martedì 20 settembre 2016

TROVA LE DIFFERENZE


Secondo quanto affermato dalla Nasa durante il viaggio verso la Luna   fu necessario imprimere una lenta rotazione alla navetta dell’Apollo 11 per evitare di surriscaldare le delicate apparecchiature del LEM. Eppure non c’è nessun video o fotografia che possa confermare la variazione della luminosità all’interno della capsula dovuta a tale rotazione della navicella. Ma anche ammettendo che questa notizia fosse vera c’è da porsi un’altra domanda: una volta che l’Apollo 11 giunse sul suolo lunare, come riuscì a resistere ai raggi del Sole per 21 ore e 36 minuti consecutivi senza arroventarsi nelle sue parti esterne esposte direttamente al Sole? La Nasa afferma che il Sole fosse basso all’orizzonte ma non essendoci atmosfera i suoi raggi già dopo poche ore avrebbero dovuto surriscaldare la parte del LEM esposta che era protetta solo da imbarazzanti fogli increspati di domopack dorato fissati con lo scotch adesivo. Esisteva un sistema di refrigerazione in grado di consentire il riposo degli astronauti tra la prima e la seconda EVA e poi anche tra la seconda e la terza? Con quali batterie? Nelle immagini si può notare la differenza di tecnologia adottata dalla navicella della missione Apollo 11 del 1969 rispetto a quella  della Missione Orion attualmente ancora in fase di sviluppo. Da notare che secondo la Nasa la prima è riuscita ad arrivare sulla Luna a 400.000 km dalla Terra senza trovare ostacoli insormontabili, la seconda invece non riesce ancora ad andare in orbita nemmeno a 5.000 km di distanza dalla Terra perché le fasce di van Allen rappresentano un problema di sicurezza per l’equipaggio che dovrà salire a bordo. Per tale motivo la missione prevista per il 2017 è stata dapprima spostata al 2019 e successivamente al 2021 o 2023. Se tutto questo vi sembra avere una logica…





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