giovedì 25 febbraio 2016

APOLLO 11 E ALTRE BUGIE



E’ inutile nascondersi dietro ad un dito perché ormai  la Nasa , grazie alla tecnologia avanzatissima di rendering digitale, può creare qualunque effetto realistico dello spazio cosmico in grado di simulare perfettamente la realtà. Questo significa in sostanza  che oggi più che mai i tecnici della Nasa sono in grado di manipolare le immagini ed i dettagli  in maniera così professionale da poter  inscenare qualunque cosa senza timore di essere smentiti e convincere l’opinione pubblica grazie ai mass media compiacenti e servili. Non è una cosa da poco perché se fino ad ora era possibile sollevare dubbi e sospetti più che fondati sulle presunte missioni Apollo grazie all’analisi delle storiche e controverse immagini lunari, ora è diventata una missione impossibile poter individuare una manipolazione nelle immagini a colori  dettagliatissime che la Nasa afferma giungere da Marte. Bisognerebbe quindi fare un atto di fede e credere che la Nasa non potrebbe mai, per nessuna ragione, mentire su questioni di scienza così delicate e affascinanti. Però poi riaffiorano i ricordi delle ombre convergenti delle foto sulla Luna e tutte le certezze vacillano. Come si fa a credere ancora alla Nasa? I dubbi si fanno più forti se si pensa che dal dicembre del 1972 (quando l’Apollo 17 avrebbe allunato nell’ultima missione lunare) nessun astronauta americano né di nessun’altra nazione al mondo è mai ritornato sulla Luna anche se da allora sono passati 44 anni e nel frattempo il progresso ha avuto un’accelerazione enorme. Non solo, ma da allora nessun astronauta ha mai superato l’orbita terrestre bassa  dove si trova la stazione spaziale internazionale. Questa  però dista dalla Terra solo 380 chilometri, una miseria rispetto ai 384.000 chilometri che separano la Terra dalla Luna. Guarda caso gli americani continuano a mandare sonde nello spazio per studiare la complessità delle radiazioni di Van Allen che risultano letali per gli esseri umani dopo i 14.000 chilometri di altezza dalla Terra. La missione Orion era stata recentemente progettata per poter mandare degli astronauti in orbita a 5.000 chilometri dalla Terra “già” nel 2021 ma questa missione è poi stata spostata al 2023 perché non sono ancora in grado di proteggere adeguatamente la navicella  dalle micidiali radiazioni di Van Allen. In sostanza hanno scoperto che le radiazioni sarebbero pericolose già a 5.000 chilometri dalla Terra. Ma se è così, come hanno fatto a superarle indenni gli astronauti delle missioni Apollo 11-12-14-15-16-17 che avrebbero raggiunto la Luna per ben sei volte tra il 1969 ed il 1972 con una tecnologia arcaica rispetto a quella odierna?  Poiché non credo all’involuzione del progresso, c’è una sola spiegazione possibile e cioè che quelle storiche missioni Apollo siano state solo una straordinaria messinscena messa in atto con l’inconsapevole complicità di tutti i mezzi di informazione. Una menzogna ripetuta all’opinione pubblica dieci, cento, mille volte finisce poi per diventare una verità consolidata difficile da sradicare. L’America nel 1969 ha vinto la sua guerra contro l’unione sovietica e come sempre accade in tutte le guerre la verità è la prima vittima ed i libri di storia sono scritti sempre dall’esercito vincitore. 



