Dal lontano 1972 nessun uomo è più tornato sulla luna. Grazie al web tutte le perplessità riguardo al materiale fotografico scattato sul suolo lunare hanno posto seri dubbi sull’autenticità delle missioni Apollo e la scomparsa dei nastri originali non ha fatto che alimentare ulteriori sospetti.
Harrison
inserì la chiavetta nel suo macbook e
pochi istanti dopo sullo schermo comparvero delle immagini.
«Il
giornalista che vedi si chiama Bart Sibrel e sta mostrando a Buzz Aldrin uno
strano filmato girato all’interno della navicella Apollo 11 durante il viaggio tra la Terra e la Luna. Non si
conoscono bene i retroscena e le modalità con cui questo video sia finito tra
le mani del giornalista ma in ogni caso è piuttosto difficile affermare che sia
un falso. Nel collegamento audio con il centro di controllo gli astronauti
ricevono indicazioni precise sui commenti da inserire nel filmato che Houston
intende trasmettere più tardi, ma la cosa più sconcertante è che dall’oblò si
vede chiaramente la Terra come se la navicella fosse ancora nell’orbita
terrestre. Invece in quel preciso istante l’Apollo
11 avrebbe dovuto trovarsi oltre 100.000 chilometri più lontano e
precisamente sulla traiettoria rettilinea che l’avrebbe dovuta condurre
nell’orbita lunare. Quando Bart Sibrel lo incalza dicendo che quel filmato è la
prova schiacciante che l’Apollo 11 non
è mai arrivato sulla Luna ma si è limitato a girare intorno alla Terra, Buzz
Aldrin ha iniziato a reagire come un ladro quando viene colto sul fatto. Guarda
tu stessa:
“Cosa vorrebbe dire che non siamo
mai andati sulla Luna?” replica
Aldrin all’accusa del reporter.
“Io, come si vede da questa
registrazione, ho la certezza assoluta che non ci siete andati”.
L’ex
astronauta si alza dalla sedia visibilmente alterato e mentre cerca di lasciare
la stanza per interrompere l’intervista gli urla di spegnere la telecamera ed impreca
contro Bart Sibrel definendo il suo lavoro come “giornalismo meschino”.
Il
video termina con queste sue parole:
“Lei sta parlando con la persona
sbagliata, perché non si rivolge al capo della NASA? Noi siamo passeggeri,
siamo gente sbattuta su un volo”.
Per
la NASA naturalmente quel video non risulta negli archivi e pertanto è solo un
clamoroso falso.»
«Mio
Dio, credo che tu abbia ragione, credo che ormai sia impossibile poter
dimostrare la verità.»
Le missioni Apollo sarebbero state un’opportunità unica per poter immortalare la
volta celeste in assenza di atmosfera e di pulviscolo e certamente
quelle immagini non solo avrebbero documentato in maniera inconfutabile
l’autenticità degli sbarchi lunari ma
sarebbero state utilissime per avere la mappatura più dettagliata e precisa
delle costellazioni più lontane e misteriose. Invece non lo hanno mai fatto! La
Nasa si difende affermando che gli astronauti avevano il compito di riprendere
i paesaggi lunari e di conseguenza hanno scelto di impostare tempi e diaframmi
per questo scopo. Ma se questa debolissima giustificazione potrebbe essere
presa in considerazione per la prima missione dell’Apollo 11, non si comprende
perché nelle successive cinque presunte missioni dell’Apollo 12-14-15-16-17,
nessuno scienziato della Nasa abbia valutato la possibilità di inserire il
treppiede tra le attrezzature degli astronauti. C’è da sorridere al
pensiero che nelle successive missioni Apollo gli astronauti si siano portati
dietro le cose più inverosimili come ad esempio :
una bibbia in miniatura (nel caso sulla
Luna ci fosse qualcuno da convertire)
una specie di disco metallico con inseriti
dati e codici del linguaggio provenienti dal pianeta terra
una targa dorata in cui si precisava, a
scanso di equivoci, che erano venuti in pace a nome di tutta l’umanità
una spilla d’oro
una statuetta in memoria degli astronauti
scomparsi
una fotografia con la foto di famiglia
inserita in una busta di plastica (nonostante al sole la temperatura
superasse i 100 gradi!),
l’immancabile bandiera americana
Nella varie missioni gli
astronauti di turno si sono prodigati ad eseguire memorabili esperimenti
scientifici come ad esempio quello della piuma e del martello per dimostrare al mondo che cadevano nel
medesimo istante ( bastava utilizzare una piuma di metallo per eseguire il
gioco di prestigio) Poi non si sono
fatti mancare niente e invece di portarsi sulla Luna un piccolo treppiede per
eseguire delle fotografie meravigliose delle varie costellazioni cosa hanno
pensato bene di fare? Si sono portati dietro una mazza da golf per far vedere
al mondo che la pallina colpita poteva fare molte miglia. La cosa più
incredibile di tutte è che ancora oggi molte persone sono convinte che gli
americani siano andati veramente sulla Luna!
