giovedì 31 gennaio 2019

NON MI SORPRENDEREBBE AFFATTO



Non ci sono dubbi e bisogna riconoscere tutta la bravura americana perché la ricostruzione del presunto allunaggio dell’Apollo 11 nella scena finale del film THE FIRST MAN  rappresenta un vero e proprio capolavoro della cinematografia mondiale. Le immagini a colori del regista Damien Chazelle sono di  una bellezza straordinaria e mentre si alternano e si sovrappongono a quelle originali in bianco e nero si ha la sensazione di essere fisicamente all’interno della navicella e di provare ciò che devono aver provato gli astronauti in quei memorabili istanti prima dell’allunaggio. Si sentono le voci concitate che giungono da Houston, i dialoghi si fanno serrati e  la tensione sale mentre il suolo si avvicina rapidamente. All’interno del cinema le pareti vibrano per il livello sonoro della meravigliosa colonna sonora di Justin Hurwitz, una musica travolgente che ci accompagna e ci stordisce con un crescendo acustico emozionante. 


Il LEM tocca finalmente il suolo e tirando un sospiro di sollievo si ha davvero la sensazione di rivivere quegli attimi  assieme agli astronauti all’interno della navicella. Tutti i sensi sono sollecitati, i colori si fanno più vividi ed il cuore batte forte per l’eccitazione. Insomma è davvero un finale meraviglioso che produce la magia di rendere credibile la finzione dello sbarco sulla Luna. Ancora una volta lo spettatore viene ingannato e non c’è nulla di più convincente di una ricostruzione cinematografica per convalidare come verità storica un evento inventato. Mentre guardavo il film percepivo la strana sensazione di  dejavù, perché era come se rivivessi qualcosa che avevo già provato e sperimentato in passato. 


Ed in effetti era la stessa identica sensazione che avevo provato anni fa  visitando  il John Kennedy Space Center di Cape Canaveral in Florida dove sono dislocate le strutture di lancio delle missioni spaziali americane oltre a vari musei per soddisfare la curiosità dei turisti.   In uno di questi si paga il biglietto per entrare in una specie di teatro a gradoni che riproduce perfettamente la sala di controllo di Houston. Sui lunghi tavoli sono posizionati gli schermi di grossi rudimentali computer dell’epoca mentre un grande schermo illuminato riempie l’intera parete di fondo. Quando le porte si chiudono le luci si spengono e nell’oscurità generale sullo schermo appare il gigantesco razzo Saturn 1B dell’Apollo 11 posizionato sulla rampa di lancio. Nel buio più totale si sente la voce emozionata dello speaker che scandisce il conto alla rovescia finché  un boato spaventoso si diffonde nella sala. Il razzo si solleva e tutti i turisti-visitatori sono così emotivamente coinvolti che cominciano ad applaudire proprio come applaudiva la folla inquadrata sulle spiagge della Florida. 
La tecnica di persuasione  utilizzata dalla Nasa è dunque sempre la stessa e ancora oggi i turisti escono dal centro spaziale  con la sensazione di aver assistito al vero  lancio dell’Apollo 11. In sostanza il ricordo di quelle immagini si sedimenta per sempre nel proprio inconscio e quel ricordo viene  quindi  istintivamente riconosciuto e assimilato dal cervello nella nostra memoria come realmente “vissuto” e quindi come vero.
Da questo punto di vista il film The first man ha raggiunto magnificamente il suo scopo proprio perché certifica l’autenticità dell’eroica impresa spaziale americana a pochi mesi dalla celebrazioni ufficiali del  50° anniversario della più grande menzogna mai realizzata nella storia dell’umanità.
Rivedendo quelle immagini così emozionanti ho pensato anche al film realizzato nel 1968 da Stanley Kubrik, Odissea nello spazio. Il film è considerato ancor oggi un capolavoro perché per la prima volta era riuscito a riprodurre fedelmente sul set cinematografico l'ambientazione dello spazio 
E allora la domanda mi è venuta spontanea: Chi può veramente escludere che le immagini dello sbarco dell’Apollo 11 del 1969 non siano state solo una finzione cinematografica per rendere reale ciò che era impossibile realizzare?

In  pochi hanno notato questo dettaglio ma nella parte superiore  nella locandina del film c’è questa scritta emblematica: 
SCOPRITE L’IMPOSSIBILE  VIAGGIO SULLA LUNA.