SE LE STELLE STANNO A GUARDARE



Per dimostrare che gli sbarchi sulla Luna siano stati solo un gigantesco e premeditato inganno basterebbe considerare la mancanza delle stelle non solo nelle fotografie lunari ma persino nei discorsi degli astronauti dell’Apollo. Eppure quando gli astronauti dell’Apollo 11 erano in orbita lunare avrebbero dovuto trovarsi di fronte a una visione affascinante, maestosa e straordinaria, non solo della Via Lattea e delle varie costellazioni ma anche di Venere e degli altri pianeti vicini la cui luce avrebbe dovuto essere straordinaria visto che si trovavano nel cosmo in assenza di atmosfera e di qualsiasi impurità. Avevano a portata di mano un’occasione unica e straordinaria, quella di poter ottenere meravigliose foto di stelle, pianeti e galassie 20 anni prima della messa in orbita del telescopio spaziale Hubble. Invece assolutamente nulla di tutto questo.
La cosa appare ancor più strana se pensiamo che invece l’astronauta statunitense Terry Virts, a bordo della  Stazione Spaziale Internazionale (ISS)  recentemente in orbita terrestre bassa a soli 380 km. dalla Terra assieme alla nostra Samantha Cristoforetti,  ha pubblicato su twitter delle meravigliose immagini delle stelle viste da lassù. Il suo commento è stato eloquente per spiegare il suo stato d’animo, la sua emozione e la sua meraviglia :“Non ci sono parole da aggiungere a questa veduta notturna”.
Anche Michael Melville, la donna astronauta morta nel disastro del Columbia,  disse che le stelle viste dallo spazio erano talmente brillanti che “sembra di toccare la faccia di Dio”.
Immaginate per un istante come sarebbero stati nitidi a brillanti i corpi celesti in particolare i pianeti visti dalla Luna.  Invece evidentemente agli astronauti di tutte le sei missioni Apollo che avrebbero raggiunto e persino camminato sulla luna (a ben 384.000 chilometri dalla Terra) le stelle non interessavano per niente. Infatti non solo non le hanno mai fotografate (sarebbe bastato un treppiede per posizionare la macchina fotografica con diaframma più aperto e tempi di esposizione più lunghi) ma nei loro discorsi durante il tragitto non c’è mai stata traccia. Hanno parlato persino del tipo di spazzolino che utilizzavano per lavarsi i denti ma nemmeno un minimo accenno, un apprezzamento o un’esclamazione di stupore, di meraviglia o di ammirazione per le stelle. Niente, nulla di nulla. Qualcuno potrà obiettare che probabilmente avevano cose più importanti da fare che stare a guardare quelle stupide stelle dall’oblò. Questo è vero ed infatti durante le sei eroiche missioni hanno giocato a golf, sgommato sul rover, cantato a squarciagola, hanno poi ricevuto una telefonata dal presidente americano Richard Nixon in persona, fatto il saluto militare alla bandiera a stelle e strisce,  saltellato allegramente sulla sabbia lunare, hanno riparato il pulsante rotto che azionava i motori utilizzando un pennarello, piantato una bandiera americana che sventolava gioiosamente, deposto una fotografia a colori della propria famiglia, una spilla d'oro in memoria degli astronauti morti, lasciato una bibbia in miniatura nel caso un giorno arrivassero anche degli islamici da convertire, lasciato sul terreno di conquista  una moneta con l’effige della Nasa, poi anche una targa ricordo con incise nobili parole di pace a nome di tutta l’umanità (e per ironia della sorte proprio mentre negli stessi giorni stavano bombardando il Vietnam con le bombe al Napalm) e poi molte altre cose importanti e fondamentali per la scienza come per esempio l’esperimento della piuma e del martello per dimostrare a tutti gli scettici che nel vuoto lunare cadevano proprio nel medesimo istante ( il trucco più vecchio del mondo utilizzando una piuma di metallo). Che diamine, non vorrete mica pensar male! Insomma lo sanno tutti che i rigidi protocolli della Nasa non prevedevano le foto alle stelle e nemmeno alla terra vista dalla Luna.  Sarebbe stato troppo banale e poi erano già impegnati a fare cose troppo importanti … Cristo, perché perdere tempo a fare l’unica cosa che avrebbe potuto dimostrare in maniera indiscutibile l’autenticità degli sbarchi sulla Luna? C’è un filmato che riguarda l’equipaggio dell’Apollo 11 e che risulta molto più eloquente di mille parole. Dura solo pochi minuti e vi invito a guardarlo. 