Digitò ancora alcuni tasti sul suo portatile finché apparvero altre
immagini registrate. Si vedeva Neil Armstrong camminare sul suolo lunare e
raccogliere un po’ goffamente dei reperti di piccole rocce lunari con una
specie di racchetta metallica. Da Houston partivano continuamente le
indicazioni su cosa raccogliere e la voce in diretta si era sentita
distintamente: “Prendi anche quella alla
tua sinistra…”. Armstrong l’aveva raccolta immediatamente e senza
esitazioni.
«È stato in quel
preciso istante che ho avuto la conferma dei miei sospetti.»
Sara lo guardava pendendo dalle sue labbra in attesa che continuasse. Non
aveva le sue conoscenze tecniche ma non aveva alcun dubbio che Harrison sapesse
il fatto suo.
«Hanno messo in scena un inganno gigantesco ma inevitabilmente hanno anche
commesso una serie di errori grossolani. In base ai calcoli eseguiti la voce
che partiva da Houston arrivava sulla Luna con circa 2,6 secondi di ritardo.
Loro lo sapevano ed infatti in tutte le altre sequenze hanno rispettato
rigorosamente questi tempi. In quel caso però Neil Armstrong evidentemente si è
distratto ed eseguendo gli ordini istintivamente si è tradito...»
«Però sembra che nessuno lo abbia notato, a parte te naturalmente…»
«Hai ragione, però se ci pensi bene è del tutto comprensibile. Nel 1969 la
televisione era entrata solo da pochi anni nelle case della gente. C’erano ben
pochi canali che trasmettevano le notizie ed erano tutti controllati dagli
apparati governativi. In quel clima di straordinario orgoglio nazionale tutti
erano entusiasti e felici di poter festeggiare la riuscita della più grande
missione spaziale di tutti i tempi. Tutto il mondo allora ci ammirava ed è facile
immaginare che in quel contesto nessuno avrebbe mai osato mettere in dubbio la
veridicità di quella missione e comunque se qualcuno l’avesse fatto sarebbe
rimasto inascoltato. In realtà la televisione di allora è stata un formidabile
strumento di manipolazione dell’informazione perché la gente si fidava
ciecamente di tutto ciò che veniva mostrato sullo schermo. Per confermare una
qualsiasi notizia allora si diceva: “Non
mi credi? Guarda che l’ha detto anche la TV!”. Figurati se qualcuno poteva insinuare
il dubbio che quelle immagini provenienti dallo spazio erano un imbroglio!»
«Eppure ufficialmente nella prima misione Apollo 11 sono state girate quasi cinque ore di trasmissione
televisiva e circa ottantasette minuti di riprese cinematografiche a colori
della superficie lunare. Per non parlare delle trecentotrentanove fotografie… come
possono essere riusciti a fare un imbroglio di queste proporzioni?»