Insomma sembra quasi un messaggio criptico e subliminale che mi ricorda molto la frase che accompagnava il famoso film del 1978, Capricorn one :

VI SORPRENDEREBBE SCOPRIRE CHE IL PIÙ GRANDE MOMENTO DELLA NOSTRA STORIA RECENTE POTREBBE NON ESSERE MAI ACCADUTO?

Per quel che mi riguarda la risposta è no, non mi sorprenderebbe affatto.
                                            
Questo non è solo un romanzo ma è la storia che vi trascinerà alla scoperta del gigantesco inganno americano. 
Dopo 50 anni di silenzi e di bugie il giorno della verità è finalmente arrivato


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mercoledì 2 gennaio 2019

ANNO NUOVO E VECCHIE BUGIE




C’è sempre un limite a tutto e credo che ora sia giunto il momento di dire basta. Il prossimo 20 luglio 2019 sarà il 50° anniversario del più gigantesco inganno mai realizzato nella storia dell’umanità e non è più possibile continuare a far finta di credere a questa vergognosa messinscena organizzata dalla Nasa con la complicità di tutti gli organi di informazione.
Ogni giorno vengono fatti annunci assurdi dando ormai per scontato il primo sbarco dell’uomo su Marte entro i prossimi 5 anni e la cosa più incredibile è che tutti fingono di crederci senza sollevare alcuna obiezione. L’intento della Nasa è quello di spostare l’attenzione dell’opinione pubblica su Marte accantonando così ogni imbarazzante discorso sulla Luna. La verità è che l’uomo non è mai stato sulla Luna e soltanto chi è in malafede può continuare a credere alla versione ufficiale  perché fa acqua da tutte le parti. La stampa come sempre obbedisce supinamente al potere americano e naturalmente nessun giornalista si azzarda a fare la domanda tanto ovvia quanto scomoda, l’unica vera domanda  che ognuno dovrebbe porsi, cioè questa :
Come si può pensare di andare su Marte a 56 milioni di km di distanza quando dopo 50 anni ancora nessuna missione spaziale al mondo non solo non è più ritornata sulla Luna  ma non si è mai avventurata oltre  l’orbita terrestre bassa a soli 380 chilometri dalla Terra?
Ed è comunque alquanto paradossale che a distanza di quasi 50 anni la Nasa si rifiuti di dare spiegazioni sensate o accetti un confronto scientifico su tutti gli innumerevoli aspetti e incongruenze delle varie missioni Apollo. In fondo sarebbe una cosa semplice e basterebbe chiamare un team di scienziati della Nasa affinché possano rispondere in maniera scientifica su alcuni quesiti scritti forniti dai cosiddetti complottisti  e riguardanti le missioni lunari. Oppure, ancora più semplicemente, basterebbe commissionare uno studio scientifico ad un gruppo di ricercatori internazionali di comprovata fama e competenza in ambito aerospaziale affinché possano analizzare i principali fatti controversi e fornire delle spiegazioni scientifiche.
In effetti già nel 2002, quando  la teoria del complotto lunare si stava diffondendo sempre più rapidamente, la Nasa era stata sollecitata proprio dall’opinione pubblica americana (patriottica e filogovernativa) affinché potesse spazzare  via le  infamanti accuse e rispondesse per iscritto alle clamorose accuse di Bill Kaysing formulate nel suo libro “Non siamo mai stati sulla Luna”. Così venne interpellato l’ingegnere e giornalista americano James Oberg, considerato dalla comunità scientifica uno dei maggiori  esperti delle missioni spaziali, affinché producesse una pubblicazione scientificamente autorevole che fosse in grado di smantellare definitivamente tutti i dubbi ed i sospetti che cominciavano a diffondersi soprattutto sul web. Per quella pubblicazione erano già stati stanziati quindicimila dollari e James Oberg aveva dato la sua disponibilità e aveva accettato l’incarico. Però poi stranamente la Nasa annullò tutto con la ridicola motivazione che era una cosa vergognosa dover  sprecare in questo modo 15.000 dollari dei contribuenti americani. Per comprendere l'assurdità di questa decisione basterebbe ricordare che per le missioni Apollo la Nasa aveva investito e speso qualcosa come 230 miliardi di dollari.
Insomma è evidente  che la pubblicazione scientifica  non l’hanno mai voluto fare in passato, non la vogliono fare adesso e non lo faranno mai per il semplice motivo che la verità verrebbe a galla. Molto meglio per la Nasa trincerarsi dietro un ostinato  silenzio limitandosi a confermare  che le prove dello sbarco ci sono e sono quelle delle immagini che 600 milioni di persone hanno visto in diretta la notte del 20 luglio 1969. Molto meglio pubblicare l’autobiografia autorizzata di un eroe nazionale come Neil Armstrong, molto meglio osannarlo celebrandone le gesta in un film commemorativo come “First Man” dato che quelle immagini cinematografiche riescono a rendere meravigliosamente reale ciò che è sempre stata una finzione.
Allo stesso tempo, considerato che nessuno scienziato autorevole o di chiara fama vuole esporsi in prima persona difendendo apertamente l’autenticità degli sbarchi sulla Luna, questo compito  viene delegato ad un personaggio modesto come il blogger Paolo Attivissimo di cui tutto si può dire tranne che possa  essere annoverato come una fonte autorevole del mondo scientifico.
Già questo fatto dovrebbe far riflettere seriamente.


