Nel 2009 il presidente americano Barack Obama aveva annunciato e promesso
in un discorso ufficiale che gli americani presto sarebbero ritornati
sulla Luna, forse già nel 2009.
Ci sarebbe subito da obiettare che se davvero gli americani c'erano già
stati sei volte tra il 1969 ed il 1972 non ci sarebbe bisogno di attendere
10 anni per progettare e realizzare un ritorno sulla Luna, visto e considerato che nessun
problema tecnico sarebbe stato insuperabile con la tecnologia progredita enormemente dopo 50
anni.
Ma di quella promessa ora sembra che nessuno si ricordi più. In effetti
oggi le parole dell'ex presidente americano appaiono più che mai la promessa di
un politico che allora aveva la necessità di mettere a tacere le polemiche
relative alla notizia clamorosa della scomparsa dei nastri originali del primo presunto sbarco sulla Luna dell'Apollo 11.
Ma Barack Obama era un politico e sa a cosa servono le promesse a lunga scadenza. Lui sapeva esattamente cosa sarebbe successo: il tempo passa e la gente dimentica. Questa è la regola aurea che in
politica funziona sempre ed in America funziona ancor meglio. Basta leggere oggi le
ultime dichiarazioni ufficiali sui programmi spaziali della Nasa per rendersene
conto.
"No, ci dispiace, non torneremo più sulla Luna". Così Charles
Bolden , ex astronauta e attuale amministratore della NASA, ha spento gli
entusiasmi di chi, a gran voce, chiede da tempo un'altra missione lunare da
parte dell’uomo, a 40 anni dall'ultimo astronauta che ha camminato sul
satellite della Terra, quell'Eugene Cernan comandante dell'Apollo 17. "O
meglio - ha precisato Bolden nel corso di un recente meeting a Washington - non
accadrà mai sotto la mia amministrazione". E anzi avvisa i suoi
successori: "Se qualcuno cambiasse idea e organizzasse una nuova missione
lunare nessuno, probabilmente, vedrà mai un americano né sulla Luna, né su
Marte, né su un asteroide. Non si può cambiare il corso dell'esplorazione
umana". Come a dire: i soldi sono quelli che sono e la Luna è un libro
ormai letto e messo da parte, meglio concentrarsi su nuovi obbiettivi.Le parole
di Bolden, insomma, ricalcano quelle pronunciate esattamente tre anni fa dal
presidente Barack Obama, che annunciò il programma per le "esplorazioni
spaziali" nel 21° secolo con un discorso tenuto al John F. Kennedy Space
Center: "Siamo già stati sulla Luna e c'è ancora tanto da esplorare e da
conoscere. In quell'occasione Obama disse che il governo USA avrebbe stanziato,
per i successivi cinque anni, 6 miliardi di dollari per permettere alla NASA di
lavorare alle nuove missioni, tra cui quella, affascinante, di portare un uomo
su un asteroide entro il 2025. Proprio in queste ore il giornalista americano
Alan Boyle ha dichiarato di aver appreso - da un membro dell'amministrazione
Obama - che 100 milioni di dollari sarebbero già pronti per il budget NASA del
prossimo anno fiscale per lavorare a una nave spaziale-robot in grado di
catturare un piccolo asteroide e trasportarlo nelle vicinanze della Luna entro
il 2019, rendendolo facilmente esplorabile da parte di una squadra di esseri
umani qualche anno dopo, probabilmente già nel 2021. Questa missione, sostiene
la fonte di Boyle, sarebbe propedeutica a una futura esplorazione di Marte da
parte dell'uomo. "Tutto ciò non esclude la partecipazione della NASA ad
altre missione, organizzate da terzi, che intendano riportare l'uomo sulla
Luna" ha spiegato Bolden. E qualcuno, come l'azienda privata Golden Spike,
ci sta già lavorando su, con l'intento di offrire un viaggio spaziale verso il
nostro satellite a prezzi non proprio modici : 580 milioni di euro a
persona. Il "no" alla Luna di Charles Bolden, inoltre, ha scatenato i
cospirazionisti che, da tempo, cercano di dimostrare - attraverso un'attenta
analisi dei filmati e delle fotografie di 40 anni fa - che lo sbarco dell'uomo
sulla superficie lunare sia un colossale falso realizzato a regola d'arte dalla
NASA. "Non possiamo tornarci perché in realtà non ci siamo mai stati e non
siamo in grado di arrivarci": questo, in sintesi, il commento di chi non
ha mai creduto all'allunaggio dell'Apollo 11 (luglio 1969) e delle successive
missioni. Per i sostenitori del complotto lunare il grande passo per
l'umanità di Neil Armstrong, primo astronauta sulla Luna, non sarebbe
stato mosso nello spazio bensì in uno studio cinematografico. Un’ipotesi,
questa, cavalcata da un film del 1978 di Peter Hyams, Capricorn One, che
racconta di una falsa missione su Marte organizzata dalla Nasa per non vedersi
cancellati i finanziamenti del governo.
L'inganno continua...
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