«In genere più la bugia è grande e più la gente tende a crederci. Anche
per me all’inizio è stata una cosa difficile da accettare perché era un’ipotesi
che inconsciamente rifiutavo di prendere in considerazione. Poi però ho
iniziato a ricostruire il puzzle basandomi solo su dati certi, cioè sui dati
verificabili in laboratorio. Ed è stato allora che ho aperto gli occhi...»
«Perché, che cos’hai scoperto?»
«Ho scoperto che la verità ufficiale era basata sul nulla. Nessuna
certezza, nessuna prova, niente di niente. Avrei dovuto credere solo alle
immagini che la NASA aveva trasmesso per la televisione e anche lì ci sarebbe
parecchio da obiettare.»
«Spiegati meglio...»
«Secondo la NASA le prime immagini televisive dell’uomo sulla Luna vennero
trasmesse a Terra da un “sistema
televisivo non convenzionale”, cioè un sistema non compatibile con il
normale sistema NTSC che viene
tutt’ora usato in America. Fu quindi necessario, sempre secondo loro,
riprendere con una seconda telecamera lo schermo televisivo sul quale
apparivano le immagini nitidissime provenienti dalla Luna. Così facendo le
immagini risultavano un po’ offuscate ma per contro quell’aspetto spettrale
risultava anche molto affascinante. Con la tecnica della doppia ripresa di
immagini pre-registrate la NASA sapeva che ne raddoppiava la durata e, cosa
molto più importante, poteva ottenere quell’effetto al “rallentatore” che
caratterizza tutti i filmati lunari e che noi siamo portati ad attribuire alla
minor gravità presente sulla superficie lunare. Adesso però ti voglio far
vedere una cosa piuttosto interessante.»
Digitò rapidamente sulla tastiera del computer e sullo schermo cominciò a
scorrere un filmato in cui si vedeva Neil Armstrong che saltellava sulla Luna.
Il filmato durava solo venti secondi ma subito dopo le stesse immagini
cominciarono a scorrere ad una velocità maggiorata del 33% ed improvvisamente il
“magico” effetto della leggerezza lunare di cui sembrava godere Armstrong era svanito.
Harrison si accese una sigaretta e poi riprese il suo ragionamento dal punto in
cui l’aveva interrotto.
«Sempre secondo la NASA quelle preziose immagini in arrivo dalla Luna
vennero catturate su nastri magnetici e messe da parte a futura memoria. In
quel periodo furono utilizzati i primi nastri magnetici da due pollici, in
gergo chiamati “ampex”. Questi
servivano per poter registrare le trasmissioni televisive che fino ad allora
potevano essere mandate solo in diretta ma è proprio qui che la storia comincia
a fare acqua da tutte le parti. Prima di tutto non si capisce bene perché la
NASA abbia sentito la necessità di sviluppare un sistema televisivo apposito e
stranamente “non compatibile” con le TV di tutto il mondo. Allora infatti
c’erano già le riprese a 16 mm che potevano garantire delle immagini di buona
qualità mentre per la diretta TV potevano essere facilmente distribuite le
immagini a 525 linee che avrebbero comunque soddisfatto la platea mondiale
risultando di qualità molto superiore rispetto a ciò che invece è stato
mostrato in quella notte.»
«E allora come mai avrebbero fatto questa scelta?»
«La risposta a mio avviso è molto
semplice. Con questo escamotage nessun
altro osservatorio al mondo è stato in grado di ricevere un solo fotogramma di
quelli provenienti dalla Luna e così facendo il gioco di prestigio è perfettamente
riuscito perché tutto è nella mente di chi guarda. Interessante vero?»
