Non
ci sono dubbi e bisogna riconoscere tutta la bravura americana perché la ricostruzione del presunto allunaggio dell’Apollo 11 nella scena finale del film
THE FIRST MAN rappresenta un vero e
proprio capolavoro della cinematografia mondiale. Le immagini a colori del
regista Damien Chazelle sono di una bellezza
straordinaria e mentre si alternano e si sovrappongono a quelle originali in
bianco e nero si ha la sensazione di essere fisicamente all’interno della
navicella e di provare ciò che devono aver provato gli astronauti in quei
memorabili istanti prima dell’allunaggio. Si sentono le voci concitate che
giungono da Houston, i dialoghi si fanno serrati e la tensione sale mentre il suolo si avvicina rapidamente.
All’interno del cinema le pareti vibrano per il livello sonoro della meravigliosa colonna
sonora di Justin Hurwitz, una musica travolgente che ci accompagna e ci
stordisce con un crescendo acustico emozionante.
Il LEM tocca finalmente il suolo e tirando un sospiro di sollievo si ha davvero la sensazione di rivivere quegli attimi assieme agli astronauti all’interno della navicella. Tutti i sensi sono sollecitati, i colori si fanno più vividi ed il cuore batte forte per l’eccitazione. Insomma è davvero un finale meraviglioso che produce la magia di rendere credibile la finzione dello sbarco sulla Luna. Ancora una volta lo spettatore viene ingannato e non c’è nulla di più convincente di una ricostruzione cinematografica per convalidare come verità storica un evento inventato. Mentre guardavo il film percepivo la strana sensazione di dejavù, perché era come se rivivessi qualcosa che avevo già provato e sperimentato in passato.
Ed in effetti era la stessa identica sensazione che avevo provato anni fa visitando il John Kennedy Space Center di Cape Canaveral in Florida dove sono dislocate le strutture di lancio delle missioni spaziali americane oltre a vari musei per soddisfare la curiosità dei turisti. In uno di questi si paga il biglietto per entrare in una specie di teatro a gradoni che riproduce perfettamente la sala di controllo di Houston. Sui lunghi tavoli sono posizionati gli schermi di grossi rudimentali computer dell’epoca mentre un grande schermo illuminato riempie l’intera parete di fondo. Quando le porte si chiudono le luci si spengono e nell’oscurità generale sullo schermo appare il gigantesco razzo Saturn 1B dell’Apollo 11 posizionato sulla rampa di lancio. Nel buio più totale si sente la voce emozionata dello speaker che scandisce il conto alla rovescia finché un boato spaventoso si diffonde nella sala. Il razzo si solleva e tutti i turisti-visitatori sono così emotivamente coinvolti che cominciano ad applaudire proprio come applaudiva la folla inquadrata sulle spiagge della Florida.
Il LEM tocca finalmente il suolo e tirando un sospiro di sollievo si ha davvero la sensazione di rivivere quegli attimi assieme agli astronauti all’interno della navicella. Tutti i sensi sono sollecitati, i colori si fanno più vividi ed il cuore batte forte per l’eccitazione. Insomma è davvero un finale meraviglioso che produce la magia di rendere credibile la finzione dello sbarco sulla Luna. Ancora una volta lo spettatore viene ingannato e non c’è nulla di più convincente di una ricostruzione cinematografica per convalidare come verità storica un evento inventato. Mentre guardavo il film percepivo la strana sensazione di dejavù, perché era come se rivivessi qualcosa che avevo già provato e sperimentato in passato.
Ed in effetti era la stessa identica sensazione che avevo provato anni fa visitando il John Kennedy Space Center di Cape Canaveral in Florida dove sono dislocate le strutture di lancio delle missioni spaziali americane oltre a vari musei per soddisfare la curiosità dei turisti. In uno di questi si paga il biglietto per entrare in una specie di teatro a gradoni che riproduce perfettamente la sala di controllo di Houston. Sui lunghi tavoli sono posizionati gli schermi di grossi rudimentali computer dell’epoca mentre un grande schermo illuminato riempie l’intera parete di fondo. Quando le porte si chiudono le luci si spengono e nell’oscurità generale sullo schermo appare il gigantesco razzo Saturn 1B dell’Apollo 11 posizionato sulla rampa di lancio. Nel buio più totale si sente la voce emozionata dello speaker che scandisce il conto alla rovescia finché un boato spaventoso si diffonde nella sala. Il razzo si solleva e tutti i turisti-visitatori sono così emotivamente coinvolti che cominciano ad applaudire proprio come applaudiva la folla inquadrata sulle spiagge della Florida.
La
tecnica di persuasione utilizzata dalla
Nasa è dunque sempre la stessa e ancora oggi i
turisti escono dal centro spaziale con
la sensazione di aver assistito al vero lancio dell’Apollo 11. In sostanza il ricordo
di quelle immagini si sedimenta per sempre nel proprio inconscio e quel ricordo
viene quindi istintivamente riconosciuto e assimilato dal
cervello nella nostra memoria come realmente “vissuto” e quindi come vero.
Da
questo punto di vista il film The first man ha raggiunto magnificamente
il suo scopo proprio perché certifica l’autenticità dell’eroica impresa
spaziale americana a pochi mesi dalla celebrazioni ufficiali del 50° anniversario della più grande menzogna
mai realizzata nella storia dell’umanità.
Rivedendo quelle immagini così emozionanti ho pensato anche al film realizzato nel 1968 da Stanley Kubrik, Odissea
nello spazio. Il film è considerato ancor oggi un capolavoro perché per la
prima volta era riuscito a riprodurre fedelmente sul set cinematografico l'ambientazione dello spazio
E
allora la domanda mi è venuta spontanea: Chi può veramente escludere che le immagini dello sbarco dell’Apollo 11 del 1969 non siano state solo una finzione cinematografica
per rendere reale ciò che era impossibile realizzare?
In pochi hanno notato questo dettaglio ma nella parte superiore nella locandina del film c’è questa scritta
emblematica:
SCOPRITE L’IMPOSSIBILE VIAGGIO SULLA LUNA.
Insomma
sembra quasi un messaggio criptico e subliminale che mi ricorda molto la frase che
accompagnava il famoso film del 1978, Capricorn
one :
VI SORPRENDEREBBE
SCOPRIRE CHE IL PIÙ GRANDE MOMENTO DELLA NOSTRA STORIA RECENTE POTREBBE NON
ESSERE MAI ACCADUTO?
Per
quel che mi riguarda la risposta è no, non mi sorprenderebbe affatto.
Questo non è solo un
romanzo ma è la storia che vi trascinerà alla scoperta del gigantesco inganno
americano.
Dopo 50 anni di silenzi e di bugie il giorno della verità è finalmente arrivato
Dopo 50 anni di silenzi e di bugie il giorno della verità è finalmente arrivato
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