                                            Il romanzo è disponibile in formato digitale su:

Il romanzo è disponibile in formato cartaceo su
http://www.youcanprint.it/fiction/fiction-thriller-storica/il-giorno-della-verit-9788892647862.html 



mercoledì 24 febbraio 2016

UNA TERRA PICCOLISSIMA


Questo è uno studio  molto semplice  ed è basato sulle proporzioni della Luna e della Terra viste da lontano,  come appaiono per esempio da una distanza di 6,2 milioni di km nella fotografia scattata dalla sonda Galileo il 16 dicembre 1992. Come si può notare la Terra è davvero molto più imponente della Luna.
Invece secondo le fotografie ottenute dalla superficie lunare durante le missioni Apollo, la Terra appare sorprendentemente molto più piccola e lontana a confronto con altre fotografie scattate dall’orbita della Luna sia dalle stesse capsule Apollo che da altre missioni. La Terra vista dalla Luna in alcune foto dell’Apollo è grande circa come la Luna vista dalla Terra. La cosa è del tutto inverosimile in quanto il nostro pianeta è quasi 4 volte più grande per diametro e circa 12 volte per area visibile, quindi da lassù dovrebbe apparire enorme. 
Infatti nelle immagini inviate dalla sonda giapponese Kaguya (Selene), lanciate il 13 settembre 2007 la Terra appare molto più simile in dimensioni a quella del film Moon che alle immagini scattate dai valorosi astronauti sulla superficie lunare una quarantina d’anni prima. Forse gli addetti agli effetti speciali che hanno lavorato alla pellicola non si sono fidati della NASA preferendo ispirarsi alle fotografie giapponesi o probabilmente al loro buon senso. 
Questa qui sotto invece è la fotografia AS17-134-20384  scattata durante l’ultima missione lunare  dell’Apollo 17  che nel dicembre 1972 sarebbe rimasta  per ben tre giorni sulla superficie del nostro satellite. L’immagine ritrae l’astronauta Eugene Cernan accanto alla bandiera a stelle e strisce e in cielo il globo terrestre.
Questa è l’immagine originale:
L'immagine qui sotto invece  è stata ritoccata nel tentativo di sistemare le dimensioni del nostro pianeta come dovrebbe apparire dalla superficie lunare. In questo caso  si ipotizza la sua vera dimensione basata su immagini della sonda giapponese Kaguya e ritenute autentiche anche dalla Nasa.



In sostanza entrambe le fotografie dell'astronauta con la Terra alle sue spalle sono dei fotomontaggi. Stupisce quindi che nonostante siano stati girati  ore e ore di filmati sulla superficie lunare non ci sia nemmeno  un singolo secondo dedicato all’inquadratura della Terra.  L’obiettivo non fu mai alzato verso il cielo per filmare il nostro amato pianeta che splendeva di luce nel firmamento del cosmo. Strano? Più che strano appare incredibile, se si considera che la presenza della grossa palla blu nel nero cielo lunare doveva costituire uno spettacolo mozzafiato. Eppure nessuno  sa dare  una spiegazione plausibile  sul perché in 6 missioni sulla Luna nessuno lo abbia mai fatto. A meno che non si voglia pensar male e cioè che non potevano farlo perchè sulla Luna non c'erano mai.

                                            Il romanzo è disponibile in formato digitale su:

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martedì 23 febbraio 2016

LA PROVA DELL'INGANNO


L'immagine qui sopra è classificata  negli archivi della NASA con la sigla AS17-14121608 e si riferisce all'ultima missione  sulla Luna , quella dell'Apollo 17  avvenuta nel dicembre 1972. Sul casco dell'astronauta , nell'ingrandimento ad alta risoluzione qui sotto, si può vedere chiaramente riflessa l'immagine  del secondo astronauta , cioè del presunto autore della fotografia. Nell'immagine ingrandita si può notare come  la persona riflessa non abbia lo zaino sulle spalle e nemmeno la grossa macchina fotografica che avrebbe dovuto sostenere suol petto. Sembra invece indossare  un paio di normali pantaloni con degli stivali ai piedi per poter lasciare impronte compatibili con il set lunare. Il riflesso tradisce il gigantesco inganno perpetrato dalla Nasa ai danni dell'umanità.