"La verità è tanto più difficile da raccontare quanto più a lungo essa viene taciuta." Io credo che ormai da parecchi anni gli americani stiano cercando di dircelo in maniera indolore ma poiché la Nasa non può certo fare una confessione pubblica utilizzano sempre più spesso i mezzi alternativi della finzione cinematografica per far passare un po' meno brutalmente il concetto che le missioni Apollo erano solo un gigantesco inganno. Se proviamo a riflettere meno superficialmente si può intuire che in tutto questo c'è sicuramente una sottile forma di autoironia che deriva dal fatto di dover ricorrere alla finzione cinematografica per poter rappresentare proprio la finzione stessa, ossia realizzare una storia di fantascienza per inserire all'interno la verità storica di una finzione perpetrata per quasi cinquant'anni e mai ancora confessata pubblicamente. Quasi una specie di outing in piena regola, realizzato come sempre in puro stile hollywoodiano e con scenografie stupefacenti. Nella
scena rappresentata c’è un dialogo davvero molto interessante che dovrebbe far riflettere
soprattutto considerando tutto il valore e l’elevatissimo spessore culturale e
scientifico del fisico teorico Kip Thorne
del prestigioso Caltech (California
Institute of Technology ), che ha svolto il ruolo di consulente
scientifico. Ecco la trascrizione del dialogo (da time 1:44)
«E’ un vecchio testo federale… li abbiamo
rimpiazzati con le versioni corrette.»
«Corrette?»
«Sì, spiegano che le missioni Apollo erano
finzioni per far fallire i sovietici.»
«Lei non crede che siamo andati sulla
Luna?»
«Credo che sia stata una geniale
propaganda e che i sovietici siano andati in bancarotta da soli investendo in razzi
e in altre macchine inutili.» IL FILM. Interstellar è un film di fantascienza del 2014 diretto da Christopher Nolan. Il film racconta la storia di un gruppo di astronauti che viaggiano attraverso un wormholein cerca di una nuova casa per l’umanità. Nolan ha scritto la sceneggiatura assieme a suo fratello Jonathan, mentre il fisico teorico Kip Thorne è il produttore esecutivo e ha lavorato al film come consulente scientifico. Interstellar ha vinto l’Oscar per i migliori effetti speciali nel 2015 ed ha ricevuto altre quattro candidature per la migliore colonna sonora, per il miglior montaggio sonoro , il miglior sonoro ed infine per la migliore scenografia. Il film è costo 165 milioni di dollari e ne ha incassati 678.
«Lo so, ma ci sono tante altre cose
inspiegabili... hai visto l’articolo sull’analisi tecnica dei video girati
sulla Luna?»
«No, non ho fatto in tempo... è
interessante?»
«Credo proprio di sì. Utilizzando le
sequenze filmate fornite dalla NASA un certo Jim Collier ha fatto alcune
considerazioni molto importanti. Come sai sulla Luna la forza di gravità è solo
un sesto di quella presente sulla Terra mentre invece la massa rimane sempre
identica ed invariata. Partendo da questi dati certi ha ritenuto giustamente
che sulla Luna siano possibili dei movimenti che sulla Terra sarebbero invece
proibitivi. Jim Collier riteneva che un astronauta inginocchiato sul suolo
lunare sarebbe stato in grado di potersi rialzare facendo semplicemente leva
con la massa dello zaino e del suo busto oppure di sollevarsi dalla tipica
posizione per flessioni solo con una leggera spinta delle mani. Fin qui credo
che si possa essere tutti d’accordo, giusto? Adesso però guarda bene queste
immagini...»
Sullo schermo si vedeva un astronauta
della missione Apollo 15 inginocchiato sul suolo lunare che tentava
disperatamente di rimettersi in posizione verticale senza però riuscirci.
«Tieni sempre presente che a causa
della ridotta forza gravitazionale gli astronauti sulla Luna pesavano solamenteun sestodel loro peso sulla Terra. Considera che il peso di un astronauta
è di circa 80 chilogrammi a cui se ne devono poi aggiungere altri 90 per
l’equipaggiamento completo formato da tuta e zaino, anche se su questo aspetto
ci sarebbe parecchio da dire...»
«Tu non ci credi?»
