Ciò che colpisce maggiormente delle missioni Apollo sulla Luna è la sensazione di assistere alla sceneggiatura di un film Hollywoodiano. In ogni dettaglio emerge l’esasperato desiderio di spettacolarizzazione che rappresenta una costante in tutti i film di avventura americani. Spesso vengono inserite scene e personaggi che fanno leva sull’indomito desiderio di gettare il cuore oltre l’ostacolo esaltando il coraggio e l’eroismo dei protagonisti ma anche sulla capacità di improvvisare e di mostrare la sicurezza e la determinazione nei momenti chiave. Questo ovviamente li ha portati sempre ad esagerare e a spingersi oltre il limite del credibile. Così, giusto per fare qualche esempio, agli sceneggiatori non bastava raccontare che il LEM con tecnologia antidiluviana riuscisse a scendere sul nostro satellite ma hanno voluto inserire una complicazione, l’elemento adrenalinico dell’errore del sistema di allarme che segnalava un guasto. Così Neil Armstrong, l’impavido e coraggioso capitano dell’Apollo 11, prendeva in mano la situazione e disinseriva il computer centrale per poter pilotare manualmente il Lem ed evitare che si schiantasse rovinosamente al suolo. Naturalmente questo avveniva in pochissimi secondi, digitando le correzioni necessarie con i guanti addosso, resettando i dati su un computer di bordo che aveva una memoria mille volte inferiore a quella che adesso c’è sul più scadente dei cellulari, osservando dal minuscolo oblò il cratere da evitare e mentre rimanevano solo altri trenta secondi prima che si esaurisse il carburante necessario per la ripartenza. Era anche la prima volta che Armstrong manovrava il Lem in assenza di atmosfera ma naturalmente c’è stato l’immancabile il lieto fine e tutti noi abbiamo potuto ascoltare le sue storiche parole : «Houston, qui base della Tranquillità… l’Aquila è atterrata.» Ma parlare vicino ad un motore a razzo in azione è impossibile per le vibrazioni e per il volume sonoro che oscilla da 140 a 150 decibel. È vero che nel vuoto il rumore non si propaga ma nell’atmosfera pressurizzata della capsula sì, soprattutto se consideriamo le violentissime vibrazioni che si trasmettono a tutta la struttura metallica. Ma non si sono certo accontentati solo di questo e infatti hanno arricchito il racconto della missione aggiungendo altre scene importanti per aggiungere suspence. Al momento di dover ripartire infatti Buzz Aldrin aveva urtato con la sua tuta l’angusto abitacolo del modulo di risalita ed un pulsante con la levetta sporgetnte si era spezzato impedendo così di poter riattivare il contatto. La situazione si era fatta improvvisamente drammatica perché quella maledetta levetta era fondamentale per poter riaccendere i motori di risalita ed inoltre a bordo non c’erano gli attrezzi necessari per poterla riparare. Naturalmente il comandante non si è fatto prendere dal panico ed ha avuto l’intuizione geniale. Così ha inserito una penna dentro il foro lasciato libero dalla levetta e magicamente il contatto è stato ripristinato consentendo ai due astronauti di decollare dalla Luna e di raggiungere con una manovra perfetta il terzo astronauto nello spazio. Il colpo di scena più bello è però quello della telefonata del presidente americano Richard Nixon in persona. Ve la ripropongo parola per parola :
Il romanzo è disponibile in formato digitale su:
Il romanzo è disponibile in formato cartaceo su
Nessun commento:
Posta un commento