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martedì 18 dicembre 2018

COME SI VEDE IL CIELO NELLO SPAZIO?


Tutti  gli astronauti che sarebbero andati sulla Luna affermano che lo spazio visto dalla loro navicella appare come un nero profondo, senza stelle, dove non si riflette assolutamente nulla.
Eppure queste affermazioni, riportate nelle interviste pubbliche filmate e rilasciate subito dopo le trionfali missioni Apollo, contraddicono tutte le interviste rilasciate  dagli astronauti di varie nazionalità che si sono alternati nella stazione spaziale internazionale  ISS  in orbita bassa.
Ecco il testo integrale di quanto affermato da Neil Armstrong subito dopo la “conquista” della Luna.


Domanda:
Ci può dire qualcosa su come appare il cielo visto dalla Luna, come appare il sole e le stelle?
Risposta  di Neil Armstrong:
Il cielo è di un nero profondo quando si vede dalla Luna e quando si viaggia nello spazio cislunare, lo spazio tra la Terra e la Luna.


Se Neil Armstrong dice la verità, significa che questo nero profondo che circonda la navicella nel viaggio tra la Terra e la Luna ci deve per forza essere anche nel punto in cui orbita  attualmente  la Stazione internazionale ISS. Allora è interessante fare al comandante della ISS , l’astronauta Chris Hadfield, la stessa domanda posta a Neil Armstrong
Domanda:
Come vedete il cielo dalla vostra posizione ?
Risposta di Chris Hadfield:
Il cielo è quasi completamente bianco, con le luci dell’universo e con il numero incalcolabile di stelle. Si vedono le costellazioni, perché il cielo è così vivo con le stelle. Miliardi e miliardi di stelle dell’universo che diventa difficile individuare le costellazioni la fuori. Si vedono le stelle, colori che non si possono vedere qui a Terra, colori pastello, giallo, arancio, altri come il rosso ed il blu scuro. E’ come nel Colorado dove si può andare sulle montagne in una notte chiara e si possono vedere tutte queste luci e moltiplicarle per mille e questo è come appare lo spazio da quassù.
Qualcuno però aveva fatto presente a Chris Hadfield che le sue affermazioni contrastavano palesemente  con tutto ciò che aveva affermato Neil Armstrong e allora nella successiva intervista, rilasciata solo qualche mese dopo, rinnega clamorosamente tutte le precedenti dichiarazioni ed ecco cosa dice a proposito dello spazio visto dalla navicella ISS.
Domanda
Come appare lo spazio visto dalla vostra posizione?
Risposta di Chris Hadfield:
Quello che si vede è un immenso buio profondo. L’oscurità è come una textura nera, quasi viola, dove non si riflette assolutamente nulla.
Che strano, proprio le medesime parole utilizzate da Neil Armstrong...

Il filmato dell'intervista si trova a questo link


Questo dimostra con assoluta certezza almeno una cosa e cioè che uno dei due è un bugiardo.