«90 chili sono un’enormità e poi che
cosa doveva contenere lo zaino di così pesante? Per farti un’idea prova a
pensare che un comune sacco di cemento ha più o meno lo stesso ingombro e pesa
solo 25 chilogrammi.»
«Non capisco... insomma, perché
avrebbero dovuto mentire anche sul peso dello zaino?»
«Te lo spiego dopo, adesso però
lasciami finire il ragionamento. Dunque, sempre secondo tutti i dati ufficiali
forniti dalla NASA, sulla Terra l’astronauta perfettamente equipaggiato poteva
pesare complessivamente 170 chilogrammi mentre sulla Luna questo peso si
riduceva a soli 28 chilogrammi. Perché dunque l’astronauta del filmato avrebbe
dovuto fare tanta fatica per rialzarsi dopo una caduta?»
Fece nuovamente partire il filmato in
cui si poteva vedere l’astronauta sollevarsi affannosamente solo al quarto
tentativo e a quel punto Harrison fermò bruscamente l’immagine per farla
ritornare indietro e rivederla in maniera rallentata. Una frazione di secondo
prima che l’astronauta si ritrovasse in piedi era possibile intravvedere alle
sue spalle un impercettibile riflesso luminoso.
«L’hai notato anche tu, vero? È come se qualcuno improvvisamente avesse tirato verso l’alto una sottile
fune di acciaio per aiutare l’astronauta in difficoltà. Una cosa molto simile
la puoi osservare anche nel filmato di ripartenza del LEM dal suolo lunare: in
questo caso si nota che il binario sul quale scorre la navetta viene tradito
dallo scintillio causato dalle polveri. Bene, adesso posso ritornare al
discorso di prima riguardo al peso dello zaino. Devi sapere che nonostante
sulla Luna la forza di gravità risulti solo un sestodi quella terrestre e gli astronauti completamente equipaggiati
pesino solo 28 chilogrammi i loro salti non sono mai stati più alti di 60
centimetri. Questo fatto aveva destato qualche perplessità tra gli osservatori
più attenti ma la stranezza sarebbe stata ancor più imbarazzante da spiegare se
il peso dello zaino sulla Terra fosse stato di 60 chilogrammi invece dei 90
chilogrammi ufficialmente dichiarati. In questo caso infatti il peso
dell’astronauta sulla Luna sarebbe risultato di soli 23 chilogrammi e quindi
sarebbe stato lecito attendersi salti di altezze molto superiori a quelle che i
filmati hanno mostrato.»
Ancora
oggi molti sono convinti che l’uomo sia andato sulla Luna sostenendo che la
prova incontestabile dell’autenticità delle missioni Apollo sia rappresentata
dal fatto che sulla Luna sono stati lasciati degli specchi solari. Questi specchi vengono tutt’ora
utilizzati dai ricercatori di tutto il mondo per calcolare, attraverso il tempo
necessario che impiega un raggio laser
inviato da terra, l’esatta distanza tra
la Terra e la Luna. Ebbene tali specchi solari non possono essere considerati
una prova dell’avvenuto sbarco degli astronauti americani perché anche i russi
sono riusciti a posizionarli sul nostro satellite. Lunokhod
1 e 2furono infatti due
robot lanciati dall’URSS per l’esplorazione della Luna. Le missioni Lunokhod
furono progettate principalmente per l’esplorazione della superficie lunare, la
raccolta di immagini e lo studio delle aree lunari adatte per l’atterraggio e
per la creazione di basi lunari. A bordo era previsto un radiofaro che doveva
garantire le operazioni di allunaggio di eventuali veicoli con uomini a
bordo. Lunokhod 1 fu portato sulla Luna dalla sonda Luna 17 e controllato a
distanza ad atterrare sulla sua superficie. La navetta fu lanciata il 10
novembre 1970 alle 14:44:01, atterrò sulla Luna nel Mare Imbrium il 17
novembre alle 03:47. Rimase attivo per322 giornipercorrendo circa 10,5 km e
trasmettendo oltre 20.000 immagini.
