Tratto dal romanzo storico
IL GIORNO DELLA VERITÀ
pubblicato su YOUCANPRINT
Digitò ancora alcuni tasti sul suo portatile finché apparvero altre
immagini registrate. Si vedeva Neil Armstrong camminare sul suolo lunare e
raccogliere un po’ goffamente dei reperti di piccole rocce lunari con una
specie di racchetta metallica. Da Houston partivano continuamente le
indicazioni su cosa raccogliere e la voce in diretta si era sentita
distintamente: “Prendi anche quella alla
tua sinistra…”. Armstrong l’aveva raccolta immediatamente e senza
esitazioni.
«È stato in quel
preciso istante che ho avuto la conferma dei miei sospetti.»
Sara lo guardava pendendo dalle sue labbra in attesa che continuasse. Non
aveva le sue conoscenze tecniche ma non aveva alcun dubbio che Harrison sapesse
il fatto suo.
«Hanno messo in scena un inganno gigantesco ma inevitabilmente hanno anche
commesso una serie di errori grossolani. In base ai calcoli eseguiti la voce
che partiva da Houston arrivava sulla Luna con circa 2,6 secondi di ritardo.
Loro lo sapevano ed infatti in tutte le altre sequenze hanno rispettato
rigorosamente questi tempi. In quel caso però Neil Armstrong evidentemente si è
distratto ed eseguendo gli ordini istintivamente si è tradito...»
«Però sembra che nessuno lo abbia notato, a parte te naturalmente…»
«Hai ragione, però se ci pensi bene è del tutto comprensibile. Nel 1969 la
televisione era entrata solo da pochi anni nelle case della gente. C’erano ben
pochi canali che trasmettevano le notizie ed erano tutti controllati dagli
apparati governativi. In quel clima di straordinario orgoglio nazionale tutti
erano entusiasti e felici di poter festeggiare la riuscita della più grande
missione spaziale di tutti i tempi. Tutto il mondo allora ci ammirava ed è facile
immaginare che in quel contesto nessuno avrebbe mai osato mettere in dubbio la
veridicità di quella missione e comunque se qualcuno l’avesse fatto sarebbe
rimasto inascoltato. In realtà la televisione di allora è stata un formidabile
strumento di manipolazione dell’informazione perché la gente si fidava
ciecamente di tutto ciò che veniva mostrato sullo schermo. Per confermare una
qualsiasi notizia allora si diceva: “Non
mi credi? Guarda che l’ha detto anche la TV!”. Figurati se qualcuno poteva insinuare
il dubbio che quelle immagini provenienti dallo spazio erano un imbroglio!»
«Eppure ufficialmente nella prima misione Apollo 11 sono state girate quasi cinque ore di trasmissione
televisiva e circa ottantasette minuti di riprese cinematografiche a colori
della superficie lunare. Per non parlare delle trecentotrentanove fotografie… come
possono essere riusciti a fare un imbroglio di queste proporzioni?»
«In genere più la bugia è grande e più la gente tende a crederci. Anche
per me all’inizio è stata una cosa difficile da accettare perché era un’ipotesi
che inconsciamente rifiutavo di prendere in considerazione. Poi però ho
iniziato a ricostruire il puzzle basandomi solo su dati certi, cioè sui dati
verificabili in laboratorio. Ed è stato allora che ho aperto gli occhi...»
«Perché, che cos’hai scoperto?»
«Ho scoperto che la verità ufficiale era basata sul nulla. Nessuna
certezza, nessuna prova, niente di niente. Avrei dovuto credere solo alle
immagini che la NASA aveva trasmesso per la televisione e anche lì ci sarebbe
parecchio da obiettare.»
«Spiegati meglio...»
«Secondo la NASA le prime immagini televisive dell’uomo sulla Luna vennero
trasmesse a Terra da un “sistema
televisivo non convenzionale”, cioè un sistema non compatibile con il
normale sistema NTSC che viene
tutt’ora usato in America. Fu quindi necessario, sempre secondo loro,
riprendere con una seconda telecamera lo schermo televisivo sul quale
apparivano le immagini nitidissime provenienti dalla Luna. Così facendo le
immagini risultavano un po’ offuscate ma per contro quell’aspetto spettrale
risultava anche molto affascinante. Con la tecnica della doppia ripresa di
immagini pre-registrate la NASA sapeva che ne raddoppiava la durata e, cosa
molto più importante, poteva ottenere quell’effetto al “rallentatore” che
caratterizza tutti i filmati lunari e che noi siamo portati ad attribuire alla
minor gravità presente sulla superficie lunare. Adesso però ti voglio far
vedere una cosa piuttosto interessante.»
Digitò rapidamente sulla tastiera del computer e sullo schermo cominciò a
scorrere un filmato in cui si vedeva Neil Armstrong che saltellava sulla Luna.
Il filmato durava solo venti secondi ma subito dopo le stesse immagini
cominciarono a scorrere ad una velocità maggiorata del 33% ed improvvisamente il
“magico” effetto della leggerezza lunare di cui sembrava godere Armstrong era svanito.
Harrison si accese una sigaretta e poi riprese il suo ragionamento dal punto in
cui l’aveva interrotto.
«Sempre secondo la NASA quelle preziose immagini in arrivo dalla Luna
vennero catturate su nastri magnetici e messe da parte a futura memoria. In
quel periodo furono utilizzati i primi nastri magnetici da due pollici, in
gergo chiamati “ampex”. Questi
servivano per poter registrare le trasmissioni televisive che fino ad allora
potevano essere mandate solo in diretta ma è proprio qui che la storia comincia
a fare acqua da tutte le parti. Prima di tutto non si capisce bene perché la
NASA abbia sentito la necessità di sviluppare un sistema televisivo apposito e
stranamente “non compatibile” con le TV di tutto il mondo. Allora infatti
c’erano già le riprese a 16 mm che potevano garantire delle immagini di buona
qualità mentre per la diretta TV potevano essere facilmente distribuite le
immagini a 525 linee che avrebbero comunque soddisfatto la platea mondiale
risultando di qualità molto superiore rispetto a ciò che invece è stato
mostrato in quella notte.»
«E allora come mai avrebbero fatto questa scelta?»
«La risposta a mio avviso è molto
semplice. Con questo escamotage nessun
altro osservatorio al mondo è stato in grado di ricevere un solo fotogramma di
quelli provenienti dalla Luna e così facendo il gioco di prestigio è perfettamente
riuscito perché tutto è nella mente di chi guarda. Interessante vero?»
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