Che
cos’è la missione Orion di cui si parla ormai da anni?
Orion
è costituto da diverse parti e moduli, ma alla base il suo principio di
funzionamento è simile a quello degli Apollo e delle Soyuz. Il modulo
dell’equipaggio, cioè la capsula spaziale vera e propria, è a forma di tronco
di cono ed è racchiusa in un involucro più grande per essere protetta durante
il lancio: la sua base ha un diametro di 5 metri e l’altezza complessiva del
modulo è di 3,3 metri per una massa totale intorno alle 8,5 tonnellate. Può
ospitare fino a quattro astronauti, quindi uno in più rispetto al modulo
utilizzato nelle missioni Apollo ed ha numerose strumentazioni per rendere più
semplice e sicuro il suo controllo durante le fasi di volo.
La
NASA sta verificando la possibilità di mettere degli astronauti a bordo della
capsula Orion in maniera tale da poter andare oltre l’orbita bassa, a circa
5800 chilometri di distanza dalla Terra (cioè ad una distanza 15 volte maggiore
di quella in cui c’è la stazione spaziale internazionale ISS a soli 380 chilometri dalla Terra). Lo
sviluppo della missione Orion è iniziato nel 2004 e da allora sono già stati
spesi oltre 10 miliardi di dollari a cui si dovranno aggiungere altri 7 nei prossimi
cinque anni.
Apparentemente
sembra una cosa straordinaria ed invece appare un misero traguardo se pensiamo
che la Luna dista dalla Terra 400.000 chilometri e che tra il 1969 ed il 1972
ben sei missioni Apollo avrebbero consentito di mandare 12 astronauti a
camminare sul nostro satellite.
E’
davvero divertente osservare gli artifizi dialettici con cui la Nasa presenta al pubblico questa missione.
Charles
Bolden, amministratore della NASA, ha infatti affermato : “Sta proseguendo molto
bene il nostro intento di portare gli astronauti a viaggiare nel Sistema
Solare. Orion costituisce solo una piccola parte di un progetto che permetterà
agli umani di approdare su Marte e noi abbiamo il dovere di fare tutto il
possibile per far diventare questo sogno realtà. Potrebbe essere il secondo
corpo celeste diverso dalla Terra su cui atterrerà un essere umano, dopo la
Luna. Dal 2030 in poi l’attenzione si sposterà su Marte con l’obiettivo di
portarvi il primo equipaggio entro il 2040."
Insomma
la Nasa vuol farci credere che dopo aver conquistato la Luna nel 1969 l’America
è ormai pronta per realizzare sogni ancora più grandi e straordinari.
Tutto molto bello e affascinante, vero?
Bene
e allora vediamo i formidabili risultati raggiunti fino ad ora.
L’unico
successo raggiunto, a distanza di oltre 12 anni dall’avvio del progetto Orion,
è stato l’invio nello spazio del razzo Delta IV (5/12/2014) senza
alcun equipaggio a bordo fino a 5.800 chilometri di distanza dalla Terra. La
missione è servita per testare le strumentazioni di Orion, verificare la loro
affidabilità e la solidità del suo scudo termico per il rientro controllato
sulla Terra, attraverso un rovente passaggio nell’atmosfera a oltre 2.200 °C.
Secondo
i programmi attuali, il primo volo abitato di Orion e SLS dovrebbe essere la
Exploration Mission-2 , che prevederebbe l’invio di quattro astronauti in una
traiettoria di ritorno libero intorno alla Luna (ossia senza inserimento in
orbita) La missione, di circa otto giorni, partirebbe non prima dell’agosto 2023
perché saranno necessarie alcune modifiche ed ulteriori test per renderlo
adeguato agli standard di sicurezza previsti per un veicolo destinato a
trasportare astronauti e sarà indispensabile dover aggiungere una protezione
contro i micro-meteoriti.
Considerato che la
Nasa ha iniziato a sviluppare il progetto Orion nel 2004 e afferma di non essere
in grado di mandare degli astronauti in
orbita lunare prima del 2023 credo che certe domande dovrebbero sorgere spontanee.
1) Non
appare inverosimile pensare che in soli 3 anni (tra il 1969 ed il 1972) ben sei missioni Apollo siano riuscite a far
camminare 12 astronauti sulla Luna ed oggi nonostante l’enorme progresso
tecnologico degli ultimi 50 anni siano necessari 17 anni di preparazione solo
per poter ripercorrere la stessa traiettoria dell’Apollo 8 che era entrata nell'orbita lunare del dicembre 1968 senza però scendere sulla Luna?
2)
Come mai lo scudo spaziale necessario al
rientro nell’atmosfera della navicella Orion non garantisce ancora oggi
adeguati livelli di sicurezza per gli astronauti?
3) Come mai la Nasa parla di missioni su
Marte quando ancora oggi nessuna missione spaziale è in grado di mandare
un equipaggio oltre la distanza di 400 chilometri da Terra?
4) Come mai devono ancora essere studiate le
fasce di van Allen per trovare le adeguate schermature per superare indenni l’orbita
bassa, l’orbita media e quella alta?
5) Come mai nel 1969 queste radiazioni letali
potevano essere superate senza alcuna difficoltà ed oggi rappresentano un
problema insormontabile?
6)
Come mai oggi esiste un problema dei
micro-meteoriti mentre nelle sei missioni lunari questo non era nemmeno un
rischio da tenere in considerazione?
7) Come
mai la Nasa parla di Missioni su Marte senza prevedere prima una base di
appoggio sulla Luna?
Sono
tutte domande piuttosto imbarazzanti a cui la Nasa si guarda bene dal fornire risposte.
In
compenso Charles Bolden, amministratore della NASA, ammette che potrebbero esserci ritardi e
complicazioni tali da rendere improbabile la possibilità di raggiungere Marte
entro il 2040.
Bene,
almeno su questo mi sento di poter concordare con la Nasa.
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