Il 2 maggio del lontano 1974 un
americano di nome Bill Kaysing osò per la prima volta mettere in dubbio tutti e
sei gli sbarchi sulla Luna che sarebbero avvenuti tra il 1969 ed il 1972. Egli
infatti scrisse un libro dal titolo eloquente (“We never went to the moon” – “Non
siamo mai andati sulla Luna”) in cui evidenziò tutte le incongruenze tecniche
delle missioni Apollo accusando apertamente la Nasa di aver falsificato gli sbarchi
pianificando un gigantesco inganno. Il clamore iniziale venne rapidamente messo
a tacere dai media nazionali e di fatto per un bel po’ di anni la teoria del
complotto lunare venne considerata alla stregua di altre bizzarre teorie che in
varie parti del mondo nascevano ciclicamente per poi dissolversi rapidamente. Le
cose però cambiarono rapidamente con la diffusione dell’era digitale che
consentì a milioni di persone di poter confrontare sul web ed analizzare al
computer tutte le immagini degli sbarchi lunari. La teoria del complotto lunare
(Moon Hoax) riprese così vigore e finalmente nel 1997 il libro di Bill Kaysing venne
tradotto e pubblicato anche in Italia a distanza di 23 anni dalla prima
versione americana.
Se oggi si prova a fare una ricerca su Google si scopre che sulla teoria del complotto lunare esistono oltre 20.000 siti a dimostrazione che l’interesse per l’argomento non solo non si è mai affievolito ma risulta in continua crescita. Ovviamente se da un lato ci sono i complottisti (un brutto termine utilizzato per identificare chi non crede agli sbarchi sulla luna) dall’altro ci sono i cosiddetti debunkers, ossia quelli che si allineano alla versione ufficiale fornita dalla Nasa e dai media. Su questo argomento ognuno è libero di avere la propria opinione, tuttavia ciò che mi stupisce è che a distanza di quasi 50 anni dal primo presunto sbarco ancora oggi nessuno sia in grado di porre la parola fine a questa ipotesi di falsificazione. Eppure la tecnologia attuale, enormemente più progredita rispetto a quella del 1969, avrebbe dovuto garantirci la possibilità eliminare ogni dubbio, magari con un nuovo sbarco di astronauti oppure anche solo con l’invio di un robottino che fosse in grado di trasmettere delle immagini in diretta dai luoghi dei presunti allunaggi. Invece nulla di nulla e le uniche immagini inviate dalla sonda LRO lasciano intravvedere solo dei puntini sgranati obbligandoci a fare un atto di fede per credere che questi rappresentino davvero i resti del LEM. Tra i più attivi debunkers presenti sul web a difendere l’autenticità degli sbarchi lunari c’è un tale Paolo Attivissimo che in questi ultimi anni ha occupato ogni spazio possibile per cercare di demolire, molto spesso denigrando apertamente, ogni intervento dei complottisti dubbiosi e scettici. Per lui non ci sono dubbi, lui ha una risposta per tutto anche se il più delle volte finisce nel rendersi ridicolo di fronte al mondo ed è costretto ad arrampicarsi sugli specchi soprattutto da quando ha trovato pane per i suoi denti nel suo antagonista più autorevole, ossia il giornalista Massimo Mazzucco, autore del formidabile documentario “American Moon” con cui mette a nudo in maniera impietosa tutte le falle della versione ufficiale. Nei suoi innumerevoli blog invece Paolo Attivissimo ricorda di aver scritto un libro (“Sì, ci siamo stati”) con cui dice di aver chiarito ogni dubbio sollevato a suo tempo da Bill Kaysing e che quindi sulla Luna ci siamo stati eccome.
Quindi, dopo averlo scaricato gratuitamente sul web, ho letto attentamente questo mirabolante libro di Paolo Attivissimo scoprendo un’infinità di chicche davvero esilaranti. Sarebbe troppo lungo ribattere su ogni capitolo (ma lo farò sicuramente in un’altra occasione) per cui per ora mi limito a riportare solo la parte relativa ai suoi suggerimenti (a pag.258) riguardo alle domande da fare ai lunacomplottisti.
