Il
coraggioso allunaggio di Neil Armstrong raccontato da Alberto Angela.
Il
LEM ha un nome scelto dagli astronauti: Eagle, cioè aquila, che per un breve
tratto vola assieme al modulo di comando quasi fosse un’addio, poi accende i
razzi e se ne va. Alla fine non è altro che un piccolo, piccolissimo diamante
sospeso tra il nero dello spazio e la Luna.
Collins,
l’astronauta rimasto a bordo del modulo di comando lo osserva dall’oblò. Tra se
e se si da solo il 50% di probabilità
che tutto vada bene e non sa che Armstrong, che sta sul Lem, la pensa
esattamente come lui.
(insomma lui pensa che la missione sia fatta un po’ alla cazzo)
Ma
si tratta di stime ottimistiche, perché per altri colleghi rimasti sulla Terra
le possibilità sono ancora inferiori.
(incoraggiante vero? Però niente paura perché comunque è risaputo che Dio sta sempre dalla parte degli americani e al momento del bisogno mette tutto a posto...)
Cominciano
i primi problemi. Le comunicazioni radio di colpo diventano pessime, ci sono
dei brusii, le voci non si sentono, sono confuse, sono momenti di
tensione…pensate che già questo potrebbe provocare l’annullamento di tutta la
discesa sulla Luna. Ma poi all’improvviso tutto torna normale e si può
continuare.
(probabilmente alla Nasa si erano dimenticati di pagare la bolletta
telefonica ma una volta fatto il bonifico è ritornata la linea)
Mancano
ora solo 100 km al punto di atterraggio, sono gli ultimi km di anni e anni di
lavoro. Armstrong e Aldrin sono in piedi, fianco a fianco, nelle loro tute.
Aldrin a questo punto preme un pulsante e accende un motore per cominciare la
discesa sulla Luna. I due astronauti avvertono, lo dicono poi dopo, lo hanno
raccontato ai giornalisti, una leggera pressione ai piedi, prima galleggiavano.
Significa che tutto è cominciato davvero. (gli crediamo sulla parola no?)
Ma
all’improvviso Armstrong si accorge che qualcosa non va. (accidenti, ma allora il sesto senso esiste!)
Dall’oblò
tiene d’occhio dei punti sulla superficie lunare, dei crateri, dei rilievi
montuosi che sono i suoi riferimenti durante la discesa e si accorge che gli
passano davanti con due secondi di anticipo rispetto al programma previsto.
(ed ecco la fiaba che entra nel vivo! Neil Armstrong si mette a guardare fuori dal minuscolo oblò di 20 cm di diametro, poi osserva per pochi istanti un paesaggio che non ha mai osservato prima e anche se non ci sono punti di
riferimento si mette a calcolare le distanze a vista stabilendo con
assoluta certezza che stanno scendendo
con due secondi di anticipo! Se qualcuno comincia ad avere dei dubbi alzi pure la mano...)
Due
secondi a quella quota significa chilometri e chilometri al suolo. Se
continuano così andranno, come si dice, lunghi, cioè supereranno il punto di
atterraggio. Ma quello che è grave è che il computer di bordo non se ne
accorge.(un computer di bordo che aveva una velocità ed una potenza di calcolo 2000
volte inferiore a quella presente anche sul più modesto dei cellulari odierni,
praticamente Armstrong poteva contare solo su una specie di calcolatrice tascabile)
Ricorda Buzz Aldrin (quello che si è sempre rifiutato di giurare sulla Bibbia di
essere andato sulla Luna).
“Tre
o quattro minuti dopo l’inizio della discesa Neil fece un’osservazione: sembra
che stiamo andando un po’ troppo lunghi… “
“Io
pensai : Figurati! Come fa a venirgli in mente un sospetto del genere! “
Ma
poi risultò che eravamo effettivamente un po’ lunghi.
(quando si dice la coincidenza! Ma allora era vero che la
Nasa li mandava nello spazio proprio alla cazzo)
A
Houston un tecnico si rende conto invece del problema.
E’
Stephen Bales ed ha appena 26 anni ma è già responsabile del controllo delle
manovre di volo.
(Qui ha inizio la fiaba dentro la fiaba. Un ragazzo di 26 anni che
prende decisioni di vita o di morte in meno di un minuto)
“Mi
resi conto che stavamo arrivando sulla Luna 20 km più velocemente del dovuto e
il computer non lo indicava, lo dicevano i radar di terra.
(lo dicevano i radar di terra…quali radar? Con quale tecnologia? Analizzando
quale segnale?)
Forse non sembra molto ma invece era quasi sufficiente per annullare la missione.
Forse non sembra molto ma invece era quasi sufficiente per annullare la missione.
