Bill Kaysing sosteneva che basta una sola cosa per provare la
simulazione degli sbarchi sulla Luna: la mancanza delle stelle nelle fotografie
lunari e di esse nei discorsi degli astronauti dell’Apollo. Eppure, come
sottolineava Ralph Renè,
gli astronauti in orbita lunare durante il passaggio nel cono d’ombra della
Luna eclissante il Sole, avrebbero dovuto trovarsi di fronte a una visione
maestosa della Via Lattea e delle altre galassie nonché dei
pianeti vicini come Marte e Venere. Invece niente, mutismo assoluto.Nelle
centinaia di fotografie scattate sulla Luna non c’è nemmeno una che mostri una
stella perché durante i sei sbarchi sulla luna si sono dimenticati di portare
un cavalletto per scattare delle immagini con tempo di esposizione più
lungo.Eppure l’astronauta statunitense Terry
Virts, dal novembre scorso nello spazio a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) ha pubblicato sul suo
accesso Twitter meravigliose immagini mozzafiato delle stelle scattate da
lassù. Virts ha scritto “Non ci sono parole da aggiungere a questa veduta
notturna“.Si tratta dell’ennesima contraddizione che gli assertori della
conquista della Luna faticheranno sempre più a spiegare. E poi durante
l’intervista Terry Virts ha aggiunto che presto la Nasa progetterà dei
sistemi per poter viaggiare nello spazio
verso luoghi lontani e andare su Marte e sulla Luna. Per adesso l’orbita
terrestre bassa è il punto più lontano dalla Terra dove l’uomo può
sopravvivere. Cioè a solo 380 chilometri dalla Terra. Visto che Terry Virts è
un astronauta americano e non è certamente un complottista, viene naturale porsi una domanda : ma se oggi
l’uomo non sopravvive oltre una distanza di 380 chilometri dalla Terra , come
hanno fatto gli americani a sbarcare sulla Luna nel 1969 a 384.000 chilometri
di distanza? Così, giusto per curiosità…
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