“Mettete qualsiasi cosa in televisione ed essa diventa
realtà. E se il mondo esterno alla TV contraddice le immagini, la gente inizierà
a modificare il mondo per adeguarlo alle immagini della TV”.
Tratto dal romanzo storico di Guido Travan
IL GIORNO DELLA VERITÀ
Youcanprint – febbraio 2017
«Nella prima misione Apollo 11
sono state girate quasi cinque ore di trasmissione televisiva e circa
ottantasette minuti di riprese cinematografiche a colori della superficie
lunare. Per non parlare delle trecentotrentanove fotografie… come possono
essere riusciti a fare un imbroglio di queste proporzioni?»
«In genere più la bugia è grande e più la gente tende a crederci. Anche
per me all’inizio è stata una cosa difficile da accettare perché era un’ipotesi
che inconsciamente rifiutavo di prendere in considerazione. Poi però ho
iniziato a ricostruire il puzzle basandomi solo su dati certi, cioè sui dati
verificabili in laboratorio. Ed è stato allora che ho aperto gli occhi...»
«Perché, che cos’hai scoperto?»
«Ho scoperto che la verità ufficiale era basata sul nulla. Nessuna
certezza, nessuna prova, niente di niente. Avrei dovuto credere solo alle
immagini che la NASA aveva trasmesso per la televisione e anche lì ci sarebbe
parecchio da obiettare.»
«Spiegati meglio...»
«Secondo la NASA le prime immagini televisive dell’uomo sulla Luna vennero
trasmesse a Terra da un “sistema
televisivo non convenzionale”, cioè un sistema non compatibile con il
normale sistema NTSC che viene
tutt’ora usato in America. Fu quindi necessario, sempre secondo loro,
riprendere con una seconda telecamera lo schermo televisivo sul quale
apparivano le immagini nitidissime provenienti dalla Luna. Così facendo le
immagini risultavano un po’ offuscate ma per contro quell’aspetto spettrale risultava
anche molto affascinante. Con la tecnica della doppia ripresa di immagini
pre-registrate la NASA sapeva che ne raddoppiava la durata e, cosa molto più
importante, poteva ottenere quell’effetto al “rallentatore” che caratterizza
tutti i filmati lunari e che noi siamo portati ad attribuire alla minor gravità
presente sulla superficie lunare. Adesso però ti voglio far vedere una cosa
piuttosto interessante.»
Digitò rapidamente sulla tastiera del computer e sullo schermo cominciò a
scorrere un filmato in cui si vedeva Neil Armstrong che saltellava sulla Luna.
Il filmato durava solo venti secondi ma subito dopo le stesse immagini
cominciarono a scorrere ad una velocità maggiorata del 33% ed improvvisamente
il “magico” effetto della leggerezza lunare di cui sembrava godere Armstrong
era svanito. Harrison si accese una sigaretta e poi riprese il suo ragionamento
dal punto in cui l’aveva interrotto.
«Sempre secondo la NASA quelle preziose immagini in arrivo dalla Luna
vennero catturate su nastri magnetici e messe da parte a futura memoria. In
quel periodo furono utilizzati i primi nastri magnetici da due pollici, in
gergo chiamati “ampex”. Questi
servivano per poter registrare le trasmissioni televisive che fino ad allora
potevano essere mandate solo in diretta ma è proprio qui che la storia comincia
a fare acqua da tutte le parti. Prima di tutto non si capisce bene perché la
NASA abbia sentito la necessità di sviluppare un sistema televisivo apposito e
stranamente “non compatibile” con le TV di tutto il mondo. Allora infatti
c’erano già le riprese a 16 mm che potevano garantire delle immagini di buona
qualità mentre per la diretta TV potevano essere facilmente distribuite le
immagini a 525 linee che avrebbero comunque soddisfatto la platea mondiale
risultando di qualità molto superiore rispetto a ciò che invece è stato
mostrato in quella notte.»
«E allora come mai avrebbero fatto questa scelta?»
«La risposta a mio avviso è molto
semplice. Con questo escamotage nessun
altro osservatorio al mondo è stato in grado di ricevere un solo fotogramma di
quelli provenienti dalla Luna e così facendo il gioco di prestigio è
perfettamente riuscito perché tutto è nella mente di chi guarda. Interessante
vero?»
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