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lunedì 22 febbraio 2016

SOTTO UN CIELO DI STELLE



Ecco una bellissima immagine della Terra e della Luna scattata dalla sonda Cassini il 19 luglio 2013 mentre si trovava in prossimità di Saturno a 1,5 miliardi di km dalla Terra, cioè 10 volte la distanza Terra-Sole. La Luna è il disco luminoso più in basso leggermente a sinistra e nell’immagine sembra sovraesposta a causa della forte albedo (riflettività) della Terra. La Luna ha un albedo assai minore e pertanto rimane correttamente esposta. Molti si domandano perché nel corso dei sei sbarchi sulla Luna nessuno dei dodici astronauti del programma Apollo abbia mai pensato di immortalare la volta celeste dalla superficie lunare utilizzando macchine fotografiche fissate su dei cavalletti utilizzando pellicole adatte (cioè con sensibilità maggiore) per realizzare tempi di esposizione più lunghi. Eppure la volta celeste vista dalla Luna, completamente libera dall’atmosfera e dalle nubi che invece avvolgono la Terra, doveva apparire uno spettacolo straordinario ed unico. Bill Kaysing, che nel 1974 scrisse il famoso libro “Non siamo mai andati sulla Luna” , riguardo la mancanza di immagini delle stelle nelle missioni sulla Luna disse provocatoriamente :  “E’ come se voi foste andati a visitare le cascate del Niagara e invece di fotografarle avreste fatto la foto del panino che avevate mangiato”. L'unica risposta plausibile al motivo per cui non fecero quelle fotografie è anche  la più semplice : non le fecero perché non potevano farlo visto che non andarono mai sulla Luna.



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giovedì 18 febbraio 2016

A PROPOSITO DI VAN ALLEN


E' ormai certo che nel corso dei decenni la NASA , con la scusa del "restauro" dei negativi originali ha ritoccato e manipolato  tutte le fotografie ed i filmati degli sbarchi lunari. Lo ha fatto nel tentativo di eliminare, nel limite del possibile, tutte le incongruenze che erano emerse sempre più numerose e quindi per renderli più credibili. Essa ha anche cercato di “ritoccare” le affermazioni di James van Allen sulle cinture magnetiche che circondano la Terra, da lui scoperte e che si chiamano oggi comunemente Fasce di van Allen. Jarrah White ha messo in rete alcuni articoli, dello scienziato del Iowa in cui egli descriveva in maniera impietosa gli effetti deleteri delle radiazioni nello spazio. Ecco le sue parole testuali.
“Le nostre misurazioni mostrano che il massimo livello di radiazioni, nel 1958, equivale da circa 10 a 100 roentgen per ora, in dipendenza nella proporzione, non ancora determinata, fra protoni ed elettroni. Dato che l’esposizione continuativa di un essere umano per due giorni a soli 10 roentgen fornirebbe solo una possibilità imprevedibile di sopravvivenza, le cinture radioattive rappresentano un ostacolo evidente al volo spaziale. A meno che non sia trovato un qualche modo praticabile di schermare i viaggiatori spaziali contro gli effetti della radiazione, i razzi spaziali con equipaggio possono al meglio decollare attraverso la zona libera da radiazioni sopra i poli.”
James A. van Allen – Scientific American – marzo 1959
Dopo la sua morte però la Nasa si è affrettata a divulgare precisazioni e rettifiche delle sue dichiarazioni affermando che queste radiazioni non sarebbero state letali ma quasi innocue per gli astronauti a bordo di astronavi. Peccato però che James van Allen non lo abbia mai detto e che ormai non potrà nemmeno obiettare qualcosa. Rimane tuttavia un dato di fatto  che la Nasa non può manipolare nè ritoccare e cioè che dall'ultimo presunto sbarco lunare del dicembre 1972 con l'Apollo 17 nessun essere vivente al mondo è mai riuscito ad allontanarsi dalla Terra oltre l'orbita terretre bassa dove c'è la stazione spaziale internazionale. L'orbita terestre bassa è posizionata però  a soli  380 chilometri dalla Terra mentre la Luna è invece a 384.000 chilometri. Le fasce di van Allen diventano letali per gli esseri viventi tra i 14.000 ed i 17.000 chilometri. Serve aggiungere altro?


