Nonostante siano ormai
passati quarantasette anni dal primo storico sbarco lunare del 20 luglio 1969
tutte le perplessità su quell’indimenticabile missione spaziale non sono
affatto scomparse e ancora oggi nessuno può dimostrare con assoluta certezza
che l’uomo sia davvero sceso sulla Luna. La tesi del complotto lunare ha
iniziato a diffondersi con un certo clamore già nel lontano 1975 dopo la
pubblicazione del libro di Bill Kaysing “We never went to the moon” (Non
siamo mai andati sulla luna, pubblicato in Italia solo nel 1997). La
suggestiva ipotesi non appariva assurda né infondata ma era stata presa
seriamente in considerazione solo nel corso degli ultimi anni quando il
perfezionamento delle conoscenze tecnologiche aveva alimentato ulteriori dubbi
su molti aspetti di quelle missioni causando imbarazzanti silenzi tra i vertici
dell’ente spaziale americano. I complottisti sono sempre più convinti che sia
stata solo una straordinaria messa in scena per riaffermare la supremazia
tecnologica ed il prestigio degli Stati Uniti ma pur disponendo di numerosi
indizi fino ad oggi non sono mai riusciti a fornire le prove inconfutabili a
sostegno della loro teoria. La NASA, per contro, ha assunto la posizione
dominante di chi non deve dimostrare più nulla a nessuno asserendo che le
immagini mostrate in mondovisione a seicento milioni di persone devono essere
considerate come prove sufficienti. Se ci trovassimo ad analizzare un qualsiasi
esperimento scientifico la cosa più semplice e risolutiva per sgomberare ogni possibile
dubbio sarebbe quella di ripetere la prova. Invece, inspiegabilmente, dopo
l’ultima missione lunare avvenuta nel lontano dicembre del 1972 non ci sono
stati altri sbarchi e questo fatto appare ancor più strano se si pensa
che in soli tre anni, tra il 1969 ed 1972, ben dodici astronauti con sei
diverse missioni Apollo sarebbero ufficialmente sbarcati sulla Luna. Allora non
esistevano i personal computer, non c’erano le macchine fotografiche digitali,
le mappe in 3D e nemmeno i GPS satellitari eppure il comandante dell’Apollo11
era sceso sulla Luna improvvisando l’atterraggio mediante l’utilizzo dei
comandi manuali di emergenza come se stesse guidando un go-kart. Si tenga
inoltre presente che il computer allora utilizzato dalla NASA aveva una
potenza pari a 2Mhz, cioé inferiore a quella che adesso è a disposizione su un
qualsiasi telefono cellulare. A tutto questo si deve poi aggiungere che le
analisi computerizzate delle fotografie hanno evidenziato una serie così lunga
di grossolani errori di esposizione, di ombre divergenti e di tali
incongruenze da far ritenere obiettivamente molto improbabile che fossero state
scattate sulla Luna, se non altro per il fatto che nessun rullino di celluloide
poteva sopportare il terrificante sbalzo termico dai -100 gradi delle zone
in ombra fino ai +130° delle zone esposte al sole. Con il passare del
tempo tutte le domande rimaste senza risposte sono diventate sempre più
numerose e molti cominciano a chiedersi come sia possibile che i numerosi satelliti
messi in orbita nello spazio riescano ad inviare meravigliose fotografie a
colori con dettagli nitidissimi persino da Marte ma non sono in grado di poter
eseguire nemmeno una fotografia sgranata della famosa bandiera americana
piantata sul suolo lunare. Eppure la luna è lontana solo 400.000 chilometri
dalla Terra mentre la distanza tra la Terra e Marte è di oltre 56 milioni
di chilometri, cioè ben centoquaranta volte maggiore. Tutti questi pesanti
sospetti recentemente si sono ulteriormente rafforzati quando è stata diffusa
la clamorosa notizia che per un banale errore sono stati irrimediabilmente
cancellati i nastri originali del primo sbarco sulla Luna con la conseguenza
che d’ora in poi potranno essere visionate solo le copie del principale
elemento di prova dell’autenticità della missione lunare. Negli stessi giorni in
cui veniva diffusa questa incredibile notizia il presidente Barak Obama,
forse per distogliere l’attenzione e per spegnere sul nascere le inevitabili
polemiche, era corso ai ripari annunciando con un comunicato ufficiale che
molto presto, “forse già nel 2019”, gli americani torneranno sulla Luna. La mia
personale sensazione è che in realtà gli Stati Uniti stiano solo cercando di
prendere tempo e che nonostante l’enorme progresso tecnologico ancora oggi
nessun uomo sia in grado di superare indenne le radiazioni letali delle fasce
di Van Allen e quindi di poter sbarcare sulla Luna. Si dice che la verità sia
tanto più difficile da raccontare quanto più a lungo essa viene taciuta ma il
tempo scorre inesorabile e sono convinto che il muro di omertà costruito negli
anni sia destinato a crollare rivelando al mondo il gigantesco
inganno.
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