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martedì 4 dicembre 2018

UN IMBARAZZANTE SILENZIO


Riguardo la controversa questione dello sbarco sulla Luna l’opinione pubblica continua a essere divisa anche a quasi 50 anni dalla presunta storica impresa. C’è chi si dice assolutamente convinto dell’autenticità della versione ufficiale della Nasa mentre al contrario sempre più persone ritengono improbabile che gli americani siano riusciti in una simile impresa con la rudimentale tecnologia di allora. Il problema come sempre è quello di riuscire a dimostrare, oltre ogni ragionevole dubbio, la propria versione. Chi crede alla versione ufficiale dell'ente spaziale americano naturalmente pensa che l’onere della prova spetti a chi sostiene la teoria del gigantesco inganno e considera come prove esaurienti le innumerevoli fotografie ed i filmati diffusi in diretta televisiva.


Invece paradossalmente sono proprio queste presunte prove a ritorcersi contro la Nasa dimostrando l’evidenza dell’inganno.
I casi sono talmente numerosi che oramai la Nasa si rifiuta di fornire qualsiasi commento per non alimentare ulteriori polemiche e peggiorare la situazione.
Prendiamo ad esempio l’immagine AS11-40-5863 che ognuno può scaricare dal sito ufficiale della Nasa (http://www.apolloarchive.com/apollo_gallery.html)
Secondo la Nasa questa foto sarebbe stata scattata da Neil Armstrong durante la storica missione Apollo 11 e infatti si può vedere Buzz Aldrin mentre esce dal LEM e inizia a scendere la scaletta. Il programma della missione prevede che una volta scesi sulla Luna  i due astronauti avrebbero dovuto estrarre tutti gli strumenti da utilizzare per gli esperimenti scientifici e  successivamente avrebbero piantato al suolo la famosa bandiera americana. Sappiamo bene quanto siano orgogliosamente patriottici gli americani e non ci sorprende affatto che la scena della bandiera sia stata filmata e fotografata da vari punti di vista al punto che tutti ricordano anche  la difficoltà dei due astronauti nel conficcare al suolo l’asta metallica e lo strano sventolio della bandiera che faceva malignamente pensare alla presenza di aria. Ma tralasciando lo sventolio della bandiera vorrei evidenziare un altro aspetto che appare  ancor più clamoroso, un piccolo dettaglio che mette a nudo l'inganno americano.


Infatti come si può vedere nell’immagine qui sopra, all'interno del  cerchio rosso c'è un dettaglio che inizialmente era sfuggito a tutti ma che  una volta ingrandito ad alta risoluzione si rivela essere proprio il riflesso della famosa bandiera americana.
Considerato che fino al momento in cui Aldrin scendeva la scaletta la bandiera americana doveva per forza essere ancora arrotolata e piegata all'interno del vano bagagli assieme a tutti gli strumenti per gli esperimenti la domanda a cui la Nasa non ha mai fornito una risposta è la seguente:
Come è possibile che al momento della discesa di Buzz Aldrin la bandiera americana fosse già conficcata sul suolo  Lunare?
La Nasa come sempre si rifiuta di commentare. 
In effetti cosa potrebbe dire?

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sabato 1 dicembre 2018

DISCREDITO PER ASSOCIAZIONE


In genere si tende a credere che il compito dell’informazione sia quello di raccontare obiettivamente tutti gli avvenimenti che accadono nel mondo compresi gli scandali ed i retroscena di chi sta al potere ed ha la responsabilità di  prendere decisionali importanti. Eppure è da ingenui poterlo sperare poiché da che mondo è mondo l’informazione rappresenta solo  un docile strumento con cui addomesticare l’opinione pubblica.
Il confine tra informazione e disinformazione infatti è sempre molto sottile e tra l’altro anche molto difficile da percepire. La stessa notizia può essere raccontata in tanti modi, può diventare la notizia del giorno in prima pagina, finire relegata in un trafiletto  della quarta pagina oppure non essere nemmeno menzionata. Molto spesso viene organizzata una vera e propria pianificazione mediatica  con l’obiettivo di  screditare un avversario politico oppure di convincere l’opinione pubblica sulla necessità di adottare determinate scelte.
Tutto questo accade molto spesso anche in Italia ma non tutti se ne accorgono perché la tecnica utilizzata è stata perfezionata nel tempo e risulta estremamente efficace proprio perché agisce in maniera subdola e quasi inconscia.