Se oggi si prova a fare una ricerca su Google si scopre che sulla teoria del complotto lunare esistono oltre 20.000 siti a dimostrazione che l’interesse per l’argomento non solo non si è mai affievolito ma risulta in continua crescita. Ovviamente se da un lato ci sono i complottisti (un brutto termine utilizzato per identificare chi non crede agli sbarchi sulla luna) dall’altro ci sono i cosiddetti debunkers, ossia quelli che si allineano alla versione ufficiale fornita dalla Nasa e dai media. Su questo argomento ognuno è libero di avere la propria opinione, tuttavia ciò che mi stupisce è che a distanza di quasi 50 anni dal primo presunto sbarco ancora oggi nessuno sia in grado di porre la parola fine a questa ipotesi di falsificazione. Eppure la tecnologia attuale, enormemente più progredita rispetto a quella del 1969, avrebbe dovuto garantirci la possibilità eliminare ogni dubbio, magari con un nuovo sbarco di astronauti oppure anche solo con l’invio di un robottino che fosse in grado di trasmettere delle immagini in diretta dai luoghi dei presunti allunaggi. Invece nulla di nulla e le uniche immagini inviate dalla sonda LRO lasciano intravvedere solo dei puntini sgranati obbligandoci a fare un atto di fede per credere che questi rappresentino davvero i resti del LEM. Tra i più attivi debunkers presenti sul web a difendere l’autenticità degli sbarchi lunari c’è un tale Paolo Attivissimo che in questi ultimi anni ha occupato ogni spazio possibile per cercare di demolire, molto spesso denigrando apertamente, ogni intervento dei complottisti dubbiosi e scettici. Per lui non ci sono dubbi, lui ha una risposta per tutto anche se il più delle volte finisce nel rendersi ridicolo di fronte al mondo ed è costretto ad arrampicarsi sugli specchi soprattutto da quando ha trovato pane per i suoi denti nel suo antagonista più autorevole, ossia il giornalista Massimo Mazzucco, autore del formidabile documentario “American Moon” con cui mette a nudo in maniera impietosa tutte le falle della versione ufficiale. Nei suoi innumerevoli blog invece Paolo Attivissimo ricorda di aver scritto un libro (“Sì, ci siamo stati”) con cui dice di aver chiarito ogni dubbio sollevato a suo tempo da Bill Kaysing e che quindi sulla Luna ci siamo stati eccome.
Quindi, dopo averlo scaricato gratuitamente sul web, ho letto attentamente questo mirabolante libro di Paolo Attivissimo scoprendo un’infinità di chicche davvero esilaranti. Sarebbe troppo lungo ribattere su ogni capitolo (ma lo farò sicuramente in un’altra occasione) per cui per ora mi limito a riportare solo la parte relativa ai suoi suggerimenti (a pag.258) riguardo alle domande da fare ai lunacomplottisti.
Per chiarezza ho
evidenziato con il colore beige il testo di Paolo Attivissimo e con il colore
rosso i miei commenti.
12.3 Domande da fare ai lunacomplottisti
12.3 Domande da fare ai lunacomplottisti
È forse opportuno
qualche consiglio tattico preliminare. Uno dei modi più efficaci per mettere in
crisi un lunacomplottista è chiedergli risposte tecnicamente
documentate (cioè che citino fonti tecniche precise) alle seguenti domande
senza cadere in contraddizione. Non accettate frasi come “lo sanno tutti
che...”: chiedete fonti e documenti che comprovino le sue affermazioni. Senza
documenti o dimostrazioni, le sue argomentazioni sono aria fritta.
Peccato che poi Paolo Attivissimo predichi bene ma
razzoli decisamente male, come per
esempio al punto 2.4 del suo libro dove spiega:“Ci sono pagine su pagine di documentazione sui calcoli che si resero
necessari per dare il segnale di movimento della telecamera con il giusto
anticipo, in modo da tenere conto del ritardo di trasmissione Terra-Luna”.
Visto che queste documentazioni ci sono, perché non le menziona? Giusto per ricordarlo nel gennaio del 1967, solo un anno e mezzo prima dello sbarco sulla Luna,
l’Apollo 1 non riusciva nemmeno a comunicare con la torre di controllo che era a
soli tre isolati di distanza.
Spesso il
lunacomplottista ricorrerà all’attacco personale, chiedendovi se siete
ingegneri aerospaziali o avete lauree specialistiche o altre credenziali che vi
diano autorevolezza nel discutere della materia. Se le avete, ditelo. In ogni
caso, mettete in chiaro che le vostre competenze individuali sono poco
importanti, perché la realtà degli sbarchi sulla Luna ha il supporto
dell’intera comunità tecnica e scientifica. Poi chiedete al lunacomplottista
quali credenziali o supporti autorevoli ha lui. Non ne avrà.
