venerdì 18 marzo 2016

L'INGANNO DELLE IMMAGINI TELEVISIVE


Pochi sanno che tutte le comunicazioni in diretta tra l’Apollo 11 e la sala controllo di Houston nel Texas avvenivano solo durante i primi quindici minuti dopo il lancio dalla base di Cape Canaveral in Florida . Subito dopo veniva attivato un ponte radio che attraverso le grandi antenne di Goldstone in California, di Honeysuckle e di Parkes in Australia rimandava le comunicazioni alla sala di controllo. La ricezione della trasmissione televisiva dallo spazio risultava piuttosto complessa e macchinosa. La Luna infatti è distante circa 384.000 chilometri e poiché gli astronauti avrebbero avuto a disposizione solo un trasmettitore TV alimentato a batterie con una piccola antenna parabolica di un metro di diametro il segnale sarebbe arrivato sulla Terra debolissimo. Per riuscire a trasmettere le immagini la NASA aveva quindi deciso di utilizzare il bianco e nero al posto del colore e di trasmettere le immagini a 320 linee di risoluzione anziché le solite 520 previste dallo standard televisivo statunitense NTSC. In questo modo la qualità delle immagini si sarebbe ridotta da 30 fotogrammi al secondo a 10. Queste modifiche comportavano una serie di problemi tecnici perché sarebbe stato necessario convertire il segnale televisivo fuori standard con quello comunemente utilizzato e questo poteva avvenire solo riprendendo con una telecamera le immagini captate dalla Luna direttamente dal monitor presso le stazioni terrestri riceventi. Fatto questo, il segnale sarebbe stato pronto per la distribuzione via satellite ma solo per i Paesi che utilizzavano già lo standard NTSC, mentre per tutti gli altrisi doveva procedere con un’ulteriore conversione. Per questo motivo le immagini provenienti dalla Luna sarebbero giunte sugli schermi con una notevole perdita di qualità.Le immagini riprese dallo schermo televisivo con una seconda telecamera risultavano un po’ offuscate ma per contro quell’aspetto spettrale risultava anche molto affascinante e “reale”. Con la tecnica della doppia ripresa di immagini pre-registrate la NASA sapeva che ne poteva raddoppiare la durata e, cosa molto più importante, poteva ottenere quell’effetto al “rallentatore” che caratterizza tutti i filmati lunari e che noi siamo portati ad attribuire alla minor gravità presente sulla superficie lunare. Sempre secondo la NASA quelle preziose immagini in arrivo dalla Luna vennero catturate su nastri magnetici e messe da parte a futura memoria. In quel periodo furono utilizzati i primi nastri magnetici da due pollici, in gergo chiamati “ampex”. Questi servivano per poter registrare le trasmissioni televisive che fino ad allora potevano essere mandate solo in diretta ma è proprio qui che la storia comincia a fare acqua da tutte le parti. Prima di tutto non si capisce bene perché la NASA abbia sentito la necessità di sviluppare un sistema televisivo apposito e stranamente “non compatibile” con le TV di tutto il mondo. Allora infatti c’erano già le riprese a 16 mm che potevano garantire delle immagini di buona qualità mentre per la diretta TV potevano essere facilmente distribuite le immagini a 525 linee che avrebbero comunque soddisfatto la platea mondiale risultando di qualità molto superiore rispetto a ciò che invece è stato mostrato in quella notte. In realtà con questo escamotage nessun altro osservatorio al mondo è stato in grado di ricevere un solo fotogramma di quelli provenienti dalla Luna e così facendo il gioco di prestigio è perfettamente riuscito perché tutto è nella mente di chi guarda. Così le centinaia di persone che hanno applaudito entusiaste al touchdown lunare in realtà guardavano lo stesso nastro registrato che abbiamo visto tutti noi. Inoltre si deve  tener conto che durante quel periodo i vertici della NASA avevano il controllo totale su tutte le notizie che venivano divulgate dalle televisioni e dai giornali e che non c’era quindi nessuno che potesse mettere in dubbio la versione ufficiale.


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