Ho
visto con molto interesse “American Moon”, l’ultimo documentario realizzato pochi
mesi fa da Massimo Mazzucco, giornalista, fotografo, blogger, nonché regista e
sceneggiatore che da anni segue con
passione una tematica controversa come quella dello sbarco sulla Luna. Nel
corso degli anni erano già apparsi sul suo sito (luogocomune.net) numerosi articoli e filmati che mettevano in
dubbio l’autenticità degli sbarchi lunari ma questa volta il lavoro svolto è ancor
più approfondito e accurato. Il documentario dura infatti circa 220 minuti e ogni
aspetto delle missioni Apollo viene esaminato da un punto di vista
rigorosamente scientifico prendendo in considerazione solo i documenti, le
fotografie ed i filmati ufficialmente riconosciuti come autentici dalla stessa
Nasa. La teoria del complotto lunare non
è certo nuova ed ha cominciato a diffondersi fin dal 1974 quando un certo Bill
Kaysing scrisse un libro sconveniente per l’epoca dal titolo piuttosto
eloquente: “We never went to the Moon” (“Non
siamo mai stati sulla Luna”).
Massimo Mazzucco però non parte con la presunzione di avere la verità in tasca
e nemmeno vuole insinuare o confermare ulteriori dubbi su una teoria che da
anni lo vede in prima linea contro i sostenitori irriducibili della verità
ufficiale (chiamati anche debunkers). Mazzucco invece, dopo aver documentato il
periodo storico degli anni ’60 in cui vennero pianificate le missioni Apollo, vuole
semplicemente esaminare obiettivamente tutti i fatti più controversi che hanno
continuato a sollevare dubbi e perplessità anche a distanza di quasi 50 anni
dalla storica missione Apollo 11 del lontano 20 luglio 1969.
Il
documentario appare scrupoloso e invece di farsi distrarre dalle suggestioni e
dai soliti luoghi comuni preferisce privilegiare la logica ferrea dell’evidenza
scientifica in modo da poter escludere tutte le ipotesi che non
risultano razionalmente possibili. In sostanza sembra che l’autore voglia
attenersi scrupolosamente alle celebri parole di Judy Wood: “Quando hai
eliminato tutto ciò che è impossibile, tutto ciò che resta - per quanto
incredibile - deve essere la verità”. Con questo spirito Mazzucco
sembra assumere il ruolo dell’avvocato dell’accusa durante un processo e con il passare dei minuti incalza la difesa avversaria con una serie di domande precise su
documentazioni e fatti certi, esamina le risposte ufficiali e le demolisce con
ulteriori evidenze. Ogni cosa viene presa in considerazione, ogni possibile
giustificazione viene considerata. Nulla viene lasciato al caso e non ci sono
vie di fuga. Le domande si susseguono impietose mettendo a nudo l’impossibilità
per la difesa di trovare delle risposte accettabili. Alla fine le domande senza
risposte sono tante, sono troppe e diventano imbarazzanti.
Gli indizi di colpevolezza si sommano e
cominciano a pesare come macigni mentre la verità inizia a prendere le
sembianze di un gigantesco inganno. Non ci sono più difese, non ci sono spiegazioni
plausibili e perfino il più attivo tra i sostenitori della verità ufficiale, il
blogger Paolo Attivissimo (mai un cognome fu più azzeccato visto che sul web occupa
costantemente ogni spazio possibile in difesa dell’autenticità degli
sbarchi) inizia ad agitarsi e si arrampica sugli specchi. E’ inutile dire che
per Paolo Attivissimo quelle di Mazzucco sono solo sciocchezze a cui non vuole
rispondere perché ha già spiegato tutto nel suo libro (“Sì, ci siamo stati”) dove peraltro le sue giustificazioni appaiono
talmente semplicistiche e infantili da provocare un senso tenerezza. Sorvola
naturalmente sul fatto che lui stesso appaia nel documentario e che proprio le
sue argomentazioni difensive siano state ridicolizzate più volte da Mazzucco. Insomma
“American Moon” rappresenta una specie di opera
omnia per tutti coloro che credono nel complotto lunare perché in questo
documentario l’autore ci accompagna in un affascinante viaggio a ritroso nel
tempo per farci comprendere come la verità possa essere molto diversa da come
appare e di come il potere possa manipolare ogni genere di informazione facendo
leva proprio sull’istintività dell’animo umano. Ma questa non è una nemmeno una novità se consideriamo che più
di duemila anni fa lo aveva già capito anche l’imperatore romano Giulio Cesare : “Gli uomini credono più volentieri a ciò che
desiderano sia vero.”
Un concetto quanto mai attuale.
Purtroppo
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