Questo modo di operare si chiama “discredito per associazione” e funziona molto semplicemente. Si manda in onda un’inchiesta televisiva in cui vengono intervistati  personaggi poco credibili e di basso livello culturale che esprimono la loro assoluta convinzione sul fatto che  la terra è piatta, che alla Nasa sono tutti satanisti e che gli alieni sono già in mezzo a noi per sorvegliarci. Assieme a tutte queste assurdità nel servizio televisivo gli intervistati aggiungono inoltre che nessun uomo è mai andato sulla Luna e che la distruzione delle torri gemelle sono opera della CIA.  Il montaggio delle immagini del servizio è fatto sapientemente per sottolineare adeguatamente il fanatismo e l’ignoranza di queste persone ed è a questo punto che si materializza il messaggio subliminale molto efficace che deriva dal ragionamento inconscio chiamato “sillogismo aristotelico”.  Funziona schematicamente così: prendi le più famose  e assurde credenze popolari come quelle come dei terrapiattisti o dei rettiliani e  le metti insieme alle teorie complottistiche ben più serie e controverse  come quelle dell’11 settembre e dello sbarco sulla Luna.  Poi fai capire al pubblico che ti ascolta che questi fanatici sostenitori sono tutti degli insensati complottisti che sono disposti a credere a qualsiasi idiozia ed il gioco è fatto perché in questo modo l’autore del servizio giornalistico ha raggiunto l’obiettivo di aver messo sullo stesso livello sia quelli che credono alla terra piatta che quelli che  mettono in dubbio lo sbarco sulla Luna. la malafede è evidente perché in questo modo la gente inconsciamente pensa che chiunque dubiti degli sbarchi sulla Luna sia anche convinto che la Terra sia piatta.

Non si deve tuttavia pensare che questa tecnica di manipolazione delle informazioni avvenga sono in casi sporadici.  Recentemente il servizio  della trasmissione  “le Iene” del 26 novembre 2018 ha utilizzato proprio questa tecnica per sostenere  la necessità vaccinale. Il ragionamento è esattamente lo stesso:  se è evidente che i terrapiattisti sono dei complottisti a cui non bisogna dare credito - premessa maggiore - e se i terrapiattisti sono contro l’obbligo vaccinale - premessa minore -  chiunque sia contro l’obbligo vaccinale è, per “deduzione sillogistica” , un complottista a cui non bisogna dare credito.



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giovedì 25 ottobre 2018

ORIANA FALLACI E LA FALSITÀ DELLO SBARCO



Il successo della missione Apollo 11 è stato raccontato dalla celebre giornalista Oriana Fallaci nel libro  "Quel Giorno sulla Luna" , pubblicato da Rizzoli nel 1970.
Come inviata dell’Europeo, la giornalista italiana aveva realizzato numerosi reportage intervistando astronauti e scienziati  della NASA durante la preparazione della più grande missione spaziale di tutti i tempi.
Ebbene, a distanza di quasi  cinquant’anni, fa un certo effetto rileggere alcune pagine di quel libro perché, nella loro ingenua innocenza, anticipano di parecchi anni tutti i dubbi ed i sospetti riguardo l'autenticità dello sbarco sulla Luna.
Ad esempio, per descrivere i due astronauti destinati a camminare sul suolo lunare si esprime così:

"Erano due uomini che nessuno aveva scelto perché migliori degli altri e il loro unico merito consisteva nell’essere bravi piloti, ma non migliori di altri. Umanamente non valevano granché. Privi di fantasia e di umiltà, prima della partenza si erano mostrati arroganti, durante il volo non si erano resi simpatici: mai una frase dettata dal cuore, un motto scherzoso, un’osservazione geniale. Avevano visto la Terra che si allontanava centinaia di migliaia di miglia e tal privilegio s’era risolto in un’arida lezione di geografia: «Vedo a destra la penisola dello Yucatán, a sinistra la Florida…».
Qualcuno li aveva definiti “unmanned crew”, equipaggio senz’uomo, il termine che si usa per le astronavi che non hanno persone a bordo, insomma dei piloti automatici. Amareggiato e deluso dal loro silenzio, li perdonavi solo sapendo che avevano paura, ma neanche ciò bastava ad amarli mentre l’ora si avvicinava. Nel distintivo della Nasa fatto disegnare proprio dai tre astronauti si vedeva un’aquila che scende con le ali spiegate e gli artigli spalancati fra i crateri della Luna. Osservandolo, alcuni avevano ricordato che l’impegno di sbarcare sulla Luna entro il 1970 era stato assunto da John Fitzgerald Kennedy dopo la crisi di Cuba, anzi dopo la Baia dei Porci, per scopi strettamente politici. C’era bisogno di una grossa impresa che restituisse prestigio e rispetto agli Stati Uniti e la Luna era apparsa la soluzione più facile e più clamorosa. Lo stesso Lyndon Johnson aveva confermato ciò in una trasmissione televisiva."

