Pochi
sanno che tutte le comunicazioni in diretta tra l’Apollo 11 e la sala
controllo di Houston nel Texas avvenivano solo durante i primi quindici minuti
dopo il lancio dalla base di Cape Canaveral in Florida . Subito dopo veniva
attivato un ponte radio che attraverso le grandi antenne di Goldstone in
California, di Honeysuckle e di Parkes in Australia rimandava le comunicazioni
alla sala di controllo. La ricezione della trasmissione televisiva dallo spazio
risultava piuttosto complessa e macchinosa. La Luna infatti è distante circa
384.000 chilometri e poiché gli astronauti avrebbero avuto a disposizione solo
un trasmettitore TV alimentato a batterie con una piccola antenna parabolica di
un metro di diametro il segnale sarebbe arrivato sulla Terra debolissimo. Per
riuscire a trasmettere le immagini la NASA aveva quindi deciso di utilizzare il
bianco e nero al posto del colore e di trasmettere le immagini a 320 linee di
risoluzione anziché le solite 520 previste dallo standard televisivo
statunitense NTSC. In questo modo la qualità delle immagini si sarebbe
ridotta da 30 fotogrammi al secondo a 10. Queste modifiche comportavano una
serie di problemi tecnici perché sarebbe stato necessario convertire il segnale
televisivo fuori standard con quello comunemente utilizzato e questo poteva
avvenire solo riprendendo con una telecamera le immagini captate dalla Luna
direttamente dal monitor presso le stazioni terrestri riceventi. Fatto questo,
il segnale sarebbe stato pronto per la distribuzione via satellite ma solo per
i Paesi che utilizzavano già lo standard NTSC, mentre per tutti gli
altrisi doveva procedere con un’ulteriore conversione. Per questo motivo le
immagini provenienti dalla Luna sarebbero giunte sugli schermi con una notevole
perdita di qualità.Le immagini riprese dallo schermo televisivo con una seconda
telecamera risultavano un po’ offuscate ma per contro quell’aspetto spettrale
risultava anche molto affascinante e “reale”. Con la tecnica della doppia
ripresa di immagini pre-registrate la NASA sapeva che ne poteva raddoppiare la
durata e, cosa molto più importante, poteva ottenere quell’effetto al
“rallentatore” che caratterizza tutti i filmati lunari e che noi siamo portati
ad attribuire alla minor gravità presente sulla superficie lunare. Sempre secondo
la NASA quelle preziose immagini in arrivo dalla Luna vennero catturate su
nastri magnetici e messe da parte a futura memoria. In quel periodo furono
utilizzati i primi nastri magnetici da due pollici, in gergo chiamati “ampex”.
Questi servivano per poter registrare le trasmissioni televisive che fino ad
allora potevano essere mandate solo in diretta ma è proprio qui che la storia
comincia a fare acqua da tutte le parti. Prima di tutto non si capisce bene
perché la NASA abbia sentito la necessità di sviluppare un sistema televisivo
apposito e stranamente “non compatibile” con le TV di tutto il mondo. Allora
infatti c’erano già le riprese a 16 mm che potevano garantire delle immagini di
buona qualità mentre per la diretta TV potevano essere facilmente distribuite
le immagini a 525 linee che avrebbero comunque soddisfatto la platea mondiale
risultando di qualità molto superiore rispetto a ciò che invece è stato
mostrato in quella notte. In realtà con questo escamotage nessun altro
osservatorio al mondo è stato in grado di ricevere un solo fotogramma di quelli
provenienti dalla Luna e così facendo il gioco di prestigio è perfettamente
riuscito perché tutto è nella mente di chi guarda. Così le centinaia di
persone che hanno applaudito entusiaste al touchdown lunare in realtà
guardavano lo stesso nastro registrato che abbiamo visto tutti noi.
Inoltre si deve tener conto che durante quel periodo i vertici della
NASA avevano il controllo totale su tutte le notizie che venivano divulgate
dalle televisioni e dai giornali e che non c’era quindi nessuno che potesse
mettere in dubbio la versione ufficiale.
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