Ancora
oggi la maggioranza della popolazione mondiale è convinta che si possa andare
sulla Luna con un ammasso informe di cartone, scotch e domopak, una tutina refrigerata non
si sa come e dopo scii tipo moon boot. Navigando sui
vari siti web capita spesso di leggere
feroci commenti e terribili scambi di battute tra complottisti e
anticomplottisti riguardo le missioni lunari del programma Apollo.
Volendo generalizzare si può dire che in linea di
massima tutti i debunker che popolano il web su questo argomento (cioè tutti quelli che credono che l'uomo sia andato sulla Luna) si dividono in
due grandi categorie.
La
prima, piuttosto banale, è quella di
coloro che nel replicare alle tue affermazioni iniziano con una risata
denigratoria di compatimento e proseguono poi mettendoti di fronte alla tua abissale ignoranza
scientifica (“Sei forse laureato in astrofisica?") prima di concludere con
l’invito a dedicarti ad attività più consone alle tue limitate competenze.
La
seconda categoria anti-complottista è invece più interessante ed è quella di
coloro che controbattono alle tue perplessità sciorinando una cultura
fisico-scientifica enciclopedica. Essi disquisiscono con profonda competenza di
ambienti a gravità ridotta, di riflettori laser, di radiazioni ionizzanti, di
moti inerziali, di magnetosfere, di attriti statici e dinamici e di tante altre
cose di straordinario interesse.
Peccato
solo che tanto genio scientifico vada sperperato nel tentativo di giustificare
fotografie della NASA come quella qui sopra (AS11-40-5922), in cui compare un
modulo lunare visibilmente composto di carta da pacchi, mazze di scopa e
tendine economiche tenute insieme con lo scotch. Questo dà luogo a
discussioni surreali e divertenti. Ecco qui di seguito un fantastico esempio di
un dialogo tra un ingenuo complottista ed un esimio debunker riguardo il modulo
lunare dell’Apollo 11.
Il dialogo è più o meno questo.
“Come
spieghi che in questa foto il modulo lunare sembri realizzato con mazze di
scopa?”
“Devi
considerare che il modulo utilizza combustibile ipergolico, che genera
un’accensione spontanea attraverso il semplice contatto col comburente. Non è
dunque necessario alcun meccanismo di accensione e ciò ha consentito di
dismettere le pompe di alimentazione, che avrebbero rischiato di andare in
avaria”.
“Va
bene, ma come mai il modulo sembra fatto con mazze di scopa?”.
“Cioè, tu devi capire che tutto dipende dalla diversa massa dei propellenti utilizzati, che erano stati
distribuiti nei due serbatoi per consentire una ripartizione simmetrica del
peso, il che consente di variare la direzione della spinta fino a un massimo di
6 gradi rispetto all’asse verticale, mentre la forza può essere regolata in un
intervallo compreso tra i 4,7 e 43,9. Nella foto puoi vedere i quattro gruppi
motore adibiti al controllo dell’assetto, i sistemi di regolazione termica e le
antenne per le comunicazioni in banda S, in speciale lega d’alluminio."
“Ok,
però io continuo a vedere solo delle mazze di scopa…!”
“Purtroppo
la tua scarsa preparazione scientifica ti impedisce di capire che il modulo
possedeva una spinta RCS di 16×440 N, era dotato di propellente N2O4/UDMH, con
impulso specifico Isp pari a 290 s (2.84 kN•s/kg), una spinta in ascesa di 16
kN e due batterie elettriche da 28-32V e 296 A-h, 56.7 kg ognuna. Ti è chiaro
adesso?”.
“No,
per dire la verità a me sembra fatto solo di domopack e mazze di
scopa!”
“Scusami,
adesso devo andare a preparare la mia tesi sul decadimento dei bosoni di Higgs
in leptoni tau. Alla prossima, e studia un po’, mi raccomando…”
Il romanzo è disponibile in formato digitale su:
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