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mercoledì 17 febbraio 2016

LE IMMAGINI DELL'INGANNO


Ci sono immagini che parlano da sole e diventano un atto di accusa pesantissimo verso la Nasa perchè dimostrano che si tratta di una palese falsificazione dell'ambiente lunare. Questa immagine è classificata nell'archivio ufficiale della NASA con la sigla AS11-40-5962 . Sarebbe stata scattata sul suolo lunare durante la prima missione dell'Apollo 11 ma le incongruenze  sono piuttosto evidenti anche all'osservatore superficiale. In primo luogo l'ombra dell'astronauta che appare in basso a sinistra, l'autore della fotografia, va in direzione diversa da quella proiettata dal Lem ma anche rispetto all'ombra proiettata dalle rocce . L'ombra dell'astronauta non presenta contorni netti e stagliati come dovrebbe risultare se fosse stata proiettata sulla superficie lunare in assenza di atmosfera. Il fatto che l'ombra appaia offuscata è invece una situazione tipica causata dalla diffrazione che avviene solo nell'ambiente con atmosfera, L'ombra del  Lem sembra sfiorare l'orizzonte e questo è del tutto inverosimile anche perchè  non si tratta di un'ombra allungata a causa del sole basso visto che comincia bel al di sotto del Lem a dimostrazione che il sole era alto. Le pietre ed i massi che si notano all'orizzonte lunare e che si vedono ancor meglio nella versione ad alta risoluzione, rendono evidenrte che il cielo nero non può che essere un tendaggio da set cinematografico. Se chi ha scattato questa foto voleva dimostrare l'autenticità dello sbarco sulla luna  non ha fatto altro che dimostrare l'esatto opposto perchè  l'analisi tecnica eseguita da numerosi fotografi conferma tutte le incongruenze descritte sopra. Se quindi l'immagine è stata realizzata con l'intento di trarre in inganno significa solo una cosa : la missione Apollo è stata un gigantesco inganno.

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LO SCETTICISMO RAZIONALE


Per poter verificare l'autenticità degli sbarchi lunari la cosa più semplice sarebbe quella di utilizzare lo scetticismo razionale, ossia il criterio  per cui ogni affermazione di tipo empirico , per essere creduta, necessiti di una verifica sperimentale. Con quale metodo scientifico si potrebbero dimostrare gli sbarchi sulla Luna? Ad esempio è significativo che che la recente e modernissima Lunar Reconnaissance Orbiter ( LRO) ha potuto scattare solo delle immagini della Luna ad alta quota mentre per contro durante le missioni lunari riuscivano addirittura a trasmettere delle immagini televisive a colori degli astronauti realizzate con una telecamera analogica telecomandata da Houston. A distanza di 47 anni dal primo sbarco, pur disponendo di una tecnologia immensamente avanzata rispetto ad allora, la NASA non riesce a far allunare una sonda automatica dotata di una telecamera digitale miniaturizzata in grado di poter inviare immagini live dalla superficie del nostro satellite e magari anche della Terra vista da lassù. Perchè non lo fanno? Nessuno sa dare una risposta e questo silenzio non fa che confermare il sospetto che le missioni sulla Luna siano state solo un gigantesco inganno.

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martedì 16 febbraio 2016

LE STELLE E LA NASA




Ufficialmente per la Nasa la mancanza di stelle nelle fotografie scattate nelle missioni Apollo è da attribuire unicamente al fatto che c'era troppa luminosità e le pellicole tendevano a risultare sovraesposte. In sostanza  per poter immortalare le stelle gli obiettivi delle macchine fotografiche avrebbero avuto bisogno di un tempo di esposizione molto più lungo. Tutto giusto, ma poichè  lo sapevano fin dall'inizio appare davvero inverosimile che in nessuna delle sei missioni sulla Luna sia mai stato portato un semplice cavalletto per poter immortalare la Terra e le costellazioni dalla superficie del nostro satelllite. Quelle immagini non avrebbero lasciato alcun dubbio sull'autenticità delle stesse per il semplice fatto che , proprio grazie all'assenza di atmosfera, sarebbero state così meravigliosamente nitide da risultare  impossibili da riprodurre dalla terra, Quale magnifica occasione sarebbe stata per gli eroi dell'Apollo poter riprendere  delle immagini di costellazioni lontane e galassie sperdute nel cosmo infinito con 20 anni di anticipo rispetto al lancio del telescopio spaziale Hubble. Però stranamente non lo fecero e non fu una dimenticanza. Non lo fecero per un semplice ed unico motivo : sulla Luna non ci andarono mai .