E invece il qualificatissimo Paolo Attivissimo quali credenziali scientifiche
ha? Quando parla dell’intera comunità scientifica a chi si riferisce? La
curiosità è legittima visto che non ci
sono scienziati autorevoli che si espongono in prima persona e che sono disposti ad affermare che l’uomo
è andato veramente sulla Luna
Non consentite cambi
d’argomento: sono una tattica abituale. Siate serenamente inamovibili: avete
fatto una domanda, avete diritto a una risposta. Ripetete la domanda, se è
stata elusa, e sottolineate il fatto che il lunacomplottista ha tentato di
eluderla. Se alla fine il lunacomplottista tenta un “Sì, ma...”, non
mancate di far notare che quel “Sì” è un’ammissione di torto (e
quindi, positivamente, di accordo) sullo specifico argomento.
Chiedete invece a Paolo Attivissimo quali sono le prove
inconfutabili, definitive e assolutamente certe dello sbarco sulla Luna. Non lo sono le
rocce (in antartide hanno trovato meteoriti con caratteristiche perfettamente identiche alle rocce lunari), non lo sono i filmati (che nel caso dell'Apollo 11 sono peraltro scomparsi), non lo sono le fotografie (che anzi dovrebbero essere considerate come prove contrarie visto che tutti i fotografi più famosi le hanno dichiarate false), non lo sono i
riflettori solari (visto che anche le sonde automatiche russe li hanno posati sulla superficie lunare). Queste dunque non possono essere considerate prove
certe ed infatti il buon Paolo Attivissimo cerca di deviare l’argomento dicendo che poi ci
sono anche le prove indirette (e quindi non sono nemmeno delle prove) del tipo “che
se fosse stato un inganno i russi lo avrebbero denunciato” oppure che “alla Nasa lavoravano 400.000 persone ed è impossibile che
nessuno si sia accorto di nulla”.
Non impantanatevi in
discussioni sugli aspetti minuziosamente tecnici delle missioni lunari: non
chiariscono affatto la questione per chi non è esperto. I complottisti amano
insistere su dettagli insignificanti. Non controbattete con altri dettagli
tecnici, ma rispondete chiedendo “E quindi?” in modo che il
lunacomplottista debba spiegare perché il dettaglio tecnico sul quale sta
elucubrando è così importante. Di solito non ci riuscirà, ma questo riporterà
la discussione su temi più generali e comprensibili.
Fate invece a Paolo Attivissimo tutte le domande imbarazzanti che
lui si è astenuto bene dal proporle. Ad esempio chiedetegli perché Neil Armstrong, Buzz
Aldrin e Michael Collins si sono sempre rifiutati di giurare di essere andati sulla Luna oppure se è al
corrente che in America giurare il falso sulla Bibbia significa finire in
carcere. Chiedetegli pure come mai gli astronauti non hanno mai fotografato la terra e le stelle posizionando la fotocamera hasselblad su un bel
cavalletto, o come mai la Nasa abbia imposto il divieto di sorvolo sui siti di
allunaggio ad eventuali missioni scientifiche internazionali previste nel concorso
Google Lunar x prize (che stranamente è andato deserto, guarda caso), o come mai la missione americana Orion progettata fin dal
2004 per portare 4 astronauti in orbita media a soli 5000 km dalla Terra è
stata rinviata al 2021 per poter risolvere il problema di schermare adeguatamente la
navicella dalle radiazioni delle fasce di van Allen (mentre nel 1969 gli astronauti le attraversavano scorrazzando allegramente senza problemi).
Ricordate
che il modo migliore per far vedere quant’è ridicolo il lunacomplottismo è
lasciar parlare un lunacomplottista.
Buon
divertimento.
Ricordate soprattutto che il modo migliore di far vedere quant’è
ridicolo il debunker Paolo Attivissimo è di lasciarlo parlare liberamente.
Infatti è divertente osservare come si
arrampica sugli specchi per dimostrare che la bandiera che sventola sulla Luna
nella missione Apollo 17 anche dopo che gli astronauti sono risaliti a bordo è dovuto alle prove di decompressione prima della ripartenza (eppure la bandiera era a più di 12 metri di distanza), oppure quando
afferma che non si vedono le tracce del rover davanti e dietro le ruote perché
gli astronauti erano abituati a scendere ed a sollevare il rover in quanto aveva
un limitato raggio di sterzata (affermazione peraltro contraddetta dalle immagini)
oppure, e questa è decisamente la migliore, quando afferma che i nastri
originali del primo sbarco dell’Apollo 11 non sono andati persi ma sono stati volutamente
sovrascritti perché “nastri del genere
sono molto costosi, per cui se nessuno li richiede vengono riutilizzati, perché
non si lasciano lì a marcire". Fantastico questo Paolo Attivissimo, bisogna
riconoscere che ha davvero un talento innato per la comicità, forse dovrebbe
dedicarsi maggiormente nell’arte di far divertire il pubblico.
Il romanzo è disponibile in formato digitale su:
Il romanzo è disponibile in formato cartaceo su
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