martedì 18 dicembre 2018

COME SI VEDE IL CIELO NELLO SPAZIO?


Tutti  gli astronauti che sarebbero andati sulla Luna affermano che lo spazio visto dalla loro navicella appare come un nero profondo, senza stelle, dove non si riflette assolutamente nulla.
Eppure queste affermazioni, riportate nelle interviste pubbliche filmate e rilasciate subito dopo le trionfali missioni Apollo, contraddicono tutte le interviste rilasciate  dagli astronauti di varie nazionalità che si sono alternati nella stazione spaziale internazionale  ISS  in orbita bassa.
Ecco il testo integrale di quanto affermato da Neil Armstrong subito dopo la “conquista” della Luna.


Domanda:
Ci può dire qualcosa su come appare il cielo visto dalla Luna, come appare il sole e le stelle?
Risposta  di Neil Armstrong:
Il cielo è di un nero profondo quando si vede dalla Luna e quando si viaggia nello spazio cislunare, lo spazio tra la Terra e la Luna.


Se Neil Armstrong dice la verità, significa che questo nero profondo che circonda la navicella nel viaggio tra la Terra e la Luna ci deve per forza essere anche nel punto in cui orbita  attualmente  la Stazione internazionale ISS. Allora è interessante fare al comandante della ISS , l’astronauta Chris Hadfield, la stessa domanda posta a Neil Armstrong
Domanda:
Come vedete il cielo dalla vostra posizione ?
Risposta di Chris Hadfield:
Il cielo è quasi completamente bianco, con le luci dell’universo e con il numero incalcolabile di stelle. Si vedono le costellazioni, perché il cielo è così vivo con le stelle. Miliardi e miliardi di stelle dell’universo che diventa difficile individuare le costellazioni la fuori. Si vedono le stelle, colori che non si possono vedere qui a Terra, colori pastello, giallo, arancio, altri come il rosso ed il blu scuro. E’ come nel Colorado dove si può andare sulle montagne in una notte chiara e si possono vedere tutte queste luci e moltiplicarle per mille e questo è come appare lo spazio da quassù.
Qualcuno però aveva fatto presente a Chris Hadfield che le sue affermazioni contrastavano palesemente  con tutto ciò che aveva affermato Neil Armstrong e allora nella successiva intervista, rilasciata solo qualche mese dopo, rinnega clamorosamente tutte le precedenti dichiarazioni ed ecco cosa dice a proposito dello spazio visto dalla navicella ISS.
Domanda
Come appare lo spazio visto dalla vostra posizione?
Risposta di Chris Hadfield:
Quello che si vede è un immenso buio profondo. L’oscurità è come una textura nera, quasi viola, dove non si riflette assolutamente nulla.
Che strano, proprio le medesime parole utilizzate da Neil Armstrong...

Il filmato dell'intervista si trova a questo link


Questo dimostra con assoluta certezza almeno una cosa e cioè che uno dei due è un bugiardo.


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martedì 4 dicembre 2018

UN IMBARAZZANTE SILENZIO


Riguardo la controversa questione dello sbarco sulla Luna l’opinione pubblica continua a essere divisa anche a quasi 50 anni dalla presunta storica impresa. C’è chi si dice assolutamente convinto dell’autenticità della versione ufficiale della Nasa mentre al contrario sempre più persone ritengono improbabile che gli americani siano riusciti in una simile impresa con la rudimentale tecnologia di allora. Il problema come sempre è quello di riuscire a dimostrare, oltre ogni ragionevole dubbio, la propria versione. Chi crede alla versione ufficiale dell'ente spaziale americano naturalmente pensa che l’onere della prova spetti a chi sostiene la teoria del gigantesco inganno e considera come prove esaurienti le innumerevoli fotografie ed i filmati diffusi in diretta televisiva.


Invece paradossalmente sono proprio queste presunte prove a ritorcersi contro la Nasa dimostrando l’evidenza dell’inganno.
I casi sono talmente numerosi che oramai la Nasa si rifiuta di fornire qualsiasi commento per non alimentare ulteriori polemiche e peggiorare la situazione.
Prendiamo ad esempio l’immagine AS11-40-5863 che ognuno può scaricare dal sito ufficiale della Nasa (http://www.apolloarchive.com/apollo_gallery.html)
Secondo la Nasa questa foto sarebbe stata scattata da Neil Armstrong durante la storica missione Apollo 11 e infatti si può vedere Buzz Aldrin mentre esce dal LEM e inizia a scendere la scaletta. Il programma della missione prevede che una volta scesi sulla Luna  i due astronauti avrebbero dovuto estrarre tutti gli strumenti da utilizzare per gli esperimenti scientifici e  successivamente avrebbero piantato al suolo la famosa bandiera americana. Sappiamo bene quanto siano orgogliosamente patriottici gli americani e non ci sorprende affatto che la scena della bandiera sia stata filmata e fotografata da vari punti di vista al punto che tutti ricordano anche  la difficoltà dei due astronauti nel conficcare al suolo l’asta metallica e lo strano sventolio della bandiera che faceva malignamente pensare alla presenza di aria. Ma tralasciando lo sventolio della bandiera vorrei evidenziare un altro aspetto che appare  ancor più clamoroso, un piccolo dettaglio che mette a nudo l'inganno americano.