Appare significativo come la Fallaci avesse notato con un certo sgomento l’assoluta incapacità di Neil Armstrong di lasciar trapelare alcuna emozione nel momento in cui l’Apollo 11 aveva toccata il suolo lunare. Ecco qui di seguito le sue impressioni.

“Ci volle un bel po’ perché si ricomponessero, ci ricomponessimo, e ripensassimo alla voce con cui Armstrong aveva detto «l’Aquila è atterrata». Una voce soffice, tranquilla, priva di qualsiasi emozione.”
La Fallaci si sofferma a descrivere il comportamento di Neil Armstrong subito dopo che ebbe posato i piedi sulla Luna. Le sue prime parole sulla Luna furono queste:

«Sono ai piedi della scaletta, I am at the foot of the ladder… i piedi del Lem sono affondati nella superficie per circa uno, due pollici… la superficie tuttavia appare molto, molto granulosa quando ti avvicini. È come polvere. Fine, molto fine. Ora esco dal piattello del Lem».

È questo che disse. La frase su cui fecero i titoli la disse dopo. La frase che tutti avevano tentato di indovinare, cosa dirà Neil al momento di fare il primo passo sopra la Luna, dirà fantastico, dirà perbacco ragazzi, e lo avevano tormentato tanto, povero Armstrong, lo avevano esasperato al punto che per non deludere l’attesa lui ci aveva pensato, alla frase, e l’aveva trovata, e l’aveva confidata a una sola persona: sua madre. L’ha raccontato lei stessa: 
«Venne a domandarmi cosa ne pensavo, sembrava così preoccupato, e io gli dissi che mi sembrava un bel discorso. Allora mi fece giurare che non l’avrei detto a nessuno».

Non era un gran bel discorso, ammettiamolo. Era una frase retorica, e suonava un pochino falsa, un pochino buffa, dentro il suo gergo tecnico da pilota. Oh, quasi ne fosse cosciente, Armstrong la pronunciò molto in fretta, in un sussurro carico di imbarazzo: «That’s one small step for man, one giant leap for mankind. Questo è un piccolo passo per l’uomo, è un salto gigantesco per l’umanità».


Alla luce dei giorni nostri ancor più significativo appare oggi il dialogo tra i due astronauti riportato da Oriana Fallaci.

«A giudicare di qui, sembrano belli anche i sassi. Neil», disse Aldrin.
«Questo posto ha una sua bellezza, Buzz. Assomiglia molto al deserto degli Stati Uniti. È deserto, sì, ma è molto bello.»

Il riferimento al deserto degli Stati Uniti appare quanto mai beffardo, come se Armstrong avesse lasciato volutamente una specie di indizio. Oriana Fallaci tuttavia sottolinea anche alcuni aspetti che la stampa di allora cercava di minimizzare per non offuscare la grandezza di quella storica impresa.

“Qualcuno osservò, finalmente, quanto è umiliante pensare che quei due uomini scelti a rappresentare tutti gli uomini erano stati volontari in Corea, dove avevano gettato quintali di bombe, di napalm, su villaggi indifesi. Qualcuno osservò, umilmente, che in quel momento, proprio in quel momento, centinaia di creature stavano morendo in Vietnam; uccise dagli uomini che son tanto bravi, tanto intelligenti, tanto coraggiosi, sanno andare sulla Luna e sbarcarci e camminarci, poi sulla Terra si ammazzano come le bestie.”

Poi ci sono alcuni passi del libro che risultano particolarmente interessanti alla luce delle attuali conoscenze scientifiche, in particolare riguardo l’impossibilità della polvere lunare di aderire sulle superfici per l’assenza di umidità. Ecco il testo del libro:

“Aldrin: «Il colore blu delle mie scarpe è completamente scomparso sotto questo colore del suolo che gli si è appiccicato. E che non saprei come descrivere. Diciamo un marrone cenere. Copre gran parte delle mie scarpe di piccolissime particelle. La superficie è fine e polverosa, posso sollevarla con la punta delle mie scarpe: aderisce alla suola e ai lati delle mie scarpe in strati simili a polvere di carbone. Affondo solo in una piccola frazione di pollice, forse l’ottava parte di un pollice. Ma posso vedere le impronte delle mie scarpe e i miei passi sopra la sabbia ».

