giovedì 8 giugno 2017

UN'OFFESA ALL'INTELLIGENZA UMANA

L'unica immagine del cielo stellato scattata durante la missione dell'Apollo 16 il 21/4/1972

Tutti sanno che per poter fotografare le stelle dallo spazio è necessario dotarsi di una macchina fotografica fissata su un treppiede in maniera tale da poter eseguire degli scatti con il diaframma aperto e con tempi di esposizione lunghi per consentire alla debole luce delle stelle di impressionare la pellicola. Questo non è certo un mistero e lo sanno bene tutti i  fotografi del mondo. Eppure nelle sei missioni Apollo che sarebbero sbarcate sulla Luna nessun equipaggio era mai stato dotato di un piccolo treppiede su cui poter fissare le mitiche Hasselblad per poter eseguire le fotografie delle stelle e delle costellazioni più straordinarie, luminose ed emozionanti che essere umano avesse mai visto. In sostanza era tutto molto semplice, bisognava solo impostare la macchina fotografica con una messa a fuoco su infinito, un diaframma tutto aperto, una pellicola con sensibilità maggiore e programmare i tempi di esposizione in base a questa semplicissima formula : 600/60 mm = 10 secondi (dove 600 è un numero fisso mentre 60 mm è la focale dell’obiettivo Zeiss Biogon utilizzato per tutte le missioni Apollo). Sarebbe stata un’opportunità unica di poter immortalare la volta  celeste  in assenza di atmosfera e di pulviscolo ed inoltre quelle immagini non solo avrebbero documentato in maniera inconfutabile l’autenticità degli sbarchi lunari ma sarebbero state utilissime per avere la mappatura più dettagliata e precisa delle costellazioni più lontane e misteriose. La Nasa si giustifica (incredibilmente!) affermando che gli astronauti avevano il compito di riprendere i paesaggi lunari e di conseguenza avevano scelto di impostare tempi e diaframmi privilegiando questo tipo di immagini precludendo così  irrimediabilmente la possibilità di cogliere le stelle nel cielo visto che le stelle sono molto meno luminose rispetto alla aree illuminate dal sole. Ci sarebbe subito da obiettare che in ogni missione gli astronauti a camminare sul suolo lunare erano due e avrebbero quindi potuto fare sia le foto dei paesaggi lunari che delle costellazioni lontane. Ma se anche prendessimo per buona la penosa giustificazione della Nasa questa potrebbe essere presa in considerazione solo per la prima missione dell’Apollo 11 e non certo  per le successive cinque presunte missioni dell’Apollo 12-14-15-16-17. Insomma appare del tutto incredibile che dopo aver progettato una missione spaziale in tutti i minimi dettagli e dopo avere investito nel programma spaziale Apollo l’equivalente di 120 miliardi di dollari attuali, nessuno scienziato della Nasa avesse valutato la possibilità di inserire un semplice treppiede tra le attrezzature degli astronauti! Bisognerebbe quindi credere che hanno scattato centinaia e centinaia di immagini noiosamente ripetitive della bandiera, dell’impronta, degli scarponi, del Lem, dei crateri tutti uguali, del rover, delle rocce e dei sassi  mentre  l’unica immagine del cielo stellato (a bassissima risoluzione tra l'altro)  è quella che vedete qui sopra? E questa sarebbe un’immagine degna di questo nome? Vi sembra logico? E’ come se un turista  andasse a piazza san Pietro ed invece di fotografare la basilica si mettesse a scattare centinaia di foto della sua colazione. C’è da sorridere al pensiero che nelle successive missioni Apollo gli astronauti si siano portati dietro le cose più inverosimili come ad esempio  la piuma ed il martello (esperimento scientifico degno del circo Orfei), una mazza da golf con pallina regolamentare (già che c'erano potevano portarsi dietro anche una palla ovale da football americano), una statuetta da depositare sul suolo lunare in memoria degli astronauti scomparsi (piace molto far leva sullo spirito patriottico di ogni americano no?), una spilla d’oro, una fotografia con la foto di famiglia  inserita in una busta di plastica (nonostante al sole la temperatura superasse i 100 gradi!), una bibbia in miniatura (nel caso sulla Luna ci fosse qualcuno da convertire?), una specie di disco metallico con inseriti dati e codici del linguaggio provenienti dal pianeta terra, una targa dorata in cui si precisava, a scanso di equivoci, che erano venuti in pace a nome di tutta l’umanità (giusto precisarlo, visto che in quegli stessi giorni sulla Terra gli americani lanciavano il napalm sul Vietnam!) e naturalmente l’immancabile bandiera americana. Viene davvero da sorridere al pensiero che si siano dimenticati di fare l’unica cosa seria che potesse dimostrare dov’erano veramente. Già, ci sarebbe davvero da sorridere se non fosse per la tristezza che subentra al pensiero che ancora oggi molti si ostinano a credere ad una simile e vergognosa messinscena.


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