Infatti come si può vedere nell’immagine qui sopra, all'interno del  cerchio rosso c'è un dettaglio che inizialmente era sfuggito a tutti ma che  una volta ingrandito ad alta risoluzione si rivela essere proprio il riflesso della famosa bandiera americana.
Considerato che fino al momento in cui Aldrin scendeva la scaletta la bandiera americana doveva per forza essere ancora arrotolata e piegata all'interno del vano bagagli assieme a tutti gli strumenti per gli esperimenti la domanda a cui la Nasa non ha mai fornito una risposta è la seguente:
Come è possibile che al momento della discesa di Buzz Aldrin la bandiera americana fosse già conficcata sul suolo  Lunare?
La Nasa come sempre si rifiuta di commentare. 
In effetti cosa potrebbe dire?

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sabato 1 dicembre 2018

DISCREDITO PER ASSOCIAZIONE


In genere si tende a credere che il compito dell’informazione sia quello di raccontare obiettivamente tutti gli avvenimenti che accadono nel mondo compresi gli scandali ed i retroscena di chi sta al potere ed ha la responsabilità di  prendere decisionali importanti. Eppure è da ingenui poterlo sperare poiché da che mondo è mondo l’informazione rappresenta solo  un docile strumento con cui addomesticare l’opinione pubblica.
Il confine tra informazione e disinformazione infatti è sempre molto sottile e tra l’altro anche molto difficile da percepire. La stessa notizia può essere raccontata in tanti modi, può diventare la notizia del giorno in prima pagina, finire relegata in un trafiletto  della quarta pagina oppure non essere nemmeno menzionata. Molto spesso viene organizzata una vera e propria pianificazione mediatica  con l’obiettivo di  screditare un avversario politico oppure di convincere l’opinione pubblica sulla necessità di adottare determinate scelte.
Tutto questo accade molto spesso anche in Italia ma non tutti se ne accorgono perché la tecnica utilizzata è stata perfezionata nel tempo e risulta estremamente efficace proprio perché agisce in maniera subdola e quasi inconscia.


Questo modo di operare si chiama “discredito per associazione” e funziona molto semplicemente. Si manda in onda un’inchiesta televisiva in cui vengono intervistati  personaggi poco credibili e di basso livello culturale che esprimono la loro assoluta convinzione sul fatto che  la terra è piatta, che alla Nasa sono tutti satanisti e che gli alieni sono già in mezzo a noi per sorvegliarci. Assieme a tutte queste assurdità nel servizio televisivo gli intervistati aggiungono inoltre che nessun uomo è mai andato sulla Luna e che la distruzione delle torri gemelle sono opera della CIA.  Il montaggio delle immagini del servizio è fatto sapientemente per sottolineare adeguatamente il fanatismo e l’ignoranza di queste persone ed è a questo punto che si materializza il messaggio subliminale molto efficace che deriva dal ragionamento inconscio chiamato “sillogismo aristotelico”.  Funziona schematicamente così: prendi le più famose  e assurde credenze popolari come quelle come dei terrapiattisti o dei rettiliani e  le metti insieme alle teorie complottistiche ben più serie e controverse  come quelle dell’11 settembre e dello sbarco sulla Luna.  Poi fai capire al pubblico che ti ascolta che questi fanatici sostenitori sono tutti degli insensati complottisti che sono disposti a credere a qualsiasi idiozia ed il gioco è fatto perché in questo modo l’autore del servizio giornalistico ha raggiunto l’obiettivo di aver messo sullo stesso livello sia quelli che credono alla terra piatta che quelli che  mettono in dubbio lo sbarco sulla Luna. la malafede è evidente perché in questo modo la gente inconsciamente pensa che chiunque dubiti degli sbarchi sulla Luna sia anche convinto che la Terra sia piatta.