Arriva
lì e mi dice: “Guarda che non siamo nella posizione in cui ci aspettavamo di
essere, la velocità non è quella stabilita e la cosa ancora più inquietante
manca poco all’annullamento della missione.”
Dico.
Accidenti la situazione si fa pesante.
(eh già, con un Lem fatto con dei manici di scopa e carta domopack che
non ha mai provato un allunaggio in vita sua, che nelle prove simulate sulla
Terra si è schiantato 3 volte su cinque, anch’io mi sarei preoccupato un po’)
Se
si supera di 30 km la velocità stabilita bisogna fermare la missione perché ci
si può letteralmente schiantare sulla Luna senza accorgersene, con il pilota
automatico inserito.
(già…e se poi si superano anche
i 50 km c’è pure l’autovelox, pensa che rischio!)
Alberto Angela : (per gli amici "il tonto")
La
velocità di discesa fortunatamente non aumenta e resta comunque sotto i livelli
massimi…si può continuare.
(Se il computer di bordo non funzionava come hanno fatto a
rallentare? Hanno tirato il freno a mano o è stata una provvidenziale botta di culo?)
Il
Lem scende ancora. Ormai siamo a soli 14 km dalla superficie, dal traguardo, e
cambia posizione, è previsto, in questo modo potrà orientare il radar verso il
suolo così da capire la distanza che manca.
(invece fino a pochi istanti prima per calcolare esattamente la
distanza bastava il mitico comandante Armstrong che con una semplice occhiata dall’oblò otteneva istantaneamente il risultato esatto grazie ad un regolo calcolatore
e al manuale delle giovani marmotte)
I
due astronauti, in questo movimento del Lem vedono passare la Terra,
lontanissima, attraverso gli oblò, sembra un miraggio, un miraggio
lontanissimo. In effetti a pensarci bene sono soli…se qualcosa andrà male
nessuno potrà venirli a prendere o anche a salvarli…
(infatti sia Armstrong che Aldrin più tardi confesseranno di essersela fatta
letteralmente addosso ed è solo questo il motivo per cui una volta allunati chiesero a Houston di aver bisogno di un po’ di tempo… insomma
dovevano svuotare la tuta.)
Il
radar comincia a fornire i dati, ma c’è un nuovo problema…
(ma porca puttana, cosa c'è adesso? ma non bastava il problema della cacca nella tuta?)
E’
Aldrin ad accorgersene, paragonando sugli schermi i dati del computer con
quelli del radar e si accorge che c’è una differenza di un centinaio di metri.
(eh già, avevano una mappa della Luna ottenuta da fotografie
scattate da decine di chilometri di altezza ed erano in grado di capire ad occhio nudo un
errore di un centinaio di metri…)
Questo
significa che si schianteranno al suolo quando invece il computer riterrà che
manca invece ancora parecchio.
(lo avevamo pur detto che la Nasa fa le cose alla cazzo no?)
Così
Aldrin decide di ordinare al computer di dare la precedenza ai dati del radar.
(ah sì? Allora esisteva già il comando vocale tipo Siri o cortana?
Che figata…)
Ma
non appena Aldrin preme dei pulsanti scatta una sirena acuta e sugli schermi
del computer lampeggia una scritta, una scritta gialla con una sigla: ROG.
Allarme di programma, il computer è in tilt.
(o cazzo, ancora! Vuoi vedere che adesso faranno la fine dell’Apollo
1?)
E
viene fuori anche una scritta, 12.02. (oh mio Dio!, il 12.02 no!) E’ un codice ma nessuno sa cosa
significhi, non era mai accaduto, non era mai apparso nelle simulazioni a terra,
così i due astronauti chiedono a Houston delle spiegazioni e cosa fare. (Alcuni sostengono di aver sentito Armstrong offendere pesantemente la mamma, il papà e perfino la sorella di Wernher von Braun minacciandolo pure di
farlo internare in un campo di concentramento nazista)
James
Grant capisce al volo che è qualcosa di anomalo e si rivolge a degli esperti
informatici.
(da notare che il tutto avviene nell’arco di due minuti, quando si
dice un pronto intervento…)
La
loro ipotesi è che il computer per qualche motivo sconosciuto stia
automaticamente ritornando all’inizio del suo ciclo, forse per le troppe
operazioni che deve fare. Armstrong comincia a spazientirsi, (diciamo che è un eufemismo, però anch’io mi incazzerei) e chiede a
Houston una spiegazione.
A
questo punto si poteva davvero sospendere la missione, ma questo avrebbe
mandato a monte anni e anni di lavoro. In fondo il computer funzionava ancora,
certo faceva delle bizze ma funzionava.
(insomma deve essere fantastico trovarsi nello spazio infinito e dover dipendere da un computer
che fa le bizze! Va beh, pazienza se da i numeri alla cazzo e non ci si può assolutamente fidare, l’importante
è che non si spenga no?)