Recenti studi scientifici
realizzati da psicologi e sociologi statunitensi e britannici hanno chiarito
che, al contrario di quanto tradizionalmente affermato dagli stereotipi diffusi
dai media, le persone etichettate come teorici della cospirazione siano in
realtà più equilibrate rispetto a chi accetti supinamente le versioni ufficiali
dei fatti contestati. Forse anche perché il loro parere ha smesso di essere
espressione della maggioranza, i commentatori anti-cospirazione
tendono a tradire una forte rabbia ed ostilità: “Lo studio ha dimostrato che i soggetti che supportano la
versione ufficiale dei fatti relativi al primo sbarco sulla Luna si
esprimano generalmente in modo più ostile nel tentativo di persuadere chi la
pensi in modo diverso da loro“. Si è inoltre appurato che gli
avversatori delle teorie del complotto, oltre che fortemente ostili, sono anche
più tendenti al fanatismo. I cosiddetti cospirazionisti, invece, non
pretendono di avere una teoria del tutto esplicativa degli eventi: “Coloro che sostengono che gli sbarchi
sulla Luna siano stati in realtà una cospirazione governativa, non mirano a
promuovere una specifica teoria esaustiva, ma solo a smentire la versione
ufficiale“. Il libro Conspiracy Theory in America, del
politologo Lance De Haven-Smith, pubblicato dalla University of Texas
Press, spiega come mai la gente non gradisca essere definita complottista.
L’espressione, infatti, venne ampiamente utilizzata e diffusa dalla
CIA per diffamare tutti quelli che osavano sollevare dubbi sulla versione
ufficiale dell’assassinio di JFK, sullo sbarco sulla Luna e infine anche sulle
Torri gemelle di New York. “La campagna
della CIA per diffondere l’espressione ‘teoria del complotto ebbe l’obiettivo
di rendere oggetto di scherno e di ostilità chi non credeva alle versioni
ufficiali e si è rivelata una delle iniziative di propaganda di maggior
successo di tutti i tempi.Paradossalmente
il termine “teoria del complotto dovrebbe invece indicare proprio
la reale cospirazione posta in essere dalla CIA.”
La psicologa Laurie
Manwell della University of Guelph in un articolo pubblicato
sulla rivista America Behavioral Scientist (2010), asserisce che “le persone anti-complottiste non
sono in grado di ragionare con lucidità su tali apparenti crimini
contro la democrazia proprio per effetto della loro incapacità di elaborare
informazioni che siano in conflitto con una linea di pensiero che è stata loro
inculcata precedentemente“. Il professor Steven Hoffman dell’Università
di Buffalo aggiunge che gli individui avversi alle teorie cospirative,
piuttosto che prendere atto della realtà dei fatti, cercano informazioni
che confermino le loro convinzioni preesistenti facendo ricorso a meccanismi
irrazionali per evitare di confrontarsi con informazioni
contrastanti. L’estrema irrazionalità di chi attacca le teorie della
cospirazione è stata abilmente esposta anche dai docenti di comunicazione
della Boise State University Ginna Husting e Martin Orr. In
un articolo del 2007 hanno scritto: “Se
io ti definisco complottista, mi importa ben poco se tu stia effettivamente
dibattendo di una cospirazione realmente esistente o se hai semplicemente
sollevato una questione che preferisco non vedere. Attraverso questa etichetta
ti sto strategicamente escludendo dalla sfera in cui i dibattiti possono
generare dei conflitti”. Ma ora, grazie a internet, chi
mette in dubbio le versioni ufficiali non è più escluso dal dibattito pubblico.
Dopo 46 anni di dominio la campagna ordita dalla CIA per soffocare il dibattito
pubblico con la scusa del complottismo non sembra più funzionare. Negli studi
accademici, così come nei commenti postati sotto alle notizie, le voci che
sostengono la possibilità del complotto sono ormai più numerose e più
razionali di quelle che continuano a supportare le versioni ufficiali.