Non si deve tuttavia pensare che questa tecnica di manipolazione delle informazioni avvenga sono in casi sporadici.  Recentemente il servizio  della trasmissione  “le Iene” del 26 novembre 2018 ha utilizzato proprio questa tecnica per sostenere  la necessità vaccinale. Il ragionamento è esattamente lo stesso:  se è evidente che i terrapiattisti sono dei complottisti a cui non bisogna dare credito - premessa maggiore - e se i terrapiattisti sono contro l’obbligo vaccinale - premessa minore -  chiunque sia contro l’obbligo vaccinale è, per “deduzione sillogistica” , un complottista a cui non bisogna dare credito.



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giovedì 25 ottobre 2018

ORIANA FALLACI E LA FALSITÀ DELLO SBARCO



Il successo della missione Apollo 11 è stato raccontato dalla celebre giornalista Oriana Fallaci nel libro  "Quel Giorno sulla Luna" , pubblicato da Rizzoli nel 1970.
Come inviata dell’Europeo, la giornalista italiana aveva realizzato numerosi reportage intervistando astronauti e scienziati  della NASA durante la preparazione della più grande missione spaziale di tutti i tempi.
Ebbene, a distanza di quasi  cinquant’anni, fa un certo effetto rileggere alcune pagine di quel libro perché, nella loro ingenua innocenza, anticipano di parecchi anni tutti i dubbi ed i sospetti riguardo l'autenticità dello sbarco sulla Luna.
Ad esempio, per descrivere i due astronauti destinati a camminare sul suolo lunare si esprime così:

"Erano due uomini che nessuno aveva scelto perché migliori degli altri e il loro unico merito consisteva nell’essere bravi piloti, ma non migliori di altri. Umanamente non valevano granché. Privi di fantasia e di umiltà, prima della partenza si erano mostrati arroganti, durante il volo non si erano resi simpatici: mai una frase dettata dal cuore, un motto scherzoso, un’osservazione geniale. Avevano visto la Terra che si allontanava centinaia di migliaia di miglia e tal privilegio s’era risolto in un’arida lezione di geografia: «Vedo a destra la penisola dello Yucatán, a sinistra la Florida…».
Qualcuno li aveva definiti “unmanned crew”, equipaggio senz’uomo, il termine che si usa per le astronavi che non hanno persone a bordo, insomma dei piloti automatici. Amareggiato e deluso dal loro silenzio, li perdonavi solo sapendo che avevano paura, ma neanche ciò bastava ad amarli mentre l’ora si avvicinava. Nel distintivo della Nasa fatto disegnare proprio dai tre astronauti si vedeva un’aquila che scende con le ali spiegate e gli artigli spalancati fra i crateri della Luna. Osservandolo, alcuni avevano ricordato che l’impegno di sbarcare sulla Luna entro il 1970 era stato assunto da John Fitzgerald Kennedy dopo la crisi di Cuba, anzi dopo la Baia dei Porci, per scopi strettamente politici. C’era bisogno di una grossa impresa che restituisse prestigio e rispetto agli Stati Uniti e la Luna era apparsa la soluzione più facile e più clamorosa. Lo stesso Lyndon Johnson aveva confermato ciò in una trasmissione televisiva."

Appare significativo come la Fallaci avesse notato con un certo sgomento l’assoluta incapacità di Neil Armstrong di lasciar trapelare alcuna emozione nel momento in cui l’Apollo 11 aveva toccata il suolo lunare. Ecco qui di seguito le sue impressioni.

“Ci volle un bel po’ perché si ricomponessero, ci ricomponessimo, e ripensassimo alla voce con cui Armstrong aveva detto «l’Aquila è atterrata». Una voce soffice, tranquilla, priva di qualsiasi emozione.”
La Fallaci si sofferma a descrivere il comportamento di Neil Armstrong subito dopo che ebbe posato i piedi sulla Luna. Le sue prime parole sulla Luna furono queste:

«Sono ai piedi della scaletta, I am at the foot of the ladder… i piedi del Lem sono affondati nella superficie per circa uno, due pollici… la superficie tuttavia appare molto, molto granulosa quando ti avvicini. È come polvere. Fine, molto fine. Ora esco dal piattello del Lem».

È questo che disse. La frase su cui fecero i titoli la disse dopo. La frase che tutti avevano tentato di indovinare, cosa dirà Neil al momento di fare il primo passo sopra la Luna, dirà fantastico, dirà perbacco ragazzi, e lo avevano tormentato tanto, povero Armstrong, lo avevano esasperato al punto che per non deludere l’attesa lui ci aveva pensato, alla frase, e l’aveva trovata, e l’aveva confidata a una sola persona: sua madre. L’ha raccontato lei stessa: 
«Venne a domandarmi cosa ne pensavo, sembrava così preoccupato, e io gli dissi che mi sembrava un bel discorso. Allora mi fece giurare che non l’avrei detto a nessuno».

