martedì 24 luglio 2018

ALAN BEAN, L'ASTRONAUTA IGNORANTE




Tratto dal romanzo storico di Guido Travan
“Il giorno della verità”
Youcanprint -  febbraio 2017

«Eppure ci sono delle situazioni così paradossali che dovrebbero far comprendere alla gente come sono andate veramente le cose.»
«A cosa ti riferisci?»
«Mi riferisco ad un breve dialogo con l’astronauta Alan Bean della missione Apollo 12. Ascoltandola potrai capire perché la NASA non vuole che gli astronauti rilascino interviste. Questo video è ancora presente sul web ma sono certo che presto lo faranno sparire.»
Harrison toccò un tasto e comparvero le immagini di Buzz Aldrin, il secondo uomo che avrebbe camminato sul suolo lunare. La voce iniziale è quella del giornalista che introduce l’intervista.


Tutte le missioni spaziali con esseri umani a bordo, sia americane che sovietiche, dalla prima nel 1961 fino ad oggi, si sono sempre mantenute molto al di sotto delle fasce di radiazioni mortali di van Allen. Mercury, Gemini, Soyuz, Skylab, Shuttle, si sono tutte mantenute a quote inferiori alle 1.000 miglia. Tutte eccetto le missioni Apollo. Superare le fasce di van Allen, con tutti i pericoli che comportava, deve essere stato un momento emozionante ed indimenticabile per ogni astronauta. Ecco come ce lo racconta Alan Bean, Moonwalker di Apollo 12.
Domanda: “Qualche disturbo a causa delle fasce di radiazione di van Allen?”
Risposta: “No, non mi sembra che siamo andati abbastanza in alto da incontrare le fasce di van Allen. O forse sì. Non so a che distanza siano le fasce di van Allen ma se le abbiamo raggiunte vuol dire che non era un problema. Se le abbiamo attraversate vuol dire che abbiamo costruito l’astronave e le tute spaziali in modo che non ci siano problemi per gli astronauti. Non si costruisce qualcosa sperando che funzioni ma si studia per capire quali siano i pericoli dell’ambiente e poi si decide quanto spesso debba essere il metallo dell’astronave in modo da poter attraversare queste radiazioni o questi meteoroidi senza subire danni. E quindi noi l’abbiamo costruita.”
Domanda: “Le fasce vanno da 1.000 a 25.000 miglia di altezza dalla Terra...”
Risposta: “Allora vuol dire che le abbiamo attraversate di sicuro...”
Domanda: “Nessuna conseguenza sulle cellule?”
Risposta: “No, non mi sono nemmeno accorto. Non penso che nessuno... forse qualcuno ha detto che le abbiamo attraversate ma noi dentro non abbiamo sentito niente. Non abbiamo avuto nessuna radiazione aggiuntiva. Non mi sembra che siamo andati abbastanza in alto da incontrare le fasce di van Allen. O forse sì.”
Harrison fermò il filmato per guardare Sara negli occhi.
«È incredibile vero?»
«Cristo... ma è semplicemente pazzesco! Questa volta la NASA non può negare l’esistenza di questa intervista.»
«Vedrai che tra qualche giorno non comparirà più su nessun sito...»
«Sono sconvolta...»
«Pensa che mio padre ha passato la sua vita a studiare le fasce di van Allen e per quello che ne so io era giunto alla conclusione che non fosse possibile superarle indenni a meno che l’astronave non avesse una corazza di 2 metri di spessore. Sai che spessore aveva invece l’interno della capsula dell’Apollo 11?»
«No, non ne ho proprio idea. »
 «In alcuni punti era separato dal vuoto circostante solo da tre millimetri! Ti rendi conto? E adesso questo Alan Bean ci racconta di non sapere nemmeno a che altezza siano le fasce di van Allen!»

«Magari è solo un po’... volevo dire... insomma potrebbe avere l’Alzheimer o qualcosa di simile.»
«No, non ha nessun sintomo di demenza senile né di altre malattie mentali. Si gode la vita, gioca a golf, fa lunghe camminate e conduce una vita tranquilla. Proprio per evitare situazioni imbarazzanti come queste la NASA ha “consigliato” gli astronauti di non rilasciare più interviste. Insomma il rischio che potessero cadere in contraddizione era molto alto anche perché all’inizio era già successo.»
«Quando?»
«Durante la prima intervista rilasciata subito dopo la lunga quarantena, gli astronauti dell’Apollo 11 dichiararono di aver assistito al sorgere e al calare della Terra ed infatti su diverse immagini scattate sulla Luna si può notare che il pianeta Terra si trova in una posizione diversa. Tale fatto però è del tutto impossibile visto e considerato che la Terra si trova al centro dell’orbita lunare. Appena si resero conto dell’errore la NASA aveva diffuso un breve comunicato di rettifica in cui precisava che le osservazioni fatte degli astronauti non avvennero mentre erano sulla Luna bensì durante l’orbita intorno alla Luna. Da quel giorno in poi la concessione delle rare interviste venne subordinata al fatto di poter conoscere per iscritto e con largo anticipo tutte le domande che sarebbero state rivolte agli astronauti.»





                                            Il romanzo è disponibile in formato digitale su:

Il romanzo è disponibile in formato cartaceo su

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