci permettono anche di capire quali effettivamente siano i problemi che incontra il corpo e anche la psiche , il cervello dell’essere umano nello spazio e quindi permette di affrontare le difficoltà che sicuramente ci saranno in futuro quando ci avventureremo più lontani oltre l’orbita bassa. Discorso molto simile per quanto riguarda lo sviluppo di tecnologie e credo che sia importante che continuiamo, così come stiamo facendo, a sfruttare questa struttura incredibile che abbiamo per fare sviluppo di tecnologia che, ripeto, ci permetterà poi di andare oltre l’orbita bassa. A me piace sempre dire sì, grandissima l’impresa di 50 anni fa di andare sulla Luna, però è stata una cosa breve, di qualche giorno e poi è finita lì. La stazione spaziale sono oltre dieci anni che funziona in maniera continuativa e non è banale mantenere le operazioni in maniera robusta per tutto questo tempo! Quindi queste sono cose che ci portiamo dietro  come bagaglio, come eredità per missioni future. Credo che sia evidente che missioni oltre l’orbita bassa potranno essere realizzate solo con uno sforzo internazionale congiunto."


Allora ragioniamo. 
Lei è una scienziata riconosciuta come tale e pertanto escludo che possa parlare con superficialità di un argomento scientifico tanto serio che tra l’altro è il suo lavoro.
La nostra Cristoforetti vorrebbe farci credere che :

Andare sulla Luna 50 anni fa, a 400.000 chilometri dalla Terra,  è stata solo una fugace avventura spaziale durata solo di pochi giorni e poi tutto è finito lì. Secondo lei questa è una misera cosa rispetto all’enormità dei risultati conseguiti dalla ISS che orbita a soli 380 chilometri dalla Terra (come andare da Trieste a Milano!). Per la verità, cara Cristoforetti, a parte il fatto che non tutto è finito lì perché le missioni sulla Luna sarebbero state sei nell’arco di soli 3 anni, ma se davvero fossero state vere non dovrebbero essere considerate  una cosetta da nulla visto che allora non c’erano i computer portatili, i tablet, i satelliti GPS,  la stampante in 3D, i disegni autocad, le macchine fotografiche digitali, tutti i materiali innovativi straordinari realizzati con le nanotecnologie attuali, programmi computerizzati centinaia di migliaia di volte più veloci e potenti di quelli rudimentali di allora. E poi lei  ci racconta che la stazione spaziale internazionale serve per sviluppare la tecnologia in grado di avventurarci oltre l’orbita bassa? scusi Samantha, ma per andare sulla Luna nel 1969 non era necessario superare l’orbita bassa? Non era necessario superare anche l’orbita media? Non era necessario anche superare l’orbita alta? Non era necessario rivestire la navicella con delle schermature tali da risultare inattaccabili dalle radiazioni letali che sono presenti nelle  fasce di van Allen? Come mai 50 anni fa questi erano limiti che potevano essere superati tranquillamente ed ora invece rappresentano un problema insormontabile? Come mai  la missione americana Orion,  che prevede di mandare un equipaggio nello spazio a soli  5.000 chilometri dalla Terra,  è stata  rinviata dal 2015 al 2017 poi al 2019 e adesso sembra non prima del 2021 per l’impossibilità di risolvere i problemi di schermatura? Come mai i cinesi che nel dicembre 2013 hanno fatto scendere una sonda automatica sulla Luna (Chang'e 3) affermano che non saranno in grado di realizzare uno sbarco sulla luna con equipaggio prima del 2030? Capisco che lei non possa raccontare la verità, che non può  dire a tutti che le missioni Apollo sono state solo una geniale trovata propagandistica americana, capisco tutto questo però dovrebbe cercare di non abusare della credulità popolare perché a tutto c’è un limite. Il fatto che lei sia così intelligente non la autorizza a pensare che tutto il resto della popolazione sia così stupida da credere ancora alle favole americane. 




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giovedì 1 giugno 2017

UNA TROVATA GENIALE


Tratto dal romanzo
IL GIORNO DELLA VERITÀ
Pubblicato da YOUCANPRINT – febbraio 2017

«In realtà c’è una cosa interessante che ancora non ti ho raccontato...»
«Ti ascolto.»
«Qualche anno fa è cominciato a circolare uno strano documentario realizzato da Arte France Point du Jour che riguardava la storia delle missioni Apollo. Sul web questo filmato esiste ancora e lo puoi vedere integralmente. La cosa strana è che sono state raccolte testimonianze straordinarie di personaggi famosi come l’ex consigliere per la sicurezza nazionale Henry Kissinger e Vernon Walters, direttore della CIA tra il 1972 ed il 1976, nonché Alexander Haig, capo di stato maggiore dell’esercito ed infine Donald Rumsfeld, segretario della difesa. Nelle interviste del documentario tutti confermano e giustificano le motivazioni del gigantesco inganno e quelle testimonianze risultano tutte assolutamente convincenti.»
«Stai scherzando?»
«No, è tutto vero, solo che poi nei titoli di coda si scopre che il documentario è una finzione e che i protagonisti si sono prestati alla recita solo per prendersi gioco dei complottisti ed ingannare lo spettatore. Nel filmato alcuni personaggi come Dimitri Muffley, ex agente del KGB sovietico, Ambrose Chapel, ex agente della CIA nonché Eve Kendall, segretaria del presidente Nixon, sono stati interpretati da attori poco conosciuti.»
«Ma che senso ha? Mi sembra una cosa così stupida che...»
«Condivido la tua stessa perplessità. Io però non sottovaluto mai la stupidità apparente e sono convinto che se alcuni personaggi così prestigiosi si sono prestati a fare questo giochetto dovevano sicuramente avere anche un valido motivo per farlo. Penso che tutto questo sia stato attentamente pianificato per riuscire a disinnescare l’effetto devastante di alcune interviste, registrate all’insaputa dei veri protagonisti, dove essi confermavano il ruolo della CIA nelle finte missioni Apollo. Se ci rifletti attentamente hanno fatto una cosa di un’astuzia notevole. Hanno mostrato alcuni dei principali personaggi dell’epoca come Kissinger e Rumsfeld che nelle interviste confermavano la decisione del presidente Richard Nixon di ricorrere all’inganno pur di arrivare sulla Luna prima dei sovietici e poi alla fine hanno rivelato che tutto ciò che avevano affermato era stata solo una recita cinematografica. Così quella parte di verità inserita in un documentario dichiarato falso dagli stessi intervistati perdeva inevitabilmente tutta la propria forza e credibilità. Inoltre gli attori che impersonavano molti dei personaggi storici ormai scomparsi costituivano un’ulteriore evidenza che l’intero documentario non poteva che essere falso, esattamente come la teoria del complotto. 
Semplicemente geniale, non trovi?»


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