Non era un gran bel discorso, ammettiamolo. Era una frase retorica, e suonava un pochino falsa, un pochino buffa, dentro il suo gergo tecnico da pilota. Oh, quasi ne fosse cosciente, Armstrong la pronunciò molto in fretta, in un sussurro carico di imbarazzo: «That’s one small step for man, one giant leap for mankind. Questo è un piccolo passo per l’uomo, è un salto gigantesco per l’umanità».


Alla luce dei giorni nostri ancor più significativo appare oggi il dialogo tra i due astronauti riportato da Oriana Fallaci.

«A giudicare di qui, sembrano belli anche i sassi. Neil», disse Aldrin.
«Questo posto ha una sua bellezza, Buzz. Assomiglia molto al deserto degli Stati Uniti. È deserto, sì, ma è molto bello.»

Il riferimento al deserto degli Stati Uniti appare quanto mai beffardo, come se Armstrong avesse lasciato volutamente una specie di indizio. Oriana Fallaci tuttavia sottolinea anche alcuni aspetti che la stampa di allora cercava di minimizzare per non offuscare la grandezza di quella storica impresa.

“Qualcuno osservò, finalmente, quanto è umiliante pensare che quei due uomini scelti a rappresentare tutti gli uomini erano stati volontari in Corea, dove avevano gettato quintali di bombe, di napalm, su villaggi indifesi. Qualcuno osservò, umilmente, che in quel momento, proprio in quel momento, centinaia di creature stavano morendo in Vietnam; uccise dagli uomini che son tanto bravi, tanto intelligenti, tanto coraggiosi, sanno andare sulla Luna e sbarcarci e camminarci, poi sulla Terra si ammazzano come le bestie.”

Poi ci sono alcuni passi del libro che risultano particolarmente interessanti alla luce delle attuali conoscenze scientifiche, in particolare riguardo l’impossibilità della polvere lunare di aderire sulle superfici per l’assenza di umidità. Ecco il testo del libro:

“Aldrin: «Il colore blu delle mie scarpe è completamente scomparso sotto questo colore del suolo che gli si è appiccicato. E che non saprei come descrivere. Diciamo un marrone cenere. Copre gran parte delle mie scarpe di piccolissime particelle. La superficie è fine e polverosa, posso sollevarla con la punta delle mie scarpe: aderisce alla suola e ai lati delle mie scarpe in strati simili a polvere di carbone. Affondo solo in una piccola frazione di pollice, forse l’ottava parte di un pollice. Ma posso vedere le impronte delle mie scarpe e i miei passi sopra la sabbia ».

Anche il dialogo relativo alle stelle appare quanto mai interessante:

“Armstrong: «Chiuso. Dai finestrini non abbiamo potuto vedere le stelle, avevamo la visiera dell’elmetto calata. Ora Buzz tenta di vederle con le lenti ottiche, io sto guardando la Terra. È grande e lucente e bella».

Eppure sulla Luna le stelle dovevano apparire luminosissime, uno spettacolo straordinario da far restare senza parole per la meraviglia. Invece Buzz tenta di vederle con le lenti ottiche?
Anche se Oriana Fallaci è stata una delle più grandi giornaliste del secolo scorso è stata ingannata come tutti e si è lasciata trasportare dal comprensibile entusiasmo per la più grande missione spaziale di tutti i tempi. Eppure qualcosa aveva intuito e il suo sesto senso aveva  percepito prima di tutti alcune note stonate nel comportamento e nelle parole degli astronauti. Rileggendo ora le sue parole a distanza di tanti anni fa quasi tenerezza perché anche lei, come tutti noi, è stata coinvolta e ingannata diventando una  vittima inconsapevole della grande menzogna americana.


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martedì 16 ottobre 2018

UN'OFFESA ALL'INTELLIGENZA UMANA




Riguardo gli innumerevoli errori evidenziati nelle immagini fotografiche degli sbarchi sulla Luna si è parlato molto ma quasi sempre concentrando l'attenzione solo su alcuni degli aspetti clamorosi e trascurandone altri. I più importanti ovviamente sono la divergenza delle ombre (con la luce del sole tutte le ombre devono andare nella stessa direzione) e la mancanza di uniformità della luce solare (Hot spot). Poi ci sono le stranezze delle immagini realizzate in controluce che inspiegabilmente consentono di rendere visibili anche le zone in ombra (cosa del tutto impossibile da realizzare senza l'aiuto di un flash oppure di pannelli riflettenti) e infine la serie di immagini  panoramiche dove si può vedere chiaramente  una linea di demarcazione netta che lascia intuire la presenza dei caratteristici sfondi su tela utilizzati nei set cinematografici. 


