Dal 20 luglio 1969 sono trascorsi oltre 49 anni eppure stranamente
ancora oggi nessuno può affermare, oltre ogni ragionevole dubbio, che l’uomo
sia davvero sceso sulla Luna.
Nei vari siti sul web chi è convinto che lo sbarco sia avvenuto
davvero cerca di poter screditare le ragioni dei complottisti con affermazioni
generiche e rassicuranti che in genere sono le seguenti:
1)
Se i russi avessero scoperto
l’inganno non sarebbero certo stati zitti
2)
Ci sono ore ed ore di
immagini trasmesse in diretta televisiva
3)
Ci sono centinaia di
fotografie in bianco e nero e a colori
4)
Hanno lasciato gli specchi
solari sul suolo lunare
5)
Hanno portato 22 kg di rocce
lunari
In realtà
nessuna di queste argomentazioni è sufficiente eliminare i dubbi e le
perplessità sulle missioni Apollo e nessuna di queste può quindi rappresentare
una prova inoppugnabile.
1) Per quanto riguarda i russi è evidente che nel momento della
massima esaltazione della potenza americana da parte della stampa e delle
televisioni di tutto il mondo, si erano trovati nella scomoda posizione dei
perdenti e pur sospettando il gigantesco inganno non avevano in mano le prove
per poter smentire la missione Apollo di fronte ad un’opinione pubblica
entusiasta ed orgogliosa.
2) Le immagini televisive non possono certo essere considerate una
prova dello sbarco, anzi al contrario, potrebbero rappresentare esattamente
l’opposto. Il modo in cui gli astronauti saltellano, le scintille che lasciano
ipotizzare l’utilizzo di sottili cavi metallici, la sabbia che ricade sul suolo
senza sviluppare una traiettoria più ampia nonostante la gravità sia 1/6 di
quella terrestre. Che poi i nastri del primo sbarco lunare siano stati persi
diventa un’ulteriore mancata prova.
3) Per le centinaia di fotografie vale lo stesso discorso dei
filmati. Gli astronauti avrebbero avuto il modo di certificare la loro esatta
posizione scattando delle fotografie alle stelle ed ai pianeti ed alle
costellazioni mediante un semplice treppiede che consentisse alla macchina
fotografica di utilizzare tempi di esposizione più lunghi. Invece hanno
fotografato solo paesaggi sempre uguali, bandiere, rover e scarponi per poi
completare l’opera con la sagoma dell’impronta lunare con i solchi talmente
scolpiti che sarebbe possibile realizzare solo con la sabbia umida e non certo
sulla Luna dove non esiste né aria né umidità. Inoltre l’esposizione e la luminosità delle
immagini scattate dall’Apollo 11 sono completamente diverse da quelle scattate
nelle missioni successive. Anche in questo caso le fotografie sembrano
rappresentare più una prova dell’inganno piuttosto che confermare gli sbarchi.
4) Sul suolo lunare ci sono degli specchi che ancora oggi vengono
utilizzati per misurare la distanza della Luna grazie al tempo di percorrenza
di un raggio laser inviato dalla Terra. Questo è un fatto certo, ma poiché
anche in altre precedenti missioni spaziali senza equipaggi umani (ad esempio
le missioni russe di Lunochod 1 e 2) furono lasciati dei riflettori laser questa
non può essere considerata una prova inoppugnabile che l’uomo sia sceso sulla
Luna.
5) Nella missione Apollo 11 sarebbero stati raccolti circa 22 kg di
rocce lunari. Per anni la Nasa ha raccontato che sulla Terra non esistono rocce
con tali caratteristiche ma recentemente invece i ricercatori dell’Eidgenössische Technische Hochschule Zürich
hanno dimostrato senza ombra di dubbio che la composizione isotopica
dell’ossigeno terrestre e di quello lunare sono esattamente identiche. Quindi
nemmeno le rocce lunari costituiscono una prova dell’avvenuto sbarco sulla
Luna.
In sostanza questo significa che a distanza di 49 anni nessuno
può dire di avere in mano delle prove incontestabili. E allora la domanda è la seguente: l’onere della prova spetta a
chi afferma di essere andato sulla Luna o a chi invece nega che gli sbarchi
siano avvenuti?
Se ci trovassimo di fronte ad un esperimento scientifico, di
fronte a eventuali dubbi e perplessità, la prova spetterebbe a chi afferma di
avere eseguito con successo l’esperimento scientifico o perlomeno verrebbe
richiesto di ripeterlo.
Invece dal lontano 2 maggio del 1974, da quando Bill Kaysing ha accusato la Nasa di avere realizzato un
gigantesco inganno con il suo celebre
libro “We never went to the Moon”
-“Non siamo mai andati sulla Luna”, nessuno ha mai fatto ritorno. Anzi nessun astronauta si è mai allontanato più di 643 chilometri dalla
Terra mentre ancora oggi la missione Orion non è in grado di portare gli
astronauti nemmeno oltre l’orbita media a soli 5.000 chilometri di distanza
dalla Terra. La missione, iniziata nel 2005, è stata infatti spostata nel 2015,
poi nel 2017, poi nel 2021 ed ora nel 2023 per impossibilità di garantire la
sicurezza degli astronauti dalle radiazioni delle fasce di van Allen. Qualcuno
sa spiegare come sia possibile che tra il 1969 ed il 1972 ben sei missioni
Apollo siano riuscite ad attraversare le fasce di van Allen senza problemi ed
arrivare fino sulla Luna (distante 400.000 chilometri) mentre invece oggi con
la tecnologia immensamente più avanzata la missione Orion non è nemmeno in
grado di arrivare a soli 5.000 chilometri dalla Terra?
Mi vengono in mente le parole di Bill Kaysing durante una delle sue ultime interviste quando gli avevano chiesto perché la Nasa continua a negare l'evidenza dell'inganno.
Le sue parole furono queste.
"Quando cominci a mentire, poi devi farlo continuamente".
Il romanzo è disponibile in formato digitale su:
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