La ricerca dei nastri
scomparsi fino ad oggi non ha portato esiti concreti ma solo a false piste. Recentemente era trapelata la notizia che un team di scienziati avesse ritrovato uno scatolone
al cui interno, al posto delle semplici
informazioni telemetriche della missione Apollo 11, ci sarebbero stati alcuni nastri con le immagini del 20
luglio 1969. Secondo quanto riportato dal Washington Post uno dei tecnici che nel 1969 aveva lavorato
all'Honeysuckle Creek e che aveva visto l’alta qualità del video originale
dell’Apollo 11, trovò un
nastro a bobina da 14 pollici nel suo garage e ipotizzò che potesse risultare proprio di quel periodo. Così decise di portarlo ad una riunione di veterani
della missione e nell’anno successivo, cioé nel 2003, altri veterani portano alcuni
ricordi dell’Apollo 11, compresa una foto di ottima qualità dell’atterraggio
sulla Luna estrapolata dal video
originale dell’Honeysuckle Creek. Convinti che quei nastri trovati nel 2002
potessero avere un enorme valore storico, decidono di rintracciare Richard Nafzger, uno
dei pochi tecnici dell’Apollo 11 che ancora lavorava al Goddard Space Flight
Center di Greenbelt, il luogo in cui sono stati trasferiti tutti i dati delle missioni Apollo.
Nafzger riesce a inserire le preziose bobine in una di quelle vecchie macchine ormai superate ma ancora funzionanti e può analizzare il contenuto di quel filmato scoprendo che le immagini risultano provenire da una precedente missione Apollo. La
delusione è grande e da allora la Nasa autorizza una ricerca su vasta scala
impegnando uomini e mezzi in tutti i centri di ricerca e presso tutti gli archivi
sparsi sul territorio americano. La ricerca dura tre lunghi anni e risulta vana. Nel 2009 la notizia dei nastri scomparsi è ormai è trapelata su tutti i giornali e l’ente spaziale inizialmente rilascia solo dichiarazioni vaghe e poco convincenti. Com’è possibile che 698 delle 700 scatole contenenti i nastri originali siano scomparsi dagli archivi?
Com’è stato possibile perdere le
registrazioni dell’evento più significativo della storia dell’umanità? Dopo mesi di smentite e di generiche rassicurazioni il 15 agosto 2009 la NASA ha tolto definitivamente ogni residua speranza ai personaggi come Paolo Attivissimo ed ai suoi creduloni
seguaci: i nastri originali non sono andati temporaneamente persi ma risultano cancellati per sempre. Così perlomeno a nessun
altro altro ricercatore o storico potrà venire la stravagante idea di poterli
consultare. La NASA ha quindi ammesso, una volta per
tutte, che dello sbarco sulla Luna rimangono solo le riprese video sfocate e così scadenti da
poter scongiurare il rischio di un’analisi accurata che potesse dimostrare la falsità delle missioni Apollo. Ormai doveva apparire evidente che se i video originali
fossero stati analizzati, ogni dubbio residuo sarebbe crollato. Il comunicato ufficiale della Nasa ha suscitato un'inevitabile
ondata di incredulità e allora Paolo Attivissimo si è dato immediatamente da fare per trovare una spiegazione
plausibile a questa inverosimile vicenda ma non potendo indicare nulla di sensato alla fine si è inventato questa giustificazione : i nastri magnetici costavano tantissimo e quindi
la NASA li avrebbe cancellati di proposito per poterli riutilizzare e risparmiare sui
pesanti costi di gestione. Nel frattempo l'Ente spaziale americano ha tentato di riguadagnare la propria credibilità perduta
di fronte alla comunità scientifica internazionale affermando di aver affidato alla società Lowry digital di Hollywood l’incarico di restaurare, digitalizzare
e migliorare con le tecniche più avanzate e moderne i nastri nebulosi registrati direttamente dal
video nella storica diretta televisiva. A questo punto sarebbe legito chiedersi quale
sia la sottile differenza tra “migliorare” e “manipolare” le immagini, visto che ormai
di "originale" non c’è rimasto proprio nulla. Tutta la la storia di
questi filmati appare quanto mai interessante a vale la pena di ricordarla. Il
20 luglio 1969 il modulo lunare LM-5 atterra sulla superficie del nostro
satellite. Sei ore e trentanove minuti dopo, Neil Armstrong, comandante della
missione, esce dal modulo e scende la scaletta attivando la fotocamera che è
all'interno del MESA (Modular Equipment Stowage
Assembly). Poco dopo lo segue anche Buzz Aldrin, il pilota
del LEM. Dopo le prime fasi della missione, Armstrong sgancia la fotocamera
dal suo ancoraggio al MESA, fa una panoramica del luogo (Il mare della tranquillità) e la fissa su un treppiede a 12 metri
dal modulo lunare, il punto da dove sono eseguite altre foto e riprese. Al rientro nel
modulo il materiale lunare raccolto è sistemato con cura al suo interno e quindi , per alleggerire il modulo lunare prima del decollo, gettano via gli oggetti ritenuti ormai inutili come le due fotocamere Hasselblad. Quelle immagini filmate,
ricevute via etere sia al Goldstone (Goldstone Deep Space Communications
Complex) in California, al Parkes Observatory in Australia e all'Honeysuckle
Creek, sempre in Australia, vengono in breve trasmesse attraverso i circuiti
televisivi internazionali dal radiotelescopio Parkes Observatory australiano e
viste, praticamente quasi in diretta, da non meno di seicento milioni di umani.
I dati sono registrati sui nastri magnetici e simultaneamente sono convertiti
attraverso una serie di passaggi, in modo da essere funzionali alla
radiodiffusione. L'apparecchiatura utilizzata per convertire il segnale
purtroppo causa, ad ogni passaggio, una netta perdita in termini di qualità di
immagine. Uno di questi passaggi prevede che quelle immagini, per poter trasmettere il più
rapidamente possibile il segnale alle tv, vengano filmate e registrate da una
videocamera con nastri da 16mm direttamente dal monitor dove scorre il
video. Quindi emerge che solo un ristretto gruppo di tecnici della Nasa avrebbe avuto il privilegio
di vedere, attraverso il segnale raccolto dall’osservatorio di Honeysuckle
Creek e trasferito su nastri magnetici, quelle immagini così magnifiche e spettacolari inviate dall’Apollo 11. I nastri originali di alta qualità registrati su bobine della durata di soli 15 minuti, sarebbero stati quindi immagazzinati e
presto dimenticati nei magazzini di Houston finché un gruppo di ex tecnici e di ricercatori indipendenti non ha presentato la richiesta di poterli visionare. Così la Nasa, dopo le lunghe e inutili ricerche, il 15 agosto 2009 ha dovuto infine ammettere che quei filmati
non esistono più. E' stato già un bel passo in avanti rispetto alle precedenti dichiarazioni evasive. Adesso non rimane che attendere l'annuncio più importante e cioé che quelle missioni non sono mai state fatte e che l'uomo non è mai sceso sulla Luna.
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