Recentemente tutte queste immagini sono state accuratamente visionate dai migliori nonché più celebri fotografi al mondo tra cui spiccano i nomi di Oliviero Toscani, Aldo Fallai, Toni Thorimbert e Peter Lindbergh. Ognuno di loro ha espresso il medesimo giudizio  escludendo in maniera tassativa la possibilità che quelle immagini possano essere state scattate sulla Luna. A prescindere comunque dal giudizio dei grandi fotografi anche una persona non esperta di tecniche fotografiche potrebbe facilmente arrivare alla stessa identica conclusione solamente osservando queste tre immagini, scattate (si fa per dire) sulla Luna durante la missione dell’Apollo 12. L’incongruenza è talmente evidente che non servirebbe neppure commentarla. L'ombra dell'astronauta illuminato dal sole dovrebbe infatti apparire nitidissima come avviene sulla Terra durante una limpida giornata di sole. L'ombra potrebbe risultare sfumata sul bordo come nelle foto lunari solo nel caso in cui lo scatto risultasse mosso oppure  per un'errata messa a fuoco. Ma osservando attentamente l’ombra dell’astronauta nelle nostre tre immagini si può chiaramente verificare che gli scatti sono perfettamente a fuoco e che le immagini non risultano mosse. Insomma non servirebbe neppure scomodare i più grandi fotografi al mondo per poter escludere che quell'ombra sia stata prodotta dall'illuminazione solare. 


A questo punto, ragionando per logica esclusione, si deve trarre la conclusione che l'ombra dell'astronauta sia stata prodotta esclusivamente da un'illuminazione artificiale.
Se quindi è stata utilizzata una fonte di luce artificiale quelle immagini non possono essere state scattate sulla Luna.
Ne consegue pertanto che quelle fotografie sono false.
E quindi?
Quindi se le foto sono false risulta falso pure lo sbarco sulla Luna.
Qualche obiezione?

N.B. Le immagini pubblicate sono state scaricate dall'archivio ufficiale della Nasa e sono classificate con le seguenti sigle 
AS12-46-6751, 
AS12-47-6896,  
AS12-47-6961  
Chiunque può personalmente  verificarle al seguente sito:
http://www.apolloarchive.com/apollo_gallery.html



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sabato 13 ottobre 2018

SOGNI DI GLORIA


Tratto dal romanzo di Guido Travan
IL GIORNO DELLA VERITÀ
Youcanprint – febbraio 2017


«Credo che inizialmente la NASA abbia avuto davvero le migliori intenzioni di far arrivare il primo uomo sulla Luna e per farlo aveva dato il via ad una gigantesca macchina organizzativa. Questa macchina ha iniziato a sviluppare progetti e schemi tecnici, software per la verifica e lo studio delle orbite nonché a selezionare e collaudare tutte le singole componenti elettroniche ed i materiali da utilizzare. Per gli appalti era stato necessario ricorrere a centinaia di gare ufficiali e di tutto questo mare di scartoffie ovviamente è rimasto un riscontro oggettivo. Però subito dopo l’incidente dell’Apollo 1 e la morte dei tre astronauti devono aver compreso di avere ancora troppe lacune tecniche per sperare di poter raggiungere l’obiettivo. Sulla tragedia dell’Apollo 1 era stata aperta una commissione d’inchiesta e la relazione preliminare di Thomas Baron era stata così impietosa che aveva addirittura escluso la possibilità di sbarcare sulla Luna con le conoscenze di allora. Thomas Baron però rimase vittima di uno strano incidente stradale e dopo che la sua relazione ufficiale scomparve misteriosamente l’inchiesta si concluse in maniera indolore, cioè minimizzando tutte le gravi lacune evidenziate a carico della NASA. Nei primi mesi successivi all’incidente tutti i programmi spaziali furono comunque sospesi ed è stato allora che a qualcuno è venuta in mente l’idea di poter simulare i viaggi sulla Luna. I motivi non mancavano di certo e primo fra tutti c’era sicuramente l’avidità di denaro e di potere. Nessuno infatti voleva rinunciare a quella montagna di dollari già stanziati e le potenti lobby militari collegate con i centri di ricerca della NASA devono aver cominciato ad elaborare una specie di “piano B”, da utilizzare solo nel caso in cui non fossero stati in grado di mandare realmente un uomo sulla Luna. 


