Tratto dal romanzo storico
IL GIORNO DELLA VERITÀ
pubblicato da Youcanprint - aprile 2017
Tutte le comunicazioni in diretta tra l’Apollo 11 e la sala controllo
di Houston nel Texas sono avvenute solo durante i primi quindici
minuti dopo il lancio dalla base di Cape Canaveral in Florida e
immediatamente dopo veniva invece attivato un ponte radio che
attraverso le grandi antenne di Goldstone in California, di Honeysuckle e di
Parkes in Australia avrebbe rimandato le comunicazioni alla sala di controllo.
In realtà la ricezione della trasmissione televisiva dallo spazio
risultava piuttosto complessa e macchinosa. La Luna infatti è
distante circa 400.000 km e poiché gli astronauti avrebbero avuto a
disposizione solo un trasmettitore TV alimentato a batterie con una piccola
antenna parabolica di un metro di diametro era evidente che il segnale sarebbe
arrivato sulla Terra debolissimo. Per riuscire a trasmettere le immagini
la NASA aveva quindi deciso di utilizzare il bianco e nero al posto del colore
e di trasmettere le immagini a 320 linee di risoluzione anziché le solite 520
previste dallo standard televisivo statunitense NTSC. In questo modo la qualità
delle immagini si sarebbe ridotta da trenta fotogrammi al secondo a dieci.
Queste modifiche però comportavano una serie di problemi tecnici perché sarebbe
stato necessario convertire il segnale televisivo fuori standard con quello
comunemente utilizzato e questo poteva avvenire solo riprendendo con una
telecamera le immagini captate dalla Luna direttamente dal monitor presso le
stazioni riceventi terrestri. Fatto questo, il segnale sarebbe stato pronto per
la distribuzione via satellite ma solo per i Paesi che utilizzavano già lo
standard NTSC, mentre per tutti gli altri si doveva procedere con un’ulteriore
conversione. L’inviato della CNN da Houston aveva spiegato nei minimi
particolari tutto questo complesso sistema di trasmissione e quasi scusandosi
aveva avvertito i telespettatori che le immagini provenienti dalla Luna
sarebbero giunte sugli schermi con una notevole perdita di
qualità. Secondo la NASA quelle preziose immagini in arrivo dalla Luna
vennero catturate su nastri magnetici e messe da parte a futura memoria. In
quel periodo furono utilizzati i primi nastri magnetici da due pollici, in
gergo chiamati “ampex”. Questi servivano per poter registrare le
trasmissioni televisive che fino ad allora potevano essere mandate solo in
diretta ma è proprio qui che la storia comincia a fare acqua da tutte le parti.
Prima di tutto non si capisce bene perchè la NASA abbia sentito la necessità di
sviluppare un sistema televisivo apposito e stranamente “non compatibile”
con le TV di tutto il mondo. Allora infatti c’erano già le riprese a 16mm
che potevano garantire delle immagini di buona qualità mentre per la
diretta TV potevano essere facilmente distribuite le immagini a 525 linee che
avrebbero comunque soddisfatto la platea mondiale risultando di qualità molto superiore
rispetto a ciò che invece è stato mostrato in quella notte.Con questo
semplice escamotage nessun altro osservatorio al mondo è stato in
grado di ricevere un solo fotogramma di quelli provenienti dalla Luna e così
facendo il gioco di prestigio è perfettamente riuscito perché tutto è
nella mente di chi guarda. Interessante vero?
Il romanzo è disponibile in formato digitale su:
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Sembra che lei non abbia nessuna cognizione dei sistemi trasmissivi delle navicelle Apollo. La larghezza di banda del segnale proveniente dalla Luna consentiva una qualità di immagine molto bassa perché veniva trasmessa assieme alla telemetria (molto più importante) dei sistemi di bordo.
RispondiEliminaCon il susseguirsi delle missioni hanno migliorato la qualità, la fluidità del segnale, introdotto il colore e il controllo da remoto delle telecamera sul rover.