giovedì 8 settembre 2016

LE STELLE VISTE DALLA LUNA




Per fotografare le stelle dallo spazio è necessario dotarsi di una macchina fotografica da posizionarsi su un treppiede in maniera tale da poter eseguire degli scatti con diaframma aperto e  tempi di esposizione lunghi in grado di consentire alla debole luce delle stelle di impressionare la pellicola. Questo non è certo mistero e lo sanno tutti i  fotografi . Eppure nelle sei missioni Apollo sbarcate sulla Luna nessun equipaggio era dotato di un piccolo treppiede su cui poter fissare le mitiche Hasselblad per poter eseguire le fotografie delle stelle e delle costellazioni più straordinarie , luminose e emozionanti che essere umano avesse mai visto. In sostanza era necessario solo impostare la macchina fotografica con messa a fuoco impostata su infinito, un diaframma aperto, una pellicola con sensibilità maggiore e impostando i tempi di esposizione in base alla semplice formula : 600/60 mm= 10 secondi ( 600 è un numero fisso mentre 60mm è la focale dell’obiettivo Zeiss Biogon utilizzato per le missioni Apollo). Sarebbe stata  un’opportunità unica di poter immortalare la volta  celeste  in assenza di atmosfera e di pulviscolo ed inoltre quelle immagini non solo avrebbero documentato in maniera inconfutabile l’autenticità degli sbarchi ma sarebbero state utilissime per avere la mappatura più dettagliata e precisa delle costellazioni più lontane e misteriose. La Nasa si difende affermando che gli astronauti avevano il compito di riprendere i paesaggi lunari e di conseguenza hanno scelto di impostare tempi e diaframmi per questo scopo. Tale scelta pregiudicava  però irrimediabilmente la possibilità di cogliere le stelle nel cielo perché le stelle sono molto meno luminose rispetto alla aree illuminate dal sole. Ma se questa debolissima giustificazione potrebbe essere presa in considerazione per la prima missione dell’Apollo 11, non si comprende perché nelle successive cinque presunte missioni dell’Apollo 12-14-15-16-17, nessuno scienziato della Nasa abbia valutato la possibilità di inserire il treppiede tra le attrezzature degli astronauti. C’è da sorridere  al pensiero che nelle successive missioni Apollo gli astronauti si siano portati dietro le cose più inverosimili come ad esempio  la piuma ed il martello (esperimento scientifico da circo Orfei), una mazza da golf con pallina regolamentare ( già che c'erano potevano portare anche una palla ovale da football americano), una statuetta da depositare sul suolo lunare in memoria degli astronauti scomparsi ( piace molto far leva sullo spirito patriottico di ogni americano), una spilla d’oro, una fotografia con la foto di famiglia  inserita in una busta di plastica (nonostante al sole la temperatura superasse i 100 gradi!), una bibbia in miniatura (nel caso sulla Luna ci fosse qualcuno da convertire), una specie di disco metallico con inseriti dati e codici del linguaggio provenienti dal pianeta terra, una targa dorata in cui si precisava, a scanso di equivoci, che erano venuti in pace a nome di tutta l’umanità (mentre negli stessi giorni sulla terra lanciavano il napalm sul Vietnam) e naturalmente l’immancabile bandiera americana. Viene davvero da sorridere al pensiero che si siano dimenticati di fare l’unica cosa seria che potesse dimostrare dov’erano veramente. Già, ci sarebbe davvero da sorridere se non fosse per la tristezza che subentra al pensiero che ancora oggi molti si ostinano a credere ad una simile e vergognosa messinscena.







                                            Il romanzo è disponibile in formato digitale su:

Il romanzo è disponibile in formato cartaceo su




Nessun commento:

Posta un commento