Quando fu evidente che la missione lunare era impossibile la NASA diede il via al programma operativo conosciuto con la sigla ASP, cioè Apollo Simulation Project, ideato per garantire i miliardi di dollari di finanziamenti e allo stesso tempo necessario per far rinascere l’orgoglio nazionale messo a dura prova dalla guerra nel Vietnam. Comunque fossero andate le cose di fronte al mondo intero l’America sarebbe risultata vincente e questo avrebbe rafforzato il prestigio e l’immagine politica e militare della nazione, soprattutto nei confronti dell’URSS, l’unico avversario che potesse contrastare il dominio americano nel mondo. Da questo punto di vista è stata una mossa un po’ azzardata ma geniale. A quell’epoca dovevano essere convinti che nel giro di pochi anni sarebbero stati in grado di realizzare davvero gli sbarchi lunari e quindi tutto si sarebbe risolto nel migliore dei modi perché così avrebbero eliminato ogni possibile dubbio sull’esito delle missioni precedenti. Tieni inoltre presente che durante quel periodo i vertici della NASA avevano il controllo totale su tutte le notizie che venivano divulgate dalle televisioni e dai giornali e che non c’era quindi nessuno che potesse mettere in dubbio la versione ufficiale. In realtà la corsa verso la Luna serviva a coprire i massicci finanziamenti per la sperimentazione dei nuovi armamenti e realizzare i costosissimi test dei sistemi missilistici. Purtroppo per loro non avevano previsto che a distanza di quarant’anni non avrebbero ancora acquisito le conoscenze necessarie per mandare davvero l’uomo sulla Luna. Il resto è storia recente. Con il progredire incessante delle conoscenze scientifiche e l’immediatezza della divulgazione su internet devono aver temuto che qualcuno potesse trovare le prove del gigantesco imbroglio e così non hanno esitato a far scomparire foto e filmati originali. Dal loro punto di vista questa è stata una mossa disperata ma comprensibile.»



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giovedì 11 ottobre 2018

IL SUONO NELLO SPAZIO



Questo filmato originale della Nasa è stato realizzato durante la missione Apollo 15. Apparentemente sembra tutto a posto ma invece non è affatto così. Infatti chiunque abbia una minima nozione di fisica sa perfettamente che il suono non può propagarsi nel vuoto e giustamente la comunicazione tra gli astronauti avviene infatti solo grazie alla radio auricolare. Il problema però è che le vibrazioni non possono viaggiare attraverso il vuoto dello spazio cosmico e quindi il suono prodotto dai colpi di martello che si ascoltano nel video sono un’assurdità e costituisce  l’ennesima dimostrazione di come le missioni Apollo siano state abilmente simulate con immagini video pre-registrate.  La Nasa ha investito un’ingente quantità di tempo e di denaro per mettere in scena un inganno di tale proporzioni ma inevitabilmente si è esposta al rischio di incorrere in grossolani errori come questo. L’ente spaziale americano  in quegli anni aveva puntato tutto sulla manipolazione delle immagini televisive che sarebbero state trasmesse  con l’enorme forza persuasiva della televisione e per un certo periodo di tempo il grande bluff sembrava aver funzionato. Probabilmente si erano convinti che nel breve periodo, entro una decina di anni al massimo, sarebbero stati davvero in grado di mandare degli astronauti sulla Luna e questo avrebbe cancellato con un colpo di spugna ogni possibile perplessità sulle precedenti missioni. Invece, sfortunatamente per la Nasa, andare sulla Luna è risultato molto più difficile del previsto  al punto tale che ancora oggi, dopo ormai quasi 50 anni, nessun astronauta è mai riuscito ad allontanarsi oltre l’orbita bassa alla misera distanza di 643 chilometri dalla Terra.


La maggior parte delle persone però continua a credere alla versione ufficiale della Nasa nonostante tutte le evidenze emerse nel corso degli ultimi anni. Può apparire strano ma non in realtà non lo è affatto perché istintivamente si tende a credere  più volentieri a ciò che si desidera  sia vero e quindi è molto più facile  credere agli eroi americani che hanno sfidato  le avversità dello spazio per conquistare la Luna  in quelle storiche missioni Apollo piuttosto  che  dover rimettere in discussione l’autenticità degli sbarchi. Dover ammettere di essere stati ingannati è destabilizzante e  ti mette di fronte a degli interrogativi che non vuoi affrontare perché in fondo la gente è fondamentalmente pigra e ha sempre poco tempo,  quindi preferisce fermarsi al titolo dei giornali piuttosto che cercare di approfondire o di verificare le notizie. Insomma è più semplice non pensarci, è più facile  lasciarsi cullare dalla pigrizia, è più comodo continuare a vivere la propria vita restando nell’ignoranza. Tanto se poi anche fosse vera la notizia che gli sbarchi sulla Luna sono stati falsificati cosa cambierebbe nella mia vita?