Anche il dialogo relativo alle stelle appare quanto mai interessante:

“Armstrong: «Chiuso. Dai finestrini non abbiamo potuto vedere le stelle, avevamo la visiera dell’elmetto calata. Ora Buzz tenta di vederle con le lenti ottiche, io sto guardando la Terra. È grande e lucente e bella».

Eppure sulla Luna le stelle dovevano apparire luminosissime, uno spettacolo straordinario da far restare senza parole per la meraviglia. Invece Buzz tenta di vederle con le lenti ottiche?
Anche se Oriana Fallaci è stata una delle più grandi giornaliste del secolo scorso è stata ingannata come tutti e si è lasciata trasportare dal comprensibile entusiasmo per la più grande missione spaziale di tutti i tempi. Eppure qualcosa aveva intuito e il suo sesto senso aveva  percepito prima di tutti alcune note stonate nel comportamento e nelle parole degli astronauti. Rileggendo ora le sue parole a distanza di tanti anni fa quasi tenerezza perché anche lei, come tutti noi, è stata coinvolta e ingannata diventando una  vittima inconsapevole della grande menzogna americana.


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martedì 16 ottobre 2018

UN'OFFESA ALL'INTELLIGENZA UMANA




Riguardo gli innumerevoli errori evidenziati nelle immagini fotografiche degli sbarchi sulla Luna si è parlato molto ma quasi sempre concentrando l'attenzione solo su alcuni degli aspetti clamorosi e trascurandone altri. I più importanti ovviamente sono la divergenza delle ombre (con la luce del sole tutte le ombre devono andare nella stessa direzione) e la mancanza di uniformità della luce solare (Hot spot). Poi ci sono le stranezze delle immagini realizzate in controluce che inspiegabilmente consentono di rendere visibili anche le zone in ombra (cosa del tutto impossibile da realizzare senza l'aiuto di un flash oppure di pannelli riflettenti) e infine la serie di immagini  panoramiche dove si può vedere chiaramente  una linea di demarcazione netta che lascia intuire la presenza dei caratteristici sfondi su tela utilizzati nei set cinematografici. 


Recentemente tutte queste immagini sono state accuratamente visionate dai migliori nonché più celebri fotografi al mondo tra cui spiccano i nomi di Oliviero Toscani, Aldo Fallai, Toni Thorimbert e Peter Lindbergh. Ognuno di loro ha espresso il medesimo giudizio  escludendo in maniera tassativa la possibilità che quelle immagini possano essere state scattate sulla Luna. A prescindere comunque dal giudizio dei grandi fotografi anche una persona non esperta di tecniche fotografiche potrebbe facilmente arrivare alla stessa identica conclusione solamente osservando queste tre immagini, scattate (si fa per dire) sulla Luna durante la missione dell’Apollo 12. L’incongruenza è talmente evidente che non servirebbe neppure commentarla. L'ombra dell'astronauta illuminato dal sole dovrebbe infatti apparire nitidissima come avviene sulla Terra durante una limpida giornata di sole. L'ombra potrebbe risultare sfumata sul bordo come nelle foto lunari solo nel caso in cui lo scatto risultasse mosso oppure  per un'errata messa a fuoco. Ma osservando attentamente l’ombra dell’astronauta nelle nostre tre immagini si può chiaramente verificare che gli scatti sono perfettamente a fuoco e che le immagini non risultano mosse. Insomma non servirebbe neppure scomodare i più grandi fotografi al mondo per poter escludere che quell'ombra sia stata prodotta dall'illuminazione solare. 


A questo punto, ragionando per logica esclusione, si deve trarre la conclusione che l'ombra dell'astronauta sia stata prodotta esclusivamente da un'illuminazione artificiale.
Se quindi è stata utilizzata una fonte di luce artificiale quelle immagini non possono essere state scattate sulla Luna.
Ne consegue pertanto che quelle fotografie sono false.
E quindi?
Quindi se le foto sono false risulta falso pure lo sbarco sulla Luna.
Qualche obiezione?

N.B. Le immagini pubblicate sono state scaricate dall'archivio ufficiale della Nasa e sono classificate con le seguenti sigle 
AS12-46-6751, 
AS12-47-6896,  
AS12-47-6961  
Chiunque può personalmente  verificarle al seguente sito:
http://www.apolloarchive.com/apollo_gallery.html



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