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sabato 13 febbraio 2016

LE FASCE DI VAN ALLEN SONO ANCORA DA CAPIRE


Le fasce di Van Allen, le due cinture di radiazioni che circondano il nostro pianeta, sono di grande importanza non soltanto dal punto di vista scientifico ma anche per le attività spaziali, visto che rappresentano una minaccia sia per i satelliti che per gli esseri umani (anche se le uniche occasioni nelle quali degli astronauti le hanno interamente attraversate sono state le missioni Apollo dalla 8 alla 17). Quelle storiche missioni sono state le uniche volte nelle quali degli esseri umani hanno lasciato la cosiddetta orbita terrestre bassa, un "viaggio" che però è effettuato con frequenza dai satelliti, che possono essere seriamente danneggiati dalle radiazioni. Riuscire a proteggere in modo efficiente gli astronauti fu uno dei problemi più complessi che la NASA si trovò ad affrontare nella preparazione delle missioni Apollo.Dagli anni '50 ad oggi l'idea che ci eravamo fatti delle fasce (che prendono il nome da James Van Allen, l'astrofisico che ne dimostrò l'esistenza) è stata più o meno sempre la stessa: una fascia interna, più piccola, posta a circa 1.000 km dalla superficie terrestre; una più grande, che arriva fino a 60.000 km; e una zona "vuota" fra queste due aree, larga circa 4.000 km. Ma i dati inviati da due sonde della NASA mostrano che la storia è molto più complicata di così. "La forma delle fasce è in effetti piuttosto differente in base a quale tipo di elettroni si stia guardando", afferma Geoff Reeves del Los Alamos National Laboratory, primo autore di uno studio in merito pubblicato su Journal of Geophysical Research.  "Gli elettroni a diversi livelli di energia sono distribuiti in modo diverso in queste regioni". L'analisi dei dati delle due sonde della NASA ha infatti permesso di vedere come la configurazione delle fasce di radiazioni (fascia più piccola, spazio vuoto, fascia più grande) sia diversa da quella della loro visione "tradizionale": in effetti, la loro forma può variare da una singola e ininterrotta fascia a una esterna più piccola con una interna più grande, fino ad una condizione nella quale la fascia più piccola non c'è. Per rendersi conto di queste differenze è necessario considerare separatamente gli elettroni in base al loro livello energetico. "È come ascoltare parti diverse di una canzone", spiega Reeves. "La linea di basso suona diversamente dalle parti vocali; queste ultime suonano diversamente rispetto alle percussioni e così via". In questo caso, i dati hanno mostrato come la fascia esterna sia più grande quando si considerano gli elettroni a più alta energia, mentre quella interna supera l'altra per estensione se si guarda agli elettroni ad energia più bassa. Se invece si prendono in considerazione soltanto gli elettroni alla più alta energia misurata (1 megaelettronvolt), la fascia interna scompare completamente. La situazione viene resa ancor più complessa dalle tempeste geomagnetiche, che si verificano quando il materiale fuoriuscito dal Sole a causa di un'espulsione di massa coronale viene convogliato verso la magnetosfera della Terra. In questo caso vengono "rimescolate le carte", con un aumento o una diminuzione del numero di elettroni energetici presenti nelle fasce, che comunque dopo un po' ritornano alla loro configurazione precedente. Ma i dati delle sonde hanno permesso di rilevare come le tempeste geomagnetiche siano in grado di "riempire" la regione posta fra le due fasce di Van Allen. In sostanza è alquanto inverosimile che la conoscenza sulla consistenza e particolarità delle letali fasce di van Allen sia ancora oggi ben lontana dall'essere compresa. Rimane da capire quindi come sia stato possibile per gli astronauti delle missioni Apollo  riuscire ad attraversarle indenni quando ancora oggi questo problema  appare irrisolvibile e dal 1972 in poi nessun uomo si è mai allontanato oltre i 380 chilometri dalla Terra, cioè il limite rappresentato dall'orbita terrestre bassa dove ruota la Stazione Spaziale internazionale.