Forse nulla o forse tutto. Forse può far nascere la consapevolezza che qualsiasi notizia può essere manipolata e che ogni inganno è possibile per chi detiene il potere.


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sabato 22 settembre 2018

PAROLA D'ORDINE : SPOSTARE L'ATTENZIONE



I dubbi ed i sospetti sempre più imbarazzanti sulle presunte missioni lunari non si sono mai placati e allora la Nasa ricorre metodicamente al vecchio trucco mediatico di spostare l’attenzione dell’opinione pubblica mediante annunci e proclami sempre più eclatanti. Pazienza se poi questi proclami risultano impossibili da realizzare o se i tempi annunciati vengono regolarmente disattesi perché in fondo il solo scopo è quello di distrarre e di spostare l’attenzione. Infatti la Nasa nell’ultimo periodo ha intensificato in maniera significativa i comunicati stampa in cui vengono annunciate missioni spaziali sempre più straordinarie  che quasi ogni giorno risaltano con titoli cubitali sui  giornali e sul web. Che poi si tratti sempre di aria fritta non ha molta importanza perché il messaggio di fondo che deve essere assimilato da tutti è che la Luna ormai è stata conquistata 50 anni fa e che ora si deve guardare ad obiettivi e sogni ancora più grandi. Naturalmente nell’arte della disinformazione metodica non può mancare il supporto di Paolo Attivissimo, ossia il principale sostenitore della versione ufficiale fornita dalla Nasa in merito all’autenticità degli sbarchi sulla Luna. Ecco ad esempio con quali toni trionfalistici riporta il comunicato di Spacex  per annunciare le imminenti missioni spaziali che dovrebbero portare dei passeggeri sulla Luna.
Siamo emozionati nell’annunciare che SpaceX è stata contattata per portare due privati cittadini a volare intorno alla Luna verso la fine dell’anno prossimo. Hanno già versato un acconto significativo per effettuare una missione lunare. Come gli astronauti Apollo che li hanno preceduti, queste persone viaggeranno nello spazio portando con sé le speranze e i sogni di tutta l’umanità, spinte dallo spirito umano universale di esplorare. Prevediamo di effettuare esami sulle condizioni di salute e di forma fisica e iniziare l’addestramento più avanti quest’anno. Anche altri equipaggi hanno espresso forte interesse e ci aspettiamo che altri ancora ne seguiranno. Ulteriori informazioni sugli equipaggi verranno rese pubbliche quando gli equipaggi stessi ne approveranno la pubblicazione e quando saranno stati confermati i risultati degli esami riguardanti salute e forma fisica. Cosa più importante, vorremmo ringraziare la NASA, senza la quale questo non sarebbe possibile. Il programma Commercial Crew della NASA, che ha fornito la maggior parte dei finanziamenti per lo sviluppo della Dragon 2, è un facilitatore essenziale di questa missione. Inoltre verrà utilizzato il razzo Falcon Heavy, sviluppato con fondi propri di SpaceX. Il Falcon Heavy effettuerà il primo volo di collaudo quest’estate e, una volta che avrà avuto successo, sarà il veicolo più potente a raggiungere l’orbita dopo il razzo lunare Saturn V. Con una spinta al decollo di 2.267.000 kg, il Falcon Heavy ha due terzi della spinta di un Saturn V e più del doppio della spinta del lanciatore più grande attualmente in uso. Più in là quest’anno, nell’ambito del programma Commercial Crew della NASA, lanceremo il nostro veicolo spaziale Crew Dragon (Dragon Version 2) verso la Stazione Spaziale Internazionale. Questa prima missione dimostrativa avverrà in modalità automatica, senza persone a bordo. Una missione successiva, con equipaggio, è prevista per il secondo trimestre del 2018. SpaceX ha attualmente un contratto per effettuare in media quattro missioni Dragon 2 dirette alla Stazione ogni anno: tre per trasporto cargo e una per il trasporto di un equipaggio. Effettuando anche missioni con equipaggi privati, cosa che la NASA ha incoraggiato, scendono i costi a lungo termine per il governo e si acquisisce esperienza sull’affidabilità dei voli, fornendo benefici sia alle missioni governative, sia a quelle private. Quando le missioni operative della Crew Dragon saranno operative per conto della NASA, SpaceX lancerà la missione privata in un viaggio per circumnavigare la Luna e tornare sulla Terra. Il decollo avverrà dalla storica rampa 39A del Kennedy Space Center vicino a Cape Canaveral – la stessa rampa di lancio usata dal programma Apollo per le sue missioni lunari. Questo offre l’occasione a degli esseri umani di tornare nello spazio profondo per la prima volta in 45 anni; viaggeranno più velocemente e più lontano nel Sistema Solare di chiunque li abbia preceduti. Progettato dall’inizio per trasportare persone, il veicolo spaziale Dragon ha già una lunga storia di volo. Queste missioni si fonderanno su questa storia, estendendola alle attività delle missioni spaziali nello spazio profondo: una tappa importante mentre lavoriamo per raggiungere il nostro obiettivo finale di portare esseri umani su Marte.”



