mercoledì 8 agosto 2018

UNA VERITÀ DIFFICILE DA RACCONTARE




Nonostante siano passati quasi cinquant’anni dal primo storico sbarco lunare del 20 luglio 1969 tutte le perplessità su quell’indimenticabile missione spaziale non sono affatto scomparse e ancora oggi nessuno può dimostrare con assoluta certezza che l’uomo sia davvero arrivato sulla Luna.
La tesi del complotto lunare ha iniziato a diffondersi con un certo clamore già nel lontano 1975 dopo la pubblicazione del libro di Bill Kaysing “We never went to the Moon” (“Non siamo mai andati sulla Luna”, pubblicato in Italia solo nel 1997).
La suggestiva ipotesi non appariva assurda né infondata ma era stata presa seriamente in considerazione solo nel corso degli ultimi anni quando il perfezionamento delle conoscenze tecnologiche aveva alimentato ulteriori dubbi su molti aspetti di quelle missioni causando imbarazzanti silenzi tra i vertici dell’ente spaziale americano.
I complottisti sono sempre più convinti che sia stata solo una straordinaria messa in scena per riaffermare la supremazia tecnologica ed il prestigio degli Stati Uniti, ma pur disponendo di numerosi indizi fino ad oggi non sono mai riusciti a fornire le prove inconfutabili a sostegno della loro teoria.
La NASA, per contro, ha assunto la posizione dominante di chi non deve dimostrare più nulla a nessuno, asserendo che le immagini mostrate in mondovisione a seicento milioni di persone devono essere considerate come prove sufficienti. Se ci trovassimo ad analizzare un qualsiasi esperimento scientifico la cosa più semplice e risolutiva per sgomberare ogni possibile dubbio sarebbe quella di ripetere la prova.
Invece, inspiegabilmente, dopo l’ultima missione lunare avvenuta nel lontano dicembre del 1972 non ci sono stati altri sbarchi e questo fatto appare ancor più strano se si pensa che in soli tre anni, tra il 1969 ed 1972, ben dodici astronauti con sei diverse missioni Apollo sarebbero ufficialmente sbarcati sulla Luna.
Allora non esistevano i personal computer, non c’erano le macchine fotografiche digitali, le mappe in 3D e nemmeno i GPS satellitari eppure il comandante dell’Apollo 11 era sceso sulla Luna improvvisando l’atterraggio mediante l’utilizzo dei comandi manuali di emergenza come se stesse guidando un go-kart. Si tenga inoltre presente che il computer allora utilizzato dalla NASA aveva una potenza pari a 2 megahertz, cioè mille volte inferiore a quella che adesso è a disposizione su un qualsiasi telefono cellulare.
A tutto questo si deve poi aggiungere che le analisi computerizzate delle fotografie hanno evidenziato una serie così lunga di grossolani errori di esposizione, di ombre divergenti e di tali incongruenze da far ritenere obiettivamente molto improbabile che fossero state scattate sulla Luna, se non altro per il fatto che nessun rullino di celluloide poteva sopportare il terrificante sbalzo termico dai -100 gradi delle zone in ombra fino ai +130° delle zone esposte al Sole.
Con il passare del tempo tutte le domande rimaste senza risposte sono diventate sempre più numerose e molti cominciano a chiedersi come sia possibile che i numerosi satelliti messi in orbita nello spazio riescano ad inviare meravigliose fotografie a colori con dettagli nitidissimi persino da Marte ma non siano in grado di poter eseguire nemmeno una fotografia sgranata della famosa bandiera americana piantata sul suolo lunare. Eppure la Luna è lontana solo 400.000 chilometri dalla Terra mentre la distanza tra la Terra e Marte è di oltre 56 milioni di chilometri, cioè ben centoquaranta volte maggiore.
Tutti questi pesanti sospetti recentemente si sono ulteriormente rafforzati quando è stata diffusa la clamorosa notizia che per un banale errore sono stati irrimediabilmente cancellati i nastri originali del primo sbarco sulla Luna con la conseguenza che d’ora in poi potranno essere visionate solo le copie del principale elemento di prova dell’autenticità della missione lunare.
Negli stessi giorni in cui veniva diffusa questa incredibile notizia il presidente Barack Obama, forse per distogliere l’attenzione e per spegnere sul nascere le inevitabili polemiche, era corso ai ripari annunciando con un comunicato ufficiale che molto presto, “forse già nel 2019”, gli americani torneranno sulla Luna.
La mia personale sensazione è che in realtà gli Stati Uniti stiano solo cercando di prendere tempo e che nonostante l’enorme progresso tecnologico ancora oggi nessun uomo sia in grado di superare indenne le radiazioni letali delle fasce di van Allen e quindi di poter sbarcare sulla Luna.
Si dice che la verità sia tanto più difficile da raccontare quanto più a lungo essa viene taciuta ma il tempo scorre inesorabile e sono convinto che il muro di omertà costruito negli anni sia destinato a crollare rivelando al mondo il gigantesco inganno.


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