Così
Stephen Bales, il ventiseienne, (secondo me a questo qui dovrebbero
dargli una medaglia al valore) intuisce che forse si può ignorare questo
problema e andare avanti, da l’OK ed ha
ragione. Per questo riceverà poi una medaglia dal presidente degli Stati Uniti,
la stessa che riceveranno i tre astronauti. (cosa vi
avevo detto? Sono un veggente!)
James
Grant comunica al Lem: “via libera all’allunaggio”. (oh
che bellezza, non mi sembra vero!)
Il
computer funziona ora di nuovo regolarmente ma in questi momenti spasmodici per
risolvere i suoi problemi si è perso molto tempo prezioso ed il punto di
atterraggio, quello previsto, è sfilato via. (accidentaccio,
che sfortuna nera!)
Il
Lem ora si trova, pensate, a soli 300 metri dal suolo lunare (ma va?) e vola velocissimo senza una meta precisa. (insomma direi che va letteralmente secondo i piani della
Nasa e cioè alla cazzo)
Nella
sala di controllo a Houston, scende un silenzio irreale, e poi un nuovo colpo
di scena. (ancora? Ma in questo posto non c’è mai nulla
che vada come deve andare?)
Sullo
schermo della sala tutti vedono la sagoma virtuale del Lem schizzare via a 6 km
fuori bersaglio. Pensate che a 10 km la missione deve essere automaticamente
annullata. (Urca che paura! mi si sta accapponando la
pelle!)
Stephen Bales:
“Ho
visto il veicolo andare in traiettoria orizzontale come non l’avevo mai visto
fare nelle simulazioni e dissi: cosa sta andando storto? Cosa sta succedendo?
Andava 5 volte più veloce in orizzontale e non doveva fare così ma appoggiarsi
delicatamente…”
(eh si va beh, mica tutte le ciambelle riescono con il buco no?)
30
METRI…
1
METRO IN BASSO
3
IN AVANTI
Cosa
sta accadendo a bordo del Lem?
(già, e chi lo sa?)
Armstrong
ha capito che sono fuori bersaglio e che il computer li sta dirigendo alla
cieca verso una distesa di enormi macigni, grandi quanto una casa.
(Lui era il campione mondiale in carica nella specialità del cuccare fuori dal finestrino, e chi
lo batte?)
Così
prende una decisione, se proseguono sa che sono morti, sono spacciati, e quindi
disinserisce il pilota automatico, il computer, e comincia a pilotare lui
stesso il Lem, cerca disperatamente un luogo dove atterrare.
(Qui entra in gioco la sua leggendaria bravure sviluppata fin da
ragazzino nella guida dei Go kart ma soprattutto negli autoscontro al luna
park)
Jane Kranz:
“Sapevamo
che non sarebbero scesi nel luogo previsto, avevamo lavorato tanto sull’esatto
punto dell’atterraggio e volevamo che quell’atterraggio fosse un vero successo,
e sicuro, (strano, pensavo che avessero programmato di
farli sfracellare miseramente al suolo) e invece non scendono dove
devono e non sappiamo dove alla fine scenderanno (sempre
la solita traiettoria alla cazzo insomma), ed è spaventosa la scoperta
che forse stiamo per assistere a qualcosa che potrebbe mettere fine al
programma.” (che poi non sarebbe stata nemmeno una
brutta idea)
Alberto Angela:
(conosciuto a Napoli con il nome di 'o scatuorzo cioè babbeo)
(conosciuto a Napoli con il nome di 'o scatuorzo cioè babbeo)
Il
suolo lunare è maledettamente vicino…il cuore di Armstrong comincia a battere
sempre più forte e per lui, noto per essere un uomo di ghiaccio, ora ha le
pulsazioni oltre, dico oltre, i 150 battiti al minuto. Eppure, con una calma
sovrumana, chiede all’altro astronauta, Aldrin: come siamo a carburante? (e soprattutto sembra che abbia chiesto ad Aldrin la
tessera carburante per la raccolta dei bollini premio)
La
risposta è: 8%
(ma porca di una puttana, quei pidocchiosi della Nasa hanno
risparmiato perfino sul pieno di carburante!)
Armstrong
vede un’area che può andare bene per atterrare (sempre
cuccando dal piccolissimo oblò naturalmente) ma poi scopre che è troppo
vicina ad un cratere ed è troppo pericoloso, il Lem potrebbe ribaltarsi e continua. (direi che stanno andando proprio alla cazzo non vi pare?) Mancano 90 secondi alla fine del
carburante, anzi meno perché a 20 secondi il computer rilancerà automaticamente
in alto il Lem. A Houston infatti è già cominciato il conto alla rovescia. A
quel punto Armstrong nota una piccola area grande quanto una stanza, 20 mq.