Cavoli sembrano davvero intenzionati a farlo no?  Quasi quasi saremmo tentati di crederci se non fosse però per alcuni piccoli dettagli. Per esempio…
1)    Nel 2009 infatti Barak Obama aveva promesso che ben presto (forse già nel 2019!) gli americani sarebbero tornati sulla Luna.
2)    Nel 2016 Donald Trump annunciava invece che gli americani non sarebbero tornati sulla Luna perché hanno altri obiettivi ancora più ambiziosi
3)    Nel 2007 la Google istituiva un premio di 30 milioni di dollari per la prima società privata in grado di inviare sulla Luna (entro il dicembre 2009)  un robot senza equipaggio capace di trasmettere delle immagini in diretta da uno dei 6 luoghi degli allunaggi. Il premio è stato prorogato al 2011 poi al 2013, poi al 2015 e poi al 31/12/2017.
4)    Nel febbraio 2018 la stessa società Google ha annunciato che il premio è stato annullato in quanto nessuna delle 32 società iscritte è riuscita a raggiungere l’obiettivo, anzi non è partito proprio nessun razzo nonostante fossero stati prenotati 5 lanci (da notare che la Nasa aveva imposto il divieto di sorvolo sui siti degli allunaggi considerandoli alla stregua di siti archeologici!)
5)    Nel 2005 la Nasa annunciava che entro il 2011 sarebbe stata realizzata la missione Orion per consentire ai 4 astronauti a bordo di raggiungere l’orbita terrestre media a soli 5.000 chilometri dalla Terra.
6)    Nel febbraio 2015 però lo scienziato americano della Nasa Kelly Smith spiegava che purtroppo non erano ancora in grado di realizzare le schermature adeguate della navicella per garantire la sicurezza degli astronauti contro i raggi cosmici e le radiazioni presenti nelle fasce di van Allen (ma allora come hanno fatto nel 1969?)
7)    Nel dicembre 2013 i cinesi sono riusciti a far scendere la sonda Chang’e 3 sul suolo lunare ma il suo avanzatissimo motore dual core al plutonio ha smesso di funzionare quasi subito a causa del freddo intenso della notte lunare.
8)    I responsabili delle missioni spaziali cinesi hanno comunicato che intendono mandare un astronauta cinese sulla Luna ma che non saranno in grado di realizzare questa missione prima del 2030 (cioè 61 anni dopo gli americani!)
Quanto sopra riportato non sono illazioni, sospetti o supposizioni ma fatti certi facilmente riscontrabili da chiunque. A mio modesto avviso la tattica utilizzata dalla Nasa appare evidente, cioè far credere che ormai sia possibile andare su Marte già entro il 2023, spedire un razzo in orbita lunare con un carico di  otto semplici cittadini pieni di soldi, raggiungere e catturare degli asteroidi entro il 2020 nonché realizzare dei palloni gonfiati da utilizzare come stazioni orbitanti al posto della ormai superata Stazione Spaziale internazionale.
La cosa più strabiliante di tutte è che la gente continua a credere a queste assurde bugie dimenticandosi invece l’unica cosa certa e cioè che dal 1972 in poi (dall'ultima presunta missione dell’Apollo 17) nessun astronauta, di qualsiasi  nazione al mondo, ha mai oltrepassato l’orbita terrestre bassa a soli 643 chilometri dalla Terra mentre la Luna è distante 383.000 chilometri dalla Terra. E poi vorrebbero farci credere che nel 2023 gli astronauti americani sbarcheranno su Marte a 56 milioni di chilometri dalla Terra. Forse a Hollywood  si tanno già preparando...


Mi vengono in mente le parole di Mark Twain :
E’ più facile ingannare la gente che convincere loro di essere stati ingannati

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