Per raggiungere la Luna, gli
astronauti hanno dovuto attraversare le fasce
di Van Allen ma secondo i
complottisti le pericolose radiazioni delle fasce di Van Allen avrebbero dovuto
uccidere gli astronauti. L’unica cosa certa è che all’epoca delle prime missione
Apollo ben poco si sapeva sulle conseguenze di quelle fasce sugli esseri
viventi e sui possibili danni alle parti
elettroniche della astronave. Basterebbe osservare le immagini seguenti per
rendersi conto della limitatezza tecnologica dell’Apollo 11 e della ridicola
protezione esterna del Lem, realizzata con scotch, nastro adesivo e lamiere storte
assemblate con saldature approssimative. Il confronto diventa impietoso e
imbarazzante se osserviamo l’immagine della navicella Orion, progettata per riuscire ad andare oltre l’orbita terrestre bassa (380 km dalla Terra) fino all’apogeo
situato a 5.000 km dalla Terra. Questa distanza è ridicola se confrontata con
quella che separa la Terra dalla Luna (384.000 km) eppure la Nasa afferma che
non sarà in grado di eseguire il lancio con astronauti prima del 2023 (
inizialmente era previsto per il 2021). I ritardi vengono giustificati dalla
necessità di approfondire le conoscenze sulle radiazioni di van Allen in
maniera da poter studiare adeguate misure di protezione per garantire la
sicurezza degli astronauti. Da tutto questo si può solo desumere come la Nasa
non abbia una grande considerazione della nostra intelligenza visto che appare
davvero incredibile (cioè non concepibile) che tra il 1969 ed il 1972 ben 18 astronauti
abbiano attraversato le fasce di van Allen senza alcuna conseguenza fisica con
quella specie di rottame contorto chiamato Apollo ed oggi invece non siano in
grado di andare nemmeno a 5.000 chilometri dalla Terra con una navicella sofisticatissima ed evoluta. Tra l’altro a 5.000 km dalla
Terra le radiazioni sono ancora relativamente deboli perché diventano letali per l’uomo solo
a circa 17.000 chilometri.
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