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giovedì 11 febbraio 2016

LA NASA - National Agency of Space Actors ?



Con la sigla NASA si intende la National Aeronautics and Space Administration  ossia  l’Ente Nazionale per le attività Spaziali e Aeronautiche. Molti ritengono che la NASA dovrebbe invece essere considerata un’agenzia di pura propaganda dell’establishment militare statunitense così come lo sono anche tutte le  agenzie spaziali delle altre potenze economiche mondiali. Esse hanno il compito principale di fornire informazioni false e allo stesso tempo coerenti sullo stato del cosmo e del pianeta Terra. Dietro l’ideale di un progresso luminoso ed inarrestabile si nasconde però sempre il vero scopo, cioè quello di spostare  enormi interessi economici. Nella NASA tutto è apparente, virtuale e falso, a cominciare dagli sbarchi sulla Luna realizzati in un periodo storico in cui non esistevano nemmeno i personal computer. La storia delle leggendarie missioni Apollo non è nient’altro che una sequela di gigantesche menzogne che sono state divulgate come  verità grazie alla parvenza di scientificità che i media hanno attribuito alla Nasa. Tutto è nella mente di chi guarda  e le  storiche immagini dei coraggiosi astronauti che sfidano senza paura  le leggi dello spazio  sono ormai sedimentate nell’immaginario collettivo ed appare sempre più difficile contrastare la verità ufficiale e smascherare il gigantesco inganno. Una bugia raccontata, dieci, cento mille volte alla fine diventa una mezza verità. Purtroppo. 



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mercoledì 10 febbraio 2016

LA TRAGEDIA DELL'APOLLO 1







Il 27 gennaio 1967, i tre astronauti Grissom, White e Chaffee muoiono nell’incendio della capsula spaziale della rampa 34. Il Senato americano attiva una Commissione d’inchiesta. Thomas Baron, dipendente di una delle aziende di supporto alla NASA, muove accuse pesantissime all’intera missione Apollo. Quelle accuse sono così pesanti da far ritenere impossibile che gli americani fossero mai stati in grado di raggiungere la Luna. Il 27 aprile 1967, pochi giorni dopo la sua deposizione, Thomas Baron muore in uno strano incidente stradale ed il suo dossier di 500 pagine scompare misteriosamente . Ecco uno stralcio della deposizione di Thomas Ronal Baron resa di fronte alla sottocommissione del Senato per investigare le cause dell’incendio alla rampa 34, in cui morirono tre astronauti americani. Mr Teague è il presidente della commissione e quello che segue è la fedele trascrizione del dialogo.

Mr. Teague:
Con le condizioni che lei ci ha illustrato qui, crede lei che potremmo avere successo in uno dei nostri tentativi?
Mr Baron:
Nossignore, nossignore, non credo proprio
Mr. Teague:
Però abbiamo avuto un sacco di successi, giusto?
Mr Baron:
Sissignore, li avete avuti, ma non con il programma Apollo.

 Questi sono i fatti. Quindi ci sono solo due possibilità.
La prima ipotesi riguarda la possibilità che gli scienziati americani siano dotati di un'intelligenza superiore (di origine divina o tramandata dagli alieni) mentre per contro gli scienziati russi e cinesi siano così idioti da non riuscire a sbarcare sulla luna nemmeno 60 anni dopo gli americani.
La seconda ipotesi invece presuppone che gli scienziati americani abbiano la stessa intelligenza dei russi e cinesi e che, esattamente come loro, ancora oggi non sono in grado di arrivare sulla luna.

Questo però implica la conclusione che non ci siano mai stati. 



















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