Attorno certo ha dei massi, dei crateri, ma non c’è scelta. Siamo ad appena 30
metri dal suolo.
(praticamente Armstrong ha adocchiato una piazzola di sosta tipo
quella che si trova in autostrada, peccato solo che non c’era l’autogrill)
30
METRI…
1
METRO IN BASSO
3
IN AVANTI
80
SECONDI.
LUCI
IN FUNZIONE, AVANTI
Buzz
Aldrin:
A
60 secondi dall’atterraggio , con le luci accese e ancora abbastanza lontani
dal suolo, diciamo a 30-35 metri, ero un po’ preoccupato …ma che potevo fare?
Potevo dire:
Neil
sbrigati ad atterrare!...non potevo dirglielo.(infatti dentro l'astronave c'era un cartello posizionato proprio vicino al posto del comandante con una scritta categorica: NON PARLARE AL CONDUCENTE)
Stephen
Bales:
Senti
60 secondi, senti 30 secondi…una volta arrivati a zero non ci sarebbe stato più
carburante. Lo sapevamo noi e loro.
Subito
dopo l’annuncio dei 30 secondi l’equipaggio disse: Ehi, solleviamo polvere…23
metri
(che culo però, mancavano solo 10 secondi e poi la missione sarebbe
miseramente fallita)
Sapevamo
di esserci quasi, e che qualsiasi cosa avessi detto o fatto da quel momento in
poi l’equipaggio avrebbe provveduto all’atterraggio.
Stavamo
tutti in silenzio giù alla base e parlavamo solo per aggiornarli sul qual’era
il livello del carburante.
E
il carburante diminuiva sempre di più. Poi finalmente sentii dire : Luce di
contatto… ok motori fermi!
Alberto
Angela:
"Il
Lem è atterrato… pensate sono rimasti solo 10 secondi di carburante”
(ma a voi non è che per caso sembri un bel film? gli imprevisti e le difficoltà, il cuore gettato oltre l’ostacolo, il coraggio e l'eroica determinazione,
una bella bandiera a stelle e strisce… se poi ci mettiamo una colonna sonora strappalacrime in sottofondo mentre il presidente americano telefona per congratularsi...ok si può fare...oppure aspettiamo l'Apollo 13 così ci mettiamo ancora più suspance per il lieto fine?)
I
due astronauti si guardano, sono immagini che nessuna telecamera ha potuto
registrare ma che loro stessi hanno poi potuto raccontare. Sorridono attraverso
i caschi e Aldrin da una pacca sulla spalla ad Armstrong. (ehi vecchio mio ci siamo cagati addosso eh?)
Buzz Aldrin:
(sì proprio lui, quello che non ha mai voluto giurare sulla Bibbia di essere sceso sulla Luna proprio come Neil Armstrong e Michael Collins)
(sì proprio lui, quello che non ha mai voluto giurare sulla Bibbia di essere sceso sulla Luna proprio come Neil Armstrong e Michael Collins)
Sapevo
che non c’erano telecamere a riprendere quel momento così ho dovuto fissarlo
nella mia mente, guardando Neil e dandogli una piccola pacca sulla spalla. Poi
entrambi abbiamo sorriso per la gioia del successo. (alcune fonti autorevoli hanno riferito che i due astronauti si sono accesi una sigaretta e poi si sono scolati due birre a testa anche se questa indiscrezione non è mai stata ufficialmente confermata dalla Nasa.)
Alberto Angela:
(il credulone di turno)
Sulla
terra però ancora nessuno sa se ce l’hanno fatta oppure no…
Stephen Bales:
Non
capivo cosa fosse quella base della tranquillità, non avevano mai usato quel
termine nelle simulazioni si erano sempre chiamati aquila. Ho detto: base della
tranquillità? Che significa? E subito dopo. che nome magnifico! E tutto questo
nel giro di due secondi! (ma che bel copione, no?
complimenti a Hollywood)
Ricevuto
tranquillità, vi sentiamo forte e chiaro. qui abbiamo rischiato l’asfissia (è stato Jack, quel maledetto scoreggione!), ma
respiriamo di nuovo. Grazie mille
(oh, cielo ce l’hanno fatta, questo film era proprio emozionante!)
John Houbolt:
E
all’improvviso venne fuori l’emozione di tutti, saltammo in piedi ad
applaudire…Von Braun era seduto davanti a me, si voltò mi fece segno di ok e mi
disse: Grazie John
E’
il più grande complimento che io abbia mai ricevuto.
(mi sono commosso cazzo, però come si fa a non piangere! E’
meraviglioso, siamo andati sulla Luna, e chi l'avrebbe mai detto con quell'allunaggio alla cazzo?)
Il romanzo è disponibile in formato digitale su:
Il romanzo è disponibile in formato cartaceo su
Nessun commento:
Posta un commento